Mag 24 2024

L’IMPATTO DISASTROSO DI 12.000 ANNI FA

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Una gigantesca catastrofe ha cancellato molte civiltà circa 12.000 anni fa, e potrebbe accadere ancora. Questo è quanto hanno scoperto diversi ricercatori recentemente. Cerchiamo di capire di cosa parliamo. 

Abu Hureyra è uno dei siti archeologici più importanti al mondo. Situato a Nord della Siria, è il sito archeologico dove si trovano le più antiche tracce di attività agricola da parte dell’uomo. Gli archeologi vi hanno trovato i resti di diversi tipi di cereali, inclusa la segale. Il sito è datato a circa 13.000 anni fa. Dai resti ritrovati, si nota che circa 1.300 anni dopo che era stata abitata, di colpo la popolazione di Abu Hureyra è andata via, o per qualche motivo, gran parte di essa non esisteva più.

Fino a poco tempo fa non si capiva cosa potesse aver causato tutto questo. Analizzando i resti di Abu Hureyra, recentemente i ricercatori hanno trovato delle microsfere di vetro fuso presenti praticamente su ogni cosa, sia nei resti biologici, sia nei resti in muratura, sia sul terreno. Hanno anche trovato nanodiamanti e tracce di suessite, un minerale raro sulla Terra, ma comune nei meteoriti. Sono state rinvenute tracce di minerali ricchi di cromo, ferro, nichel, solfuri, titanio, ferro, platino e iridio, minerali che tipicamente compongono gli asteroidi.

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Apr 25 2024

DA PLATONE A GESÙ, ATTRAVERSO LA FISICA DEL VUOTO SUPEFLUIDO: LA GNOSI CRISTIANA COME TEORIA DEL TUTTO

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Nessun filosofo e mai riuscito a superare le vette raggiunte da Platone.

Egli intuì’ la pre-esistenza delle idee alla creazione e anticipo’ di svariati secoli la teoria del vuoto Superfluido Neurale (vedi articolo in fondo) .

Come ho mostrato nel mio recente lavoro per la rivista australiana Journal of Multiscale Neuroscience, ma anche in alcuni articoli divulgativi per Altrogiornale e, ancora prima, nella ” Fisica di Dio”, il vuoto superfluido, o se si vuole l’Etere, spari’ nella relatività’ inizialmente e fu, poi, fatto rientrare dalla finestra con la follia dello spazio-tempo.

Recenti studi (2014) del SISSA di Trieste lo hanno riportato in vita, riconoscendo la natura fluidica (in particolare superfluidica) del vuoto, come mezzo sottostante e retrostante la fisica.

Ho fatto osservare come, se le sperimentazioni continueranno a mostrare la correttezza di questa tesi e proveranno anche la natura polare del vuoto, sara’ automatico giungere anche al suo comportamento “neurale” e quindi “pensante”, consentendoci di identificare fisicamente e scientificamente quello che possiamo definire come entità’ pensante e creatrice da cui tutto origina, ovvero Dio (dal vuoto, inteso come vuoto wuantomeccanico, infatti, si origina tutto quello che conosciamo nell’ Universo) .

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Apr 14 2024

L’ESODO EBRAICO SECONDO ROGER SABBAH

Category: Bibbia ed Egitto,Libri e fonti,Religioni e rasiegiorgio @ 13:01

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Gli ebrei discenderebbero direttamente dagli egiziani. Una affermazione che stravolge completamente la visione ufficiale dell’Esodo biblico. Ora, una saggio di imminente uscita, dimostra che fu questa la verità e che i Giudei, la tribù di Levy, erano in realtà i nobili sacerdoti di Aton fuoriusciti dall’Egitto.

di Adriano Forgione

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In seguito agli scavi condotti a Tell-El Amarna, l’antica Akhetaton, la città fatta costruire dal faraone eretico Akhenaton, una parte sino ad allora sconosciuta della storia egiziana venne alla luce. 

Una storia che i sacerdoti di Amon cancellarono perché considerata un abominio, in quanto contrassegnata da un faraone considerato un folle. Akhenaton trasformò il Paese d’Egitto in un regno monoteista. Le sue analogie con la figura di Mosé hanno portato Sigmund Freud, e altri ricercatori dopo di lui, ad identificarli come la medesima persona. “Se Mose fu egizio e se egli trasmise agli ebrei la propria religione, questa fu la religione di Akhenaton” scrisse in “L’uomo Mosé e la religione Monoteista”.  

In effetti Freud identificò in questo periodo della storia egizia il problema scottante delle origini del monoteismo. Ciò vuol dire che tra Bibbia ed egittologia esiste un nesso stretto in grado di apportare nuove risposte. Oggi si considerano gli ebrei come i discendenti degli hapiru o degli shasu, comunque popolazioni seminomadi che vivevano ai margini della società egizia. Ma si tratta di una ipotesi senza conferma. In realtà il popolo ebraico così come viene descritto non è mai esistito o meglio, la sua origine si è perduta nei meandri della storia. 

Roger e Messod Sabbah, linguisti e cabalisti francesi di origine ebraica, hanno fornito però una risposta: gli ebrei sono i discendenti degli egizi, gli abitanti di Akhetaton che intorno al 1344 a.C. furono costretti ad abbandonare la loro capitale. Costituiti da sacerdoti e manovalanza tennero comunque ben distinte le due caste, che nella nuova terra andarono a costituire due  nuclei differenti: i Giudei a Canaan mentre gli ebrei, la grande massa, nei territori di frontiera. 

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Apr 17 2023

ODIO LA RESILIENZA: E VOI?

Category: Dominio Potere e Violenza,Libri e fontigiorgio @ 13:44

Diego Fusaro

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Odio la resilienza. E voi?

La resilienza   e la qualità dello schiavo ideale,  opporta tutto senza mai ribellarsi. 

Che cade e si rialza sempre di nuovo,  senza mai mettere in discussione cio   che lo fa cadere a terra 


Ott 05 2022

CONTRATTO IN NOME DELL’UMANITÀ

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Nella notte tra il 20 e 21 aprile 1945 si svolge in gran segreto, a pochi chilometri da Berlino, il più stupefacente incontro della Seconda guerra mondiale.

Heinrich Himmler, il “burocrate dello sterminio”, l’onnipotente Capo delle SS e della Gestapo, ha di fronte a sé il rappresentante del Congresso ebraico mondiale, Norbert Masur. Assiste alla riunione, da lui patrocinata e organizzata, Felix Kersten, medico fisioterapista di Himmler, cittadino finlandese di origine estone, in quella notte riuscirà ad arrivare al famoso “Contratto in nome dell’Umanità”, in quella notte, circa 80.000 persone, di cui 63.000 ebrei, saranno così salvate!


Mag 31 2021

LE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE ATTRAVERSO I MASS MEDIA.

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“È un falso. Non ne conosco l’origine. Alcune parti sono copiate, o sono simili, a cose che ho detto. Ma non è  un mio scritto”  (Noam Chomsky)

Ma vi è tutto il suo pensiero

Noam Chomsky, uno dei piu’ importanti intellettuali oggi in Vita,  “ha  elaborato” la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media. 

Vi dedico alcuni  minuti ….. non foss’altro per ampliare le mie conoscenze. 

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1-La strategia della distrazione 

L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. 

La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. 

Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

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Feb 26 2021

VITA ETERNA

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Gli ebrei del tempo della Bibbia, credevano nell’al di là? 

In ebraico non esiste neppure questa espressione. (Il termine ‘olam non ha il senso dell’eternità, ma di “tempo lontanissimo” riferito sia al passato che al futuro. 

La morte per gli ebrei era la fine di tutto: non esiste l’al di là: tutti, buoni e cattivi, dopo morti si scende nello “Sheol“, cioè in quella che secondo la concezione mitologica della terra dell’epoca, era considerata una enorme caverna sotterranea, dove ridotti a larve, ad ombre, ci si nutre di polvere. 

Questo era tutto quel che si credeva in Israele al riguardo dell’al di là: tutti, buoni e cattivi, quando si muore si riceve la stessa sorte: nella caverna sotterranea come spettri a mangiare polvere: “i morti non vivranno più, le ombre non risorgeranno” (Is 26,14). 

Quando l’influsso della filosofia greca iniziò a farsi sentire pure in Israele, e cominciarono a divulgarsi le dottrine sull’immortalità dell’anima, verso il 200 a.C. un “predicatore” (è questo il significato del termine ebraico Qoèlet [l’ecclesiaste] che dà il titolo al suo libro), scrisse per contestare vivacemente queste idee: 

“La sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto  e’ venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere.” (Qo 3,19-21); 

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Dic 19 2020

LETTERA DELL’IMPERATORE SETTINO SEVERIO ALLA CITTÀ DI NICOPOLIS

Lettera dell’imperatore  Settino Severio  alla città di  Nicopolis

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Una lettera imperiale dell’Imperatore  Settimio Severo alla città di Nicopolis ad Istrum nell’odierna Bulgariasettentrionale, è stata esposta al pubblico per la prima volta da secoli. 

È l’unica lettera intatta di un imperatore romano mai scoperta in Bulgaria. 

E’ sopravvissuta perché è stata scolpita su una lastra di calcare di 2 tonnellate alta 3 metri. 

L’iscrizione fu riscoperta nel 1923 spezzata. I pezzi sono stati conservati al Museo di Storia di Veliko Tarnovo sin dalla loro scoperta, ma sono stati assemblati solo di recente. 

Gli epigrafi hanno ora tradotto completamente le 37 righe dell’iscrizione e la stele è stata reinstallata nella sua posizione originaria presso il parco archeologico vicino a VelikoTarnovo.

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Ott 13 2019

QUELLE VETRINE CHE HANNO SEGNATO UN´EPOCA.

LA VERONA CHE NON C´È PIÙ. La storia commerciale di via Mazzini scandita dai negozi storici che ne hanno animato la vita e dettato la moda in città dai primi del ´900.

 

 

 

L´annunciata chiusura della libreria Ghelfi&Barbato è l´epilogo di una lenta agonia iniziata alla fine degli anni Ottanta.

 

La chiusura della libreria Ghelfi&Barbato è l´ultimo capitolo non solo della storia commerciale di Verona, attraverso la sua più importante strada del passeggio e delle vetrine, ma anche il triste epilogo di un´epoca. Quella della ricca borghesia cittadina che vestiva elegante, ma anche quella della città popolare che guardava le vetrine con gli ultimi arrivi e affidava all´estro e alle mani delle giovani donne, casalinghe e sartine in casa, con lo scampolo di stoffa a poche lire, la possibilità di un abito alla moda. Via Mazzini, la via principale di Verona, che i veronesi amavano chiamare con il vecchio toponimo di via Nuova.
CON LA CHIUSURA della libreria Ghelfi&Barbato, che, unico negozio di via Mazzini, ha mantenuto anche lo splendido rivestimento metallico, si volta pagina su un pezzo di storia. La libreria è citata in una guida di Verona del 1868 (libraio Munster, via Nuova alla Scala ed, un ventennio dopo, Remigio Cabianca), e poi in tutte le guide di fine Ottocento, in uno stabile che, in epoca asburgica, ospitava le stalle. 
La raffinata struttura in ferro venne eseguita dalla Premiata officina Marcello Carrara di via Torretta San Zeno: manca la data, ma è del secondo ottocento, in quanto Marcello Carrara è presente nell´elenco delle officine veronesi proprio in quel periodo. 
Nei primi decenni del novecento, i Barbato da Pontremoli, la patria delle bancarelle di libri, sono approdati a Verona: prima vendevano i libri in bancarelle poste al centro della strada, poi hanno rilevato la storica libreria. L´addio di Ghelfi&Barbato, in via Mazzini, segue di solo un anno la chiusura della sede storica della Bnl, la Banca nazionale del Lavoro, che ha lasciato il posto ai grandi magazzini Zara. Di negozi storici, sopravvive la Farmacia Due Campane, che la tradizione fa risalire addirittura al 1753 dallo speziale Giuseppe Faccioli in contrada Santi Apostoli, poi  trasferita in via Nuova dallo speziale Gaetano Lonardi nel 1789. E nell´alta via Mazzini, al numero 67, verso piazza Bra, dagli anni Venti, c´è la gioielleria Maria Passeroni

 

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Apr 16 2019

DEFINIZIONE DI INTELLIGENZA, GENIALITÀ E CRETINAGGINE TRATTE DA LA STORIA DI GIOVANNI E MARGHERITA.

Category: Cultura e dintorni,Libri e fontigiorgio @ 00:50

 

 

Incredibilmente l’umanità ancora non sa cos’è l’intelligenza (né la genialità e la cretinaggine), di cui riporto succintamente la definizione traendola da La storia di Giovanni e Margherita.

 

Scrive infatti quel compendio della ‘scienza’ di regime che è Wikipedia:

 

«Benché i ricercatori nel campo non ne abbiano ancora dato una definizione ufficiale (considerabile come universalmente condivisa dalla comunità scientifica), si può generalmente identificare l’intelligenza come la capacità di un agente di affrontare e risolvere con successo situazioni e problemi nuovi o sconosciuti … Tradizionalmente attribuita alle sole specie animali, oggi l’intelligenza viene da alcuni attribuita, in misura minore, anche alle piante..»

 

Tesi tutte grevemente errate anch’esse frutto del rifiuto di capire per non dover cambiare.

 

Perché l’intelligenza, come scrivo più estesamente nel libro, consiste in tutt’altra cosa che la capacità di elaborare concetti o strategie di successo – che hanno anche gli animali – e non può che essere propria esclusivamente dell’uomo per il semplice fatto che è una categoria morale (la massima).

 

Una categoria morale basata sull’altruismo e consistente nella capacità di svilupparsi passando attraverso lo sviluppo degli altri.

 

Ne deriva che la genialità, in quanto massima espressione dell’intelligenza, consiste nel saper comprendere nel proprio raggio di azione numeri elevati o elevatissimi di altri e richiede la positività, per cui non esistono geni del male o del nulla.

 

Di tal che il cane sarà intelligente quando, guardandoti negli occhi, saprà capire se hai fame e decidere se dividere con te la scodella, laddove, nel mentre, potrà essere abile quanto si vuole, ma solo per quello che serve o piace a lui; come del resto gran parte della stessa umanità.

 

Umanità che, scoperta, già dalla notte dei tempi, l’intelligenza, l’ha poi ridotta alle forme più perverse di furberia, cioè capacità di svilupparsi a scapito altrui, e si è così condannata alla cretinaggine, all’inciviltà e alla sofferenza.
Perché la cretinaggine non è un’inguaribile insufficienza o anomalia mentale, ma una guaribilissima, progressiva devianza esito dell’arroccarsi in non veritiere idee di sé, di altri o della realtà, e della difficoltà di difenderle.

  1. 4. 2017

Alfonso Luigi Marra

 

Fonte: facebook. signoraggio.it

 

 


Nov 06 2018

MARCO ACCETTI: «IO, RAPITORE DELLA ORLANDI»

Category: Cronaca e notizie,Libri e fontigiorgio @ 02:57

 

 

 

MARZO 2013, LE RIVELAZIONI ALLA PROCURA DI ROMA

 

Marco Accetti, nato a Tripoli nel 1955, figlio di un costruttore edile trasferitosi a Roma con la famiglia negli anni Sessanta, in tempi recenti è entrato in scena come supertestimone e reo confesso del caso Orlandi. Il 27 marzo 2013 il fotografo dai burrascosi trascorsi (in anni giovanili militò in formazioni estremiste e fu più volte denunciato o arrestato) si presentò in Procura per riferire di aver partecipato al sequestro della figlia del messo pontificio, per conto di un gruppo di laici ed ecclesiastici interessati a contrastare la politica fermamente anticomunista di papa Wojtyla.

 

Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, 

 

 

A raccogliere le rivelazioni fu l’allora procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare assieme al pm Simona Maisto dell’inchiesta sulla «ragazza con la fascetta» riaperta nel 2008.

 

Poche settimane dopo (a fine aprile 2013) Accetti fu indagato per duplice sequestro di persona aggravato dalla morte degli ostaggi, con riferimento anche alla seconda vittima, Mirella Gregori, sparita 46 giorni prima di Emanuela Orlandi.

 

Nel marzo 2013 Accetti, oltre a consegnare in Procura un flautoche la famiglia a caldo riconobbe come quello di Emanuela, si è autoaccusato di aver contattato la ragazza per indurla ad allontanarsi da casa e di aver operato come telefonista per conto dei rapitori.

 

I riscontri effettuati dalla Procura di Roma, nella persona dell’aggiunto Giancarlo Capaldo, hanno consentito di verificare che l’allora giovanissimo fotografo dallo spirito anticlericale ebbe un ruolo, seppure marginale, nella scomparsa della ragazzina quindicenne: le indicazioni sui luoghi da cui partirono le chiamate in Vaticano sono risultate esatte e la voce delle telefonate registrate all’epoca corrisponde.

 

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Lug 11 2018

IL NOME SEGRETO DI ROMA

 

 

Nonostante l’età sei sempre più bella e carica di fascino indescrivibile.  Da un piccolo villaggio sei diventata poleis dilatandoti fino a segnare i confini del mondo antico. Molti millenni hai davanti, auguri e vita eterna!

 

Fra i tanti misteri di Roma c’è quello del suo nome.

Quando gli storici antichi cominciarono a interrogarsi sulla sua origine e sul significato, si erano già recisi i fili della memoria e le interpretazioni si accumulavano : contraddicendosi; né i moderni sono riusciti a giungere a una conclusione convincente.

 

Servio, vissuto tra il quarto e il quinto secolo d.C., sosteneva che derivasse da un nome arcaico del Tevere, Rumon o Rumen, la cui radice era analoga al verbo ruo, scorro; sicché Roma avrebbe significato la Città del Fiume. Ma Servio era il solo a collegare il nome al Tevere, il quale d’altronde era stato chiamato anche Albula per la presenza di argille nel suo letto ‘.

 

Gli storici di lingua greca, ispirandosi a Ellanico di Lesbo, vissuto nel quinto secolo a.C., narravano invece sulla scia dell’Iliade l’arrivo di un gruppo di profughi troiani sulle coste del Lazio dove il loro capo, Enea, avrebbe fondato la città dandole il nome di una delle donne, Rome, che stanca di vagabondare da una terra all’altra aveva convinto le sue compagne a bruciare le navi. 2.

 

In un’altra versione della leggenda Rome diventava la figlia di Ascanio e nipote di Enea; e in un’altra si narrava che Rome, una troiana giunta in Italia con alcuni suoi compatrioti, sposò Latino, re degli Aborigeni, ed ebbe tre figli, Romos, Romylos e Telego- che fondarono una città chiamandola col nome della madre 4.

 

In questi e altri racconti si riscontra un elemento comune, la derivazione del nome da un’eponima Rome di cui è certo perlomeno l’etimo: rome, che in greco significa forza. È evidente il tentativo dei Greci, che si ritenevano non senza un’eccessiva presunzione i civilizzatori dell’Italia come di altre regioni mediterranee, di considerare Roma una città di origine ellenica.

 

La leggenda di Enea fuggiasco da Troia era già nota agli Etruschi fin dal sesto secolo, sicché Ellanico potrebbe averla riscritta con l’epilogo della fondazione di Roma, avendo notato che il suo nome era simile a rome.

 

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Giu 20 2018

NON MI PARLI PIÙ DI PATRIA, SIGNOR CAPITANO

Category: Libri e fonti,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 00:37

 

 

A 100 anni dalla carneficina:  Altro che “Vittoria” e “Grande Guerra”

 

Umberto era tornato sui suoi passi. Si era fermato davanti al capitano, eretto, quasi sull’attenti, senza alcun segno di benevolenza, né di alterigia, ma con determinata educazione gli si era rivolto, privo di soggezione e di ossequio.

 

“Lei, signor capitano, ha mai combattuto? Vedo che per sua fortuna è ancora giovane e ha fatto carriera. Sono felice per lei che sia ancora vivo. Ha mai sbudellato la pancia di un uomo? Ha mai camminato su mucchi di cadaveri, ha mai guardato i volti sfigurati di soldati ai quali le granate hanno tolto mezza faccia, ha visto uomini accecati, ha rincorso giovani impazziti dal terrore, ha mai cercato di trascinare corpi di soldati mutilati, senza braccia o senza gambe, non ha mai sporcato di sangue la sua bella divisa, non ha mai lordato di troppo coraggio i suoi calzoni?”

 

Aveva alzato il tono della voce, stava urlando.

 

“Ah no, vero? Ha mai visto il bianco del cranio di un giovane che, ancora vivo, urlava per il dolore? Me lo dica! L’ha mai visto? Allora, signor capitano, taccia! Lei è un eroe, vero? Allora faccia quello che ho fatto io, lo faccia e poi venga da me… a insegnarmi l’entusiasmo per la patria. Faccia lei il carnefice, per Dio! Lo faccia, se ne è capace! Ha capito? Fino a quando non avrà guardato gli occhi di un soldato ucciso, lo strazio del cuore di corpi anneriti dalle granate, le membra scomposte irrigidite nella morte, non mi parli più di patria, né di una, né di cento, signor capitano! Basta con le vostre idiozie! Ci cago sopra!”

 

Tutti avevano sentito, nessuno aveva osato replicare. Erano rimasti allibiti.

 

Renzo CaramaschiDi gelo e di sangue, Mursia, 2015, p. 151-152

 

Fonte: da Inutile Strage  del 25 settembre 2015

Link: http://www.inutilestrage.it/non-mi-parli-piu-di-patria-signor-capitano-r-caramaschi/

 


Mag 30 2018

E= mc2 : “TUTTO MERITO DEL VENETO OLINTO DE PRETTO

Category: Libri e fonti,Natura e scienza,Persone e personaggigiorgio @ 00:08

Olinto De Pretto

 

 

E=mc2: “Tutto merito  del  vicentino  Olinto De Pretto”

 

La tesi di un docente di matematica dell’Università di Perugia, ripresa dal quotidiano britannico “The Guardian”

 

MILANO – L’equazione della relatività di Einstein non sarebbe, in realtà, di Albert Einstein, bensì di un matematico autodidatta italiano, Olinto De Pretto. La sconcertante rivelazione arriva dal serissimo giornale inglese “Guardian” che già otto anni fa aveva raccontato la genesi della celebre formula della relatività (il tempo e il movimento sono relativi alla posizione dell’osservatore, se la velocità della luce è costante), altrimenti conosciuta come E=mc2 (l’energia è uguale al prodotto della massa per il quadrato della velocità della luce) e che nell’edizione di martedì scorso ha riproposto la controversa questione circa la primogenitura dell’equazione forse più famosa al mondo.

 

Stando a quanto si racconta, il 23 novembre del 1903 l’italiano De Pretto, un industriale di Vicenza con la passione per la matematica, avrebbe pubblicato sulla rivista scientifica Atteun articolo dal titolo “Ipotesi dell’etere nella vita dell’Universo”, in cui sosteneva che “la materia di un corpo contiene una quantità di energia rappresentata dall’intera massa del corpo, che si muovesse alla medesima velocità delle singole particelle”.

 Insomma, la celebre E=mc2  spiegata parola per parola, anche se De Pretto non mise la formula in relazione con il concetto di relatività, ma con la vita dell’universo.

 

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Feb 07 2018

SUL CORSO

Category: Enzo Monti Racconti,Libri e fonti,Pensieri e parolegiorgio @ 00:39

Cremona. Chiesa di Sant’Agata

 

 

  Alla fine degli anni Cinquanta, a Cremona la passeggiata serale dei giovani si svolgeva lungo Corso Campi. Si partiva dall’ingresso presso i giardinetti della Galleria XXV Aprile, un’imponente costruzione dell’epoca fascista, e, dopo averla attraversata, si sbucava in Corso Campi. 

 

 Si camminava lungo una via di circa centocinquanta metri che alla fine si restringe e si biforca. Andando diritto s’imbocca Via Palestro, mentre curvando leggermente a sinistra si prosegue per Corso Garibaldi. 

 

 Mentre la maggior parte di noi ragazzi tornava indietro, altri allungavano il cammino proseguendo per Corso Garibaldi fino alla chiesa di Sant’Agata. Questa era la nostra vasca: chiamata in questo modo per il semplice fatto che il percorrerla più volte ricordava l’andare e venire in piscina.

 

 La via si snoda sulla linea Est-Ovest, probabilmente su una parallela del Cardo Massimo, ed è quindi  in buona luce. Purtroppo non ha monumenti, ma solo qualche palazzo di fine Ottocento. Il marciapiede più battuto per chi si dirige verso la galleria, oltre a essere il più stretto e sconnesso, era quello di sinistra. Non c’era una spiegazione perché questo avvenisse.

 

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