Ott 08 2022

VERONA. TRASFORMAZIONE DEGLI EX MAGAZZINI GENERALI

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ALCUNE NOTE INVIATE DA FAUSTO CALIARI PER RICORDARE IL PERCORSO CHE HA PORTATO L’INTERA AREA DEGLI EX MAGAZZINI GENERALI A TRASFORMARSI DA ZONA PRODUTTIVA, A CULTURALE E INFINE TERZIARIO-DIREZIONALE. 

RISULTA CHIARO IL RUOLO AVUTO DALLA FONDAZIONE CARIVERONA IN QUESTA OPERAZIONE CHE HA PRIVATO VERONA E I VERONESI DI UN’OTTIMA OPPORTUNITA’ DI RIQUALIFICAZIONE .

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LA PROFEZIA DELLA LOCOMOTIVA COSMICA SI È TRISTEMENTE AVVERATA. 

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Dopo la ristrutturazione la magnifica Stazione Frigorifera n°10 appare come un effimero guscio vuoto, violentemente scarnificato, addomesticata e imbellettata per asservire al meglio le nuove

funzioni commerciali, spogliata dei preziosi elementi caratterizzanti che la elevavano potentemente a luogo immaginifico dell’anima, e che proprio per questo ne giustificavano il vincolo integrale originale, perché con il tempo era divenuta opera d’arte; vincolo ribadito con ben due sentenze del consiglio di Stato purtroppo rimaste lettera morta. Ora si può davvero dire che sia spenta e abbandonata in un deserto di idee, lontanissima dalla sua energia primordiale. 

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Ott 15 2019

IL 12 OTTOBRE 1866 USCIVA IL PRIMO NUMERO DE L’ARENA DI VERONA

Tipografia de L’Arena

 

Verona 11 ottobre 2016, Il giornale L’Arena di Verona compie 150 anni

 

Il 12 ottobre 1866 a Verona esce il primo numero del quotidiano L’Arena, «il più antico d’Italia»; quando le notizie arrivavano in redazione sulle ali dei piccioni e i direttori si sfidavano a duello; la collaborazione di Emilio Salgari, il manifesto del Futurismo; l’Arena fascista, Bisaglia e gli anni del boom; giornali, radio, televisioni del gruppo Athesis; Bertani, Galtarossa, Fedrigoni, Armellini, Grigolini, Ferro, Rana, Pedrollo, Veronesi; chi comanda oggi e il tempo della crisi.

 

Quando esce il primo numero del giornale L’Arena è il 12 ottobre 1866, una data importante per Verona perché segna, al termine della Terza guerra di Indipendenza, l’annessione del Veneto al Regno d’Italia. Gli austriaci stanno per abbandonare la città e il giorno 16 dello stesso mese i bersaglieri arrivano da Viale Venezia e passano porta Vescovo acclamati dalla folla. Editori di quel quartino, che a Verona e provincia costa 7 lire e 12 all’estero, sono Gaetano Franchini Carlo Vicentini, direttore è Alessandro Pandian, condirettore Giusto Ponticaccia, mentre nella sede di via Monte 303, oggi via Sant’Egidio, lavorano due giornalisti.

 

In redazione le notizie da pubblicare arrivano per posta e tramite i colombi viaggiatori mentre il telegrafo viene utilizzato con parsimonia perché costa molto. A capo della tipografia, dove le pagine vengono realizzate ponendo a mano i caratteri nei telai di composizione e dove si stampano a torchio alcune centinaia di copie al giorno, è Antonio Todeschini, che per 52 anni rivestirà il ruolo di proto, oltre che di puntuale commentatore sul suo taccuino di tutto ciò che riguarda il giornale. Nel 1870 muore l’editore Vicentini e al posto di Pandian assume l’incarico di direttore Dario Papa, fautore della seconda edizione delle 17 (la prima esce alle 9). Nel 1879 arriva da Parigi una nuova macchina tipografica a vapore, la Marinoni, che consente la stampa di migliaia di copie.

 

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Ott 13 2019

QUELLE VETRINE CHE HANNO SEGNATO UN´EPOCA.

LA VERONA CHE NON C´È PIÙ. La storia commerciale di via Mazzini scandita dai negozi storici che ne hanno animato la vita e dettato la moda in città dai primi del ´900.

 

 

 

L´annunciata chiusura della libreria Ghelfi&Barbato è l´epilogo di una lenta agonia iniziata alla fine degli anni Ottanta.

 

La chiusura della libreria Ghelfi&Barbato è l´ultimo capitolo non solo della storia commerciale di Verona, attraverso la sua più importante strada del passeggio e delle vetrine, ma anche il triste epilogo di un´epoca. Quella della ricca borghesia cittadina che vestiva elegante, ma anche quella della città popolare che guardava le vetrine con gli ultimi arrivi e affidava all´estro e alle mani delle giovani donne, casalinghe e sartine in casa, con lo scampolo di stoffa a poche lire, la possibilità di un abito alla moda. Via Mazzini, la via principale di Verona, che i veronesi amavano chiamare con il vecchio toponimo di via Nuova.
CON LA CHIUSURA della libreria Ghelfi&Barbato, che, unico negozio di via Mazzini, ha mantenuto anche lo splendido rivestimento metallico, si volta pagina su un pezzo di storia. La libreria è citata in una guida di Verona del 1868 (libraio Munster, via Nuova alla Scala ed, un ventennio dopo, Remigio Cabianca), e poi in tutte le guide di fine Ottocento, in uno stabile che, in epoca asburgica, ospitava le stalle. 
La raffinata struttura in ferro venne eseguita dalla Premiata officina Marcello Carrara di via Torretta San Zeno: manca la data, ma è del secondo ottocento, in quanto Marcello Carrara è presente nell´elenco delle officine veronesi proprio in quel periodo. 
Nei primi decenni del novecento, i Barbato da Pontremoli, la patria delle bancarelle di libri, sono approdati a Verona: prima vendevano i libri in bancarelle poste al centro della strada, poi hanno rilevato la storica libreria. L´addio di Ghelfi&Barbato, in via Mazzini, segue di solo un anno la chiusura della sede storica della Bnl, la Banca nazionale del Lavoro, che ha lasciato il posto ai grandi magazzini Zara. Di negozi storici, sopravvive la Farmacia Due Campane, che la tradizione fa risalire addirittura al 1753 dallo speziale Giuseppe Faccioli in contrada Santi Apostoli, poi  trasferita in via Nuova dallo speziale Gaetano Lonardi nel 1789. E nell´alta via Mazzini, al numero 67, verso piazza Bra, dagli anni Venti, c´è la gioielleria Maria Passeroni

 

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Ott 09 2019

CON LA MORTE NEL CUORE CHIUDE LA STORICA LIBRERIA DI VERONA GHELFI E BARBATO

Ghelfi e Barbato, cartello chiusura

 

Un pezzo di storia e di cultura veronese che se ne va: è questa la sintesi dell’annunciata chiusura della libreria “Ghelfi e Barbato” in centro storico. Dalla serata di venerdì campeggia sulle vetrine del negozio un cartello con caratteri cubitali: «Svendita totale per chiusura». Tanta la concorrenza, enormi le difficoltà da sostenere per le librerie indipendenti nei confronti delle grandi catene e dell’e-commerce.

«Ebbene sì. “Grosso Ghelfi e Barbato” chiude. Con la morte nel cuore ma affrontando la realtà con serenità e la consapevolezza che abbiamo fatto il possibile. Sono grato per quanto ho avuto da questo straordinario mestiere e per le persone eccezionali che ho incontrato e mi hanno arricchito professionalmente e personalmente», questo il saluto affidato ai social dal titolare. Un’istituzione fatta di libri per la città di Verona, la “Ghelfi Barbato” nata ben 92 anni fa, quando al tempo di nome faceva “Libreria Grosso”. Nel 2012 ci fu un primo “segno dei tempi” (non molto lieti ammettiamolo), quando il negozio dovette trasferirsi da via Mazzini, la via dello shopping, per trovare una nuova sede, più conveniente, pochi passi più in là in Piazzetta Scala al civico 3.

 

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Set 02 2019

NEGRAR È DIVENTATO FAMOSO ANCHE PER IL NEOLOGISMO…NEGRARIZZAZIONE

 

Anche questo è la Valpolicella

 

 

Negrar è diventato famoso anche per il neologismo che ha fatto nascere, legato alla speculazione edilizia …..

 

Riporto dal vocabolario dalla Treccani  

 

Negrarizzazione 1 s. f. Urbanizzazione speculativa, e al di fuori di ogni controllo, del territorio compreso nel comune di Negrar, in provincia di Verona.  

 

Il conte Pieralvise Serego Alighieri, cinquantenne, vignaiolo di Gargagnago, ultimo discendente del Sommo Poeta, può, a buon diritto, parlare di storia.

Spende volentieri il suo nome, quale presidente dell’associazione «SalValpolicella» (70 iscritti), per una battaglia in cui crede moltissimo e che raccoglie adesioni tra molti abitanti dei 5 comuni dell’area veneta, oggi assediata dal cemento.

Al punto che è stato coniato il neologismo «negrarizzazione», che ricorda il più famoso «rapallizzazione» per indicare il proliferare della speculazione edilizia.

«In effetti – spiega il conte Serego Alighieri – Negrar è il paese più degradato dei cinque. Ma, avanti così, l’identità di tutta la Valpolicella è destinata a scomparire». (Marisa Fumagalli, Corriere della sera, 13 gennaio 2007, p. 23) •

«nell’ultimo capitolo ho chiarito il concetto di negrarizzazione, neologismo coniato da un architetto veronese con il quale si intende definire “lo sfruttamento non pianificato di un’area senza rispetto per l’impatto ambientale”.  È un fenomeno che ha avuto origine, come suggerisce il nome stesso, nel paese di Negrar, ma che poi ha finito con l’allargarsi e interessare l’intera vallata» [Monica Beghini intervistata da Giancarla Gallo]. (Arena, 27 marzo 2007, p. 29, Cronaca della Provincia).
1-Derivato dal toponimo Negrar con l’aggiunta del suffisso izzazione.

 

Fonte srs di Luigi Pellini

Link: http://luigi-pellini.blogspot.com

Link. https://luigi-pellini.blogspot.com/2017/04/negrar-e-diventato-famoso-anche-per-il.html?spref=fb&fbclid=IwAR3MkfAd1Q7hmqanzaYVKAJTyrPvKdaqhMYoYoDN1_Pex2_xYq2oZsQatUA

Link: http://www.treccani.it/vocabolario/negrarizzazione_%28Neologismi%29/

 


Mag 25 2017

VERONA 2008: IL SINDACO FLAVIO TOSI TUONA CONTRO LE SOPRINTENDENZE

 

Girava l’anno 2008 è il sindaco di Verona dava esempi  granitici della sua sensibilità culturale

 

Il sindaco di Verona Flavio Tosi

 

 

LA POLEMICA. Il sindaco attacca gli uffici territoriali del ministero dei Beni culturali competenti per la tutela del patrimonio storico. «Non possono bloccare la crescita della città, devono avere tempi veloci e regole certe». «Un muro antico in più non aggiunge nulla mentre alla città servono posteggi».

 

Contro le Soprintendenze, colpevoli di «frenare la crescita della città», si era già scagliato in campagna elettorale.  E ora, ai primi ostacoli, le bordate del sindaco Flavio Tosi ripartono.

 

Del resto, come abbiamo documentato ieri, tutti gli scavi iniziati in queste ultime settimane per i parcheggi pertinenziali, da piazza Viviani a piazza Arditi e lungadige Capuleti hanno tutti fatto emergere pagine di storia della Verona antica.

Deve quindi intervenire la Soprintendenza, sia essa archeologica o ai beni ambientali, con le competenze e i tempi che le sono propri.

 

E qui scatta l’ira del sindaco.

 

«Non è ammissibile che lo sviluppo e la crescita di una città vengano fermati dalle Soprintendenze», dice Tosi commentando il fatto che molti cantieri cittadini siano bloccati, in attesa di un parere da parte della Soprintendenza archeologica.

«Tutti gli enti pubblici devono avere dei tempi e delle regole di funzionamento – ha aggiunto il sindaco – cosa che però non avviene nel caso delle soprintendenze che sono un organo di derivazione borbonica e hanno potere assoluto, in grado di fermare anche per anni qualsiasi opera pubblica o privata, anche se strategica per la città, come si può vedere nel caso del parcheggio di piazza delle Poste».

 

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Mag 08 2017

PADOVA: L’INCENERITORE SENZA BARRICATE, «SIAMO I MIGLIORI D’EUROPA»

Girava l’anno 2010 e a Padova l’inceneritore a tre chilometri dal “Santo” è: “el meo d’Europa”. Il nostro a Ca’ del Bue a sette chilometri da San Zeno è: “una vacca  de inceneritor”, ed essendo una vacca  l’è sempre serà.

Ma la colpa non è nostra, l’è solo dei santi: a Padova  i ga  “più vixin” San’Antonio, “Il Santo Dei Miracoli”, a Verona gavemo “più lontan”, “San Zen che ride”, e il fatto che el rida sempre, nol se presenta ben, l’e el protetor de una città de mati, santo del Carneval e dei gnocchi. Vuto meter la diferenza de serietà nelle cose da far?

 

 

L’inceneritore di San Lazzaro produrrà energia per 65 mila utenti

 

 

San Lazzaro, l’impianto che svetta a Padova tra ventimila persone. Qualche protesta «urbana» ma ora la città e la provincia sono autosufficienti nella gestione dei rifiuti

 

PADOVA — Non è facile associare l’eccellenza alla spazzatura. Soprattutto nei giorni in cui le immagini delle barricate di Terzigno fanno il giro del mondo. Però, visitando il mega inceneritore padovano di San Lazzaro, si può almeno provare. Su e giù per i suoi 7 piani, affacciati dalla sala-controllo, con le sue 12 postazioni e monitor in funzione h24, sulla «buca» capace di contenere insieme oltre ottomila tonnellate di immondizia in attesa di essere bruciate, la distanza che separa il Veneto e la Campania sembra molto più grande dei 700 chilometri che separano Padova da Napoli. 

 

Nel Veneto dell’eccellenza, dove il 67 per cento dei Comuni ricicla oltre il 50% dei rifiuti (dato che è valso alla regione l’Oscar di Legambiente) ma gli inceneritori non sono ben visti, l’impianto di AcegasAps colpisce per maestosità, pulizia ed efficienza. Nonché per la completa e sorprendente assenza di odori. L’enorme inceneritore padovano, da quasi 50 anni adagiato sulle rive del Piovego, tra la zona industriale e il quartiere est della città, è appena stato di fatto raddoppiato con la costruzione della terza linea: l’impianto ora è in grado di smaltire 200 mila tonnellate di immondizia all’anno, i rifiuti secchi dell’intera provincia generati da una popolazione totale ormai vicina al milione di abitanti.

 

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Gen 28 2017

VERONA. IL MURO VISCONTEO CHE HA BLOCCATO I GARAGE IN LUNGADIGE CAPULETI

scavi lungadige capuleti

Il muro visconteo in Lungadige Capuleti

 

 

VERONA, 1 AGOSTO 2010

 

Giunto al termine l’intervento sull’antico reperto emerso oltre due anni fa dopo i primi scavi per realizzare il parcheggio pertinenziale: Oggi sopralluogo delle due Soprintendenze insieme al Comune e ai responsabili dell’impresa: i tempi sono molto stretti

 

Correva l’anno 2008, era l’11 febbraio, quando il cantiere di lungadige Capuleti, per la costruzione di un parcheggio pertinenziale sotterraneo di 250 posti, apriva i battenti. Appena una settimana più tardi, i lavori venivano però stoppati a causa della scoperta delle fondazioni di un muro che delimitava lungo il fiume la cittadella viscontea.

Ora, a distanza di oltre due anni, nel cantiere si procede ancora con scalpello e paletta, anziché con le ruspe. Ma questa situazione ha finalmente e, sembra una volta per tutte, i giorni contati.

 

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Gen 21 2017

VERONA: NEL GIALLO DELLE SELCI BLU ORA ENTRA ANCHE IL RIS

 

Girava sempre l’estate 2010 e a Verona si “vendeva tutto” e tutti  i “sassi diventavano blu”

 

Bardolino 06/07/2010 mostre e musei deposito del museo di storia naturale all'arsenale con assessore Mimma Perbellini e Angelo Brugnoli photo Giorgio Marchiori foto per Pignatti

All’assessore Erminia Perbellini vengono mostrate le selci che hanno preso il colore blu. (FOTO MARCHIORI) 

 

 

L’assessore alla Cultura Perbellini, in sopralluogo all’Arsenale, replica alle accuse di incuria:  «I reperti conservati in modo ottimale».  Ma a chiarire il mistero sono stati chiamati i carabinieri del nucleo scientifico

 

Reperti archeologici accatastati ad ammuffire in scantinati semidiroccati? «Falsità che offendono prima di tutto chi lavora alla conservazione di un patrimonio di enorme valore». L’assessore alla Cultura Erminia Perbellini replica piccata alle accuse piovute dal maggiore quotidiano italiano. E nel pomeriggio, a sorpresa, apre le porte a giornalisti e fotografi dei locali dell’ex palazzina comando dell’Arsenale, dove sono depositati centinaia di migliaia di resti.

 

«Non mi arrabbio quasi mai, ma di fronte a certe affermazioni non posso non indignarmi» esclama l’assessore. Sulla sua scrivania è aperto a pagina 23 il Corriere della Sera, con un articolo di fuoco, a firma Gian Antonio Stella, iniziato in prima pagina.

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Ott 12 2016

LETTERA APERTA AL DIRETTORE DE L’ARENA DELL’AVV. LUIGI BELLAZZI

Category: Media e informazione,Verona società e politicagiorgio @ 08:41

 

luigi-bellazzi

Avv.  Luigi Bellazzi

 

 

Verona, 05/10/16

 

Egregio Signor

Dr. MAURIZIO CATTANEO

Direttore De L’Arena

 

Distinto Direttore,

da più di mezzo secolo, ogni mattina, acquisto L’ Arena. La considero un po’ cosa mia.

Mi rammaricano le voci di un crollo delle vendite, dalle vette delle 70 mila copie al tempo di Beppino Brugnoli alle odierne 25 mila.

 

E’ vero c’è la crisi, c’è la rete, ci sono sempre più radio e tivù, ma alla fine c’è il motivo fondante nel crollo delle vendite: manca l’interesse del lettore per spendere un Euro e passa.

 

La sfida dei quotidiani sta nel saper coniugare notizia (il pretesto) ed informazione (l’interesse).

 

Oggi per Verona, la crisi economica può dirsi “peggio di ieri e meno peggio di domani”.

 

Termometro ignorato, che dà la misura del disastro, è la quotazione delle azioni del Banco Popolare (dal 1867 il salvadanaio dei veronesi): otto anni fa, valevano 38.7 Euri, da tempo poco meno, poco  più di 20 centesimi. Eh sì, i fuorvianti 2 Euri riportati ufficialmente vanno divisi per dieci, perché, nel 2013, dieci azioni venivano accorpate in una.

 

Con le cronache sulle sciagurate vicende del “Potere marcio “ del Banco, l’ Arena avrebbe potuto campar di rendita, facendo girare le rotative giorno e notti e il giornale sarebbe andato a ruba.

 

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Lug 16 2016

VERONETTA, UN QUARTIERE TRANQUILLO PER IL TG1 È IL BRONX

Category: Verona società e politicagiorgio @ 00:07

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Veronetta, Piazza Santa Toscana

 

di Luca Romeo

 

Io non so se si tratta di vittime di terrorismo psicologico, se è un affresco dipinto in malafede per scopi politici o se a trionfare è una semplice (ignorante) paura per il diverso. Fatto sta, che il servizio andato in onda qualche sera fa sul TG1 è qualcosa di vergognoso. Il nostro maggiore telegiornale nazionale dovrebbe informarsi sul tipo di approfondimento che sta facendo vedere all’Italia, prima disputare sentenze.

 

Si scrive della trasmissione di approfondimento Tv7, che nella consueta puntata del venerdì (il 20 settembre per l’esattezza) ha mandato in onda un servizio su Veronetta, quartiere universitario di Verona.

 

Veronetta viene descritta come una specie di Bronx cinematografico, una parte di città in cui gli italiani devono avere paura a muoversi di notte, perché potrebbero ‘invadere’ lo spazio abitato dai migranti e in questo modo rischiare di essere aggrediti.

 

Raramente sento tante falsità tutte insieme.

 

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Set 27 2013

VERONA. A VERONETTA LA COMMISSIONE SICUREZZA NON SI RIUNISCE PER PAURA

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Locandina del giornale L’Arena di Verona (27 settembre 2013)

 

A VERONETTA, HA PAURA ANCHE LA COMMISSIONE SICUREZZA

Verona.  La Commissione sicurezza
non si sente più sicura: Veronetta, la prima circoscrizione intimorita nell´affrontare i temi di questo difficile quartiere. I componenti rivelano di essere bersagliati da minacce e atti intimidatori. Vetrina rotta per tre volte. «Corriamo dei rischi»

 

IN MARZO L´ULTIMA SEDUTA. Minacce e atti intimidatori minano il lavoro della Commissione sicurezza della Prima circoscrizione, che spesso si trova ad affrontare la delicata questione di Veronetta, ancora protagonista di situazioni di illegalità diffusa e di degrado. Tanto che commissari, consiglieri e in primis la presidente di commissione Elena Brunelli, dicono di aver paura e di sentirsi «molto intimoriti». Da mesi la commissione non si riunisce più: l´ultima seduta ufficiale risale al marzo scorso.

 

Minacce e atti intimidatori minano il lavoro della commissione sicurezza della prima circoscrizione, che spesso si trova ad affrontare la delicata questione del quartiere di Veronetta, ancora protagonista di situazioni di illegalità diffusa e di degrado. Tanto che commissari, consiglieri e in primis la presidente di commissione Elena Brunelli, in quota alla Lista Tosi che a Veronetta svolge anche la propria attività commerciale, dichiarano di aver paura, di sentirsi insicuri e «molto intimoriti» dal clima di tensione. E, infatti, da mesi la commissione non si riunisce più ufficialmente e l’ultima seduta risale al marzo scorso.

 

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Set 24 2013

VERONA. BOOM DI POVERI E DISOCCUPATI 
E NELLE CASE TORNANO LE CANDELE

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OPPEANO. Il sindaco Montagnoli ha lanciato l´allarme in Consiglio sulle difficoltà con cui sono alle prese molte famiglie.  Aumentano gli sfratti e i cittadini che non riescono più a pagare le bollette di luce e gas Sono in progressivo calo anche i bimbi all´asilo: i genitori non hanno i soldi per la retta

 

Allarme crisi in paese. Per sottolineare quanto le situazioni di difficoltà siano pesanti, è intervenuto il sindaco che ha raccontato in Consiglio le situazioni più urgenti. «Abbiamo sempre più persone sfrattate ed ho assistito personalmente ad interventi per interrompere l´erogazione della luce e del gas in alcune famiglie che non riescono a pagare le bollette: c´è gente che a casa usa le candele».

 

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E NELLE CASE TORNANO LE CANDELE”


Gen 23 2013

POLVERE SOTTILI ED EMISSIVE INQUINANTI: OLTRE A CA’ DEL BUE, ANCHE CA’ VECCHIA

Category: Verona società e politicagiorgio @ 00:00

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COMUNICATO STAMPA

 

San Martino Buon Albergo. (12 novembre 2013). Oltre Ca’ del Bue, in direzione est, oscurato a livello di esposizione mediatica dalle polveri e dai fumi dell’inceneritore, sta per concretizzarsi il progetto di un impianto ancora più pesante di quello contro cui da anni si stanno battendo comitati e popolazione.

 

Nel silenzio generale in località Ca’ Vecchia, che amministrativamente rientra sotto la giurisdizione del comune di san Martino Buon Albergo, ma che di fatto sorge all’ombra dei camini di Ca’ del Bue (comune di Verona), sta per prendere il via quello che la ditta Adige Ambiente s.r.l. nell’istanza di compatibilità ambientale inoltrata alla Regione definisce come delocalizzazione dell’esistente impianto di stoccaggio di rifiuti pericolosi e non, solidi e liquidi, con contestuale introduzione di varianti sostanziali“.

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Nov 08 2012

AMOS SPIAZZI, MORTO IL GENERALE DEI SEGRETI

Il generale Amos Spiazzi avrebbe compiuto 79 anni tra un mese  (Trieste, 4 dicembre 1933 – Verona 4 novembre 2012)

 

MORTO AMOS SPIAZZI,  IL GENERALE DEI SEGRETI

 

STORIE D´ITALIA. All´età di 79 anni, nella sua casa alla Biondella, il generale d´artiglieria, al centro di molti misteri di Stato, si è spento dopo alcuni mesi di malattia. Dalla Rosa dei Venti negli anni Settanta in poi, è stato coinvolto in mille indagini e processi. Dai quali è sempre uscito assolto

 

Il brigadiere generale Amos Spiazzi di Corte Regia è morto. Ieri mattina tra le braccia di Giulio, uno dei suoi figli. L´ha ucciso un tumore a un polmone, diagnosticato un mese fa, dopo un infarto. E la situazione già compromessa per il primo malore non gli ha dato possibilità di scampo.
È morto il 4 novembre, avrebbe compiuto 79 anni.

Non poteva avere un giorno diverso, il generale, per lasciare questa terra. È morto il giorno in cui l´Italia festeggia le Forze Armate. Lui che questo Paese ha amato tanto.

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