Ott 08 2022

VERONA. TRASFORMAZIONE DEGLI EX MAGAZZINI GENERALI

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ALCUNE NOTE INVIATE DA FAUSTO CALIARI PER RICORDARE IL PERCORSO CHE HA PORTATO L’INTERA AREA DEGLI EX MAGAZZINI GENERALI A TRASFORMARSI DA ZONA PRODUTTIVA, A CULTURALE E INFINE TERZIARIO-DIREZIONALE. 

RISULTA CHIARO IL RUOLO AVUTO DALLA FONDAZIONE CARIVERONA IN QUESTA OPERAZIONE CHE HA PRIVATO VERONA E I VERONESI DI UN’OTTIMA OPPORTUNITA’ DI RIQUALIFICAZIONE .

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LA PROFEZIA DELLA LOCOMOTIVA COSMICA SI È TRISTEMENTE AVVERATA. 

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Dopo la ristrutturazione la magnifica Stazione Frigorifera n°10 appare come un effimero guscio vuoto, violentemente scarnificato, addomesticata e imbellettata per asservire al meglio le nuove

funzioni commerciali, spogliata dei preziosi elementi caratterizzanti che la elevavano potentemente a luogo immaginifico dell’anima, e che proprio per questo ne giustificavano il vincolo integrale originale, perché con il tempo era divenuta opera d’arte; vincolo ribadito con ben due sentenze del consiglio di Stato purtroppo rimaste lettera morta. Ora si può davvero dire che sia spenta e abbandonata in un deserto di idee, lontanissima dalla sua energia primordiale. 

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Ott 10 2020

COME SI LEGGEVA L’ORA NELLA SERENISSIMA DEL XVIII° SECOLO?

Orologio della Torre di Piazza San Marco

di Alessandro Marzo Magno

Noi oggi usiamo l’ora Francese: quadrante dell’orologio diviso in 12 ore e due lancette, una corta che indica le ore e una lunga per i minuti. Fino a metà Settecento andava per la maggiore l’ora Italiana: quadrante diviso in 24 ore (il 24 stava a destra, dove ora noi abbiamo le 3) e una sola lancetta.


Il sole tramontava alle 23 e mezzo e dopo mezz’ora scoccavano le 24 e il nuovo giorno, fino alle 24 successive. Il problema era che le ore variavano con il mutare della lunghezza delle giornate, così il mezzogiorno, ovvero la metà tra l’alba e il tramonto, corrispondeva più o meno alle diciannove in inverno e alle sedici in estate. Le due corrispondevano a due ore dopo il tramonto, cioè alle nostre sette di sera d’inverno e alle nostre dieci di sera d’estate (circa).


Esistono ancora numerosi orologi mai aggiornati, ovvero con una sola lancetta e il quadrante diviso in 24 ore: la torre dell’orologio a Venezia, quelle di Brescia e di Padova, nonché l’orologio del duomo di Firenze, con il quadrante affrescato da Paolo Uccello.

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Set 02 2019

NEGRAR È DIVENTATO FAMOSO ANCHE PER IL NEOLOGISMO…NEGRARIZZAZIONE

 

Anche questo è la Valpolicella

 

 

Negrar è diventato famoso anche per il neologismo che ha fatto nascere, legato alla speculazione edilizia …..

 

Riporto dal vocabolario dalla Treccani  

 

Negrarizzazione 1 s. f. Urbanizzazione speculativa, e al di fuori di ogni controllo, del territorio compreso nel comune di Negrar, in provincia di Verona.  

 

Il conte Pieralvise Serego Alighieri, cinquantenne, vignaiolo di Gargagnago, ultimo discendente del Sommo Poeta, può, a buon diritto, parlare di storia.

Spende volentieri il suo nome, quale presidente dell’associazione «SalValpolicella» (70 iscritti), per una battaglia in cui crede moltissimo e che raccoglie adesioni tra molti abitanti dei 5 comuni dell’area veneta, oggi assediata dal cemento.

Al punto che è stato coniato il neologismo «negrarizzazione», che ricorda il più famoso «rapallizzazione» per indicare il proliferare della speculazione edilizia.

«In effetti – spiega il conte Serego Alighieri – Negrar è il paese più degradato dei cinque. Ma, avanti così, l’identità di tutta la Valpolicella è destinata a scomparire». (Marisa Fumagalli, Corriere della sera, 13 gennaio 2007, p. 23) •

«nell’ultimo capitolo ho chiarito il concetto di negrarizzazione, neologismo coniato da un architetto veronese con il quale si intende definire “lo sfruttamento non pianificato di un’area senza rispetto per l’impatto ambientale”.  È un fenomeno che ha avuto origine, come suggerisce il nome stesso, nel paese di Negrar, ma che poi ha finito con l’allargarsi e interessare l’intera vallata» [Monica Beghini intervistata da Giancarla Gallo]. (Arena, 27 marzo 2007, p. 29, Cronaca della Provincia).
1-Derivato dal toponimo Negrar con l’aggiunta del suffisso izzazione.

 

Fonte srs di Luigi Pellini

Link: http://luigi-pellini.blogspot.com

Link. https://luigi-pellini.blogspot.com/2017/04/negrar-e-diventato-famoso-anche-per-il.html?spref=fb&fbclid=IwAR3MkfAd1Q7hmqanzaYVKAJTyrPvKdaqhMYoYoDN1_Pex2_xYq2oZsQatUA

Link: http://www.treccani.it/vocabolario/negrarizzazione_%28Neologismi%29/

 


Mar 06 2019

DIO È ALTROVE …. LA DERIVA DELL’ARCHITETTURA SACRA MODERNA

 

 

La chiesa di Palù appena ristrutturata in provincia di Verona! L’orribile senza storia nella Bassa Veronese.

 

 

La vecchia chiesa restaurata per altri usi  dopo essere stata lasciata nell’abbandono per 30 anni

 

 

DIO È ALTROVE

 

Le Chiese costruite dalle archistar fanno schifo, e Dio è traslocato altrove. Un saggio corrosivo di Angelo Crespi …

 

Costruito da dio. Perché le chiese contemporanee sono brutte e i musei sono diventati le nuove cattedrali” 

 

 Nuova Chiesa di San Paolo a Foligno, Foligno 

 

“Chiediamoci: queste chiese sono davvero orrende? Se sul bello oggettivo molti nicchiamo, convinti che il nostro personale gusto sia imprescindibile nel valutare una cosa, sul brutto oggettivo ci troviamo d’accordo. Se una cosa è brutta spesso lo è in modo oggettivo e totalmente irredimibile. Tralasciamo per clemenza le chiese di periferia frutto delle scarne linee guida della Cei e progettate da oscuri architetti, e concentriamoci invece sulle elaborazioni delle archistar che hanno misurato il proprio ingegno anche nel campo del sacro. Edifici che – spesso in opposizione, spesso in ossequio alla disciplina postconciliare – sono o anonimi e cheap, oppure magniloquenti nella “ricerca forzata della monumentalità”, oppure frutto di mera esibizione strutturale, ma il risultato non cambia.

 

La chiesa del Santo Volto a Torino, disegnata da Mario Botta, è stata consacrata nel 2006. È un edificio a pianta centrale di dodicimila metri quadrati con sette torri perimetrali alte trentacinque metri, tutto in pietra rossa nel tipico stile dell’architetto svizzero.

 

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Nov 24 2018

LE COLONNE ANNODATE.

Category: Architettura e urbanistica,Storia e artegiorgio @ 14:34

Verona .  Le colonne  annodate nella chiesa di San Zeno

 

 

Nel  periodo1100 -1200 appaiono improvvisamente in Italia settentrionale per poi espandersi a nord delle Alpi un altro tema tipico della scultura lombarda: le Colonne annodate.

 

Uno dei primi esempi sembra essere alla Pieve di Gropina(AR) pieve del XII secolo costruita su una precedente costruzione longobarda. Le colonne ofitiche nel pulpito sono attribuite al periodo longobardo (VIII secolo) facendole in questo modo diventare le prime di cui sappiamo realizzate della serie. Il pulpito riporta l’incisione ‘Lex ius – Presbit Erum Bernardum … (scheggiatura del marmo)… – Mise Richordem. Anno Dominice – Incarnationis DCCCXXV I.R.F. Ecit’. Spesso colonne ofitiche e leoni stilofori coesistono insieme come a Modena o Ferrara. Cronologicamente la comparsa delle prime colonne annodate coincide con l’operare di Wiligelmo e della scuola Antelami.

 

ELENCO DI COLONNE ANNODATE IN ARCHITETTURA (È STATO INDICATO, DOVE È NOTO, IL TIPO DI PIETRA)

 

Duomo di Ferrara, 1135, colonne ai lati del portone d’ingresso, poggianti su leoni stilofori nel protiro di Nicolò della scuola di Wiligelmo. Le colonne originali sono nell’atrio interno della chiesa. Una colonna annodata – di probabile epoca anteriore – è nella parte interna della facciata. Sono in rosso Verona.

 

Chiesa Collegiale a S.Quirico d’Orcia (Siena),nel protiro della Collegiata dei Santi Quirico e Giuditta (XII e XIII sec.) su leoni stilofori. Travertino o arenaria locale

 

Abbazia cistercense di Chiaravalle alla Colomba(PC)-1137; ai quattro angoli del chiostro quadrato in marmo rosa di Verona

 

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Nov 21 2018

LA BRUTTEZZA NELLA CHIESA

Gallarate Chiesa Madonna della speranza 

 

 

Che Dio perdoni gli architetti per le chiese che gli hanno dedicato 

 

In seguito alla realizzazione dell’altare di Gallarate (città già duramente castigata dall’edificazione della chiesa della Madonna della speranza) ingiustificabile da ogni punto di vista, sto cominciando a pormi la domanda: ma perchè è entrata così tanta bruttezza nelle chiese? Cosa dicono i documenti scritti a tal proposito dopo il Concilio Vaticano II, momento a partire dal quale si è innescato un meccanismo infernale di produzione dell’orrido?

 

Sono veramente stanco, e sento tanta gente che la pensa come me, e mi sono messo in testa che va fatto qualcosa, va attivata l’opinione pubblica, per fermare questa malintesa ricerca del rinnovamento attraverso forme che non portano più né bellezza, né, tantomeno, sentimenti di serenità e di spiritualità.

 

Altare della Basilica di Gallarate 

 

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Set 25 2018

CENTRI COMMERCIALI? NO, GRAZIE! … E SONO GLI AMERICANI A RICORDARCELO

Category: Architettura e urbanistica,Economia e lavorogiorgio @ 20:32

Verona, un   centro commerciale chiuso per fallimento

 

 

Mentre a Roma si cacciano i soprintendenti che fanno bene il proprio lavoro, mentre in giro per le strade di Roma e d’Italia, tanti negozi di quartiere chiudono i battenti, ammazzati dalla concorrenza dei centri commerciali, mentre in Italia si continuano a realizzare centri commerciali ed outlet lontano dai centri abitati, mentre andiamo perdendo la sicurezza lungo le strade per l’assenza di attività commerciali, mentre i nostri ipocriti politici si fingono di preoccuparti dell’inquinamento, imponendo targhe alterne e blocchi del traffico … pur rilasciando concessioni per la costruzione di centri commerciali che obbligano la gente all’uso dell’automobile … mentre tanto altro, gli inventori degli shopping malls, ormai da più di un decennio, hanno abbandonato quella immonda tipologia suburbana che, in molti casi, viene demolita e sostituita con quartieri ispirati ai nostri centri storici!

 

Qualcuno in malafede potrebbe pensare che questa possa essere l’ennesima lamentela, fatta dal sottoscritto, per ragioni nostalgiche e anacronistiche … e invece questo è il succo della conferenza tenuta da June Williamsons[1], in occasione del convegno RoweRome2017[2] che si è tenuto presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “La Sapienza” di Roma dal 21 al 23 giugno 2017.

 

Nel corso della sua conferenza – intitolata “Suburban Sprawl Retrofit: Urban Design Lessons, and Questions, from North America” – la Williamsons ha infatti mostrato decine di esempi di Shopping Malls americani i quali, dopo il fallimento, hanno chiuso i battenti e sono stati demoliti, per essere sostituiti con normalissimi quartieri con abitazioni e negozi, o con parchi, oppure semplicemente demoliti in attesa di decisioni …

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Set 19 2018

GENOVA: CROLLI, DONI SGRADITI E NECESSITÀ DI RICOSTRUIRE UN PAESE ALLO SFASCIO

Category: Architettura e urbanisticagiorgio @ 13:20

Il viadotto Morandi a Genova, in una foto tratta da Wikipedia. 

 

 

Poco dopo aver appreso del “regalo” dell’archistar e Senatore a vita Renzo Pianoalla sua Genova, la stragrande maggioranza dei professionisti italiani ha manifestato la sua indignazione per l’iniziativa, apparsa più una farsa a beneficio della politica, che non una concreta proposta per risolvere il problema dell’autostrada passante per Genova e, più in generale, dello stato in cui versano tutte le mastodontiche infrastrutture in cemento armato realizzate negli ultimi 60 anni in Italia.

 

Lo scorso 30 agosto Eleonora Carrano[1], dalle pagine de “Il Fatto Quotidiano”, nel tracciare un quadro disastroso dell’edilizia pubblica “moderna” italiana, ha tristemente ammesso: «Viviamo in un disastro, in un Paese che sta letteralmente collassando, che nega il principio di realtà, che non riconosce nell’incognita dell’incolumità dei cittadini la priorità di intervento, lavorando in questo modo al proprio fallimento: aspettiamo Godot, che non arriverà mai, ma viviamo nell’attesa che domattina ci sarà il miracolo».

… per poi ironizzare dicendo: «Ed ecco un piccolo miracolo, che dovrebbe scaldare il cuore ma che invece non commuove né convince: la generosa offerta del senatore Renzo Piano; che, in assenza di un pensiero sistemico e di investimenti strutturali, offre un suo progetto per il nuovo ponte, “un lavoro a titolo gratuito, in continuità con quello che lo studio ha fatto per Genova, a partire dalle Colombiadi” (chissà cosa ne pensa il Consiglio Nazionale degli Architetti Cnappc, di questa offerta a titolo gratuito)».

 

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Ago 16 2018

CHIUNQUE SIA DI GENOVA

Domenica del Corriere, 1 marzo 1964  Ponte Morandi     

 

 

Chiunque sia di Genova …sa che li sotto di morti ce ne sono tanti, ma tanti.

 

Chiunque sia di Genova sa che cambierà tutto a Genova, che finiscono per sempre gli anni ’60 e le loro illusioni di futuro.

 

Chiunque sia di Genova sa che sarà un inferno spostarsi, viverci. Sarà impossibile raggiungere l’aeroporto, spostarsi un treno verso nord (la ferrovia passa li sotto), sarà impossibile andare a Ovest, in Francia.

 

Chiunque sia di Genova sa che bastava già prima un nonnulla per bloccare la città: uno sciopero dei trasportatori, un incidente sulla A10, il vento di tramontana che impedisce ai tir di scaricare il carico perchè le navi portacontainer con il vento di tramontana si mettono di traverso e non si possono gestire gli scarichi.

 

Chiunque sia di Genova sa che non si tratterà solo di code o rallentamenti, ma di cambiare abitudini di vita, di trasporto, di mobilità, di scambio di beni.

 

Chiunque sia di Genova sa che non parliamo di giorni o settimane o mesi, ma di anni (e non pochi).

 

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Mag 30 2017

IL COMANDAMENTO DELL’ IMPRESARIO EDILE. PRIMO ED UNICO COMANDAMENTO

Category: Architettura e urbanistica,Monolandiagiorgio @ 00:24

 

 

Non c’è niente da capire, niente da pensare: solo da costruire.

 

In questo deve consistere la tua  gestione del territorio…

Costruire finché il territorio non finisce…

Finché non c’è più spazio…

E poi morire…

 


Apr 17 2017

LA CUPOLA DI SAN PIETRO NASCONDE UN GRANDIOSO FALSO STORICO

Category: Architettura e urbanisticagiorgio @ 10:46

Città del Vaticano:  La  silhouette  del cupolone di San Pietro

 

 

Ci sono falsi storici talmente radicati nella mentalità collettiva che è pressoché impossibile sradicarli.

 

Uno di questi, tra i più clamorosi, è certamente quello che attribuisce a Michelangelo la costruzione della cupola di S. Pietro.

Il “cupolone” che noi oggi ammiriamo, in realtà è stato ridisegnato, ristudiato e costruito dall’architetto Giacomo Della Porta di Porlezza (Como), figlio di Bartolomeo scultore, fratello di Tomaso il Vecchio (Porlezza 1532 ca.   Roma 3 settembre 1602). 

 

Il disegno di Michelangelo, infatti, che era una perfetta semisfera, secondo i calcoli statici effettuati da Giacomo Della Porta, era irrealizzabile, perché il peso della struttura avrebbe gravato troppo sul timpano basale e lo avrebbe letteralmente “aperto” come gli spicchi di un’arancia. Alla morte di Michelangelo si trovava costruito solo il timpano e non la cupola. Il Della Porta, ventun anni dopo la morte del Buonarroti, rifece il disegno della cupola e la edificò. Essa risultò alla fine più slanciata di 17 metri e assai più bella dell’impossibile disegno michelangiolesco.

 

Riassumo molto brevemente, citando le più importanti tappe della vita di questo architetto rinascimentale, il figlio più illustre della famiglia porlezzina dei Della Porta, che enumera una lunga serie di artisti: Antonio detto il Tamagnino, Giovanni Battista, Giovanni Giacomo, Guglielmo, Tommaso il Giovane eccÂ… Giacomo Della Porta fu attivo soprattutto a Roma, dove svolse un’attività veramente prodigiosa. I dati che seguono si possono consultare in “Dizionario biografico degli Italiani” alla voce “Della Porta” (Treccani).

 

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Nov 29 2016

IL VILLAGGIO SANATORIALE EUGENIO MORELLI. IL PIU’ GRANDE SANATORIO D’EUROPA

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Sondalo. L’imponente  Villaggio Sanatoriale Eugenio Morelli

 

 

Il Villaggio Sanatoriale Eugenio Morelli è stato il più grande sanatorio d’Europa costruito dal governo fascista, fu realizzato a Sondalo, per volere dei Eugenio Morelli.

Eugenio Morelli, pneumologo di Teglio, nel 1928 fece eseguire un’analisi sulle condizioni metereologiche dell’area sondalina, grazie alle quali convinse che Sondalo era il luogo ideale per realizzare un sanatorio, il più grande d’Europa. In 8 anni furono costruiti 9 padiglioni in grado di ospitare sino a 300 malati ciascuno.

Si dice che per realizzare il quarto padiglione gli architetti si fossero addirittura ispirati alle corazzate di Benito Mussolini. D’altra parte era un’autentica guerra quella che si doveva fare contro il “mal sottile”..

Il progetto dell’ imponente sanatorio sulle pendici del Monte Sortenna fu portato avanti da abili tecnici guidati dallo stesso professor Eugenio Morelli, il geniale pneumologo di Teglio. Morelli, primo in Italia ad organizzare una seria lotta contro la tubercolosi, dal 1928 impegnato a Roma come alto consulente per l’organizzazione antitubercolare dell’INFPS, l’Istituto Nazionale Fascista di Previdenza Sociale, nel 1929 convinto della sue analisi sulle condizioni meteorologiche della zona persuase tutti che Sondalo era il luogo ideale per realizzare un grande sanatorio da affiancare al più modesto Pineta di Sortenna che, fondato dal dottor Ausonio Zubiani, funzionava già dal 1901.

La costruzione dei nove padiglioni, ciascuno in grado di ospitare sino a 300 malati, richiese otto anni: dal 1932 al 1940.

Le strutture del Villaggio furono costruite tra il 1932 e il 1938, ma i lavori furono ultimati soltanto alla fine della Seconda Guerra Mondiale; gli arredi e le attrezzature furono completati dopo la guerra, quando il complesso entrò in funzione. Si trattò per quei tempi di un cantiere straordinario per dimensione, mezzi, collocazione, per la meticolosa gestione tecnica e la raffinata progettazione; è considerato un capolavoro dell’urbanistica “razionalista”,

Durante il conflitto mondiale, nel sesto e nel settimo padiglione, furono ricoverati in gran segreto alcuni insoliti e prestigiosi pazienti: si trattava di opere d’arte importantissime provenienti da musei e collezioni private tra cui alcune tele di Rubens, Tintoretto e Segantini…

 

 


Ott 07 2016

L’ORIENTAMENTO ASTRONOMICO DELLA CITTÀ ROMANA DI VERONA

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Al  solstizio d’inverno,  il sole filtra da Portoni Borsari  e illumina in asse tutta la via Postumia fino alla chiesa di Santa Anastasia

 

Lo storico veronese  Alberto Solinas fa notare che i cardi della città di Verona, sono orientati al tramonto del sole, nel solstizio d’inverno. Infatti, utilizzando una tavoletta IGM, si ricava che l’orientamento del cardo massimo è circa 55,89° ovest, partendo dal sud.

Tenuto conto che la latitudine del Foro romano, che corrisponde all’attuale piazza Erbe, è di 45,43°, si trova con il programma di “Ferrari” che l’azimut del tramonto al solstizio invernale è 55,46°, praticamente identico.

 


Gen 25 2015

IL MATTONE PIENO, RAGIONI STORICHE

Category: Architettura e urbanistica,Ricerca e tecnologiagiorgio @ 13:15

 

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Uso del mattone piene per le  case della  Pompei romana

 

 

Se la storia del Mattone si perde nella notte dei tempi è solo il mondo Romano che ne sancisce e stabilisce, in maniera definitiva, il suo posto d’onore nel campo delle costruzioni.

Già Marco Vitruvio Pollione infatti, nel suo De Architectura (30 a.C.), tratta in maniera diffusa, attraverso approfondimenti tecnici, l’argomento che verrà poi ripreso da Plinio il Vecchio e da altri autori classici, definendo con il nome di Lydion un mattone di un 1 piede x 1/2 piede (29,6×14,18cm).

 

Il succedersi degli eventi che portarono alla fine dell’Impero Romano, determinarono le ragioni delle differenze dimensionali dei mattoni nelle diverse località. Di fatto già nell’alto medioevo si era consolidata, grazie all’elemento di continuità rappresentato dalla permanenza anche in Italia (dalla Romagna fino al Lazio) dell’Impero Romano d’Oriente, la tradizione che portava definitivamente l’elemento Mattone alla misura standard di 14x28cm con spessori variabili da 3 a 8 cm.

 

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Gen 25 2015

LA CARBONATAZIONE DEL CALCESTRUZZO E L’AGW

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Carbonatazione del calcestruzzo

 

 

di Lynn Yarris, lcyarris@lbl.gov

 

Qualche giorno fa (qui su CM) è stato pubblicato un post riguardante la carbonatazione del calcestruzzo e l’influenza del Global Warming (GW) sul fenomeno.

 

Prima di analizzare il fenomeno è opportuno cercare di capire di cosa si tratta.

 

Il cemento, componente essenziale del calcestruzzo, è il prodotto di un processo produttivo che parte da minerali silico-alluminosi di calcio (calcare, argille e marne) miscelati in opportune proporzioni e finemente macinati e accuratamente miscelati. Dopo deumidificazione ed opportuno trattamento termico all’interno di un forno rotativo alla temperatura di circa 1450 °C, il miscuglio così costituito subisce una parziale fusione dando luogo al cosiddetto clinker. Si tratta di granuli di varie dimensioni costituiti da silicati anidri di calcio, alluminati di calcio e ferriti di calcio che dopo essere stati trasformati in una polvere finissima, sono in grado di reagire chimicamente con l’acqua in modo da generare un comportamento “idraulico” della pasta così formata. Il miscuglio di cemento ed acqua, dopo il fenomeno di presa ed indurimento, genera una roccia artificiale che risulta essere molto simile ad una roccia naturale molto comune nell’area della città di Portland in Gran Bretagna. Da ciò deriva il suo nome: cemento portland.

 

 

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