Ott 16 2016

SI STAVA MEGLIO COI BORBONE? IL DIVARIO TRA SUD E NORD E LE COLPE DEI CALABRESI

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Sembra che inizi a farsi strada e, addirittura, a prevalere un sentimento auto-consolatorio, speculare alle rivendicazioni leghiste, che asseconda e rafforza l’idea che i colpevoli sono gli altri, che sono altrove, che sono al Nord

 

Battista Sangineto Quotidiano del Sud. A PROPOSITO della discussione innescatasi a seguito dell’apertura del Museo della Ferriera di Mongiana, in provincia di Vibo Valentia, avvenuta sabato 24 settembre della quale questo giornale ha,  opportunamente, dato notizia. Mi sembra utile tornare su questo argomento per precisare alcune cose riguardo al divario sociale, economico e politico fra il Sud ed il Nord al momento dell’Unità d’Italia.

Mi pare utile, anche, ricordare che non solo non vi è traccia dello sciocchezzaio anti-unitario e filo-borbonico negli scritti di studiosi seri quali V. Castronovo, G. Candeloro, R.  Villari, P. Ginsborg, A. Placanica, R. Romeo, P. Bevilacqua e A. Capone, ma non se ne trova, traccia, neanche nei più recenti scritti accademici di A. Lepore, D. Malanima, A. Brunetti, E. Felice e G. Vecchi.

 

Volendo riassumere, e necessariamente un po’ semplificare, le tesi di questi ultimi studiosi, si può affermare che la somma degli squilibri socio-economici esistenti tra il Nord e  il Sud, al momento dell’Unificazione, è stata stimata in una differenza del 20- 25% circa nel reddito pro-capite a favore del   Nord.

Un divario, da un punto di vista economico e sociale, consistente: il 90% circa degli abitanti del Sud era analfabeta contro una media del 70%; alla vigilia dell’Unità, nel 1859, la rete ferroviaria piemontese si estendeva per 819 chilometri, quella del Lombardo-Veneto per 522, quella della Toscana per 101, quella dello Stato Pontificio per 257 e quella del Regno delle Due Sicilie per appena 99 chilometri (irrilevante il tratto ferrato Napoli-Portici, praticamente un giocattolo privato del re).

 

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Ott 15 2016

IL PESCE IN LAGUNA VENETA: PICCOLO DIZIONARIO PER I FORESTIERI

Category: Alimentazione e gastronomia,Veneto e dintornigiorgio @ 00:12

 

Pescheria di Cortellazzo

 

 

Il mercato veneziano su pesci, crostacei e molluschi è certo il riferimento più celebrativo e rappresentativo del pesce veneto, appena seguito da quello di Chioggia che per altro ha sue espressioni tipiche.

 

Qui di seguito elenchiamo alcuni nomi in gran parte ripresi da una  pubblicazione degli anni ’20 e, per quanto tempo sia passato, ancora oggi attualissima rispetto a nomi e riferimenti rimasti intatti soprattutto tra i pescatori della Laguna veneta.

 

Espressioni, specie:

 

Anguela, il latterino, quel piccolo pesciolino comunissimo in Laguna che si mangia fritto con la polenta.

 

Astese, l’astice che, un tempo, si ritrovava lungo i murazzi e le dighe del porto.

 

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Ott 14 2016

SONO ORGOGLIOSO DI ESSERE POPULISTA ED ANTI-STATALISTA

Category: Società e politicagiorgio @ 08:04

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di PAOLO BONACCHI

 

Da qualche giorno i ladri di democrazia, i criminali sociali ed i corrotti privilegiati della grande burocrazia parassitaria europea tartassano gli italiani accusando chi non la pensa come loro, oppure chi non è favorevole al sistema che essi stessi hanno creato, di essere un POPULISTA e di appartenere ai POPULISTI, quasi fosse un delitto di lesa maestà nei loro confronti.

 

Gli statalisti ed i parassiti sociali in genere, abituati da sempre a vivere a spese dei lavoratori e degli imprenditori sani, accusano me e tutti quelli che la pensano come me a proposito della Sovranità popolare e del diritto prevalente dei cittadini nei confronti dei loro rappresentanti, di essere un “populista”, ovvero un “demagogo” o di volere un sistema basato sulla “demagogia”.

 

In proposito Noam Chomsky, grande linguista, filosofo e teorico della comunicazione, professore emerito al Massachusetts Institute of tecnology, ci dà un’ottima definizione della parola POPULISMO: “Populismo significa appellarsi alla popolazione” e vorrebbe che “la popolazione fosse partecipe e non spettatrice” del processo di organizzazione dell’ordine sociale.

 

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Ott 13 2016

EUGENIO SCALFARI, QUELLA VUOTA «PIENEZZA DI SÉ»

Category: Media e informazione,Persone e personaggigiorgio @ 00:31

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Il senatore a vita Eugenio Scalfari

 

 

Una volta chiesi a Montanelli un giudizio su Eugenio Scalfari. «Non è dei nostri», rispose senza esitazione il grande Indro, intendendo dire che non è un giornalista. Il suo stile è orripilante: ciceroniano, ore rotundo, privo di capacità di sintesi, involuto, avvocaticchio, retorico, pomposo, magniloquente, sussiegoso, oracolare. E corrisponde perfettamente all’uomo.

 

In un libro senile, Incontro con io, con ambizioni penosamente filosofiche, ha scritto: «Ho finalmente raggiunto la pienezza di me». Non osiamo immaginare, perché pieno di sé Scalfari lo è sempre stato. Parlando, come suole, ex cathedra, non ha mai rinunciato a impartire lezioni, soprattutto di morale; in particolare ai colleghi. Del suo giornale ha scritto: «La qualità culturale e morale di Repubblica non ha riscontro con nessun fenomeno analogo nel giornalismo italiano (…) i suoi lettori rappresentano il meglio della società».

 

Questa boria incontrollata lo ha esposto anche a figuracce incresciose. Nel 1969, quando era deputato socialista, un vigile osò fargli una multa alla Stazione centrale di Milano perché aveva parcheggiato la macchina in sosta vietata. Lui esplose nel più classico e italico: «Lei non sa chi sono io!» e gli scagliò contro l’Espresso, dove il vigile figurava come l’emblema del potere arrogante e protervo e lui, Scalfari, come il cittadino inerme.

 

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Ott 12 2016

LETTERA APERTA AL DIRETTORE DE L’ARENA DELL’AVV. LUIGI BELLAZZI

Category: Media e informazione,Verona società e politicagiorgio @ 08:41

 

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Avv.  Luigi Bellazzi

 

 

Verona, 05/10/16

 

Egregio Signor

Dr. MAURIZIO CATTANEO

Direttore De L’Arena

 

Distinto Direttore,

da più di mezzo secolo, ogni mattina, acquisto L’ Arena. La considero un po’ cosa mia.

Mi rammaricano le voci di un crollo delle vendite, dalle vette delle 70 mila copie al tempo di Beppino Brugnoli alle odierne 25 mila.

 

E’ vero c’è la crisi, c’è la rete, ci sono sempre più radio e tivù, ma alla fine c’è il motivo fondante nel crollo delle vendite: manca l’interesse del lettore per spendere un Euro e passa.

 

La sfida dei quotidiani sta nel saper coniugare notizia (il pretesto) ed informazione (l’interesse).

 

Oggi per Verona, la crisi economica può dirsi “peggio di ieri e meno peggio di domani”.

 

Termometro ignorato, che dà la misura del disastro, è la quotazione delle azioni del Banco Popolare (dal 1867 il salvadanaio dei veronesi): otto anni fa, valevano 38.7 Euri, da tempo poco meno, poco  più di 20 centesimi. Eh sì, i fuorvianti 2 Euri riportati ufficialmente vanno divisi per dieci, perché, nel 2013, dieci azioni venivano accorpate in una.

 

Con le cronache sulle sciagurate vicende del “Potere marcio “ del Banco, l’ Arena avrebbe potuto campar di rendita, facendo girare le rotative giorno e notti e il giornale sarebbe andato a ruba.

 

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Ott 11 2016

IL SECONDO TRATTATO DEL GRANDE SETH

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Il Secondo trattato del grande Set è uno scritto apocrifo di matrice gnostica ritrovato nel settimo dei codici di Nag Hammâdi. È noto in particolare per contenere la teoria secondo la quale non fu crocifisso Gesù ma Simone di Cirene, ripresa poi dall’Islam.

 

L’ORIGINE ED IL CRISTO

 

La grandezza perfetta riposa nell’ineffabile luce, nella verità della madre del tutto.

 

Io sono colui che è perfetto; poiché sono unito a tutta la grandezza dello spirito – che è nostro compagno, e un compagno simile a lui non esiste – dopo ch’io pronunciai una discorso a gloria del Padre nostro.

 

E voi tutti siete giunti a me a motivo di questo discorso. A causa della sua bontà, la parola che è in lui ci ha dotato di un pensiero intramontabile. La sua bontà è schiavitù, poiché «noi moriremo con Cristo», dotati di un intramontabile e incontaminato pensiero. Il segno dell’acqua é un miracolo incomprensibile: di esso non si può parlare. Questa parola deve essere pronunciata da noi. Io sono colui che è in voi, e voi siete in me come il Padre è in me e in voi.

 

Col cuore puro dissi agli altri esseri celesti preesistenti: Convochiamo una chiesa! Visitiamo la Sua creazione! Mandiamo in essa qualcuno, così come Dio visitò le ennoiai che si trovano nelle regioni inferiori. Allorché pronunciai queste parole davanti all’intera folla della numerosa chiesa della esultante grandezza, tutta la casa del Padre della verità se ne rallegrò. È poiché sono uno di loro, della loro sfera, che diedi consiglio in merito alle ennoiai emanate dallo spirito incontaminato, cioè in relazione alla discesa sull’acqua, nelle regioni inferiori. Tutti ebbero un’unica ennoiai quella che procede dall’Uno. Designarono me, perché io ero pronto.

 

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Ott 10 2016

LA BIBBIA E I SUMERI

Category: Bibbia ed Egitto,Religioni e rasiegiorgio @ 07:08

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La Bibbia della tradizione giudaico-cristiana, più che essere ispirata (o addirittura dettata) da Dio, ha molti debiti nei confronti della cultura sumerica. In particolare, buona parte del Genesi non è altro che una trasposizione di episodi narrati in alcuni poemi mitologici sumeri, ripresi dalle successive civiltà mesopotamiche. Il paradiso terrestre, ad esempio, ha il suo corrispettivo nel mito di Dilmun, del quale ricalca fedelmente la descrizione paesaggistica.

 

Nella narrazione sono presenti elementi molto eloquenti: la dea Nin-Ti fa riferimento nel suo nome alla vita e alla costola, laddove, nella Bibbia, Eva è la progenitrice creata da una costola dell’uomo; il dio Enki, dopo aver fatto sgorgare l’acqua dolce dalla terra, aiutando la sorella Ninhursag nella creazione delle piante originarie, se le divora, provocando l’ira della dea che decide di nascondersi; se nella Bibbia Dio punisce Eva con il parto doloroso, nel mito sumero si fa riferimento al parto indolore.

 

Ma nell’episodio del diluvio, analogie ed associazioni lasciano il posto a una vera e propria clonazione. Il Noè sumero, Ziusudra, in accadico Atrahasis e in babilonese Ut-Napishtim, avvisato dal dio Enki che Enlil aveva deciso di sterminare gli uomini per punizione, costruisce una nave, nella quale imbarca esemplari di tutte le specie viventi. Al termine del diluvio, manda, come Noè, degli uccelli in perlustrazione, alla ricerca di terre emerse. Una volta accertatosi del ritiro delle acque, Ziusudra costruisce un altare ed offre un sacrificio agli dei, i quali, placati, lo benedicono, esattamente lo stesso sviluppo del racconto biblico.

 

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Ott 08 2016

FUMANE DI VERONA – GROTTA SOLINAS: IL NOSTRO SCIAMANO È IL PRIMO EUROPEO

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Lo Sciamano di Fumane, grotta Solinas

 

 

Alberto Broglio, scopritore della figura antropomorfa tracciata con l’ocra, ricorda vent’anni di ricerche archeologiche e spiega i più recenti sviluppi

 

Nel 1988, grazie alla Soprintendenza archeologica del Veneto e al Museo civico di storia naturale di Verona, iniziavano le ricerche sistematiche alla grotta Solinas di Fumane.  Il sito, segnalato da Giovanni Solinas nel 1964, era stato oggetto di una prima indagine di Angelo Pasa e di Franco Mezzena, ma a più riprese era stato poi devastato da clandestini.

 

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Ott 07 2016

L’ORIENTAMENTO ASTRONOMICO DELLA CITTÀ ROMANA DI VERONA

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Al  solstizio d’inverno,  il sole filtra da Portoni Borsari  e illumina in asse tutta la via Postumia fino alla chiesa di Santa Anastasia

 

Lo storico veronese  Alberto Solinas fa notare che i cardi della città di Verona, sono orientati al tramonto del sole, nel solstizio d’inverno. Infatti, utilizzando una tavoletta IGM, si ricava che l’orientamento del cardo massimo è circa 55,89° ovest, partendo dal sud.

Tenuto conto che la latitudine del Foro romano, che corrisponde all’attuale piazza Erbe, è di 45,43°, si trova con il programma di “Ferrari” che l’azimut del tramonto al solstizio invernale è 55,46°, praticamente identico.

 


Ott 06 2016

L’ETIMOLOGIA DEL LATINO AMARE

Category: Cultura e dintornigiorgio @ 00:01

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Il latino amare, coi derivati amicus e amoenus, fu per lungo tempo ritenuto di origine indoeuropea: l’Indogermanisches etymologisches Wörterbuch del Pokorny, che riassume le ricerche dei migliori indoeuropeisti apparse fino alla metà del secolo appena trascorso, lo deriva dubitativamente dalla radice *am(m)a ~ *ami «madre», ma riporta al tempo stesso l’opinione di Paul Kretschmer che invece la voce possa essere etrusca. (1)

 

Ritengo che ormai difficilmente si possa sfuggire a quest’ultima ipotesi, sulla scorta dei fondamentali studi etruschi di Massimo Pittau. (2) Ai quali aggiungo qualche osservazione mia.

Innanzitutto, cerchiamo di accertare il significato originario delle voci latine, per quanto ci è possibile: Plauto, vissuto tra il 250 a.C. circa e il 184, ci dà tu mea amoena «tu, mia delizia» (= “tu, amore mio”), quod amas «la tua innamorata» (= “quella che ami”), amare corde inter se «amarsi di cuore (tra di loro)».(3) Il semantema originario dovette quindi, con ogni probabilità, essere proprio AMARE.

 

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Ott 05 2016

L’ESPOSIZIONE CORRETTA NELLA FOTOGRAFIA: IL TRIANGOLO CHE LA REGOLA

Category: Fotografie e immaginigiorgio @ 00:03

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Maschera di  Arlecchino

 

Una foto slavata, oppure, al contrario, buia – sempre che non sia stata realizzata così volutamente, con estro creativo – è un’immagine penalizzata da un difetto di esposizione.

Per esposizione si intende la quantità di luce che raggiunge il sensore digitale (o la pellicola nelle macchine fotografiche analogiche). Si misura in EV (Exposure Value).

 

Tre fattori influenzano la quantità di luce:

 

Apertura del diaframma

Tempo di scatto

Sensibilità ISO

 

Esposizione corretta

In fotografia regolare correttamente l’esposizione è importante quanto scegliere una buona inquadratura. Ci sono due sistemi per regolare l’esposizione: lasciar fare tutto alla macchina (modalità automatica), oppure intervenire manualmente regolando i settaggi. Entrambi hanno pregi e difetti.

 

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Ott 04 2016

L’INVASIONE DEL MERIDIONE DEL 1860, LA FAVOLA RISORGIMENTALE PRIMA E REPUBBLICANA POI, LA EPURAZIONE POLITICA DEL 1992, ANNESSIONE ALL’EUROPA

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L’INVASIONE DEL MERIDIONE DEL 1860, LA FAVOLA RISORGIMENTALE PRIMA E REPUBBLICANA POI, LA EPURAZIONE POLITICA DEL 1992, ANNESSIONE ALL’EUROPA: I QUATTRO CARCINOMI MALIGNI SU CUI E’ STATA COSTRUITA E POI DISTRUTTA CON L’INGANNO DEL “FAVORE POPOLARE”, L’ITALIA MASSONICA

 

Che l’Italia sia da sempre stata nel mirino straniero, quasi per una sorta di mai sopito fastidio per la storia dell’antico e primo impero europeo, quello romano, é cosa arcinota.

 

E’ anche arcinoto che l’Italia nasce come idea e processo massonico, ma per evitare di rendere troppo chiara questa idea, più che di massoneria ci é stato insegnato il nome “carboneria”.

 

Che la Carboneria ovvero la massoneria fossero propaggini delle logge inglesi, che hanno trovato in Inghilterra e poi America le loro sedi privilegiate, é fatto relativamente poco noto, ma assolutamente ovvio essendo, tutte le logge massoniche, propaggini delle logge cosiddette “Scozzesi” e organi che si formano e dipendono da centri di governo non residenti sul territorio delle singole nazioni delle logge aderenti.

 

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Ott 03 2016

IL DEBITO NASCE CON L’UNITA’ D’ITALIA

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Cambiale ai Rothschild

 

 

La campagna del 1859 contro l’Austria per la conquista del Lombardo Veneto, costò al Piemonte 50.000.000 di Lire finanziati dallo Stato più altri 40.000.000 di Lire ottenuti come prestito da banche inglesi e francesi e vide l’impiego di 60.000 uomini.

La Francia, alleata del Piemonte stanziò una somma di 500.000.000 franchi con cambio Lira-Franco paritario e l’arruolamento di 140.000 soldati.

Con l’armistizio di Villafranca tra la Francia, vera vincitrice della guerra e l’Austria sconfitta, parte della Lombardia fu ceduta da questa alla Francia che l’avrebbe girata al Piemonte il quale, in cambio dell’alleanza, cederà La Savoia e Nizza a Napoleone III.

 

Considerando lo scambio Savoia, Nizza – costo sostenuto dalla Francia, l’annessione parziale della Lombardia costò 590.000.000 di Lire che con coefficiente di attualizzazione di 0,0001175 indicato dall’ISTAT e cambio 1936,27 equivalgono a 2.593.272.940 di euro del 2008 (data ultimo coefficiente disponibile)

 

Niente male per uno Stato con appena 7.300.000 abitanti, ma è solo l’inizio perché di li a pochi mesi partirà la campagna chiamata, con eccesso di demagogia, l’impresa dei Mille.

 

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Ott 02 2016

JOSEPH STIGLITZ: LA DEMOCRAZIA È UNA DITTATURA, LA SEGRETEZZA È INACCETTABILE

Category: Economia e lavoro,Società e politicagiorgio @ 00:57

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di MATTEO CORSINI

 

“Dobbiamo liberarci dei paradisi fiscali, non c’è alcuna ragione per la loro esistenza, esistono solo perché lo vuole l’1% delle aziende. La segretezza, come nel caso Apple, dovrebbe essere inaccettabile, per la nostra democrazia”. 

 

Joseph Stiglitz, uno degli economisti assegnatari del premio Nobel che vanno per la maggiore in Italia (assieme a Paul Krugman), si è scagliato contro i paradisi fiscali, sostenendo che ci si debba liberare di essi, quasi come se fossero un virus letale.

 

Quando afferma “non c’è alcuna ragione per la loro esistenza, esistono solo perché lo vuole l’1% delle aziende”, cade in una contraddizione da persona incapace di argomentare in modo logico.

Qui non mi interessa discutere sul fatto che i paradisi siano voluti dall’1% delle aziende o da molti più soggetti; mi interessa invece sottolineare che esistono proprio perché qualcuno li ritiene utili, e questo comporta che una ragione per la loro esistenza è evidente.

 

Trovo poi agghiacciante l’affermazione successiva, ossia che la segretezza “dovrebbe essere inaccettabile, per la nostra democrazia”.

Agghiacciante ancorché non mi stupisca che Stiglitz e tanti altri abbiano questo punto di vista. Confermano che la democrazia è una forma di totalitarismo da parte di governanti che, nella migliore delle ipotesi, sono stati eletti da una maggioranza degli aventi diritto al voto, anche se, sempre più spesso, si tratta di minoranze della popolazione.

 

Non potere avere segreti significa realizzare per intero la distopia di “1984” di Orwell, con la diretta conseguenza che la libertà e la proprietà di ogni individuo, ancorché formalmente riconosciute dal governo democratico, sarebbero sostanzialmente alla totale mercé dello stesso (il Grande Fratello).

Una prospettiva che al consumatore di tasse Stiglitz può apparire innocua, ma non lo è affatto.

 

Fonte: da Miglioverde, 29 settembre 2016

Link: http://www.miglioverde.eu/stiglitz-la-democrazia-e-una-dittatura-la-segretezza-e-inaccettabile/

 

 


Ott 01 2016

IL PATRIO FETICCIO. UN PO’ MASSONE, UN PO’ FASCISTA, UN PO’ DI SINISTRA

Category: Italia storia e dintornigiorgio @ 00:09

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di GILBERTO ONETO

 

Il più sacro gingillo del patriottismo italiano è il tricolore.

Se ne occupano trepidanti un articolo della Costituzione, due articoli del Codice Rocco e una mezza dozzina di leggi e regolamenti. Ci raccontano che è nato a Reggio Emilia il 7 gennaio del 1797 ma già almeno l’anno prima un accalorato giacobino bolognese lo aveva usato a mo’ di coccarda: in realtà il suo impiego ufficiale come simbolo di italianità risale solo al 1848.

 

È una mistificazione sostenere che prima di quella data fosse un segno riconosciuto da tutti i patrioti e che significasse qualcosa di somigliante all’idea di Italia, e anche dopo qualche piccolo problema ce l’ha avuto almeno per una dozzina di anni. Nella legge fondamentale dello Stato italiano è però entrato solo nel secondo dopoguerra.

 

Ma andiamo con ordine. Non è vero che fosse la bandiera dei giacobini italiani. Fra il 1797 e il 1814 è stata formata nella  penisola italiana una miriade di staterelli (fra Repubbliche, Principati e altro) che faceva riferimento alla Repubblica o all’Impero francese, e cioè al giacobinismo e al bonapartismo. Di almeno 24 di questi conosciamo la bandiera usata e, siccome alcuni di loro l’hanno modificata nel tempo o ne hanno usati più modelli contemporaneamente, si ha documentazione di 31 diverse bandiere. C’è di tutto un po’.

 

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