Nov 17 2025

LA CHITINA UN ALLERGENE INSOSPETTATO

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Lo studio ha avuto come oggetto le vie aeree di topi di laboratorio

La chitina, un composto molto comune che conferisce all’esoscheletro di granchi e insetti la caratteristica resistenza, potrebbe avere un ruolo importante nell’insorgenza di reazioni allergiche, e anche dell’asma, nell’essere umano.
 
 È quanto affermano in un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” i ricercatori dell’Università della California San Francisco (UCSF).
 
 Insetti, muffe e vermi parassiti sono le più comuni fonti di allergie e infiammazione e complessivamente producono miliardi di tonnellate di chitina ogni anno. Gli esseri umani e gli altri mammiferi, pur non producendola, possiedono un enzima specifico, la chitinasi, in grado di catalizzare la rottura della sua molecola. 
 
 I ricercatori dell’UCSF si sono messi a indagare su questa strana circostanza e hanno scoperto che la chitina è in grado di innescare una risposta infiammatoria allergica nei polmoni dei topi di laboratorio, così come di aumentare la produzione di chitinasi nelle cellule delle vie aeree. 
 
 Questo e altri risultati supportano l’ipotesi, ancora da verificare attentamente, che la chitina sia all’origine di infiammazioni e allergie e che la chitinasi svolga un ruolo importante nella regolazione della risposta dell’organismo.
 
 “Ora che abbiamo dimostrato che la chitina può scatenare questo tipo d’infiammazione nei topi vogliamo determinare se la sessa sostanza naturalmente presente nell’ambiente possa contribuire alle risposte di tipo infiammatorio o allergico”, ha spiegato Richard Locksley, docente di microbiologia e immunologia dell’UCSF. (fc)

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Fonte: da Le Scienze del 23 aprile 20027

Link:https://www.lescienze.it/news/2007/04/23/news/un_allergene_insospettato-582895/


Ott 25 2025

LA PIZZA È ANCHE VENEZIANA?…

Category: Alimentazione e gastronomia,Veneto e dintornigiorgio @ 20:50

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Foto da  fb. “Ostaria al vecio pozzo” Venezia

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Sul finire del ‘500, l’informatissimo Tommaso Garzoni, nella sua “Piazza universale dei mestieri“, al capitolo “De Fornari, o panatieri, et confettinari, et zambellari et offellari, et cialdonari” ci ha lasciato una lunga lista di quanto si produceva allora a Venezia: 

et al suo mestierio s’appartengono il pane, la fugazza, le PIZZE, le torte, le ciambelle, onde vengon i zambellari, le bracciatelle o bianchi, o zuccherate, o forti, i biscottelli, i burlenghi, il biscotto, le nuvole, i storti, gli occhietti, la festa,le offelle, onde vengon gli offellari, i sosamelli, i mostazzoli, le focaccine, i ritortelli, i cialdoni, onde vengon i cialdonari, uve secche, peri cotto, e tutto quello che sia buono da mangiare essendo cotto nel forno: come i confetti i, da quali son dimandato i confettinari, che si fan di pepe e mele nelle forme loro in fogge diversissime…” 

(da: “Origini e storia della cucina veneziana” di G.Rorato)

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Lug 06 2025

LA “MALEDIZIONE” DI MONTCHAVIN, IL PAESE DOVE 1 ABITANTE SU 12 SI AMMALA DI SLA.

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“Tutta colpa di un fungo considerato una prelibatezza locale” Sedici casi di Sclerosi Laterale Amiotrofica in un villaggio di 200 anime. Un’incidenza 20 volte superiore alla media europea. Una lunga indagine scientifica individua nel “falso spugnolo”, fungo tossico ma apprezzato in cucina, il probabile colpevole. Ma i residenti restano scettici, e l’unico superstite nega di averlo mai mangiato

 

Sembrava un angolo di paradiso, un tranquillo villaggio alpino incastonato tra le montagne francesi. Ma Montchavin, 200 anime nel cuore della Savoia, nascondeva un segreto terribile, una “maledizione” silenziosa che per quasi trent’anni ha seminato morte e angoscia. Tra il 1991 e il 2019, ben 16 residenti – quasi un decimo della popolazione – hanno ricevuto una diagnosi infausta: Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), o malattia del motoneurone (MND), una patologia neurodegenerativa fatale, senza cura né trattamento, che paralizza lentamente il corpo fino a bloccare la respirazione.

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Giu 27 2025

1957…APRIVANO I SUPERMERCATI  IN ITALIA 

Category: Alimentazione e gastronomia,Economia e lavorogiorgio @ 15:22

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Il primo supermercato è apparso nello scenario italiano nel 1957.

Prima di allora dove si trovava tutto il cibo?

Era  nelle case, negli orti e nei campi.

Era nelle cantine, nei granai e nei cortili  di tutta la gente…


Apr 25 2025

LA MOKA BIALETTI È LA NEGAZIONE DELLA TRADIZIONE DEL CAFFÉ ITALIANO

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Il Gruppo Bialetti Industrie Spa è del fondo Nuo, controllato dalla famiglia Pao-Cheng di Hong Kong. La storia della tradizione del caffé della moka è molto, ma molto, più recente e meno tradizionale di quel che si crede

Era da un po’ che la Bialetti, anzi il Gruppo Bialetti Industrie Spa, se la passava malino. Dal 2018 almeno, da quando la Kpmg, società di revisione e organizzazione contabile, aveva segnalato delle irregolarità nei conti. Conti in crisi che avevano imposto la ricerca di un socio, o di un nuovo proprietario. Il nuovo proprietario è arrivato:Bialetti ha ceduto il controllo della società al fondo Nuo, controllato dalla famiglia Pao-Cheng, di Hong Kong. 

Un cambiamento di proprietà come tanti se ne sono visti. Che però ha colpito una gran parte dell’opinione pubblica, degli amanti della tradizione del caffè all’italiana, non per forza sovranisti sia chiaro, ma affezionati alle “sane e vecchie” tradizioni. 

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Feb 23 2025

LE COZZE MASCHIO E FEMMINA 

Category: Alimentazione e gastronomiagiorgio @ 09:29

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Se mi è permesso un po’ di cultura e curiosità gastronomica, voglio condividere con voi questa informazione per chi ancora non la conosce.

Molte volte, mentre si mangiano le cozze, ci si chiede perché la carne all’interno presenti colori diversi.

Il fatto che il colore sia pallido o arancione non influisce direttamente sul sapore.

Il colore indica semplicemente il sesso del mollusco: se è più pallido, si tratta di un maschio, mentre se è di un colore arancione, si tratta di una femmina.

A proposito, se le cozze avessero lo stesso prezzo delle ostriche, probabilmente le apprezzeremmo di più. Quando sono al massimo della loro qualità, sono squisite. Le cozze, per esempio, vanno contro la regola delle “R”, almeno quando sono nostrane: nel Mediterraneo, infatti, si riproducono durante la stagione più fredda, e nei mesi estivi (senza “R”) raggiungono il massimo del loro gusto, diversamente da quel che accade per quelle francesi o iberiche.

Quelle che provengono dalle rias galiziane sono eccellenti, piene di sapore e con una grande quantità di carne, mentre quelle del Mediterraneo, seppur più piccole, hanno un sapore elegante e persistente.

Inoltre, le cozze sono un alimento molto completo: hanno un alto contenuto proteico, poche calorie, vitamine A e B e una grande quantità di minerali.


Feb 18 2025

MANGIA SANO SE IL CORPO È MALATO, NON IL CONTRARIO

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 10:23

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Far degenerare una patologia, ancorché presente un predisposizione genetica magari, è molto più facile in questo momento storico proprio a causa della pandemia sociale.

Sempre più persone arrivano alla mia attenzione sempre con problematiche autoimmuni, gastrointestinali, psico-nutrizionali e mi trovo a dover fronteggiare vere e proprie situazioni di “panico da cibo”.

E’ una epidemia che non si vede, di cui nessuno parla, che nessuno vuole “comunicare” ma che è più pericolosa e dannosa di quanto possiamo immaginare.

Tutto parte (quasi) sempre dalle porcherie che mangiamo.

In un contesto socio-sanitario in cui dilaga l’infiammazione (soprattutto da cibo) una giusta strategia alimentare potrebbe essere benefica per molte persone ed alleggerire il carico economico del singolo e dello stato.

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Feb 05 2025

I BIGOLI. LA PRIMA PASTA PER ESTRUSIONE AL MONDO.

Category: Alimentazione e gastronomia,Veneto e dintornigiorgio @ 08:03

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1304, nascono in Veneto i Bigoli, la prima pasta per estrusione al mondo.

Le tracce storiche di questa pasta risalgono già al 1300. Durante la guerra che la Serenissima Repubblica ingaggiò con i turchi colpevoli di affondare le navi che trasportavano il prezioso grano duro, a un pastaio addetto al vettovagliamento venne l’idea di usare la poca farina di grano duro che restava, mischiata al grano tenero in modo da formare un grosso spaghetto. Ebbe un tale successo che il nome “bigolo” può essere rintracciato anche in famose ballate e filastrocche popolari dell’epoca.

Ma è solo a partire dal 1600 che i Bigoli entrano effettivamente “in produzione”. Nel 1604 un pastaio di Padova, Bartolomio Veronese detto Abbondanza, venne autorizzato dall’allora Consiglio del Comune a godere del brevetto di un macchinario di sua invenzione che presto prese il nome di Torcio Bigolaro. Costruito in legno, questo particolare torchio aveva forma cilindrica e permetteva di comprimere l’impasto con una leva o a volte con un manubrio, facendolo passare attraverso una trafila a fori larghi dai 2 ai 2,5 mm, per formare il bigolo e altri formati di pasta. Il signor Abbondanza infatti pare che produsse diversi tipi di pasta lunga.

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Gen 12 2025

IL PANDORO : LA STORIA DEL NOSTRO DOLCE NATALIZIO SIMBOLO DELLA VERONESITÀ.

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Il pandoro è un tipico dolce veronese che viene consumato soprattutto durante le festività natalizie, gran sostituto del “milanese” panettone. 

È uno dei dolci natalizi più tipici in Italia. Deriva dal nome in lingua veneta“pan de oro” e veniva servito sulle tavole dei ricchi veneziani insieme al nadalin.  Le origini della ricetta sono da ricercare ai tempi dell’antica Roma, e se ne fa menzione in uno scritto minore che risale al primo secolo d.C., ai tempi di Plinio il Vecchio, che secondo Michela Becchi cita un cuoco di nome Vergilius Stephanus Senex, che preparò un “panis” con fiori di farina, burro e olio., anche se secondo molti le prime tracce del pandoro risalgono al 1500 nel periodo della Repubblica Veneziana. C’è però chi è convinto che sia l’evoluzione di altri dolci, come il Nadalin, un dessert a forma di stella, oppure il Pane di Vienna, simile ad una brioche.

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Ott 07 2024

LA RUSUMADA – LA MERENDA DELLA TRADIZIONE LOMBARDA 

Category: Alimentazione e gastronomia,Padania e dintornigiorgio @ 12:39

“Ta se giù de corda?” chiedeva la nonna, e subito si metteva a preparare una merenda “speciale”: La Rusumada.

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La rusumada – rosumada, italianizzato in rossumata – per secoli protagonista nelle cucina di Milano e Brianza è, ahinoi, da annoverare nella lista delle bevande estinte, scalzata in pochi decenni dalla concorrenza di prodotti industriali più “moderni”.

Si tratta di una alternativa lombarda allo zabaione, ma al contrario di questo non necessita di cottura. Prende il nome dal tuorlo, il rosso dell’uovo, chiamato in dialetto rüss d’oof o rüsümm. Era la colazione golosa e casalinga di una volta, preparata nei giorni in cui la zuppa di latte e pane secco non bastava più, magari perché c’era una qualche infreddatura da curare o un piccolo goloso da coccolare.

Erano tempi in cui i sicuro un goccio di vino, anche a colazione, non faceva inorridire nessuno e le mamme di una volta ben volentieri preparavano la russumata quando i piccoli di casa avevano bisogno di una sferzata di energia o per contrastare i malanni della stagione fredda. 

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Set 24 2024

IL LATO NASCOSTO DELLE BIBITE. ZUCCHERI, ACIDI E LA NECESSITA’ DI UN DETOX.

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 18:02

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ACQUA NERA DELL’IMPERO

Scopri cosa si nasconde dietro le bibite gassate più famose al mondo e come un detox alimentare può aiutarti a liberarti dai loro effetti nocivi sulla salute.

In un mondo sempre più orientato verso il consumo rapido e spesso inconsapevole, poche cose sono tanto universali quanto l’abitudine di bere bibite gassate. Questi prodotti, apparentemente innocui, fanno parte della vita quotidiana di milioni di persone in tutto il mondo. Tuttavia, dietro il loro gusto dolce e rinfrescante si nasconde una realtà fatta di sostanze chimiche, additivi e strategie di marketing che mirano a influenzare il nostro comportamento alimentare e, in molti casi, la nostra salute.

Il testo che segue, scritto da un ricercatore americano che ha dedicato anni allo studio e alla produzione di bibite, offre una visione approfondita e critica di questo settore. Non si tratta solo di un’analisi tecnica della composizione delle bibite, ma di un vero e proprio viaggio dietro le quinte di uno dei mercati più potenti al mondo, quello delle bibite zuccherate. Con uno sguardo attento e talvolta ironico, l’autore ci guida alla scoperta delle formule “segrete” di alcuni dei marchi più famosi, rivelando i motivi per cui la Coca Cola e la Pepsi hanno ricette volutamente simili ma legalmente diverse, e quali meccanismi chimici sono alla base della sensazione di “freschezza” che tanto ci attrae.

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Set 08 2024

GLI GNOCCHI VERONESI 

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Gli  gnocchi del Da Vico, non aveva come ingrediente la patate, assomigliavano più alle orecchiette  baresi.  

Si inizio ad usare le patate, solo verso il 1869  dopo che il savoiardo  di Chambéry, Luigi Federico Menabrea    ideò  la famigerata Tassa sul Macinato.  

Prima le patate da noi venivano “consumate”  solo dai maiali.. uno dei pochi animali che potevano mangiarle crude  senza star male…

I primi a soccombere al detto: “Co San Marco comandava se disnava e se senava; soto Franza, “brava gente”,  se disnava solamente; soto casa de Lorena  no se disna e no se sena; soto casa de Savoia de magnar te ga solo voja.…  i n’à portà na fame roja e ne toca andar via… vaca troja…vaca troja.”… e chi rimaneva  a mangiar patate, furono, nello stesso anno, gli abitanti di Vaggimal  di Sant’Anna d’Alfaedo,… e da  li a seguire  tutta la provincia di Verona   e mezza Italia. 


Mag 11 2024

IL FRICO

Category: Alimentazione e gastronomiagiorgio @ 00:24

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Una breve storia  del frico,   uno dei cibi più conosciuti ed apprezzati in Friuli e dai friulani nel mondo 

Ho trovato su un vecchio libo friulano la storia del Frico e siccome presumo sia abbastanza veritiera ve la voglio far conoscere. 

Il nome Frico pare derivi da una pietanza simile della cucina francese chiamata Fricò e anche in Friuli pare si chiamasse così fino all’800 quando l’accento scomparve e il nome fu quello attuale. 

Si racconta che il primo Frico sia stato cucinato in Carnia per poter usare tutti i pezzetti di formaggio rimasti in cucina o come residui delle forme in latteria. L’aggiunta di patate fu necessaria perché la pietanza non venisse tanto dura visto che a quei tempi soprattutto gli anziani avevano molti problemi di denti. 

La prima vera testimonianza scritta però la troviamo già nel lontano ‘400 quando un certo Martino, cuoco raffinato del Patriarca di Aquileia Ludovico Trevisan, che fu in carica dal 1439 al 1465, lasciò uno scritto su cui scriveva la sua ricetta del Frico a cui lui aggiungeva cannella e zucchero. Il famoso cuoco diceva che lui usava solo formaggio di quello migliore cotto nel burro e l’aggiunta della cannella, come già detto, era solo dovuta alla golosità del Patriarca.

Adesso i tipi di Frico sono molti, da quello “morbido” cotto con aggiunta di patate, cipolle, altre verdure o salsiccia, a quello più “asciutto” in cui viene cotto del formaggio grattugiato o tagliato a fettine nel burro o nell’olio. 

Un cibo povero ma che piace a tutti, dai più piccoli ai più grandi, dai più abbienti ai più miseri, dagli italiani agli americani e via di questo passo fino ad arrivare sulle tavole dei migliori ristoranti che lo propongono assieme alla poverissima polenta, ora divenuta gradita pietanza ricercata e richiesta come rarità.

Eugenia Monego


Mag 10 2024

RICETTA BASE PER IL  GOULASCH

Category: Alimentazione e gastronomiagiorgio @ 11:51

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Questa è la ricetta di mio marito, perché questo piatto lo prepara sempre lui. ( Lo cucinava quando era cuoco e lavorava nei ristoranti)



Ingredienti per il goulasch ( per 4 persone)

• 800 g manzo di taglio anteriore (girello o sottospalla)

• 300 g di cipolle 

• 80 ml di olio extravergine d’oliva

• 1 bicchiere di vino rosso

• 1 cucchiaino di paprica forte
o quanto basta per i propri gusti 

sale quanto basta
Farina bianca, quanto basta per infarinare i pezzi di carne 

Come carne va bene anche il taglio detto cappello del prete. Quello che ho usato io. Basta sia tagliato a pezzi non troppo piccoli. 

Infarinare la carne senza esagerare con la farina. 

Rosolare, senza abbrustolire, le cipolle e aggiungere la carne infarinata, rosolare bene anche la carne senza fare attaccare ( meglio usare una padella antiaderente con fondo spesso), quando la carne e ben rosolata, bagnare con vino rosso e aggiungere la paprika, aggiungere poi acqua calda all’occorrenza, quando asciuga, fino cottura ultimata. 

Di solito ci vogliono tre/quattro ore perché deve cuocere lentamente a fuoco basso


Va servito con polenta concia come da ricetta:


INGREDIENTI PER LA POLENTA CONCIA

( tipica della Val di Ledro, in Trentino)

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Mag 09 2024

ZUCCHERO E TUMORI

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 22:31

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Un articolo pubblicato sul New York Times il 4 maggio 1931 (ancora disponibile sul sito del quotidiano), parla delle ricerche su zucchero e tumori dell’eccellente Gladys E. Woodward, una delle poche donne a lavorare nella ricerca all’epoca.

Fino agli anni Cinquanta si parlava regolarmente come lo zucchero ed i carboidrati fossero responsabili di molti tumori, anche grazie alle ricerche di Otto Warburg (che gli valsero il premio Nobel) nella Germania degli anni Trenta.


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