Giu 30 2016

IL PANE MODERNO PRODOTTO DAL GRANO MODERNO

Category: Alimentazione e gastronomiagiorgio @ 00:07

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Quasi tutta la produzione di pane e pasta proviene da un grano che dalla fine  degli anni ottanta è stato “modernizzato.” Questo grano, anziché avere 7 cromosomi come quello antico, ne ha 48.

Parallelamente in questi anni, le persone che non possono mangiare i farinacei  sono aumentate da una su 2000   a   una su 150.

 

Ma guarda che  strana  coincidenza!

 

Fonte: liberamente tratto da “ Aprite le Orecchiette” di Pino Africano

 


Giu 29 2016

STORIA DI UNA GIACCA ROSSA E BLU

Category: Veja migiorgio @ 00:11

 

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Erano i primi anni settanta e a Natale ero riuscito finalmente a regalarmi la mia prima giacca a vento imbottita: il primo fine settimana libero, su in cima al monte Carega, bisognava assolutamente collaudarla! Non era importante se eravamo in pieno inverno.

 

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Tanto, era sì o no una giacca a vento imbottita? Ci si metteva sotto una canottiere di lana, una camicia di lana, due maglioni, mi sentivo di poter andare al Polo Nord!

 

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Dieci anni dopo finiva nel corredo di mia moglie, diventando anche più elegante.

 

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Venticinque anni ancora e passava a mia nipote Caterina.

 

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Dopo quarant’ anni eccola indossata da mia cognata Paola al mercatino di Santa Croce. Lei ha ancora il fisico per quella giacca, io l’ho perso da parecchi anni.

 

Ma la giacca a vento? Tutto lavoro italiano, e si vede!

 


Giu 28 2016

ANCHE IL SONNO È RAZZISTA: BIANCHI E NERI SOGNANO IN MODO DIVERSO

Category: Natura e scienzagiorgio @ 00:08

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Lo rivela uno studio condotto dall’University of California di San Diego.

 

Lo studio, durato cinque anni, ha analizzato il sonno di 164 soggetti umani con un polisonnografo, una macchina per polisonnografia che dispone di uno scanner per il cervello, sensori della respirazione e molto altro.

 

La polisonnografia è il termine usato per indicare una registrazione simultanea di più parametri fisiologici durante la notte, mediante un polisonnigrafo. Normalmente nel corso del test vengono registrati due o più canali EEG, vari canali elettromiografici, i movimenti di torace e addome, il flusso oronasale, la saturazione di ossigeno nel sangue.

 

Gli scienziati hanno scoperta un’ampia differenza a livello razziale tra partecipanti negri (negri è il termine corretto per i neri subsahariani) e bianchi partecipanti.

 

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Giu 27 2016

STUDIO: PIÙ UNA ZONA È MULTIETNICA, PIÙ I RESIDENTI SONO INFELICI

Category: Società e politicagiorgio @ 00:13

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Chiamatela l’infelicità dell’immigrazione.

Uno studio ha scoperto che un aumento della “diversità” rende i residenti di una zona più infelici e più socialmente isolati, mentre quelli che si trasferiscono in zone più omogenee popolate dal proprio gruppo etnico sono più felici.

 

Il che apre scenari inquietanti e descrive l’immigrazione come ennesimo fattore di diseguaglianza sociale: gli immigrati tendono a trasferirsi nei quartieri poveri o comunque non ricchi, il che significa che l’impatto dell’infelicità da loro portata colpisce solo i cittadini che già vivono nel disagio, così ampliando la forbice della diseguaglianza sociale.

 

Non è il primo e non sarà l’ultimo studio a scoprire l’acqua calda: più un quartiere si ‘diversifica’ etnicamente, più il tessuto sociale si disgrega.

 

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Giu 26 2016

LE METAMORFOSI POLITICHE: RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI:

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Alla sinistra di Hitler (per chi guarda la foto) vediamo la guida ufficiale, con una impeccabile urbace fascista nera propria di una persona di alto rilievo nella monenclatura mussoliniana, di quella memorabile visita che segnò l’inizio dell’inesorabile rovina dell’Italia attraverso i patti scellerati con la Germani nazista.

 

Quel giovanotto altezzoso vestito con l’urbace nera completa di fez, e con la mandibola preparata a copia del capo (Benito) è l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli.

 

Uno dei tanti che verso la fine della guerra si convertì all’antifascismo.

 

Nella discussione sui mandanti dell’omicidio Gentile verso il 1944, era stato fatto il nome anche di Bianchi Bandinelli, sulla base di una testimonianza resa nel 1981 dallo scrittore Romano Bilenchi allo storico Sergio Bertelli, secondo la quale la decisione sarebbe stata presa in una riunione ristretta a cui avrebbe partecipato anche l’archeologo.

 

Dopo la fine del conflitto Fece parte del comitato centrale del Partito Comunista Italiano ebbe incarichi di grande rilievo nell’ambito archeologico, sempre appoggiato dal suo nuovo partito.

 

La voce che commentava il film Luce della visita di Hitler a Roma, da dove è tratta la foto, era di Vittorio Veltroni padre di Walter.

 

Fonte: da Luigi Pellini

Link: http://luigi-pellini.blogspot.it


Giu 25 2016

DONNE SARDE: CAPO COPERTO E… L’ INFINITA GRAZIA
 DEL LORO SENO

Category: Popoli e nazionigiorgio @ 00:03

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Per quanto svariati siano gli acconciamenti femminili della Sardegna, hanno però quasi tutti questi due caratteri eccezionali: molta copertura nel capo, e grazia infinita per lasciar indovinare le bellissime bellezze del seno.” (Paolo Mantegazza).

 

Il decantato seno delle donne sarde, lo stesso che “colpì” i padri gesuiti tra il 1825 e il 1840, al punto tale, da consigliare alle donne campidanesi di coprirselo con una pezzuola di stoffa, da allora detta su parapettu.

 

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 DEL LORO SENO”


Giu 24 2016

IL CARTIGLIO DEL FARAONE

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 00:08

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Cartiglio Nefertari

 

Per gli antichi egizi la parola aveva un magico potere: il nome evocava, creava, “era” la cosa nominata. Chiamarsi “Protettore dell’Egitto” voleva dire divenirlo realmente.

Questi concetti davano un potere creativo tanto alla scrittura geroglifica, quanto alle raffigurazioni.

 

Per questo il nome del cartiglio era fondamentale per il sovrano, che ne possedeva ben cinque: la  “titolatura” reale.

 

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Giu 23 2016

NELL’ANTICO EGITTO OGNI COLORE AVEVA UN PERCHÉ

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 00:21

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Per gli antichi Egizi ogni colore aveva un preciso significato.

 

Il verde ed il turchese, che richiamavano la vegetazione e l’acqua, rappresentavano giovinezza e rigenerazione.

 

Il blu dei lapislazzuli simboleggiava i loro capelli.

 

Per ottenere il celeste si utilizzava l’azzurrite.

 

Il rosso era il deserto e perciò il caos ( gli egizi elencavano i nomi delle entità ritenute pericolose).

 

A questo colore si contrapponeva il nero della terra fecondata dal limo che simboleggiava l’eterno rinascere della natura.

 

Il nero era ricavato dal carbone o dall’ossido di manganese.

 

Il giallo, il colore dell’oro, era associato alle membra degli dei.

 

Per ottenere il giallo usavano l’ossido di ferro idratato.

 

Il bianco ovverosia l’argento, corrispondeva alle loro ossa.

 

Il bianco si ricavava dal gesso o dal calcare, finemente tritato.

 

Per i marroni si mescolavano ossido di ferro e pigmenti bianchi.

 

Per il rosso si utilizzava l’ossido di ferro anidrato.

 

Il verde veniva prodotto polverizzando la malachite.

 

A partire dalla XII dinastia fa la sua comparsa l’arsenico.

 

Il legante per i colori non è stato ancora identificato con sicurezza. Forse venivano utilizzati materiali gommosi, cera d’api e bianco d’uovo.

 

Fonte:             http://www.anticoegitto.net/

 


Giu 22 2016

PERCHÉ L’EGITTO SI CHIAMA EGITTO E PERCHÉ L’ALTO EGITTO È IN BASSO ?

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 08:50

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Il primo ad usare il nome Aigyptos fu il poeta greco Omero.

Questa parola era la versione greca di “Hikuptah”, termine che in babilonese indicava il tempio di Ptah a Menfi, noto come “Castello del Ka di Ptah”.

Gli antichi Egizi, invece, chiamavano il loro paese Kenet o Kemi, cioè “terra nera”, riferendosi alla feconda terra coperta dal nero limo lasciato dalle piene del Nilo.

La zona desertica era invece chiamata Dashret, “la terra rossa”.

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Giu 21 2016

L’ ARCHEOLOGO ZIVIE: CI VUOLE PRUDENZA SULLE NUOVE CLAMOROSE SCOPERTE SU TUTANKHAMON

Category: Archeologia e paleontologia,Bibbia ed Egittogiorgio @ 02:06

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Bisogna ritrovare la calma, lasciar decantare l’emozione dopo le rivelazioni sul Dna delle mummie egiziane, perche’ ragionando secondo il rigore scientifico ci sono poche certezze. In particolare, se e’ ormai scontato che il mitico Tutankhamon non e’ morto assassinato, non e’ poi cosi’ matematicamente sicuro che sia figlio di Akhenaton: non e’ certo al 100% che la mummia su cui e’ stato prelevato il campione di Dna sia proprio quella di Akhenaton.

 

Percio’ occorre lasciar lavorare la ricerca. A riportare ordine nel trambusto provocato dalle dichiarazioni della scorsa settimana di Zahi Hawass, vice ministro della cultura e segretario generale del Consiglio supremo delle antichita’ egiziane, e’ Alain Zivie, capo della missione archeologica francese dell’insieme di tombe denominate Bubasteion a Saqqara.

 

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Giu 20 2016

ROMA. SCOPERTE DALLE CATACOMBE DI SANTA TECLA: TROVATE LE ICONE DEGLI APOSTOLI PIETRO E PAOLO E FORSE GIACOMO E GIOVANNI

Category: Chiesa Cattolica,Storia e artegiorgio @ 00:13

 

ROMA CATACOMBE DI SANTA TECLA - Fotografo: BENVEGNU_-GUAITOLI-LANNUTTI

ROMA CATACOMBE DI SANTA TECLA – Fotografo: BENVEGNU_-GUAITOLI-LANNUTTI

 

Sulla via Ostiense, a poca distanza dalla Basilica di San Paolo fuori le mura

 

Continuano le sorprese sul fronte dell’archeologia sacra. Gli scavi sono eseguiti dalla Pontificia commissione di Archeologia sacra presieduta da Monsignor Gianfranco Ravasi. Le ipotesi e le voci che più si sentono sono quelle che in un cubicolo siano stati scoperti altre due icone di Apostoli, si dice che raffigurino forse Giacomo e Giovanni, e ancora un Daniele tra i leoni e il sacrificio di Isacco. Si sta lavorando con il laser per ripulire la patina calcarea che ricopre la volta dell’ipogeo.

 

Nel giugno scorso, nella ricorrenza dell’anno giubilare di San Paolo, fu scoperta una icona raffigurante l’Apostolo delle genti risalente al IV secolo d.C. Il volto di San Paolo ha la fronte ampia e con rughe, barba lunga a punta, l’Apostolo è raffigurato con i tratti tipici del pensatore.

 

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Giu 19 2016

VOLETE SAPERE CHI ERA DAVVERO MOHAMMED ALÌ FUORI DAL RING? RILEGGETE L’INTERVISTA CHE GLI FECE ORIANA FALLACI A NEW YORK, NEL MAGGIO 1966, PER “L’EUROPEO”

Category: Persone e personaggigiorgio @ 09:47

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Oriana Fallaci – Mohammed-Ali

 

Da “Libero quotidiano”

 

Per gentile concessione di Edoardo Perazzi, erede di Oriana Fallaci, pubblichiamo ampi stralci dell’intervista con Mohammed Alì che la scrittrice fiorentina realizzò per L’Europeo. Il testo uscì il 26 maggio 1966, col titolo “Che aspettano a farmi presidente di uno Stato dell’Africa?”. L’intervista è contenuta nel volume antologico “Le redici dell’odio. La mia verità sull’Islam”, uscito per Rizzoli nel 2015 e appena ristampato in edizione economica.

 

Un pagliaccio simpatico, allegro, e innocuo. Chi non ricorda con indulgenza le sue sbruffonate, le sue bugie, i suoi paradossi iniziati alle Olimpiadi di Roma quando mise in ginocchio ben quattro avversari, un belga un russo un australiano un polacco, e la medaglia d’ oro non se la toglieva neanche per andare a letto, imparò per questo a dormire senza scomporsi, Dio me l’ ha data e guai a chi la tocca.

 

Nei ristoranti, nei night-club, entrava avvolto in una cappa di ermellino, in pugno uno scettro: salutate il re, io sono il re. Per le strade girava guidando un autobus coperto di scritte inneggianti alla bellezza, la sua bravura, o una Cadillac color rosa salmone, i cuscini foderati in leopardo. Sul ring combatteva gridando osservate come mi muovo, che eleganza, che grazia, e se lo fischiavano rideva narrando che il primo pugno lo aveva tirato alla mamma a soli quattro mesi, sicché la poveretta cadde knock out mentre i denti schizzavano via come perle di una collana.

 

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Giu 18 2016

LA DIETA MILLENARIA DEI MONACI TIBETANI PER UN ALTO LIVELLO DI COSCIENZA E VITALITÀ

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 00:03

monaci tibetani pranzo

 

 

I monaci tibetani sono conosciuti per vivere incredibilmente a lungo e questo non ci sorprende più di tanto se consideriamo lo stato di pace in cui vivono e il paradiso incontaminato in cui vivono. E’ importante quindi anche analizzare qual è la loro dieta per comprendere come un corpo così in pace si nutra per avere alti livelli di coscienza ed energia per svolgere le attività quotidiane anche in avanzatissima età.

 

Bisogna subito dire che esistono tante diverse scuole di buddismo e quindi dire che i buddisti sono vegetariani o vegani non è esatto. Nella scuola Theravada infatti si afferma che il Buddha permetteva ai suoi discepoli di mangiare pollo, pesce, uova evitando però il bovino che era ritenuto sacro in India.

 

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Giu 17 2016

DIETA DEL GRUPPO SANGUIGNO SECONDO IL DOTT. MOZZI

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 01:05

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Piero Mozzi al mercatino prodotti biologici  di Appiano

 

DIETA DEL GRUPPO SANGUIGNO ZERO SECONDO IL DOTT. MOZZI

 

La dieta del gruppo sanguigno 0, secondo il Dott. Mozzi, prevede la distinzione tra alimenti considerati benefici, che possono essere consumati senza problemi, alimenti neutri, che sono meno validi rispetto ai primi, ma ammessi nell’alimentazione, e alimenti nocivi, che risulterebbero dannosi per l’organismo e che, quindi, dovrebbero essere evitati. Le persone con gruppo sanguigno 0 dovrebbero evitare gli alimenti che contengono glutine, perché le lectine di questa proteina interferiscono con l’attività dell’insulina e di conseguenza rallentano il metabolismo. Tutto questo può causare, nel corso del tempo, un aumento del peso corporeo e l’insorgenza di alcune patologie, come il diabete.

 

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Giu 16 2016

LE SEI REGOLE DI ORWELL PER LA BUONA SCRITTURA

Category: Pensieri e parolegiorgio @ 00:18

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George Orwell

 

Un linguaggio corrotto è sintomo di un modo di pensare corrotto. E scrivere male ha conseguenze politiche. Così pensava lo scrittore inglese, invitando tutti a riparare al danno

di LinkPop

 

La nostra civiltà è in una fase decadente. E il nostro linguaggio non può che condividere questo crollo”.

Così diceva, nel 1948, George Orwell, a proposito della civiltà e della lingua. Era una delle tante lamentationes sulla continua e inevitabile corruzione della lingua. Ce ne erano state tante prima di lui, ce ne sono state altre dopo.

Orwell collega questa decadenza alla politica: “I discorsi dei politici sono, in larga parte, la difesa dell’indifendibile”. Il colonialismo, le deportazioni e i bombardamenti erano camuffati con parole nuove, espressioni edulcoranti, passaggi descrittivi creativi perché la pace interiore del lettore non venisse turbata. “Immagini usurate”, diceva Orwell, e “mancanza di precisione” erano il segno più evidente dello scadimento culturale.

 

In mezzo a questo disastro, però, la possibilità di salvarsi, o quantomeno galleggiare, c’era. E lo scrittore inglese la racchiude in un piccolo elenco di regole da seguire con molta cura. “Imparare a scrivere male è facile”, diceva. “In certi lavori (accademia, giornalismo, linguaggio aziendale) è quasi inevitabile”.

La buona notizia è che “il processo è reversibile”. Basta seguire queste norme di linguaggio, raccontate in questo saggio.

 

1) Mai usare una metafora, una similitudine o altre figure retoriche che sei già abituato a vedere stampate in giro

 

2) Mai usare una parola lunga, quando una breve può sostituirla senza modificarne il senso

 

3) Se si può tagliare qualcosa, la si tagli

 

4) Mai usare la forma passiva quando si può usare l’attivo

 

5) Mai usare una parola straniera, o del linguaggio tecnico-scientifico, o dialettale se si può pensare una parola corrispondente nell’inglese di ogni giorno (ma vale anche per l’italiano)

 

6) Infrangi pure tutte queste regole se la scelta è di dire qualcosa di barbaro

 

Per “barbaro” non è chiaro cosa intendesse, ma ognuno ha i suoi metri di giudizio. Due cose sono notevoli: Orwell si concentra sulla parola, al massimo sul sintagma, e mai sulla forma della frase (a parte la differenza attivo/passivo). Ma soprattuto, Orwell spiega bene che tutte queste regole devono valere per la scrittura “professionale”. La lingua letteraria, invece, è un’altra cosa. E con quella non ci sono regole che tengano.

 

Fonte: da LINKIESTA.it del 23 maggio 2016

Link: http://www.linkiesta.it/it/article/2016/05/23/le-sei-regole-di-orwell-per-la-buona-scrittura/30463/

 


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