Nov 17 2014

IL LEONE DI VETRO DAL 13 NOVEMBRE AL CINEMA

 IL LEONE DI VETRO

 

A partire da Giovedi 13 novembre 2014 esce nel Veneto e in tutte le sale d’Italia

il film del regista napoletano Salvatore Chiosi

 

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BOICOTTATO IL LEONE DI VETRO: IL FILM ACCUSATO DI INDIPENDENTISMO

 

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Salta la proiezione al Melies, caso politico da Vazzola a Conegliano

 

CONEGLIANO. Le major cinematrografiche boicottano “Il leone di vetro”, che è stato girato anche nel Coneglianese. Doveva uscire anche al Melies di Conegliano, ma non verrà proiettato. «Il motivo? Il ricatto delle multinazionali», è questa l’accusa fatta attraverso i social network dalla produzione del film, il caso è diventato anche politico.

«Il cinema Melies di Conegliano», è la comunicazione dello staff del film, «dopo averci richiesto la pellicola e dato l’ok per la proiezione in sala, mandando anche il trailer tra quelli prossimamente in cartellone, a tre giorni dall’uscita fa dietrofront e ci comunica che non proietterà più il film».

Il film storico narra le vicende di due famiglie venete nell’annessione del 1866. Ha visto molti ciak nella Marca, con protagonista lo storico Borgo Malanotte, di Tezze di Piave, e i suoi abitanti che hanno fatto da comparse. Per questo in molti attendevano l’uscita nelle sale. Invece a Conegliano il film è saltato.

L’Associazione Borgo Malanotte ha commentato con un «Senza parole». Si è sollevato anche un polverone politico, con voci di una “censura” per i contenuti vicini all’indipendentismo.

 

 


Nov 11 2014

SERGIO SAVIANE, NOSTRO MAESTRO – RIPESCATO DALL’OBLIO UN GRANDISSIMO CHE HA CAMBIATO IL VOLTO DEL GIORNALISMO

Nuovo libro di Stefano Lorenzetto – Dalla genialità e alle staffilate che lo portavano da un giornale all’altro, al dramma della morte della figlia Caterina – La passione per i soprannomi e quella, mai sopita, per l’irriverenza con la quale addestrò un’intera generazione di giornalisti…

 

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Sergio Saviane

 

Il quarto veneto notevole entrato nella mia vita fu quel cronista di razza e inarrivabile scrutatore di umane debolezze che rispondeva al nome di Sergio Saviane. Non riesco a darmi pace per aver maldestramente cancellato il messaggio di benvenuto della sua segreteria telefonica, che avevo tenuto per anni inciso nella mia; una registrazione effettuata pochi giorni dopo la sua morte, avvenuta nel 2001, quando, telefonando al numero 0423 563676, ti rispondeva ancora lui, come se fosse vivo: «Non sono in casa. Potete lasciare un messaggio dopo il segnale acustico».

 

E qui – ecco il genio assoluto, l’irriverenza fatta persona – invece del banale bip elettronico ascoltavi Saviane che gorgheggiava soavemente, tale e quale il fringuello che si sentiva in sottofondo nel motivetto L’uccellino della radio cantato da Silvana Fioresi negli anni Quaranta. Nella scelta di imitare il cinguettio che dalle onde medie prima dell’Eiar e poi della Rai tenne compagnia a tre generazioni d’italiani, c’era una totale identificazione con quello che era stato il suo lavoro di critico televisivo, sempre attento anche ai significati apparentemente più trascurabili di ciò che si spandeva nell’etere.

 

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Nov 11 2014

BRUNO VESPA SMASCHERA I COMPAGNI SEGUACI DEL DUCE

Scrittori, giornalisti e artisti: erano molti quelli che volevano collaborare alla rivista fondata nel 1940 da Giuseppe Bottai, gerarca illuminato ma anche il più feroce sostenitore delle leggi razziali

 

 

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In quegli anni, Bottai poté contare sulla fervida collaborazione del meglio della cultura italiana: Giorgio Vecchietti (condirettore), Nicola Abbagnano, Mario Alicata, Corrado Alvaro, Cesare Angelini, Giulio Carlo Argan, Riccardo Bacchelli, Piero Bargellini, Arrigo Benedetti, Carlo Betocchi, Romano Bilenchi, Walter Binni, Alessandro Bonsanti, Vitaliano Brancati, Dino Buzzati, Enzo Carli, Emilio Cecchi, Luigi Chiarini, Giovanni Comisso, Gianfranco Contini, Galvano Della Volpe, Giuseppe Dessì, Enrico Emanuelli, Enrico Falqui, Francesco Flora, Carlo Emilio Gadda, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Bruno Migliorini, Paolo Monelli, Eugenio Montale, Carlo Muscetta, Piermaria Pasinetti, Cesare Pavese, Giaime Pintor, Vasco Pratolini, Salvatore Quasimodo, Vittorio G. Rossi, Luigi Russo, Luigi Salvatorelli, Sergio Solmi, Ugo Spirito, Bonaventura Tecchi, Giovanni Titta Rosa, Giuseppe Ungaretti, Nino Valeri, Manara Valgimigli, Giorgio Vigolo, Cesare Zavattini. Musicisti come Luigi Dallapiccola e Gianandrea Gavazzeni. Artisti come Amerigo Bartoli, Domenico Cantatore, Pericle Fazzini, Renato Guttuso, Mino Maccari, Mario Mafai, Camillo Pellizzi, Aligi Sassu, Orfeo Tamburi.

 

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Nov 09 2014

IL RUOLO DI TRAVAGLIO E GOMEZ NELLA DISTRUZIONE D’ITALIA

Category: Media e informazione,Società e politicagiorgio @ 00:55

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Peter Gomez e Marco Travaglio

 

 

2 giugno 1992. Sul Panfilo Britannia si tiene la riunione finale sulla distruzione della Repubblica Statalista italiana, e sulla consegna del Paese alla speculazione internazionale, alle privatizzazioni selvagge e alla soppressione della sua Sovranità costituzionale, nazionale e monetaria.

 

L’Italia viene consegnata alla più devastante rapina della sua ricchezza da sempre, per mano delle tecnocrazie europee e del sistema bancario formale e informale. Il danno al PIL del Paese, alla disoccupazione, la spoliazione del Paese nei suoi DIRITTI, supererà (ad oggi) di almeno 12 volte il danno di corruzione e Mafie assommati, cifre della Banca d’Italia alla mano. Mario Draghi partecipa per 15 minuti alla riunione del Britannia.

 

Dal 1992 a oggi due giornalisti organizzano la più massiccia e frenetica campagna mediatica di DISTRAZIONE DI MASSA della Storia Occidentale.

Sono Marco Travaglio e Peter Gomez, con codazzo assortito. Si dovevano distrarre 60 milioni di italiani dalla pianificazione franco-tedesca dell’apocalisse finanziaria, economica, produttiva e democratica che i Trattati Europei da Maastricht in poi ci avrebbero portato. Travaglio e Gomez creano un fenomeno di isteria di massa, senza precedenti nel mondo, contro Silvio Berlusconi e soci e il malaffare mafioso di cui si sarebbero serviti. Grillo si associa.

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Nov 09 2014

COME TI MANIPOLO IL GIORNALISMO TUTTI I GIORNI

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di REDAZIONE

 

La confessione del giornalista Udo Ulfkotte a Russia Today racconta come le informazioni dei mainstream media sono manipolate con fini politici e propagandistici tramite l’intervento dei servizi segreti, nel suo caso della CIA. La traduzione, presa da L’Onesto, non sempre è letterale: in alcuni punti fa una sintesi del discorso, anche se il senso resta immutato.

 

Il video è su: http://www.beppegrillo.it/videos/0_2pr8rpri.php

 

“Sono giornalista da 25 anni circa, da sempre indotto, educato e costretto a mentire e a non dire il vero al mio pubblico, ma ora da qualche mese, vedendo come i media tedeschi ed americani cercano di indurre la gente a fare la guerra in Europa, a fare la guerra alla Russia, ho deciso che non ci sto, non ci sto a manipolare la gente in questo modo, a fare propaganda contro la Russia. In passato io e i miei colleghi siamo stati corrotti per tradire il pubblico non solo nel mio paese ma ovunque in Europa.

La ragioni per cui ho scritto questo libro è che ho una grande paura di una guerra in Europa e non voglio trovarmi di nuovo a vivere in questa situazione. Le guerre non nascono mai da sole, c’è sempre dietro una serie di persone che danno la spinta in quel senso, e non sono solo politici, ma anche giornalisti; ho scritto quindi come nel passato abbiamo tradito i lettori con gli orientamenti guerrafondai, non ne voglio più sapere, ne ho le scatole piene di queste menzogne di propaganda da repubblica delle banane, altro che libero paese democratico con libera informazione e diritti umani.

Guardate i media tedeschi, i miei colleghi che tuonano ogni giorno contro la Russia, in realtàsono cooptati dalla Nato e dagli USA… pensate che pure io fui fatto cittadino onorario dallo stato americano dell’Oklahoma per i miei scritti filo-americani, sono stato aiutato dalla CIA per il mio lavoro pro-America ed ora ne ho fin sopra i capelli, non mi presto più al gioco.

 

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Ott 22 2014

ISLANDA, RIFUGIO PER I GIORNALISTI E LA LIBERTÀ ONLINE. IL TESTO DEL PROGETTO DI LEGGE

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Una visione per l’Islanda

 

Questa nazione è arrivata a un bivio, che impone di procedere verso un cambiamento legislativo. In un momento simile dovremmo non soltanto guardare al nostro passato, ma altresì adottare piani positivi per il nostro futuro. L’iniziativa legislativa qui delineata si ripropone di rendere l’Islanda un ambiente allettante per la registrazione e l’operatività di organizzazioni internazionali della stampa, nuove start up nel settore dei media, gruppi di attivisti per i diritti umani e data center di Internet. Si prefigge di rafforzare la nostra democrazia tramite il potere della trasparenza e di promuovere lo status internazionale e l’economia della nazione.

Propone infine di attirare l’attenzione su questi cambiamenti tramite la creazione del primo premio islandese visibile a livello internazionale: l’Icelandic Prize for Freedom of Expression, il premio islandese per la libertà di espressione.

 

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Ott 06 2014

LA MANIPOLAZIONE DEL LINGUAGGIO È IL SEGRETO PER IL CONTROLLO DELLE MASSE

Category: Dominio Potere e Violenza,Media e informazionegiorgio @ 00:13

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“Guerra è pace” ovvero come ti manipolo il linguaggio.

 

 

24 Settembre 2014 Scritto da  Piero Cammerinesi

  

Non è certo un segreto che le guerre dell’età moderna si vincono con le parole prima ancora che con le armi. Il potere e il suo megafono, ovvero i media, hanno da tempo imparato a ‘condensare’ in alcune parole-chiave dei concetti che attivino automaticamente nella popolazione delle reazioni prestabilite.

Una sorta d’ipnosi collettiva programmata.

 

di Piero Cammerinesi

 

 

Houston, 24 Settembre 2014 – La riduzione di concetti complessi a slogan o parole-chiave è il segreto per il controllo delle masse.

 

Talvolta – afferma Gustav Le Bon nel suo La psicologia delle folle le parole più mal definite, sono quelle che fanno più impressione. Come, ad esempio, le parole: democrazia, socialismo, eguaglianza, libertà, ecc il cui senso è così vago che non basterebbero dei grossi volumi a precisarlo. E, tuttavia, alle loro sillabe è unito un magico potere, come se contenessero la soluzione di tutti i problemi. Queste parole sintetizzano diverse aspirazioni incoscienti e la speranza della loro realizzazione. La ragione e la discussione non potrebbero lottare contro certe parole e certe formule…suoni vani, la cui utilità principale è quella di dispensare colui che le adopera dall’obbligo di pensare[1].

 

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Ott 05 2014

UDO ULFKOTTE STAR DEL GIORNALISMO: «IO E ALTRI CENTINAIA DI REPORTER AL SOLDO DELLA CIA»

Category: Media e informazione,Monolandiagiorgio @ 09:44

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Udo Ulfkotte

 

 

«Per 17 anni sono stato pagato dalla Cia». Udo Ulfkotte è il più famoso giornalista di Germania, vincitore di tanti premi internazionali. «Io e altri centinaia abbiamo lavorato per favorire la Casa Bianca». E ancora: «La diversità dei punti di vista dei giornali è una farsa».

 

di Franco Fracassi

 

«Sono stato giornalista per circa venticinque anni e sono stato istruito a mentire, tradire e non dire la verità al pubblico». Udo Ulfkotte è stato uno dei più importanti corrispondenti esteri del più prestigioso quotidiano tedesco, “Frankfurter Allgemeine”. Per tutti quegli anni è stato anche «a libro paga della Cia», come lui stesso ha ammesso.

Ulfkotte ha vinto premi giornalistici internazionali, ha insegnato all’università, è stato membro della più importante fondazione a sostegno della Cancelliera Angela Merkel: la Conrad Adenauer Foundation. Ulfkotte è stato la star del giornalismo teutonico.

«La diversità di opinioni nei giornali è una pura finzione, i nostri messaggi sono spesso puro lavaggio del cervello».

 

Il reporter ha messo nero su bianco le sue confessioni in un libro, dal titolo eloquente: “Giornalisti comprati”.

 

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Ott 04 2014

STRAGI INVENTATE? CERTO, PER PREPARARE QUELLE VERE

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La falsa strage di Timisoara in Romania

 

 

 

Il set di un film dell’orrore, per colpire l’opinione pubblica e legittimare la deposizione del tiranno. Accadde in Romania nel fatidico 1989, quando a Timisoara furono rastrellati negli obitori i corpi di persone appena decedute. Vennero martoriati e feriti per simulare le torture, in realtà mai subite. Il tutto, a beneficio delle telecamere. Per Rosanna Spadini, quel precedente dimostra un passaggio d’epoca: «La società dello spettacolo diventa schiava di se stessa», e lo spettacolo «viene trasformato in strumento di disperazione e di morte». Si rompe un patto millenario con gli spettatori, fondato sulla promozione culturale della società. Resta solo la scenografia teatrale, ed è «un teatro che rinnega se stesso, un teatro che uccide», ora anche sul palcoscenico della navigazione web, che proietta l’individuo «in un altrove extraterritoriale, slegato dallo spazio fisico del suo corpo e dal tempo della sua coscienza». 

Notizie sensazionali, immagini devastanti. Ma c’è il trucco: è tutto falso. La Spadini la chiama «arte dalla meraviglia multimediale dei visual network». Da allora, la messinscena servirà a dare legittimità mediatica a tutte le guerre contemporanee.

 

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Set 27 2014

PAUL CRAIG ROBERTS: MENTECATTI EUROPEI, PAGATI PER PORTARVI IN GUERRA

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Paul Craig Roberts

 

 

Pagliacci pericolosi, pagati per mentire. Dal portoghese José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea prima del degno sostituto Juncker, fino al danese Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della Nato.

Obbediscono agli ordini di chi li ha piazzati al vertice: gli Stati Uniti. E l’ordine è semplice: raccontare il contrario della verità, in modo da “orientare” l’opinione pubblica grazie ai media mainstream, anch’essi “zerbini” del super-potere come i loro editori, per nulla indipendenti.

 

E’ la dura accusa lanciata sul blog “Counterpunch” da Paul Craig Roberts, già editor e viceministro di Reagan, indignato per la criminale manipolazione delle notizie sul fronte ucraino, orchestrata dallo staff di Obama.

E perché gli europei non si ribellano, visto che hanno tutto da perdere in caso di un’escalation con la Russia?

Perché noi americani li paghiamo, scrive Roberts: tutti i leader europei sono stati elevati a ruoli di comando dallo Zio Sam. Grazie agli Usa hanno fatto carriera e ricevuto denaro a palate. Per questo, sono pronti a dire (e fare) qualsiasi cosa. Anche la guerra, persino contro una superpotenza nucleare.

 

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Set 20 2014

LE CARTE CHE SCAGIONANO FARINA: HA SALVATO VITE UMANE E NON HA PRESO COMPENSI PER SÉ. LA TESTIMONIANZA GIURATA DI POLLARI

Category: Media e informazione,Monolandiagiorgio @ 00:02

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Renato Farina

 

 

Settembre 16, 2014 Redazione

Renato Farina non è l’agente Betulla, non è mai stato pagato dal Sismi, non ha mai svolto alcun servizio di intelligence. Ecco cosa ha detto il generale a capo del Sismi alla Camera dei deputati

 

Le carte dicono: Renato Farina non è l’agente o la fonte Betulla, non è mai stato pagato dal Sismi né da alcun servizio di intelligence; su richiesta delle autorità di governo ha svolto compiti umanitari per liberare ostaggi in Iraq essendo determinante in alcuni casi; non ha copiato o confezionato dossier con notizie atte alla disinformazione.
Presentiamo qui la testimonianza scritta del generale Nicolò Pollari, resa impegnando il proprio onore di uomo e di militare alla Commissione d’indagine della Camera dei deputati richiesta dallo stesso Farina (giurì d’onore) nel 2010, e oggi disponibile dopo che è stata depositata al Consiglio regionale lombardo dell’Ordine dei giornalisti, lo scorso 3 settembre, in concomitanza con l’udienza dove si è deciso all’unanimità di restituire la tessera di giornalista professionista all’ex vicedirettore di “Libero”.

 

Sono passati più di 8 anni dall’5 luglio 2006, quando esplose il caso Abu Omar.

 

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Lug 19 2014

L’INFORMAZIONE È POTERE, ED E’ SEMPRE DALLA PARTE DEL POTERE

Category: Media e informazionegiorgio @ 15:40

L’informazione giornalistica è sempre dalla parte del potere, usata del potere, essendo lei stessa potere. C’è qualche idealista che cerca di essere il piu’ obiettivo possibile, ma è una lotta impari, di solito, se va bene, viene isolato, se no viene letteralmente “asfaltato”, non dico che faccia la fine di Anna Stepanovna Politkovskaja, ma gli viene ricordato, come nelle parole del mitico John Swinton redattore-capo del giornale ‘New York Times’ nel suo discorso di congedo, che deve essere solo una “prostituta intellettuale”.

 

 

Un bell’ esempio della proverbiale capacita’ di trasformazione della “comunità dell’informazione” l’ho riscontrato sfogliando le pagine del POPOLO VICENTINO degli anni ‘45.

 

Stessa redazione, stessi giornalisti, stessa tipografia, stesso tutto di tutto, si è passati dal

 

NOTEVOLI SUCCESSI DIFENSIVI DELLE FORZE DEL REICH del (7 febbraio 1945)

 

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Lug 17 2014

I GIORNALISTI? SONO PIÙ DISONESTI DEI POLITICI»

Category: Media e informazionegiorgio @ 13:31

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Massimo Fini

 

 

LUNGA INTERVISTA A MASSIMO FINI, SULL’ONESTÀ DEL GIORNALISMO E SULLA FEDELTÀ A SÉ STESSI

 

Andrea Coccia

Quando sei convinto di avere un appuntamento a casa di Massimo Fini alle 6 di sera e alle 4, mentre stai riguardando le domande che ti sei preparato, il telefono squilla con il suo nome sullo schermo, sei portato a pensare che l’intervista che stavi aspettando da settimane non sia esattamente partita con il piede migliore. Prima di rispondere ti schiarisci la voce, poi scorri il tuo ditone sullo schermo e rispondi: «Sì, pronto, buonasera… sì… effettivamente… alle 6… non c’è problema… in un quarto d’ora sono lì…».

 

La prima volta che vidi Massimo Fini fu un pomeriggio di settembre della prima metà degli anni Duemila, mi sembra il 2004. Eravamo a Mantova, lui in una delle sue rare apparizioni festivaliere — a presentare Sudditi. Manifesto contro la democrazia, che era uscito da poco per Marsilio — io nelle vesti di un giovane volontario del Festivaletteratura, di quelli con la maglietta blu. Non avevo idea di chi fosse, non lo avevo mai sentito nominare e men che meno l’avevo sentito parlare o avevo letto qualche suo articolo. Era un perfetto sconosciuto, ma mi capitò di prestare servizio proprio al suo evento, e lo ascoltai, seduto per terra, con le gambe formicolanti, per una bella oretta e mezza. Alla fine, quando mi alzai, ebbi la netta sensazione di non essere esattamente la stessa persona di quando mi ero seduto. E non soltanto perché non sentivo più la gamba destra. Nei dieci anni che separano quella gamba formicolante da quel telefono che vibra sono successe un sacco di cose: Fini ha scritto altri libri — ma non è più tornato a Mantova — ha cominciato a scrivere sul Fatto Quotidiano (che all’epoca ancora non esisteva) e ha fondato un movimento. Io, invece, che intanto sono decisamente meno giovane e non metto più magliette blu nemmeno durante il Festival, di Massimo Fini mi sono letto un sacco di libri: cominciando da Sudditi, che lessi d’un fiato proprio quella sera, passando poi per Il vizio oscuro dell’Occidente, il Di[zion]ario erotico, La Ragione aveva torto?, il Mullah Omar e Ragazzo, fino a Il Conformista, piccola bibbia del giornalismo sulle cui pagine torno spesso, soprattutto nei momenti di difficoltà. Insomma, Massimo Fini è per me un personaggio dannatamente affascinante. E lo è per un motivo che insieme è molto semplice e molto raro: è uno dei pochissimi giornalisti che oggi, in Italia, è dotato di una straordinaria onestà intellettuale, di un’irriducibile coerenza con se stesso che viene sempre prima di ogni altra cosa e che lo ha portato spesso a giocarsi tutto — visibilità, carriera, fama — pur di non sacrificarla. È per tutte queste cose che il 3 giugno, alle 5 del pomeriggio, accompagnato dall’immancabile ansia tipica di questi incontri, mi sono ritrovato nel salotto di Massimo Fini, un salotto stracolmo di libri, impilati sul tavolo, appoggiati disordinatamente su sedie e tavolini, pigiati nella libreria-muraglia, su scaffali dalla tassonomia diligentemente etichettata.

 

«Sono figlio di un giornalista», attacca lui, alla mia domanda su come ha iniziato a scrivere per i giornali, «ma per ribellismo non ho voluto fare il lavoro di mio padre, almeno all’inizio. È per questo che da giovane ho fatto un sacco di lavori diversi. Ho lavorato alla Pirelli — un lavoro straziante — ho fondato un’agenzia pubblicitaria e molte altre cose».

 

Uhm, tanti lavori diversi. Mi ricorda qualcosa.

 

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Apr 28 2014

COME I ROCKEFELLER HANNO RIPROGETTATO LA DONNA

Gloria Steinem e Dorothy Pitman Hugh

Le due attiviste femministe americane Gloria Steinem e Dorothy Pitman Hughes.

 

Premessa

Il femminismo è un eccellente esempio di come il mega-cartello dei Rockefeller usi il terribile potere dei mass media (ossia la propaganda) per controllare la società. In appena quarant’anni, molte donne hanno perso il contatto con i loro istinti più naturali. Di conseguenza, la famiglia è nel caos più completo, la depravazione sessuale è rampante e i tassi di natalità sono precipitati.

Mi soffermerò soprattutto sul ruolo della famiglia Rockefeller, ma prima vorrei ricordare che per la donna lamore è un atto istintivo di abnegazione. Essa si dona al marito e ai figli, e realizza sé stessa vedendoli crescere e ricevendo il loro amore, il loro rispetto e la loro gratitudine. La donna compie questo sacrificio supremo per un solo uomo che la curerà teneramente e che provvederà alla sua famiglia. Gli uomini vogliono adempiere istintivamente a questa responsabilità. Questa è l’essenza del contratto eterosessuale (vale a dire il matrimonio): il potere femminile in cambio del potere maschile espresso come amore. Il sesso è il simbolo di questo legame esclusivo. Il matrimonio e la famiglia non possono essere per tutti, ma sono il cammino naturale per la maggior parte delle persone.

Il femminismo ha abituato le donne a rifiutare questo modello come «un vecchio stereotipo antiquato e oppressivo», anche se esso riflette i loro istinti più naturali.

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Nov 28 2013

E MO CHE DEVO PARLARE A “SERVIZIO PUBBLICO”

e adesso

 

 

QUESTO SIGNORE HA FATTO I MILIARDI A “GIOCARE” ALL’ANTIBERLUSCONIANO.

DEL POPOLO? NON GLI INTERESSA NULLA

 

 

Fonte: visto su Facebook


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