Mar 01 2009

Superbia

Category: Artegiorgio @ 19:44

 

Colori freddi per la fredda Superbia, così presa d’amore di se stessa da credersi superiore fino al disprezzo degli altri ridotti a manichini ai suoi piedi.

Viso altero, sdegnoso, inavvicinabile, insolente. Occhi di ghiaccio. Tutto intorno diviene un deserto di solitudine.

La casa con piccole e poche finestre è torre e fortezza con feritoie, dove rinchiudersi e separarsi dagli altri.

Triste è il volto della Superbia incapace di uscire dal proprio “Io” e di andare verso l’altro, incapace di quella umiltà “ov’è perfetta letizia”, incapace della cordialità, che è rapporto con gli altri uomini a cuore aperto. Da lei, secondo Bernardo di Chiaravalle, dipende ogni altro vizio dell’uomo, perciò la si incontra nella più bassa delle sette cornici del Purgatorio dantesco, oppressa dal peso di pesanti macigni che curvano i peccatori sino a terra. È la prima delle sette “P” da cancellare per ascendere alla felicità del Paradiso.

Per Superbia Lucifero da Angelo divenne Demone precipitato negli Inferi. Per Superbia Adamo ed Eva furono cacciati dall’Eden. Per Superbia i tiranni di ieri e di oggi, accecati dall’orgoglio delle proprie ricchezze e del proprio potere, sono causa continua di ingiustizie, di distruzione, di morte. Intorno non hanno che una distesa di manichini: servi mutilati nello spirito, o ribelli martirizzati nel corpo.

Fonte: Mario Donizetti/arsmedia.net


Mar 01 2009

Conservatorio Lucio Campiani di Mantova: tesi di VINCENZO ROSE

Category: Scuola e università,Veja migiorgio @ 17:41

Lucio Campiani

Mantova 28 febbraio 2009 

Sala Ovale del Conservatorio Lucio Campiani di Mantova, Piazza Dante 1 

Ieri ho presenziato alla  relazione conclusiva della tesi di Vincenzo Rose.  Nulla di particolare,  se non altro che egli vi è arrivato dopo una lunga professione  d’insegnante di musica, di cantante, di regista,  dove il dottorato sarebbe, ed è stato, il compendio finale della sua lunga carriera professionale.  Una Laurea  che,  per le capacità e l’esperienza del candidato, avrebbe potuto ottenere benissimo per Honoris Causa: uno dei casi in cui il  giudicato rischia essere  di “spessore” superiore ai giudicanti.

Invece, per un meccanismo oscuro dello spirito  umano, tale momento è stato reso  più malagevole del dovuto.

La relazione della tesi è  parsa scivolare su una serie  di domande che trasmetteva   la sensazione  che erano rivolte più  a  dimostrare   lo scibile  dei docenti, che l’eventuale preparazione del candidato… ed, in alcuni casi, di “difficile comprensione” tale da far dire all’esaminando, in un paio di occasioni: “ma vuole sapere quello che dice la bibliografia, quello  ho trovato o quello che penso io?”.  Mi è rimasta impressa e mi sono annotata questa: “…non voglio metterla in difficoltà ma, siccome non ho letto la tesi, vorrei una spiegazione su…”.

Che la commissione abbia giudicato, diciamo,  in modo “travagliato, difficoltoso ed impegnativo” lo si è capito  benissimo alla fine,  quando, al momento della comunicazione del voto, chiamato il  candidato,  è stato  impedito e vietato l’accesso nell’aula a chiunque: praticamente hanno espulso tutti i presenti all’esame.

Più chiaro di così


Mar 01 2009

Invidia

Category: Arte,Pensieri e parolegiorgio @ 16:17

 

“Chi più infelice di costoro, che la vista della felicità altrui rattrista d’una pena che li rende più colpevoli? Se amassero quel bene che vedono negli altri e non possono avere, in certo modo l’amore glielo farebbe possedere”, 

così esortava già nel primo Millennio Gregorio Magno, con parole difficili da vivere nella vita quotidiana, in un mondo che esalta la ricchezza e lo splendore del potere.  Come non comprendere il patire della donna brutta, alla vista della raccolta interiorità della bellezza? Un moto d’invidia nasce istintivo ed aspro. Se la ragione non lo disciplina e domina, si inasprisce la pena lancinante. Si irrigidiscono i lineamenti del viso, si intristisce e incattivisce lo sguardo, si illividisce il corpo di luttuosa magrezza come tralcio sterile. Si nasconde l’Invidia con un velo nero e forse trama nell’ombra. Vorrebbe anche oscurare l’altra donna, quella a destra, serena e consapevole della propria bellezza, immersa in una luce chiara e distesa su un candido drappo. Nero e bianco. Il tema è prosciugato d’ogni scoria drammatica o patetica.

Fonte:  Mario Donizetti/arsmedia


Mar 01 2009

Primo Marzo Capodanno Veneto tradizione mai morta

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 09:01

 

Il primo di Marzo: Cao d’ano Veneto, buon Capodanno Veneto a tutti.

L’anno vecchio e morto, da poche ore siamo nell’anno nuovo.

A scuola, come al solito, non ce l’hanno insegnato, ma nella tradizione veneta l’anno comincia il 1° Marzo. Gennaio e Febbraio sono sempre stati, per tutta la millenaria vita della Serenissima Repubblica, gli ultimi mesi dell’anno e non i primi. Ai “foresti” può sembrar strano, ma in realta’ ad essere strano Ë il calendario ufficiale, nel quale un mese che porta il nome di Settembre Ë il numero nove, Ottobre il decimo, Novembre l’undicesimo e Dicembre il dodicesimo. Se si fa cominciar l’anno con Marzo, tutto ritorna a posto come per incanto: Settembre il settimo mese, Ottobre l’ottavo, Novembre il nono, Dicembre il decimo. E poi, vi par concepibile che l’anno nuovo cominci con l’inverno, la stagione della morte rituale? L’antichità del Capodanno Veneto, come di quello cinese, si vede anche da questo, dal rispetto del ritmo naturale delle cose: l’anno nuovo sorge all’alba della Primavera, insieme alla vita che si risveglia.

La scuola italiana, dal fascismo in poi, ha cercato di far cadere nel dimenticatoio anche questa tradizione veneta, insieme a molte altre – denuncia Ettore Beggiato, storico esponente dell’autonomismo veneto – e oggi si arriva all’assurdo di vedere scuole, comuni, quartieri delle nostre citta’ che festeggiano e insegnano a festeggiare il capodanno cinese, nonchË le varie ricorrenze islamiche. Insomma pare che nell’Italia multietnica e multiculturale ci debba esser posto per tutto, tranne che per il Veneto, la lingua e le tradizioni venete. In realt‡, la tradizione del Capodanno Veneto non Ë mai morta, almeno nelle terre della Serenissima. Stanotte oltre venti comuni della pedemontana berica hanno spento le luci per ore, per offrire lo spettacolo dei mille falo’ del Brusamarzo, che bruciano l’anno che se ne va. In tutto l’Altopiano d’Asiago Ë tutt’ora usanza diffusa quella di “battere Marzo”, ma anche nel Padovano e nel Trevigiano le feste locali per “ciamar Marzo” non si contano.

Da ricordare anche l’impegno di Bepi Segato, già ambasciatore dei Serenissimi e scrittore di cose venete e non solo. Il suo “Comitato per le Belle Costumanze”, dopo aver contribuito a diffonderne l’usanza, attuava una colletta per finanziare spot in ben nove televisioni regionali.

Secondo la tradizione veneta – spiegava Segato – la festa per il Capodanno del 1 Marzo non dura soltanto un giorno. Gli auguri si fanno gli ultimi tre giorni di febbraio, cioe’ gli ultimi giorni dell’anno, e si va avanti fino al nono giorno di Marzo. Batter Marzo, o brusar Marzo, o ciamar Marzo significa risvegliare l’anno nuovo, la vita addormentata, perche’ si ridesti. 

I rumorosi riti del “Battimarzo”, anche nella versione moderna del “Claksa- Marzo” da qualche anno stanno tornando a imperversare in Veneto e in Friuli. Cortei di carri, di auto, con codazzi di bambini che battono pentole e coperchi, percorrono le vie dei paesi della campagna tra Padova, Treviso, Vicenza e Venezia, e cominciano a spuntare anche nelle citta’. Molti – spiegava Segato – ricordano la festa del Battimarzo, specie le persone in eta’, ma credono che si tratti di un rito cosÏ, una specie di festa di primavera. Pochi sanno che nell’usanza del Battimarzo sopravvivono i festeggiamenti per il Capodanno Veneto. Per questo noi siamo impegnati non solo a far festa in tutto il Veneto, ma vogliamo anche aiutare i veneti a riprendere coscienza del significato di questa tradizione, a riappropriarsi del Capodanno. L’usanza si diffonde rapidamente: con tutti i veneti che ci sono in giro per il mondo – la profezia di Segato entro qualche anno, il Capodanno veneto sara’ famoso come quello cinese, e diventera’ un’attrazione turistica.

 

Fonte: NR – tradizione veneta


Mar 01 2009

Buon anno a tutti.

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 01:16

 

Primo di Marzo: buon Capodanno Veneto a tutti. 

Il 2008 è morto, siamo nel 2009.