Mar 04 2009

Scota principessa egizia figlia di Akhenaton e regina di Scozia

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 17:12

 

Moltissimo tempo fa, in una terra lontana, si narra che un principe e una principessa salirono sul trono con una cerimonia in pompa magna per diventare re e regina della loro gente. 

Ma il fato non sarebbe stato benevolo con nessuno dei due, ne con la moltitudine di cortigiani e funzionari che li stavano festeggiando, poiché molte di queste persone sarebbero presto state costrette a fuggire dalle loro case in cerca di terre meno turbolente al di là del “Grande Mare”. 

L’agitazione politica che circondava questo matrimonio, e le sue implicazioni teologiche, impiegò quasi quattro anni a suppurare e ulcerarsi. 

Alla fine, si verificò un sollevamento popolare di qualche genere che costrinse il re e la regina ad abdicare; ma la rivoluzione fu abbastanza pacifica da permettere loro di partire con il grosso della loro amministrazione e dei loro seguaci. 

Centinaia di persone vennero costrette a prendere il mare in piccoli vascelli precari e salpare arditamente verso il Sole morente e una grande incertezza. 

Si trattava di un’era in cui molte di queste acque erano ancora completamente inesplorate ma, visto che tornare alle loro case significava morte certa, scelsero il  mare nonostante i pericoli. 

Alla fine, dopo tanti guai e tribolazioni, la coppia reale e la loro piccola flottiglia scoprirono una nuova terra che sembrava essere molto promettente. 

Come i Padri Pellegrini in un’ epoca molto più recente, questi emigrati decisero di fondare una nuova nazione molto lontano dalla lotta politica e religiosa della loro vecchia madrepatria, l’Egitto. 

Il principe e la principessa di questa cronaca scozzese si chiamavano Gaythelos e Scota, ed è dai loro appellativi che si crede provengano i nomi dei popoli “gaelico” e “scozzese”. 

E, dato che questa armonia terminologica può sembrare un pochino di convenienza, e forse persino studiata, dobbiamo puntualizzare che questa connessione non è stata mutuata dal moderno romanticismo New Age, ne dalle favole vittoriane.

 In effetti, la cronaca di Gaythelos e Scota è stata presa dal Lebor Gabala, un testo irlandese del XII sec. d.C. basato su altri scritti molto più antichi. 

Il Lebor Gabala vorrebbe essere la storia della fondazione dell’ Irlanda e della Scozia, e un piccolo sunto del suo contenuto si trova anche nella più famosa Dichiarazione di Arbroath, un documento scozzese redatto il 6 aprile del 1320 d.C., probabilmente dall’abate Bernard de Linton. 

Questo famoso documento, paragonabile per molti aspetti alla Dichiarazione d’Indipendenza americana, venne sottoscritto da numerosi conti e baroni scozzesi e quindi inviata all’altro capo d’Europa, a papa Giovanni XXII. 

Una versione successiva di questa storia, del XIV o XV sec., opera di John of Fordun e Walter Bower, venne chiamata Scotichronicon. 

Quindi è proprio così, per quanto incredibile possa sembrare, gli antichi cronisti pensavano davvero che l’Irlanda e la Scozia vennero popolate dai discendenti di un faraone egizio, della sua regina e dei loro vari cortigiani e seguaci.

Il viaggio periglioso

La storia in se stessa è focalizzata sulla coppia reale di Gaythelos e Scota. 

Si dice che Gaythelos fosse un principe greco ribelle che ebbe un litigio col padre o col fratello e quindi lasciò la Grecia alla ricerca di nuove opportunità. Essendo un individuo precoce e fortunato, si suppone che sia giunto in Egitto e sia riuscito a ingraziarsi la famiglia reale del luogo.

Contro tutti i costumi egizi conosciuti avrebbe sposato la figlia del faraone, in vista di ereditare il trono d’Egitto.  Tuttavia, la sua importante ipoteca sul trono non era affatto ben vista dal proletariato egizio e quindi venne espulso con la moglie, imbarcandosi in un viaggio epico attraverso il Mediterraneo. 

Dopo molte fermate brevi e colpi di scena, sarebbero approdati nel fiume Ebro, in Spagna, dove eressero una piccola città fortificata chiamata Brigantia. Ma, essendo costantemente attaccata dai nativi, la nuova proto-nazione decise di riprendere il mare in cerca di terre meno popolate in cui emigrare. 

La prima di queste terre si dice fosse un’isola visibile dalla foce dell’Ebro, e quindi potrebbe ben essere Maiorca. Infine, dopo alcune generazioni, venne scoperta un’ altra isola da eleggere come patria e questa viene identificata sicuramente con l’Irlanda. 

Molti degli abitanti di Brigantia, la cui popolazione era molto cresciuta, emigrarono allora in Irlanda, che venne chiamata Scozia dal nome della loro regina fondatrice. 

Il fatto che l’Irlanda venisse chiamata Scozia prima del III secolo d.C. è piuttosto risaputo e viene menzionato, tra gli altri, da Claudiano, Grosio, Mariano Scoto, Isidoro e Beda.

Figlia di Akhenaton

Ma questa antica cronaca scozzese era basata sulla storia o sulla mitologia? 

Uno dei primi indicatori della sua probabile autenticità è il fatto che la lista dei faraoni egizi e altri dettagli nella cronaca sono basati sui lavori dello storico egizio Manetone, che ha la reputazione di essere abbastanza affidabile nei suoi racconti. 

Se la Scotichronicon fosse basata su Erodoto si potrebbe essere apertamente scettici, ma Manetone è di gran lunga più autorevole. 

Il secondo punto è che il nome del padre di Scota, Achencheres, può essere prontamente identificato con il nome del faraone Akhenaton. 

Di nuovo, se la storia fosse stata ambientata in un qualsiasi altro periodo della storia d’Egitto si poteva essere fortemente scettici sulla veridicità del racconto, ma succede che lo Scotichronicon getta i riflettori su uno dei. pochi eventi instabili della storia egizia, in un momento in cui era altamente possibile che un principe e una principessa (o reregina) venissero espulsi dal paese. 

Effettivamente, un’attenta analisi dello Scotichronicon indica che la coppia reale (Gaythelos e Scota) sarebbero in realtà il faraone Aye e la regina Ankhesenamun e che i nomi usati nelle cronache scozzesi sono semplicemente titoli o appellativi.

In particolare, la confusione con la Grecia sorge in quanto Manetone farebbe menzione del fatto che Aye (Dannus) si recò ad Argo, in Grecia, per alcuni anni. 

Se così fosse, e se Aye davvero fuggì dall’Egitto con la moglie e una moltitudine di cortigiani e sostenitori alla fine del suo regno, dovremmo sicuramente trovare delle somiglianze tra l’Egitto, le isole Baleari e l’Irlanda. 

La prima cosa che salta all’occhio è che, insediandosi sul fiume Ebro, gli esuli egizi avrebbero trovato uno dei pochi luoghi del Mediterraneo identici all’Egitto. 

La foce dell’Ebro è un delta, come quella del Nilo, quindi i fattori che accompagnavano Aye avrebbero avuto una certa familiarità con le tecniche richieste per coltivare quella terra e sfamare gli emigranti, 

Si dice che queste storie dello Scotichronicon siano interamente mitiche, ma se così fosse, come hanno fatto Walter Bower e soci a individuare e inserire nel testo l’unica foce a delta della zona, simile alle terre d’Egitto? 

E allo stesso modo, come ha potuto creare nomi per la Spagna (Iberia) e per l’Irlanda (Hibernia) basati sulle medesime radici epigrafiche? 

Ma alcune generazioni dopo lo stanziamento sul delta dell’Ebro, alcune di queste persone sono emigrate nelle isole Baleari e in Irlanda, e anche se a prima vista si può pensareche non vi siano somiglianze tra l’Irlanda e Minorca, in realtà ce ne sono più di qualcuna

Le correlazioni

Uno dei tipi più interessanti di monumento a Minorca sono delle tombe a foggia di imbarcazione chiamate navetas. Gli archeologi le hanno interpretate come un segno che le genti di Minorca siano arrivate per mare dal Mediterraneo orientale nel XIV secolo a.c. Se queste genti facevano parte dell’esodo dall’Egitto di Aye e Ankhesenamun (Gaythelos e Scota) descritto dallo Scotichronicon, tale cronologia e rotta sarebbero assolutamente corrette. 

Ma in Irlanda esistono tombe-nave simili? 

Certamente, in quanto gli scoti si dice che sbarcarono nella penisola di Dingle, nel sudovest dell’Irlanda, e in questo stesso luogo troviamo un certo numero di tombe-barca identiche. In effetti, queste tombe-barca in Irlanda e a Minorca non solo sembrano identiche, ma sembrano utilizzare anche lo stesso sistema di misurazione. 

 

Ci sono altri monumenti di Minorca e Maiorca che forniscono interessanti paragoni, ma vediamo ora le somiglianze tra il regime amarniano di Akhenaton e l’Irlanda. 

Prima che la città e il regime di Amarna collassassero, Aye era il comandante dell’esercito e il visir (primo ministro) di Akhenaton e Nefertiti. Avendo servito Akhenaton così bene, Aye venne premiato con un cospicuo tesoro di preziosi manufatti d’oro, tra i quali c’erano collane d’oro e un paio di guanti rossi. 

La collana d’oro e i guanti sembrano essere regali tipici del regime di Amama, e non un uso tradizionale egizio, e un meraviglioso “fumetto” della cerimonia della loro consegna è conservato nella tomba di Aye.

Fatto abbastanza strano, un certo numero di collane d’oro sono state scoperte in Irlanda, cosa piuttosto inusuale, in quanto l’Irlanda non è nota per la sua opulenza o per la ricchezza di minerali nel suo periodo iniziale. Cosa ancora più importante, non sono mai state scoperte fonderie che possano giustificare questi manufatti d’oro. Quindi, da dove venivano tutte queste collane d’oro? E con cosa erano in grado di barattarle i regnanti irlandesi? Una possibilità concreta è che l’oro, e probabilmente le collane stesse, vennero direttamente dall’Egitto, come indicano le cronache scozzesi. La spiegazione più semplice è quella data dalla storia di queste terre.

E per quanto riguarda quegli strani guanti rossi donati ad Aye? 

Le tradizioni dell’Ulter indicano che alcuni dei primi insediamenti bell’Irlanda del Nord vennero fondati dagli israeliti, ed per questo che la bandiera locale contiene la Stella di David. 

Tuttavia, le mie ricerche mi dicono che gli stessi israeliti discendevano dall’era amarniana del faraone Akhenaton, con Mosè che probabilmente era Tuthmosis in realtà, il fratello più grande di Akhenaton. Nel qual caso, il nome comune degli ebrei potrebbe derivare da quello del figlio di Aye-Gaythelos chiamato Hiber, dal quale deriva anche Iberna (Spagna) e Hibernia (Irlanda). E potrebbe essere attraverso questa stessa rotta geografica e storica che il guanto rosso di Aye sia diventato la mano rossa dell’Ulster che si trova anche sulla sua bandiera. Questi sono soltanto alcuni dei collegamenti che legano l’Egitto amarniano alle isole Baleari, all’Irlanda e alla Scozia. 

Non si era mai fatto caso a molti di questi collegamenti, e quel paio che erano stati riconosciuti sono stati accantonati come mere coincidenze. Tuttavia, i legami architettonici e culturali possono essere notati da tutti; e, allo stesso tempo, abbiamo un’antica cronaca datata al XIII sec. d.C – derivata a sua volta da testi del XII sec. – che afferma chiaramente che ci fu un esodo che seguì proprio questa stessa rotta. E’ quindi del tutto possibile, persino probabile, che il Lebor Gabala e lo Scotichronicon non fossero racconti mitologici creati da monaci sconvolti, ma vera e propria storia scritta dalla penna d’oca di un clero educato. Nel qual caso, le antiche Irlanda e Scozia potrebbero davvero essere state in sediate dai rifugiati della corte reale del faraone Akhenaton. 

A confermare questa ipotesi di faraoni in Scozia e Irlanda, 

Il Lebor Gabala, un testo irlandese del XII sec. d.C. basato su altri scritti molto più antichi  e che vorrebbe essere la storia della fondazione dell’ Irlanda e della Scozia, e un piccolo sunto del suo contenuto si trova anche nella più famosa Dichiarazione di Arbroath, un documento scozzese redatto il 6 aprile del 1320 d.C., probabilmente dall’abate Bernard de Linton e paragonabile per molti aspetti alla Dichiarazione d’Indipendenza americana,  narra  questa leggenda focalizzata sulla coppia reale di Gaythelos e Scota:

“Moltissimo tempo fa, in una terra lontana, si narra che un principe e una principessa salirono sul trono con una cerimonia in pompa magna per diventare Re e Regina della loro gente. 

Ma il fato non sarebbe stato benevolo con nessuno dei due, ne con la moltitudine di cortigiani e funzionari che li stavano festeggiando, poiché molte di queste persone sarebbero presto state costrette a fuggire dalle loro case in cerca di terre meno turbolente al di là del “Grande Mare”. L’agitazione politica che circondava questo matrimonio, e le sue implicazioni teologiche, impiegò quasi quattro anni a suppurare e ulcerarsi. 

Alla fine, si verificò un sollevamento popolare di qualche genere che costrinse il re e la regina ad abdicare; ma la rivoluzione fu abbastanza pacifica da permettere loro di partire con il grosso della loro amministrazione e dei loro seguaci. 

Centinaia di persone vennero costrette a prendere il mare in piccoli vascelli precari e salpare arditamente verso il Sole morente e una grande incertezza. 

Si trattava di un’era in cui molte di queste acque erano ancora completamente inesplorate ma, visto che tornare alle loro case significava morte certa, scelsero il  mare nonostante i pericoli. 

Alla fine, dopo tanti guai e tribolazioni, la coppia reale e la loro piccola flottiglia scoprirono una nuova terra che sembrava essere molto promettente. Come i Padri Pellegrini in un’ epoca molto più recente, questi emigrati decisero di fondare una nuova nazione molto lontano dalla lotta politica e religiosa della loro vecchia madrepatria, l’Egitto. 

Il principe e la principessa di questa cronaca scozzese si chiamavano Gaythelos e Scota, ed è dai loro appellativi che si crede provengano i nomi dei popoli “gaelico” e “scozzese”.

Ma questa antica cronaca scozzese era basata sulla storia o sulla mitologia? 

Uno dei primi indicatori della sua probabile autenticità è il fatto che la lista dei faraoni egizi e altri dettagli nella cronaca sono basati sui lavori dello storico egizio Manetone, che ha la reputazione di essere abbastanza affidabile nei suoi racconti. 

Se la Scotichronicon fosse basata su Erodoto si potrebbe essere apertamente scettici, ma Manetone è di gran lunga più autorevole. Il secondo punto è che come detto prima il nome del padre di Scota, Achencheres, non è altro che la traduzione greca di Akhenaton, che regnò effettivamente intorno al 1350 a.C.

Di nuovo, se la storia fosse stata ambientata in un qualsiasi altro periodo della storia d’Egitto si poteva essere fortemente scettici sulla veridicità del racconto, ma succede che lo Scotichronicon getta i riflettori su uno dei. pochi eventi instabili della storia egizia, in un momento in cui era altamente possibile che un principe e una principessa (o re o regina) venissero espulsi

Le correlazioni

Prima che la città e il regime di Amarna collassassero, Aye era il comandante dell’esercito e il visir (primo ministro) di Akhenaton e Nefertiti. Avendo servito Akhenaton così bene, Aye venne premiato con un cospicuo tesoro di preziosi manufatti d’oro, tra i quali c’erano collane d’oro e un paio di guanti rossi. La collana d’oro e i guanti rossi  erano regali tipici del regime di Amama, e non un uso tradizionale egizio, e un meraviglioso “fumetto a geroglifici ” della cerimonia della loro consegna è conservato nella tomba di AyeBene! Sulla bandiera dell’Ulster da sempre vi sono riportate due simbologie che sono statica sempre  dei rompicapo incomprensibili   per gli studiosi di araldica.

Il guanto rosso, e la stella di David

Alla luce di questo il simbolismo del quanto rosso  diventa  comprensibilissimo,  non essendo altro che uno dei retaggi del grande esodo.

 Le antiche Irlanda e Scozia potrebbero davvero essere state insediate dai rifugiati ebrei della corte reale del faraone Akhenaton. 

 

 

Fonte: Hera


Mar 04 2009

Scota regina egizia di Scozia

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 10:44

 

Nel 1955, il dottor Sean O’Riordan, archeologo del Trinità College di Dublino, effettuò un’interessante scoperta nel corso di uno scavo al Mound degli Ostaggi a Tara, un antico sito di incoronazione in Irlanda. Vennero trovati i resti scheletrici di quello che sembrava essere un giovane principe che ancora indossava una rara collana di perline di ceramica costituite da un impasto di minerali e estratti di piante bruciati. Lo scheletro fu datato al radiocarbonio al 1350 a.C. 

Nel 1956, F. Stone e L.C. Thomas rivelarono che le perline di ceramica erano egizie. In effetti, quando vennero comparate con perline di ceramica egizie, non solo si dimostrarono identiche nella manifattura, ma anche con decorazioni simili. Il famoso faraone-ragazzo Tutankhamon era stato sepolto nello stesso periodo dello scheletro di Tara e l’inestimabile collare d’oro trovato intorno al collo della sua mummia era tempestato da simili perline di ceramica coniche blu-verdi. Un girocollo

quasi identico è stato trovato in un mound sepolcrale dell’Età del Bronzo a nord di Molton, nel Devon, in Inghilterra. 

L’egittologa Lorrain Evans, nel suo irresistibile libro, Kingdom of the Ark, pubblicato nel 2001 (inedito in Italia) scritto alcuni anni prima di quello di Ellis, rivela legami archeologici tra l’Egitto e l’Irlanda. La Evans sostiene che i legami tra le due lontane terre erano plausibile e che esistono prove archeologiche a suffragio di questa teoria. 

Nel 1937, a North Ferriby, nello Yorkshire, sono stati trovati i resti di un’antica nave. All’inizio si pensò che si trattava di una nave vichinga, sino a quando successivi scavi produssero altre navi naufragate in una tempesta. Ulteriori ricerche dimostrarono che quelle navi erano molto più antiche dei vichinghi e la loro tipologia era riscontrabile soltanto nel Mediterraneo. Le conclusioni furono che quelle navi erano state costruite 2.000 anni prima dell’epoca dei vichinghi e vennero datate al radiocarbonio tra il 1400 e il 1350 a.C. Evans quindi opera delle connessioni per dimostrare che quelle navi potevano essere originarie dell’Egitto, in quanto il periodo di tempo coincide con quello delle perline di ceramica. 

Mentre sta conducendo ricerche sull’origine delle genti di Scozia nel manoscritto Bower, lo Scotichronicon, la studiosa scopre la storia di Scota, la principessa egizia figlia del faraone che fuggì dall’Egitto con il marito Gaythelos con un grande seguito che arrivò con una flotta di navi. Si insediarono in Scozia per un periodo tra i nativi, sino a quando non furono costretti a ripartire e si recarono in Irlanda, dove formarono gli Scotti, e i loro re divennero gli alti sovrani d’Irlanda. Nei secoli successivi tornarono in Scozia e, sconfiggendo i Picti, diedero il nome al paese. 

La Evans quindi pone diverse questioni: la collana di Tara era un regalo degli egizi a un capo locale dopo il loro arrivo? O forse il principe di Tara era in realtà egli stesso egizio? Secondo il manoscritto di Bower, i discendenti di Scota erano gli alti sovrani d’Irlanda. Nella sua ricerca per scoprire la vera identità di Scota, in quanto non si tratta di un nome egizio, la ricercatrice rileva all’interno del manoscritto di Bower che il padre di Scota aveva il nome di Achencres, versione greca di un nome egizio. Nell’opera di Manetone, un sacerdote egizio, Evans scopre che il nome Achencheres non è altro che la traduzione niente di meno che di Akhenaton, che regnò effettivamente intorno al 1350 a.C. 

La Evans, a differenza di Ellis, crede che Scota fosse Merytaton, la figlia più grande di Akhenaton e Nefertiti. La terza figlia, Ankhesenpaaton, sposò il fratellastro Tutankhamon, figlio di Akhenaton e della sua seconda moglie, Kiya. Il controverso passaggio religioso al dio Amon causò un conflitto con i sacerdoti di Amon, che riaffermarono la loro autorità alla fine del regno di Akhenaton e questo faraone scomparve dalla storia. Questo conflitto e le vociferate morti di peste potrebbero essere state una motivazione sufficiente per la figlia primogenita del faraone affinché accettasse in matrimonio un principe straniero, piuttosto che diventare la moglie di Tutankhamon, come avrebbe voluto normalmente l’usanza, e fuggisse dal paese dilaniato dal conflitto.

 

Fonte:  Hera 88 maggio 2007