Feb 24 2009

1946: REFERENDUM MONARCHIA O REPUBBLICA – IL DUBBIO

 

 

Sono un Lupatotino che  nel periodo scolastico considerava i testi scolastici come fonti d’ assoluta verità e, più o meno, mai da mettere in dubbio, per le nozioni che contenevano e per la buona fede degli autori, e malgrado fossero iniziate ad emergere delle incrinature, non avevo mai perso la sicurezza di ciò.

La cosa iniziò a crollare quando ebbi la fortuna di accedere al mondo editoriale. Il castello di certezze  che mi ero costruito si sbriciolò miserabilmente.  L’accesso al quinto potere fu peggio di un bagno nell’Artico. Il risveglio fu brusco e doloroso.  Scoprire che non solo le informazioni attuali, ma che anche quelle storiche, erano state spesso solo un tentativo interessato a svolgere  attività politica “al passato”.

Attività a cui purtroppo si sono prestati professionisti, che a volte, ed  esclusivamente per questo motivo, sono diventati autorevoli.  Narrazioni impregnate  di manipolazioni fantastiche, dove  gli   stili letterari contavano  più dell’aderenza ai fatti.

Devo comunque dire che i primi forti dubbi li ebbi durante una festa paesana.

Si festeggiava  in riva all’Adige la Sagra delle Bocche di Sorio:  festa centenaria che si svolge a San Giovanni Lupatoto per ricordare  l’apertura dei tre canali di derivazione che portarono l’acqua  negli incolti delle proprietà della nobile borghesia veronese e veneziana del basso veronese. Furono inaugurate all’inizio 1600, la quarta domenica di  quaresima, e ancora oggi, in tale data, si ricorda l’evento, Le tre fosse si chiamavano la Bongiovanna (in dialetto Banduana), la Contarina e la Marchesa o Sagramosa.

Tale festa, negli anni sessanta, era ancora uno dei maggiori eventi  evasivi della popolazione di San Giovanni. Si poteva dire, tutto il paese in tale giorno, era presente in riva all’Adige.   “Ovi duri, pan e salame, un fiasco de vin e   vai…”

Erano gli anni a cavallo del ‘68: frequentavo ancora le scuole medie.  Con mia madre e mio padre ero là, disteso sull’erba, all’ombra di maestose piante. Vicino a me un gruppo numeroso di persone che, tra una salamela e una braciola, parlavano dell’allora periodo politico, delle manifestazioni giovanili, che erano all’ordine del giorno. Si, c’erano anche manganelli, chiavi inglesi, girava qualche pistola, ma facevano parte del gioco politico.  Il  PCI era in costante crescita e loro ricordavano con nostalgia i tempi della lotta nella resistenza veronese.

A dir la verità si lamentavano che, a Verona, la guerra partigiana, era stata quella che era stata.  Con la Repubblica di Salo in casa, non si poteva fare molto. Con una punta di rivalsa e orgoglio, uno dei presenti affermò:

te le ricordi le elezioni del 46, quando c’era da scegliere tra monarchia e repubblica?   Prima degli scrutini, ci dettero un  consiglio: bisognava dare una mano alla Repubblica”.

Fu un lavoro difficile e duro, ma  alla fine era riuscito bene.  Lo scrutinio finale dette il verdetto a favore della repubblica“.

Uno dei presenti con voce ferma e secca replicò:

Certe cose, non bisogna non solo dirle, ma nemmeno pensarle”.

L’atro rispose:

Si, è vero, ma è il segreto di Pulcinella”.

 

Il discorso fini lì.  Si riprese a mangiar salamele e parlare di  politiche sindacali e di  lotte di classe.

Quelle frasi mi turbarono, si insidiò in me il tarlo del dubbio: a scuola mi avevano insegnato altre cose.  Chiesi chiarimenti al professore di storia  che mi confermò:

Vinse la repubblica e le elezioni erano state regolari”.

Non ci sono, e non ci saranno  prove per avallare le parole di quell’ anonimo signore che, in riva all’Adige, davanti a una salamela e un bicchiere di vino affermava  che lui, e altri come lui, avevano aiutato a far vincere la repubblica. Era un’ autoconfessione  di complicità.

Il dubbio si insidiò nel mio pensiero.  Cercai di rimuoverlo.  Ma lui è rimasto sempre  lì,  indolore, ma sempre  latente.

 

 

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