Gen 04 2010

L’America? La scoprirono i romani

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 01:35

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La scoperta dell’America non è soltanto l’esempio più eclatante di «serendipità», ossia il rinvenimento di qualcosa di imprevisto mentre si sta cercando qualcosa d’altro, come la “formula segreta” della Coca-Cola, saltata fuori mentre si stava preparando ricetta per uno sciroppo per la tosse; o come appunto il Nuovo Mondo, incocciato “per caso” mentre si stava esplorando una diversa via per le Indie.

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Dic 17 2009

Herxheim – Germania meridionale: Un cannibalismo di massa

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 01:28

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F. Haak, GDKE Rheinland-Pfalz, Direktion Archaologie, Speyer

F. Haak, GDKE Rheinland-Pfalz, Direktion Archaologie, Speyer

Secondo uno studio condotto da Bruno Boulestin e pubblicato su Antiquity, nell’insediamento Herxheim (Germania meridionale), in pochi decenni centinaia di persone vennero macellate come animali e mangiate prima che se ne buttassero i resti in fosse ovali.

Il sacrificio rituale sarebbe avvenuto durante (presunte) cerimonie che interessavano schiavi, prigionieri di guerra o altri. I ricercatori sospettano che una crisi sociale o politica abbia innescato varie forme di violenza, tra cui questa.

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Dic 10 2009

I primi mattoni: a Gerico 10.500 anni fa costruivano i muri con i mattoni

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 10:11

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L’edificio di mattoni piu’ antico del mondo e’ stato scoperto quest’anno da un archeologo italiano, Lorenzo Nigro, a Gerico: risale a dieci millenni e mezzo fa, ossia al periodo neolitico pre-ceramico (prima, cioe’, che si fabbricassero oggetti di terracotta).

“E’ il muro di una torre circolare, costruito con mattoni crudi, con paglia e fango”, ha rivelato Nigro in uno dei convegni della Borsa Mediterranea del turismo Mediterraneo, conclusasi ieri sera a Paestum; “E’ il primo caso di architettura modulare, con i mattoni montati a corsi alterni, che hanno la forma di un filone di pane e sono tenuti insieme da una malta di cenere e fango”.

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Dic 09 2009

Giovanni Todesco scoprì Ciro un baby di Scipyonix… e come ricompensa… una denuncia

Category: Archeologia e paleontologia,Verona cultura variagiorgio @ 20:39

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Giovanni Todesco davanti a foto di Ciro, come battezzò il fossile di baby dinosauro Scipyonix  che trovò a Pietraroja  di Benevento.  Dopo 16 anni, non ha avuto neanche il calco del reperto

Paleontologo   dilettante di San Giovanni Ilarione di Verona, identificò  in un fossile  da lui scavato  un raro cucciolo di dinosauro Scipyonix;  sembrava un visionario quando riconobbe nel film Jurassic Park il suo Ciro.  Gli davano del matto e invece…

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Dic 09 2009

Monteforte di Verona: I dinosauri nelle pietre – 
Solo Antonio Bogoni li sa vedere

Category: Archeologia e paleontologia,Verona cultura variagiorgio @ 10:26

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Antonio Bogoni con una pietra che dice che è un femore di dinosauro

Paleontologo, libero ricercatore, autodidatta, sfida l’ironia dei benpensanti: «Sotto questa casa c’è uno Stegosauro lungo 9 metri»

Antonio Bogoni ha 3.000 reperti per dimostrare la sua teoria «Dentro queste colline sono stesi colossali animali del passato»

L’Indiana Jones dei dinosauri è un montefortiano, si chiama Antonio Bogoni e fa il muratore. Sa benissimo che qualcuno gli darà del matto, ma sull’argomento non teme confronti: «Macchè trasformati in uccelli: i dinosauri si sono estinti in seguito a una sconvolgente pioggia meteoritica. E le rocce delle nostre colline sono il loro cimitero».

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Solo Antonio Bogoni li sa vedere”


Dic 09 2009

Il crollo delle civiltà – Morte nell’Età del Bronzo

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 00:01

maschera d'oro detta di Agamennone dalle tombe reali di Micene, 1600 a.C., h 20,5 cm, Atene,

Il crollo delle civiltà – Morte nell’Età del Bronzo.

Fu un cataclisma di proporzioni immense: verso la fine del XIII secolo a.C., le grandi civiltà dell’Età del Bronzo nell’Egeo e nel Vicino Oriente improvvisamente crollarono.

Nell’ultima parte della Tarda Età del Bronzo (1400-1200 a.C. circa) la civiltà Micenea fiorì in Grecia ed a Creta. Gli Ittiti controllavano la maggior parte dell’Anatolia e del nord della Siria dalla loro capitale Hattusa (la moderna Bogazkoy, a circa 125 miglia ad est di Ankara). Il Nuovo Regno Egizio imperava non solo nella Valle del Nilo ma anche in Palestina e nel sud della Siria. Il commercio scorreva sulle rotte commerciali che si incrociavano su terra e mare. Una nave della fine del XIV secolo a.C., dissotterrata presso il promontorio Uluburun nel sud della Turchia, per esempio, portava merci provenienti da Cipro, Canaan, l’Egitto, l’Anatolia, e la Grecia micenea.

Un secolo più tardi, tutte queste civiltà avevano cominciato a sfasciarsi. Le città bruciarono, i commerci diventarono quasi inesistenti, e larghi gruppi di popolazione migrarono da un luogo all’altro.

Quando ritornò la calma, era sorto un nuovo mondo. Al risveglio delle civiltà della magnificente Età del Bronzo, crebbero nuovi popoli, inclusi i Greci classici e gli Israeliti biblici;  due dei precursori più significativi delle moderne civiltà occidentali.

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Dic 05 2009

Valcamonica. Cavalieri dell’età del Ferro dipinti su una parete delle Scale di Paspardo

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 08:20

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Cavalieri dell’età del ferro

In seguito alla segnalazione di B. S. Hansen, collega danese che ha individuato una parete con dipinti sulle Scale di Paspardo (pubblicato in Adoranten 2009), una prospezione del nostro Dipartimento, con lo stesso Hansen, ha appurato la presenza di quattro eccezionali nuclei dipinti in rosso, fra cui si distinguono 3 cavalieri, un grosso volto ed una sagoma antropomorfa in bianco: le immagini sono poste in un’unica placca di arenaria, in un punto particolarmente scosceso, di difficile accesso, sul lato destro della forra del torrente Re di Tredenus.

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Set 24 2009

Peter John Hudson chi è.

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L’archeologo  Peter John Hudson

 

Dai suoi scavi durati vent’anni una messe enorme di reperti

 

Peter John Hudson è nato a Manchester il 26 settembre 1954, nella stessa città e nello stesso anno dell’altro famoso «inglese di Verona», lo scrittore Tim Parks (ma non si frequentano e l’unica cosa che li unisce è che a volte Peter legge gli articoli di Tim sul «Guardian», compresi quelli sportivi da cui è stato tratto il discusso libro sui tifosi del Verona). Peter è figlio unico. Il papà comprava tessuti per la Cooperative Society, la più antica catena di supermercati di Manchester, e amava il cricket; la mamma faceva la segretaria part-time in studi d’avvocato del centro.

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Lug 09 2009

Alberto Solinas: appunti congresso Isernia novembre 2008

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 00:14

A sbirciare sulla scrivania di Alberto  si scovano sempre cose interessanti: quattro foglietti di promemoria con appunti  post-congresso Isernia novembre 2008. Un’ osservazione quasi cinica, del congresso di Isernia e indirettamente del  baronaggio scientifico.

Isernia appunti novembre 2008

30 anni dopo

Il Colluvie non esiste.

L’inondazione non esiste.

Il fuoco non esiste.

L’ocra rossa non esiste, è ossido di ferro.

770.000 si forma il travertino.

Nuova datazione paleosuperficie 3a  con la capanna 7000.000-600.000.

Nell’agosto del 2008 si sparge la notizia che dopo 29 anni di scavo  alla Pineta si erano scavati circa 400 metri quadrati, e una situazione come si è presentata  nei primi anni di scavo non era più apparsa su tutta la paleosuperficie. Cioè una concentrazione di reperti archeologici e massi di travertino così grandi non sono più stati trovati. In conclusione si era scavata una capanna senza accorgersi!

Subito si presentò l’occasione di comunicare la scoperta  della Capanna alla Pineta. Commemorandola con una manifestazione pubblica in grande stile per i 30 anni della scoperta di Isernia. Questo si doveva svolgere il 29 ottobre con  autorità scientifiche  e politiche, per veder  se realmente  si trattava di una capanna. Venni a sapere dopo una mia telefonata, che la data era stata spostata al mercoledì   5 novembre e nessuno mi aveva comunicato questo cambiamento!

Questo confronto con gli esponenti scientifici venne spostato a fine serata  quando il pubblico stava andando a casa. Dopo poche diapositive dove illustravo l’esistenza della capanna venni interrotto e mi dissero che non esisteva nessuna capanna e i massi in cerchio di travertino si erano formati naturalmente sulle ossa. Si accesero le luci e tutti a casa!


Lug 05 2009

Alberto Solinas – Isernia La pineta e la capanna scomparsa

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 14:34

E’ piacevole visitare lo studio di Albero Solinas, vi si ritrovano sempre cose interessanti. Sulla libreria una  cartella con scritto “Isernia La pineta,  la capanna scomparsa”,  dentro un CD ed una lista   di diapositive con note.

Alberto mi anticipa: Era  per Isernia.  Quel CD l’avevo preparato nel novembre 2008  in occasione del trentennale della scoperta, ma quando ad Isernia ho iniziato la mia presentazione, dopo alcune diapositive, mi hanno suggerito: Solinas… sai… è meglio terminare qui.  Fine del mio  contributo.

Scusa Alberto,  ma… cosa hai messo dentro lì?

Niente di particolare: qualche mia vecchia diapositiva e alcune fotografie prese  da pubblicazioni  scientifiche,  ma… il problema è un altro. Ho la netta sensazione che  ad Isernia  siano incappati in una “distrazione”. Quando faccio lezione all’ università della terza età, e parlo del sito archeologico di  Isernia La pineta, illustro sempre quella che sarebbe  la  probabile più antica  costruzione dell’uomo in Europa. Invece,  là ad Isernia, questa ipotesi è totalmente sparita.  L’ultima volta, come ti ho detto, mi è bastato ipotizzare che i massi fossero stati collocati sul paleosuolo, che “mi hanno aiutato” a  chiudere  la mia conferenza.  In altre  occasioni ho cercato di porre  qualche domanda  sul perché era stata cancellata questa ipotesi: nessuna risposta precisa,  anzi, quelle poche che mi hanno dato,  hanno rischiato di farmi ricrescere i capelli.

Ti do una copia del CD, prova ad inserirlo su internet, e vediamo cosa ne verrà fuori; non è detto che non mi possa sbagliare, ma io ho la netta percezione che a qualcuno verrà mal di testa.

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Lug 02 2009

Alberto Solinas: come ho scoperto il sito archeologico di Isernia La pineta

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 15:22

Foto storica.   Lla prima immagine fotografica del sito archeologico de “La pineta”

 

 

Tra gli scritti di Alberto Solinas, rubacchiati, si fa per dire, dalla sua scrivania, questo è uno dei più interessanti  perché  riporta,  gli appunti, le impressioni e gli stati d’animo su una delle più importanti scoperte archeologiche, “La pineta  di Isernia”.  S’intravedono inoltre anche i primi dubbi su quelli che sono stati alcuni dei  risultati  finali  delle ricerche archeologiche.

 

LA SCOPERTA

È necessario ora illustrare la tecnica per l’individuazione dei siti archeologici. Si tratta di un metodo personale, ma già sperimentato nella nostra famiglia da oltre mezzo secolo, e ha permesso la scoperta di importantissimi siti preistorici, alcuni dei quali di importanza anche basilare per la Paletnologia mondiale (Isernia e la grotta “Solinas” nella valle di Fumane, Verona).

Purtroppo la metodologia di ricerca sul terreno non era mai stata ritenuta importante dagli “addetti ai lavori” dal momento che i manufatti raccolti, trovandosi in superficie, erano stati spostati rispetto alla loro posizione originaria, perciò non erano in grado di fornire indicazioni scientifiche sicure.

Solo negli anni ’70 ci si rese conto che la ricognizione a terra era importantissima, non meno dello scavo archeologico, ed anzi necessaria per individuare nuovi siti archeologici, anche in aree in cui si riteneva impossibile la presenza dell’uomo paleolitico e mesolitico.

La nostra tecnica per individuare gli accampamenti estivi dell’uomo del Paleolitico superiore e del Mesolitico in alta montagna (oltre i 1.500 metri d’altezza) può infatti consistere anche solo nell’analisi dei mucchietti di terra, opera delle talpe, poiché queste possono talvolta portare in superficie eventuali manufatti preistorici, consentendo così di individuare l’area da scavare.

Iniziammo ad applicare tale metodo di ricerca in alta quota nel 1967 ed i risultati portarono a rivoluzionare completamente la teoria secondo cui nessun uomo, prima dell’uomo neolitico, poteva aver abitato nelle Alpi, ad altezze simili. Tale metodo è stato ora adottato nella ricerca archeologica ufficiale.

Il  punto di partenza, per chi voglia condurre una fruttuosa ricerca sul territorio senza rischiare di perdere tempo prezioso, è una ricerca bibliografica sull’argomento che non trascuri gli aspetti folcloristici legati alla storia locale e alle leggende. È poi necessario dotarsi di una carta topografica dell’U.T.M. in scala 1:25.000 e segnare tutto ciò che può costituire oggetto di interesse archeologico, come ad esempio i toponimi legati alle fortificazioni (Rocca, Castello, ecc.): questi indicano infatti, in genere, villaggi dell’età del Bronzo o del Ferro. Ad esempio la ricerca di Colle Castellano, a sud di Montaquila, diede subito risultati positivi: si rinvennero manufatti ceramici del periodo medievale e abbondantissime scorie ferrose; si trattava probabilmente di reperti appartenuti al leggendario monastero, spesso ricordato nei racconti dei montaquilani.

Ai piedi di Colle Castellano, accanto ai reperti medievali e romani, ne furono rinvenuti anche di epoca preistorica, di tipologia Musteriana (Paleolitico medio) e genericamente Neolitici.

Questo ritrovamento costituì il punto di partenza per la ricerca successiva: poiché i reperti archeologici erano stati ritrovati ad una quota di 256 metri s.l.m., era opportuno indagare sui terrazzi fluviali del Volturno che presentassero all’incirca la stessa quota altimetrica, vale a dire la piana di Castelvecchio e Valle Porcina, a sud ed a est di Montaquila.  I risultati, dal punto di vista archeologico, furono subito eclatanti: la selce trasportata dalle antichissime alluvioni del Volturno era abbondantissima e i manufatti preistorici ad una prima analisi furono attribuiti, per tipologia, al Paleolitico inferiore e medio, poi al Neolitico e all’età del Rame. Non mancavano reperti di epoca romana e medievale; procedendo con le ricerche, potei constatare che parecchio materiale edile, tra cui embrici, coppi, ecc., proveniva dall’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, il che lascia immaginare che questa, dopo la sua distruzione, sia diventata fonte di reimpiego del materiale da costruzione. Alla fine di ogni periodo di ricerca i manufatti archeologici venivano siglati con la data del rinvenimento e la località di provenienza e poi, naturalmente, consegnati all’Antiquarium di Isernia.

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Giu 30 2009

Molise: note di archeologia e paleonologia

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 08:57

Spesso si è portati a pensare che i ricercatori non universitari, quelli che comunemente vengono chiamati dalle comunità  accademiche, e molto spesso in modo dispregiativo,  “appassionati” o “dilettanti”,   nascondono dietro di sé, nelle loro possibilità, una preparazione e un attaccamento allo studio da far impallidire i più blasonati baroni accademici.

Ultimamente mi  è capitato di andare in quel di Santa Maria di Zevio a salutare Alberto Solinas, libero ricercatore, conosciuto nell’ambiente archeologico nazionale soprattutto per essere stato lo scopritore del sito palentologico di “Isernia la Pineta” e poter ficcare il naso nella sua libreria, rimanendone  letteralmente impressionato dalla massa di  informazioni in essa archiviate. Sulla scrivania  vi era la copia di suoi studi ed articoli redatti, alcuni anni or sono, sull’ archeologia e paleontologia del “suo Molise”. Gli  ho chiesto se me li potevo leggere con calma, e se potevo  inserire qualche estratto  nel mio blob.

«sì! Fai pure, anzi se hai tempo  pubblicalo pure tutto, penso che sia una cosa  utile perchè  là,   in Molise, vi sono molti  distratti!»

Distratti?

«Si si; diciamo distratti.»

Molise: note di archeologia e paleonologia

di Alberto Solinas

INTRODUZIONE

La Preistoria o Paletnologia è una scienza ancora giovane, essendo nata verso la prima metà dello scorso secolo, quando alcuni studiosi cominciarono ad interessarsi concretamente dei resti abbandonati sui luoghi d’abitazione o di lavoro oppure dispersi sul terreno dagli uomini comunemente detti «primitivi». Scienza giovane ma che ha già fatto mola strada: è dunque ormai possibile tracciare classificazioni di aspetti culturali fondate su solide basi

La successione delle tre età, della Pietra, del Bronzo e del Ferro, venne accertata e stabilita per merito precipuo di due paletnologi danesi della prima metà del secolo XIX: Cristian J. Thomsen, direttore del museo di Copenaghen, e il suo successore Hans Worsaae.

La scoperta di un sito archeologico viene spesso fatta da «dilettanti».   Ad esempio, il più famoso protagonista della preistoria dei nostri giorni, «padre della preistoria  e genio dell’archeologia», Heinrich Schliemann, che scoprì e scavò Troia e Micene, era di origini assai modeste: figlio di un pastore protestante di campagna, fu garzone di bottega, poi commerciante di salnitro, piombo e legna.

Lo scavo archeologico, al tempo dello Schliemann (morì a Napoli nel 1890, all’età di 68 anni), consisteva nel semplice recupero di oggetti, mentre nella paletnologia moderna, intesa come ricostruzione della storia, sono necessarie, per la laboriosa interpretazione dei materiali all’interno di un giacimento, ricerche interdisciplinari tese a ricostruire l’ambiente naturale e la vita dell’uomo in quei tempi remotissimi.  Per questo vengono impiegati specialisti nei vari rami delle scienze naturali: geologi, paleontologi, paleobotanici, eccetera.

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Giu 29 2009

L’HOMO ERECTUS NON NASCE DAL SUSHI MA DAL FUOCO SOTTO LA BISTECCA

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 09:04

L’HOMO ERECTUS NON NASCE DAL SUSHI, MA DAL FUOCO SOTTO LA BISTECCA – LE SCOPERTE DI UNO DEI MAGGIORI ANTROPOLOGI USA: “SIAMO CIÒ CHE SIAMO, PERCHÉ ABBIAMO IMPARATO A CUOCERE IL CIBO – IN CERTI CASI IL CRUDO FA BENE. MA LE TOSSINE”…

GABRIELE BECCARIA PER LA STAMPA

Richard Wrangham, antropologo a Harvard, è un esploratore dei labili confini tra scimpanzè e umani e, studiando il balzo che ci ha resi Sapiens, si è imbattuto nelle leggi biochimiche di un piatto freddo e di uno caldo, con una prospettiva che sorprenderebbe il celebre Claude Lévi-Strauss, padre delle teorie su crudo e cotto. Risultato: ci sediamo a tavola con idee sbagliate.

Professore, lei spiega tutto in «Catching Fire», il saggio sulle nostre origini che sta facendo discutere: guai alle «crudité»?


«Il mio studio va contro l’idea che il cibo crudo sia un dieta naturale. O, almeno, non è stata così naturale negli ultimi 2 milioni di anni, come si crede».

Perché è un falso stereotipo?


«Spiego che ci sono conseguenze diverse per la salute. Certo, in certi casi il crudo fa bene. Per esempio se si vuole perdere peso. Riduce anche molti tipi di infiammazioni. D’altra parte, gli aspetti negativi sono molti di più, come l’esposizione a differenti tossine… Il punto della mia tesi sta nelle prove biologiche».

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Mag 20 2009

Pensate che la vostra vita non sia bella? Gli archeologi ci mostrano di peggio

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 08:49

Tra l’influenza suina, la crisi economica ed altri mali e dolori del mondo moderno, si perde facilmente la traccia di quando la vita era davvero dura. Fortunatamente per noi, gli archeologi hanno rimesso un po’ di cose in prospettiva giusta.

Considerate la vita sulle alte steppe dell’Asia centrale, i Monti Altai, intorno al 500 a.C., nell’attuale Mongolia, Lì abitava il popolo dei Pazyryk, nomadi che vivevano a cavallo, vicini dei non tanti amichevoli Sciti. 

In realtà, l’antico storico greco Erodoto, nelle Storie, ha descritto gli Sciti come guerrieri che vivevano in simbiosi con tribù di Amazzoni, praticavano sacrifici umani, tagliavano lo scalpo e praticavano il cannibalismo sui loro nemici. Molto peggio rispetto al tuo vicino che prende in prestito il tuo tosaerba, in altre parole.

 

Gli archeologi conoscono i Pazyryk dai tumuli, dalle larice di legno con le punte di pietra, “i corpi dei guerrieri Pazyryk erano sepolti con i loro cavalli e le armi, come asce, pugnali, spade e archi e frecce”, secondo uno studio di Archaeological Science, che descrive sette di queste tombe.

 

“Queste persone hanno condotto una vita violenta”, afferma Xavier Jordana della Autonoma Universitat di Barcelona, che ha condotto studi su di loro per due anni. 

Nei siti di sepoltura, che egli descrive come “tipici”, un team internazionale ha scoperto i resti di 10 persone in tutto, sette uomini, una donna e due bambini. 

Come nelle altre tombe già scoperte dei Pazyryk, un cavallo era sepolto accanto a ciascuno, con vasi di terracotta, un coltello di ferro e ossa di pecora o di capra. “Anche piccole foglie d’oro sono sempre trovate accanto al cranio”, afferma lo studioso. Le armi includono “asce da combattimento con manici in legno, pugnali corti, sia di bronzo sia di ferro, e frecce trilobate di osso o di bronzo”. Inoltre, tipico, “Sette persone su un totale di 14 presentano lesioni traumatiche”. Due degli uomini hanno mostrato evidenza di ferite guarite, da colpi d’ascia di battaglia, sui loro teschi. Cinque delle persone, comprese donne e un bambino, sono state uccise o ferite da asce o pugnali. Un uomo è stato colpito alla testa con una freccia. “Questo non è un grande campione”, dice Jordana. “Ma la metà di loro è morto violentemente. Questo deve significare qualcosa.”

 

Erodoto aveva descritto la guerra e il sacrificio umano come comuni tra i nomadi ai suoi giorni, e Jordana e i suoi colleghi hanno analizzato le ferite, nel tentativo di capire esattamente il modo in cui tali persone sono morte.. “Erano morti in battaglie o sacrificati”, egli si chiede. “Erodoto è noto come il ‘ Padre della Storia ‘ ma egli è anche chiamato ‘ Padre dei Bugiardi ‘, così volevamo vedere. ”

Incursioni, non azioni di vera guerra, provocarono la morte di coloro che sono morti violentemente, conclude lo studio. “Molti dei traumi erano di schiena, e provengono da tutte le direzioni”, spiega Jordana. “Queste persone sono state colpite in attacchi a sorpresa”. 

Erodoto non mentiva nemmeno sugli scalpi, a giudicare dal taglio superficiale che segna il cranio di un uomo di mezza età. Simili prove per il taglio dello scalpo si trovano su un’altra mummia, trovata tra i ghiacci della regione.

“Queste sono le sepolture di un popolo di guerrieri”, dice Jordana, ma sono compatibili con il modello di vita vissuta nei tempi violenti in passato. “Hanno sepolto donne e bambini con le armi. Non è chiaro se fossero Amazzoni, ma hanno condotto certamente una vita molto difficile, rispetto ad oggi.”

 

 

 

Fonte: srs di Dan Vergano da  USAtoday.com del 10 maggio 2009-05-20;  

link: http://www.usatoday.com/tech/science/columnist/vergano/2009-05-09-Pazyryk-warriors_N.htm

La porta del tempo


Apr 18 2009

Fare l’archeologo non è una buona carriera

Category: Archeologia e paleontologiagiorgio @ 13:03

Björn di Helsingborg mi ha posto  alcune domande per quanto riguarda la carriera in archeologia.

Dove hai studiato, per quanto tempo, che cosa esattamente?

Tre anni compressi in due anni al 150%, che è, un BA / fil.kand. Quattro moduli di archeologia scandinava, uno di storia, uno di antropologia sociale. Più tardi ho fatto anche un dottorato di ricerca, ma questo non è necessario per lavorare come archeologo.

Qual è il mercato per questo tipo di lavoro? E’ vero che non ci sono posti di lavoro?

Il mercato del lavoro è merda e non ci sono posti di lavoro. 

Tutti i paesi scandinavi producono nuovi archeologi a un ritmo molto più elevata rispetto a quelli vecchi che vanno in pensione. Se ottenete un posto di lavoro contro ogni probabilità, quindi, sarà attraverso contatti, e il lavoro sarà mal pagato e l’ultima volta ho lavorato solo pochi mesi in estate.

Chi è il più grande datore di lavoro nel settore?

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