Dic 09 2009

Il crollo delle civiltà – Morte nell’Età del Bronzo

Category: Archeologia e paleontologia,Storia e dintornigiorgio @ 00:01

maschera d'oro detta di Agamennone dalle tombe reali di Micene, 1600 a.C., h 20,5 cm, Atene,

Il crollo delle civiltà – Morte nell’Età del Bronzo.

Fu un cataclisma di proporzioni immense: verso la fine del XIII secolo a.C., le grandi civiltà dell’Età del Bronzo nell’Egeo e nel Vicino Oriente improvvisamente crollarono.

Nell’ultima parte della Tarda Età del Bronzo (1400-1200 a.C. circa) la civiltà Micenea fiorì in Grecia ed a Creta. Gli Ittiti controllavano la maggior parte dell’Anatolia e del nord della Siria dalla loro capitale Hattusa (la moderna Bogazkoy, a circa 125 miglia ad est di Ankara). Il Nuovo Regno Egizio imperava non solo nella Valle del Nilo ma anche in Palestina e nel sud della Siria. Il commercio scorreva sulle rotte commerciali che si incrociavano su terra e mare. Una nave della fine del XIV secolo a.C., dissotterrata presso il promontorio Uluburun nel sud della Turchia, per esempio, portava merci provenienti da Cipro, Canaan, l’Egitto, l’Anatolia, e la Grecia micenea.

Un secolo più tardi, tutte queste civiltà avevano cominciato a sfasciarsi. Le città bruciarono, i commerci diventarono quasi inesistenti, e larghi gruppi di popolazione migrarono da un luogo all’altro.

Quando ritornò la calma, era sorto un nuovo mondo. Al risveglio delle civiltà della magnificente Età del Bronzo, crebbero nuovi popoli, inclusi i Greci classici e gli Israeliti biblici;  due dei precursori più significativi delle moderne civiltà occidentali.

Micene ed i Micenei.

Attorno al 1500 a.C., i Micenei dal Peloponneso Greco invasero Creta, distruggendo i palazzi Minoici, e presero il controllo dell’isola. Per i successivi tre secoli, i Micenei costituirono il potere dominante nell’Egeo. Regnarono su Creta da Cnosso nel XIII secolo a.C. (la distruzione del Palazzo di Cnosso è stata datata al 1400-1380 a.C. da Sir Arthur Evans. Da un esame delle prove provenienti da Cnosso, comunque, pare probabile che il palazzo continuò ad esistere anche sotto il regno Miceneo nel XIII a.C.) e insediarono stanziamenti sulle isole di Rodi e a Mileto in Anatolia.

Ma proprio nel XIII secolo a.C. apparvero i primi segni del disastro che era prossimo a verificarsi. Nonostante i prodotti Micenei come oli profumati e unguenti continuassero ad essere grandemente richiesti per tutto il Mediterraneo orientale, all’interno dello stato le cose non andavano bene. Per la metà del XIII secolo a.C., i sovrani di Micene, Atene, Gla e Tirinto furono costretti a rafforzare i propri muri di cinta, ed il palazzo a Tebe in Beozia fu bruciato. Il palazzo di Cnosso a Creta, preso dai Minoici, potrebbe essere stato distrutto nello stesso periodo.

Quindi si verificò il disastro diffuso dell’inizio del XII secolo a.C. Attorno al 1200 a.C. Pilo fu distrutta e Tebe fu di nuovo data alle fiamme, insieme con Gla, Iolco, Midea, Tirinto ed il Menelaion (un sito vicino a Sparta associato al re omerico Menelao, il fratello più giovane del re Miceneo Agamennone e marito di Elena).  Vaste zone di Micene furono bruciate (probabilmente due volte) all’inizio del XII secolo a.C., ma la grande cittadella sopravvisse ai fuochi.

Quindi, attorno al 1150 a.C., Micene, Tirino e i siti vicini di Asine ed Iria furono rasi al suolo. Molti siti in Grecia furono semplicemente abbandonati, con i rifugiati che si stanziarono fino a Cipro. La popolazione della Grecia calò di circa il 75%. I letterati, fortemente concentrati nelle elaborate burocrazie del regno miceneo, scomparvero   e cedettero il posto ad agricoltori poveri ad analfabeti.

Anche Creta sembrò aver sofferto un declino nella popolazione. La gente abbandonò le aree costiere e costruì nuovi villaggi sulle colline o in altre posizioni agevoli da difendere. Senza le burocrazie di palazzo a mantenerla viva, la conoscenza della scrittura andava perdendosi qui come in Grecia. (Nella prima metà del secondo millennio a.C., i Minoici di Creta avevano inventato una scrittura, il non-ancora decodificato Lineare A. Quando i Micenei dalla terra madre Greca conquistarono Creta, adattarono il Lineare A per registrare un’antica forma di Greco; questa scrittura, chiamata Lineare B,  fu decifrata dall’architetto inglese Michael Ventris negli anni 50. Le tavolette inscritte con il lineare B sono state trovate a Creta e in altri siti Micenei sul Peloponneso).

Hattusa e gli Ittiti

Testi sopravvissuti dal regno dell’ultimo re Ittita, Suppliluliuma II (ca. 1200-1180 a.C.), riferiscono del diffuso malcontento della popolazione Ittita, probabilmente dovuto alla carenza di cibo. Non molto tempo dopo la distruzione dell’Ugarit Caananita attorno al 1185 a.C., il re della città ricevette tre lettere che parlavano della carestia nell’impero Ittita. Una domandava che gli Ugarit fornissero una nave per trasportare 2000 misure di grano alla Cilicia, nel sud dell’Anatolia. Si trattava, come diceva la lettera, una questione di vita o di morte.

Con l’Impero Ittita severamente indebolito, i vassalli Ittiti nell’ovest dell’Anatolia ed altrove si ribellarono. Gli annali egiziani registrano che le cosiddette Genti del Mare spadroneggiavano in Anatolia a quel tempo. Gli Ittiti armarono i loro eserciti in terra ed in mare, e intimarono ai vassalli di smetterla con le loro minacce. Questa mossa, però, lasciò senza difese gli alleati leali degli Ittiti come gli Alashiya (di Cipro), e gli Ugarit.

Il re di Alashiya si appellò all’ultimo re di Ugarit, Ammurapi, per aiutarlo a difendere l’isola. Ammurapi rispose con rimpianto di non essere in grado di farlo:

Padre, guarda: le navi del nemico arrivano (qui); le mie città (?) sono state bruciate, e hanno commesso delle azioni cattive nel mio paese [Ugarit]. Mio padre non sa che tutte le mie truppe ed i miei carri (?) si trovano in terra Ittita, e tutte le mie navi sono nella terra di Lycia (Lukka)?…

Così il paese è abbandonato a se stesso. Può mio padre saperlo: le sette navi del nemico che sono venute qui hanno inflitto molto danno su di noi.

(tratto da: Astoru, “New Evidence” p.255)

Le fonti Ittite a questo punto tacciono, perciò non sappiamo cosa accadde alle forze Ittite alle quali il re Ammurapi aveva commissionato truppe e navi. E’ probabile che furono sconfitte, e che un’onda di distruzione attraversò tutto l’Impero. Hattusa fu violentemente saccheggiata e bruciata;

come accadde anche a Troia, Mileto, Alaca Huyuk, Alisar, Tarso, Alalakh, Ugarit, Qatna, Qadesh e a numerose altre città anch’esse governate dagli Ittiti o comunque associate all’Impero.

L’Impero Ittita non esisteva più, ma la cultura Ittita non scomparve. In Siria durante il XII secolo a.C., crebbero alcuni piccoli regni, i cui sovrani presero in prestito nomi regali Ittiti e la tradizione religiosa, artistica ed epigrafica derivava dall’Impero Ittita. Gli Assiri chiamavano questi regni “Hatti” il vecchio nome dell’Impero Ittita. Comunque, il linguaggio di questi “Nuovi Ittiti” non era l’Ittito dei precedenti regnanti di Hattusa. Era un dialetto di Luwian, un linguaggio collegato al ceppo Indo-Europeo, parlato anche in passato da gruppi nell’ovest e nel sud dell’Anatolia nel corso dell’Età del Bronzo.

Le popolazioni dalla Cilicia o dall’ovest dell’Anatolia, migrarono verso la Siria nel corso degli sconvolgimenti all’inizio del XII secolo a.C. e riempirono il vuoto lasciato dalla scomparsa dell’una volta grande Impero Ittita.

Egitto ed il Nuovo Regno.

Anche l’Egitto fu scosso nel XII secolo a.C. da violenti tumulti, forse più forti che in tutto il resto del Mediterraneo orientale. In passato si era riusciti ad evitare che gruppi di Libanesi e di Popoli del Mare occupassero il Delta del Nilo. Ma di fronte alla portata di queste calamità perfino gli Egiziani non poterono mantenere la loro precedente grandeur.

Dal regno di Ramesse III (1182-1151 a.C.) a quello di Ramesse VII (1133-1127 a.C.), il prezzo della farina in Egitto salì gradualmente fino ad 8 volte (ed in alcuni periodi addirittura 24) il prezzo normale. E non ridiscese prima del regno di Ramesse X (1108-1098), ma anche in questo caso, rimase comunque doppio rispetto a quello dell’inizio del XII secolo. Nel corso di questo periodo, il governo talvolta non riuscì a pagare le razioni di grano o di altri cibi agli artigiani che scolpivano e decoravano le tombe reali. I manovali scioperarono almeno 6 volte tra il 1154 ed il 1106 a.C. perché la distribuzione delle ricompense in grano era arretrata di mesi.

La corruzione tra i pubblici ufficiali era rampante. Le tombe reali venivano saccheggiate, spesso dagli stessi artigiani che vi avevano lavorato. Nel corso del regno di Ramesse IX (1126-1108 a.C.) otto saccheggiatori di tombe furono arrestati e costretti a confessare. E’ interessante notare che spesso i saccheggiatori confessavano di aver comprato cibo con i proventi dei loro furti.

Parecchio tempo dopo la seconda metà del XII secolo a.C., gruppi di predoni di mercenari Egiziani e Libici terrorizzarono l’area attorno Tebe, depredando e uccidendo. In un’occasione distrussero una città intera. L’anarchia irruppe in Tebe e i saccheggiatori strapparono l’oro ed il rame da muri, porte e statue dei templi cittadini. Alla morte di Ramesse XI (ca. 1070 a.C.), l’Egitto da un condottiero Libico a capo dell’esercito. Il Nuovo Regno (1550-1070 a.C.), l’ultimo delle grandi dinastie egizie, era ormai defunto.

Assiria e Babilonia.

Nel corso del tardo XIV secolo e all’inizio del XIII a.C., l’Assiria aveva grandemente accresciuto il suo potere.  Asshur-Uballit I (1353-1313) stabilì l’indipendenza della Siria da Kassite Babilonia, rivendicando la condizione di “Grande Re” ed iniziò una corrispondenza con l’Egitto. I re Adad-Nirari I (1295-1264 a.C.) e Shalmaneser I (1263-1234 a.C.) estesero il potere Assiro nell’est della Siria. Il successore di Shalmaneser, Tukulti-Ninurta I (1233-1197 a.C.) conquistò territori Ittiti nel nord, e quindi si spostò verso sud, conquistando Babilonia e facendone un vassallo Assiro. Alla sua morte, l’Assiria controllava tutta la Mesopotamia, inclusa una porzione della Siria ad est del fiume Eufrate.

Tukulti-Ninurta fu quindi ucciso da uno dei suoi figli, e l’impero Assiro iniziò il suo declino. Babilonia ristabilì la sua indipendenza e l’Assiria sembrò aver perso più che i suoi territori siriani. Tiglath-Pileser I (1150-1077 a.C.) arrestò il declino per un certo tempo. Ma la maggior parte di questa campagna militare sembrò essere stata essenzialmente difensiva.  Una lettera Assira da questo periodo lamenta che: “le piogge sono state così scarse quest’anno che non vi sarà alcun raccolto”. Una cronaca Assira registra che: “accadde una carestia (così severa) che [la gente] mangiava l’uno la carne dell’altro”

Per la fine dell’XI sec. a.C., i regnanti Assiri controllavano solo un piccolo territorio nel nord est della Mesopotamia. Siccità, carestie e fame sono menzionate almeno 14 volte nei testi datati tra l’XX secolo e la prima metà del X sec a.C. Alla fine dell’XI, la situazione era tale che le offerte agli dei di cibi e bevande votive, furono abolite.

Considerata l’importanza che i popoli dell’antico Vicino Oriente annettevano a questi riti, specialmente quando l’aiuto del divino era necessario, una tale decisione poteva essere stata determinata solo da un’estrema emergenza.

La rivale Babilonia fu incapace di trarre vantaggio dalla debolezza Assira. Elam, il regno subito ad est, cominciò a mandare le sue truppe a Babilonia, distruggendone le città. In un’invasione, gli Elamiti saccheggiarono Babilonia e portarono la stele con il codice di Hammurabi a Susa, capitale di Elam, dove gli archeologi francesi la trovarono verso la metà del XIX secolo d.C.

Il caos politico in Mesopotamia fu accompagnato da – e forse causato da – una severa mancanza di cibo. Per esempio, il normale prezzo dell’orzo in Mesopotamia era stato di circa un shekel d’argento per 30 seahs (approssimativamente due staia). Un’iscrizione della metà del X secolo a.C. invece registra che a Babilonia era necessario uno shekel d’oro per comprare solo due seahs di orzo! Ora, un shekel d’oro era normalmente valutato 10 di argento;  il che significa che il grano veniva venduto a 150 volte il suo prezzo originario!

I tumulti in Babilonia dal XII al X secolo a.C. si riflettono probabilmente nell’opera epica di Erra, apparentemente scritta all’inizio del I millennio a.C. per celebrare il ritorno alla normalità. In questo poema, il principale dio babilonese, Marduk, abbandona Babilonia, ed Erra, il dio di pestilenza, guerra ed oltretomba, acquisisce il controllo. Erra distrugge e uccide tutti – giusti e ingiusti, forti e deboli – mediante lotte, piaghe, carestie e disastri naturali. Soddisfatto della devastazione che ha portato, Erra riflette su come ha eliminato tutti i confini sociali e portato un senso di disperazione generalizzato:

Mare-Terra [l’area del Golfo Persiano] non risparmierà Mare-Terra… né gli Assiri gli Assiri,

Né gli Elamiti risparmieranno gli Elamiti, né i Cusciti i Cusciti

Nessun paese un altro paese, nessuna città un’altra città

Nessuna tribù risparmierà un’altra tribù, né un uomo l’altro uomo, né fratello il fratello, e si uccideranno gli uni gli altri

(tratto da: The ancient near east, Amelie Kuhrt; per l’intera epica vedere Benjamin R.Foster, Before the Muses: An Anthology of Akkadian Literature)

Cosa era accaduto?  Perché l’improvviso, drammatico crollo di tutte queste civiltà nell’Età del Bronzo?

Era comune in passato attribuirlo alle invasioni di stranieri; Dorici e Greci, Genti del Mare in Asia minore e Siria, e Filistei ed Israeliti a Caanan.

I Dorici, comunque, non si stanziarono nel Peloponneso e Creta fino a parecchie generazioni dopo il collasso Miceneo. In più i Micenei, gli Ittiti, i Canaaniti e gli Egiziani dell’Età del Bronzo, avevano a lungo difeso se stessi contro armate ben allenate. Allora perché caddero così facilmente sotto la spinta di eserciti poco organizzati di gruppi d’invasori? No, le invasioni e i sommovimenti della popolazione dell’inizio del XII secolo a.C. sono probabilmente sintomi di un diffuso collasso politico, economico e culturale, non la causa.

Altri sostengono che le civiltà dell’Età del Bronzo sperimentarono un “collasso sistematico”. Nella tarda Età del Bronzo la politica economica aveva basi poco solide ed i commerci troppo dipendenti da condizioni pacifiche. La combinazione di problemi sociali intrinseci; le restrizioni causate dalla schiavitù, la vendita delle terre e l’abuso sui contadini da parte dell’aristocrazia dominante la pirateria ed i conflitti militari interruppero i commerci alla fine del XIII secolo. Il declino nel commercio portò a difficoltà economiche, ad un aumento delle rivolte, e ad un generale cedimento nel sistema politico e sociale. Questa teoria aiuterebbe a spiegare perché la società dell’Età del Bronzo non poté risollevarsi dalla catastrofe del XII secolo a.C.

Ancora, comunque, abbiamo una confusione di sintomi e cause. Perché si ebbe un aumento della pirateria e un declino dei commerci alla fine dell’Età del Bronzo? Cosa rese i conflitti del 1200 a.C. differenti da quelli che pure si verificavano frequentemente in epoca anteriore? Perché le disuguaglianze sociali che erano esistite durante tutta l’Età del Bronzo improvvisamente portarono alla rivoluzione?

Altri studiosi dicono che solo le forze naturali possono spiegare l’estensivo collasso politico,sociale ed economico dell’Età del Bronzo. Alcune delle distruzioni (Cnosso, Micene, Tirinto, Midea, Troia, Hattusa, Alalakh e Ugarit), per esempio, potrebbero essere state causate da terremoti. Comunque, dato che questo fenomeni sono usualmente localizzati e che la distruzione fu invece diffusa in Grecia, Anatolia, Siria e Palestina, la maggior parte dei ricercatori ha respinto i terremoti come causa generale della morte dell’Età del bronzo.

Un altro scenario da terremoto, comunque, è considerato in un articolo dagli studiosi Amos Nur ed Eric H.Cline: sostengono che la sequenza di terremoti, o di “tempeste di terremoti” occorse in un periodo di 50 anni attraverso l’Egeo ed il Mediterraneo orientale, generando un “collasso di sistema”.

La prolungata siccità è anche stata presa in considerazione come elemento scatenante la crisi. Un piccolo cambiamento nelle precipitazioni può avere un notevole impatto, perfino nel volume dell’acqua portata dai fiumi.

La crescita del prezzo del grano in Egitto e Mesopotamia e gli appelli Ittiti per il grano, sono stati usati per supportare la teoria del cambiamento climatico. Anche, studi sui fiumi Nilo, Tigri e Eufrate indicano che raggiunsero un livello molto basso nel corso del XII secolo a.C.

In più, studi su sequenze di anelli degli alberi rivelano un cambiamento climatico nell’emisfero nord tra il 1300 ed il 1000 a.C.; ed una serie di anelli concentrici su un ciocco da Gordion, in Anatolia, indica un periodo di tempo molto asciutto attorno al 1200 a.C. Questo era più o meno il periodo in cui gli Ittiti si appellarono all’Egitto per il grano che avrebbe alleviato la carestia.

Naturalmente, le restrizioni alimentari dovute all’estesa siccità potrebbero aver portato scontento, e magari incrementato pirateria, rivolte, conflitti e sommovimenti nella popolazione come quelli del XII secolo a.C. Tali conflitti e sommovimenti, una volta iniziati, avrebbero avuto un effetto “domino” sulle altre aree.

Comunque, è stato sostenuto che semplicemente non vi sono prove di una siccità lunga abbastanza ed intensa abbastanza da aver causato il collasso.

I testi di Pilo in Grecia, redatti appena prima della sua distruzione, non danno indicazioni di siccità, carenze di cibo o carestia. Le restrizioni alimentari menzionati nei testi del Vicino Oriente e i prezzi inflazionati per il grano potrebbero essere il risultato dei disordini e collasso sociali piuttosto che esserne la causa. Inoltre, alcuni palazzi Greci avevano scorte di farina, orzo e altri cibi ancora quando furono bruciati. Così non è sostenibile che coloro che li attaccarono stessero cercando cibo.

Qui è l’essenza del nostro dilemma: tutti gli archeologi concordano che attorno alla fine del XIII secolo a.C. le grandi civiltà dell’Età del Bronzo dell’Egeo e del Mediterraneo orientale crollarono entro di 50 o 100 anni l’una dall’altra. Ma, nonostante questo, non vi è consenso su quello che realmente portò questa devastazione. Qualunque sia la causa, una delle più splendenti epoche nella storia dell’umanità, giunse bruscamente alla fine.

Fonte: srs di William H. Stiebing Jr.;   Tratto da: Biblical Archaeology review.

La porta del Tempo del 30.10.2001

Link:  http://www.laportadeltempo.com/Documenti/doc_crollo.htm

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