Mar 16 2009

Il giallo del libro che anticipava la scoperta delle tombe etrusche

Category: Archeologia e paleontologia,Cultura e dintornigiorgio @ 09:17

Un libro, nel lontano 1995, anticipava l’ubicazsi è ione delle tombe etrusche in una vasta area che va da Chiusi a Sarteano. Tra queste, rientra anche la ormai mitica “Tomba della Quadriga Infernale”, il cui rinvenimento venne ufficializzato solo nell’ottobre del 2003.

A rendere nota questa “versione” della vicenda è l’autore del libro, Stefano Romagnoli (nella foto), appassionato archeologo che, accortosi di aver scritto un libro pieno di indicazioni di siti archeologici, decise di non dare alle stampe l’opera, ma ne affidò l’analisi alla Procura della Repubblica di Montepulciano. Da allora, l’uomo cerca di vedersi riconoscere la paternità delle scoperte avvenute alle Pianacce.

 

SARTEANO – Ivan Meacci

La storia dell’Archeologia è costellata di scoperte la cui “paternità” resta contesa tra più studiosi. E non mancano neppure – anzi pullulano -esempi di grandi scoperte fatte da “dilettanti” non accademici che, spinti dalla pura passione, sono riusciti a risolvere complicatissime sciarade: alla maniera dell’italiano Giovanni Battista Belzoni, saltimbanco degli inizi dell’800, il cui nome resta impresso all’interno della piramide di Chefren. Ci sono entrambi questi ingredienti nella controversa vicenda che vede contrapposti i sarteanesi Stefano Romagnoli. Vito De leso e Giancarlo Pellegrini, celebrati da molti come i veri scopritori della “Tomba della Quadriga Infernale”, (in un punto all’epoca indicato da loro come “presunto Sepolcro del Re Porsenna”) alle Soprintendenze locali e allo staff dell’archeologa Alessandra Minetti che, invece, ne ha annunciato l’avvenuto ritrovamento. La vicenda ha assunto i contorni di un giallo, degno della migliore tradizione di Indiana Jones, e rischia di avere strascichi dal difficile dissolvimento.

«La passione per l’archeologia mi è stata trasmessa da mio padre è da mio nonno, contadini nei poderi di Sarteano. Posso vantarmi di conoscere ogni metro di questa zona, e di aver raccolto le storie e le leggende che i sarteanesi si tramandavano sugli Etruschi». Il racconto di Stefano Romagnoli inizia così, lasciando intendere la passione alla base delle sue intuizioni. E proprio queste intuizioni sono state la molla per la stesura di un libro sull’archeologia locale dal titolo “Io citto tu citta – i segreti nascosti sulle terre del Re Porsenna”. «In questo libro, concluso nel 1995 – racconta Romagnoli – ho descritto le strutture portate alla luce, e quelle che ancora non sono state riportate alle luce».

Un dettaglio, quest’ultimo che mette in allarme lo studioso: molte delle informazioni trascritte, se cadute nelle mani sbagliate, avrebbero potuto mettere in pericolo il patrimonio storico e archeologico dell’area…

«Questo libro non poteva essere pubblicato – spiega Romagnoli – perché avrebbe rilevato a tutti, anche ai malintenzionati, la locazione esatta delle tombe ancora nascoste. Decidemmo di consegnare tutto il materiale, insieme ad un esposto che denunciava le scoperte, alla Procura della Repubblica di Montepulciano. L’esposto che descriveva le nostre scoperte fu anche inviato al Ministero dei Beni Culturali, alla Soprintendenza per la Toscana, agli enti preposti, ed anche al Presidente della Repubblica». L’allora Soprintendente della Toscana, denunciò per millanteria e probabili ricerche non autorizzate il signor Romagnoli ed i suoi due amici. La Procura avviò delle indagini per accertare se quello era stato scritto avesse una qualche validità:  se Romagnoli, De leso e Pellegrini, avessero eseguito ricerche abusive; e se avevano eseguito scavi non autorizzati.

Una commissione – guidata dal Procuratore della Repubblica. Federico Longobardi, dal Ctu della Procura Angelo Vittorio Mira Bonomi dall’Ispettore Onorario per i Beni Archeologici, Giulio Paolucci, da altre autorità della Tutela del Patrimonio, dai Carabinieri e da i tre personaggi che rivendicavano la scoperta della “Tomba della quadriga infernale” (allora presunta tomba del Re Porsenna) – fece dei sopralluoghi in tutte le 14 zone che erano indicate nel libro e nell’esposto, compresa la zona numero 8 (le Pianacce). Un’area, quest’ultima, che dopo la scoperta della tomba effettuata negli anni 50 da Metzh. era stata ignorata “al punto da permettere la costruzione di edifici industriali e privati. Per ogni presunta struttura sepolta, indicata nel libro di Romagnoli, vennero presi appunti A misure (dati completi di oltre 300 fotografie che ritraggono Romagnoli o i suoi soci, che indicano con il dito il punto preciso dove si sarebbe dovuto scavare per portare alla luce le presunte sepolture). I rappresentanti della Soprintendenza, dichiararono a verbale che non poteva esserci nulla in nessuno di quei 14 punti, compreso il numero 8. Al contrario, la relazione della Procura redatta da Angelo Mira Bonomi diede come attendibili alcune delle scoperte citate nel libro. La Procura, dopo aver redatto un verbale per ognuno dei 14 siti (compreso il numero 8, dove veniva perfettamente indicato come accedere alla Tomba del Re Porsenna – risultata poi in superficie quella denominata Quadriga Infernale) archiviò il caso perché : il libro era attendibile; non era stata commessa millantazione e non era stato messo a rischio il patrimonio culturale, dal momento che era stata denunciata la scoperta delle aree archeologiche prima della pubblicazione del volume che ne avrebbe rivelalo l’ubicazione; non erano stati eseguiti scavi o ricerche non autorizzate, ma solo ricerche storico/scientifiche. «Risolti i problemi legali – spiega Romagnoli – offrimmo la nostra collaborazione alla Soprintendenza anche per farci riconoscere le scoperte. Contattammo il Ministero, La Soprintendenza di Firenze e quella di Chiusi. Il Soprintendente Nicosia ci rispose che quelle tombe non esistevano, oppure ci eravamo sbagliati con tombe già aperte da loro e poi con il tempo riempite di terra: perché i siti indicati nel libro erano già ampliamente conosciuti ed esplorati. Quindi, il mio manoscritto non era di nessun interesse». Dopo incontri con l’allora Soprintendente di Chiusi, Rastrelli, con la dottoressa Minetti (ad oggi direttrice del Museo di Sarteano) e con suo marito , Giulio Paolucci (ad oggi direttore del Museo di Chianciano ed allora Ispettore onorario della Sovrintendenza) andati non a buon fine, i tre amici decidono di rivolgersi alla stampa. Da Rai 3 Toscana ai quotidiani locali; dal Corriere della Sera al Sole 24 Ore. si interessarono dei caso sarteanese. «La notizia arrivò fino in Giappone – dice Romagnoli – da dove un mecenate offrì al Comune di Sarteano di finanziare le ricerche ma, il Comune declinò l’offerta». Nel 2000, il gruppo archeologico, di cui Fabio Dionori (attuale Sindaco) era Presidente e Alessandra Minetti. Direttrice degli Scavi, cominciò a scavare il famoso pianoro delle Pianacce. A questa azione corrisponde una reazione di Romagnoli che riprende a scrivere al Ministero dei Beni Culturali, al Presidente della Repubblica ed alle agenzie giornalistiche nazionali. «Appena entrarono nella prima tomba feci degli esposti a tutti gli organi competenti, dove dicevo che stavano scavando nei punti da me indicati, e senza che io ne fossi stato informato – continua Romagnoli – Mi rispose il nuovo Soprintendente di Firenze  Angelo Bottini, affermando che gli scavi non erano stati eseguiti sulla base delle mie indicazioni, ma su una nuova ricerca di scavo». «A tutt’oggi – conclude Romagnoli  hanno riscoperto circa nove delle oltre 100 tombe da me perfettamente indicate durante i sopralluoghi nelle 14 zone, compresi quelli in località Pianacce». Il Tg di Rai 3 Toscana, quando fu ritrovata la prima tomba, diede il merito a Stefano Romagnoli e non al gruppo dell’archeologa Alessandra Minetti, così come fecero Discovery Channel e tutti i mezzi di informazione che riportarono la notizia. Informazioni quasi sempre smentite all’indomani della pubblicazione, sebbene nessuno abbia mai direttamente denunciato Romagnoli ed i suoi amici.

 

LA VERITA’ DI ROMAGNOLI                          

ROMAGNOLI CONSEGNA IL SUO LIBRO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA             1995

SOPRALLUOGHI NELL’AREA INDICATA COME SEDE DELLA TOMBA DEL PORSENNA  1995

INIZIANO GLI SCAVI ALLE PIANACCE NEI PUNTI INDICATI DA ROMAGNOLI         2000

 

Fonte: IL Cittadino Oggi- data: 05.07.05; La porta del tempo

Rassegna stampa sul caso Romagnoli: http://www.romagnolistefano.com/giornali.htm


Mar 16 2009

Il caso Porsenna

Category: Archeologia e paleontologia,Cultura e dintornigiorgio @ 07:28

 

La storia infinita del caso continua e va avanti, ma dei riconoscimenti ancora nemmeno l’ombra. Nonostante la nostra imperterrita tenacia, non siamo ancora stati in grado di far valere i nostri diritti, ci rendiamo conto di essere “pesci troppo piccoli” per poter abbattere il muro del potere, dietro il quale si nascondono alcuni elementi molto più potenti e ben piazzati di noi, normali ed onesti cittadini. Vito De Ieso; StefanoRomagnoli; Giancarlo Pellegrini. 

 

Immagine scannerizzata dal Volume in nostro possesso (regolarmente acquistato). Sabato 25 Novembre 2006, a Sarteano presso il Teatro degli Arrischianti, Alessandra Minetti (Direttrice del Museo Civico Archeologico di Sarteano), ha presentato in pubblico la sua opera sulla Quadriga Infernale.

Noi abbiamo partecipato con molto entusiasmo, ed abbiamo acquistato anche il volume in questione. Alla presentazione vi erano in oltre: Il Prof. Mario Torelli; Il Sindaco Dionori Fabio (Comune di Sarteano); ecc ecc.

L’opera è ben fatta, scorrevole, uniforme nel tema, e dettagliata nella parte tecnica.  Le immagini rendono in maniera molto reale, l’idea di cosa si può vedere visitando di persona la Tomba della Quadriga.

Il volume descrive oltre alle immagini parietali, anche i reperti trovati all’interno, riportandone ottime immagini, con l’apporto di grafica prospettiva, i termini tecnici specifici sono alla portata di chiunque abbia una modesta dimestichezza con la nomenclatura, e l’etimologia di Archeologica classica.

Nell’insieme l’opera ci è piaciuta molto, non possiamo far altro che fare i nostri sinceri complimenti alla Autrice Alessandra Minetti, ed ai collaboratori che hanno partecipato alla realizzazione di questo volume.

C’è da dire che nel nostro Paese, sono ben rare scoperte così uniche come questa, altrettanto rari sono i ritrovamenti di reperti (UNICI), così ben descritti e relazionati da volumi fatti come quello in questione.

Noi siamo ben lieti, di contribuire alla divulgazione di tutto ciò, parlandone in questo nostro “sito internet“, il quale ha 65.000 riferimenti di visibilità, ed è conosciuto da tutti i motori di ricerca, e dai principali portali Archeologici Nazionali ed esteri, così facendo l’indice di visibilità della (Quadriga Infernale, e del suo Volume omonimo), verrà notevolmente incrementato, in quanto questa pagina è visitabile direttamente nella Home Page del nostro Sito, e di riflesso, sarà visibile e rintracciabile facilmente in tutto il mondo.

 

Purtroppo, in conclusione, c’è (l’unica ed inevitabile “critica”) alla quale noi non potevamo rinunciare:

Si tratta della pagina dei “ringraziamenti”, dove è scritta la frase: “Si ringraziano in primo luogo i Membri del Gruppo Archeologico Etruria, a cui di deve la scoperta”.

 

Secondo il nostro parere, sarebbe stato più onesto usare la parola “ritrovamento o recupero “, al posto della parola “scoperta”, e di seguito spiegheremo il motivo di tale affermazione: Dal dizionario della lingua Italiana “sco|pèr|ta = lo scoprire, il rinvenire qcs. di sconosciuto o di nascosto: la scoperta  delle sorgenti del Nilo, la scoperta di una particella subatomica, la scoperta di un bene (nascosto), ecc ecc.

Quindi lo scopritore è considerato tale, quando scopre qualcosa di “nascosto”, cioè: il punto in cui, la posizione ove, si trova il bene (ancora nascosto), ma solamente dopo il recupero di tale bene si potrà stabilire se si trattava di una vera scoperta, o se trattasi di (supposizione).

Lo scopritore ha il dovere, di segnalare alle autorità competenti, (dove suppone di aver scoperto “anche se ancora nascosti”, i beni importanti, da portare alla luce, in oltre (lo scopritore), deve rendere noto in quale modo è arrivato alla supposizione, che in quel punto si possano trovare reperti o strutture Archeologiche di elevata importanza.

 

Noi: (Pellegrini Giancarlo, Vito De Ieso, e Romagnoli Stefano), nel 1995, lavorando al nostro libro che parlava di “segreti nascosti sulle terre del Re Porsenna), ci rendemmo conto che indicavamo in tale libro parecchie strutture Archeologiche (ancora nascoste).

Strutture da noi ipotizzate, durante la ricerca storico/scientifica fatta appositamente per strutturare ed arricchire il contenuto del libro, le quali non potevano assolutamente essere rese pubbliche in tale libro, senza prima averne denunciata la scoperta in modo regolamentare.

Così facemmo, compilando ed inviando un esposto che denunciava le scoperte avvenute durante la scrittura del libro, a tutte le Autorità competenti, compreso l’allora in carica Presidente della Repubblica.

La notizia trapelò anche all’Ansa e quindi a tutti i quotidiani Nazionali, creando una confusione forse un po’ troppo esagerata di tale notizia, al punto che la Procura della Repubblica di Montepulciano, aprì una indagine sulla nostra vicenda, “forse su denuncia esposta dalla Soprintendenza nei nostri confronti”.

Su ordine del Procuratore in carica, vennero effettuati sopralluoghi, ai quali parteciparono Persone di inconfutabile affidabilità, tra i quali il rappresentante della Soprintendenza locale, ed un perito, incaricato dallo Stato, al quale era dato il compito di fare relazione, e valutazione, sulla attendibilità nelle nostre affermazioni di scoperte fortuite.

Durante il sopralluogo avvenuto il località “Pianacce”, indicammo dove secondo noi si nascondeva una importante sepoltura, consegnando alle Autorità presenti anche un

disegno del pianoro con le rispettive sepolture ancora nascoste, e le loro precise locazioni.

Il nostro caso venne poi archiviato, e nel decreto venne scritto:”non essendo emersi durante le indagini, fatti di natura penale, ne trasgressioni alle leggi sui beni culturali, il caso viene archiviato”

Ciò vale a dire che durante il nostro operato per la scrittura del libro, non commettemmo ne reati ne inflazioni alle leggi vigenti sulla tutela del patrimonio, ed altro, non avendo quindi effettuato ricerche non autorizzate, in quanto le ricerche furono del tipo storico/scientifiche, fatte quasi esclusivamente a “tavolino”, e non sul posto, e quindi non necessitavano neppure del permesso dal padrone del terreno.

Nella parte centrale del nostro disegno avevamo supposto una sepoltura molto importante, risultata poi anni dopo essere quella della “Quadriga infernale”.

Per quanto ci riguarda, considerata (la mole di documentazione che conferma inequivocabilmente tutto ciò che abbiamo scritto in precedenza), noi fummo i primi a denunciare ufficialmente la scoperta, di una sepoltura importante in quel preciso punto dove poi si è concretizzata l’esistenza della tomba in questione, quella della

“Quadriga Infernale”.

C’è da dire in oltre che nell’arco di questi anni chiedemmo varie volte l’autorizzazione al Ministero dei Beni Culturali, per poter eseguire noi stessi gli scavi, e quindi poter portare alla luce le sepolture da noi indicate.  Tale opportunità ci venne sempre negata categoricamente, forse a causa dei contrasti che si erano venuti a creare tra noi, ed alcune sedi competenti alla materia in questione.

Di seguito, in fine, riportiamo alcuni documenti a conferma della nostra veritiera lamentela, sentendoci in un certo qual modo “derubati” di una  scoperta anticipatamente enunciata alcuni anni prima, da noi non portata alla luce, in quanto cene vennero negati i permessi.

Fonte: La porta del Tempo//2006// http://www.romagnolistefano.com//


Mar 16 2009

Dalai Lama: La Cina non ha l’autorità morale per essere una superpotenza

Il leader tibetano guadagna il sostegno del parlamento europeo per l’autonomia (e non l’indipendenza) del Tibet. In Polonia il Dalai Lama incontrerà Sarkozy. In Cina si vuole boicottare i prodotti francesi, ma il ministero degli esteri chiede ai nazionalisti cinesi un atteggiamento “calmo e razionale”.

Bruxelles (AsiaNews/Agenzie) – La Cina manca di autorità morale per essere una vera superpotenza: lo ha detto il Dalai Lama davanti all’assemblea del parlamento europeo, radunato ieri a Bruxelles. Il leader tibetano ha affermato che Pechino meriterebbe essere una superpotenza, date le dimensioni della sua popolazione, la sua forza militare ed economica, ma “un fattore importante è l’autorità morale e questa è ciò che manca”.

Il Dalai Lama ha citato “il livello poverissimo di rispetto per i diritti umani, la libertà religiosa, la libertà di espressione e la libertà di stampa” e ha aggiunto che a causa della “troppa censura… l’immagine della Cina nel campo dell’autorità morale è povera, molto povera”.

Secondo il Premio Nobel, questa autorità morale andrebbe espressa affrontando i problemi del Tibet, dello Xinjiang, di Hong Kong e di Taiwan.

L’arrivo del Dalai Lama al parlamento europeo è stato accolto da applausi; alcuni parlamentari hanno perfino sventolato la bandiera tibetana.

Hans-Gert Pöttering, presidente del parlamento, ha assicurato che l’Europa continuerà “a difendere i diritti del popolo tibetano alla propria cultura e alla propria religione”.

“Se cessiamo di batterci per questi principi – ha detto – rinunciamo a noi stessi”. Egli ha quindi domandato alle autorità cinesi di “dare prova” di impegno reale nei dialoghi con i tibetani, giungendo a dei risultati.

Dopo la repressione a Lhasa nel marzo scorso, il presidente francese Sarkozy – oggi presidente di turno dell’Unione Europea – aveva minacciato il boicottaggio delle cerimonie olimpiche se Pechino non avesse ripreso i dialoghi col governo tibetano in esilio, fermi da anni. Prime delle Olimpiadi la Cina ha ripreso i colloqui, ma essi sono infruttuosi perché la Cina continua ad accusare il Dalai Lama di voler dividere “la nazione cinese”.

Il Dalai Lama ha ripetuto davanti ai parlamentari Ue che egli non vuole l’indipendenza del Tibet, ma solo un’autonomia che salvi il Tibet dal “genocidio culturale” a cui è sottoposto dall’occupazione cinese.

Il leader tibetano è atteso oggi a Gdansk, in Polonia, per celebrare insieme ad altri Premi Nobel i 25 anni del Nobel per la Pace a Lech Walesa. Nell’occasione incontrerà anche il presidente Sarkozy.

L’aperto appoggio alla causa tibetana – come anche il premio Sakharov assegnato al dissidente democratico Hu Jia – rivelano un cambiamento di tono dell’Ue nei confronti di Pechino. A causa di ciò, la Cina ha minacciato ritorsioni economiche, ma un rappresentante francese ha sminuito le minacce, sottolineando che “i cinesi hanno bisogno degli investimenti occidentali”, soprattutto in questo periodo di crisi economica.

In Cina la decisione di Sarkozy di incontrare il Dalai Lama ha provocato molte critiche contro la Francia sui blog nazionalisti, che domandano il boicottaggio dei prodotti francesi. Liu Jianchao, portavoce del ministero cinese degli esteri, pur manifestando “insoddisfazione” per la posizione europea e francese, ha chiesto al pubblico cinese di agire in modo “calmo e razionale”.

Fonte:asianews.it – 05/dicembre/2008