Mar 14 2009

ABRAMO e i collegamenti con l’antica India

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 10:26

 

 

Nella sua Storia degli Ebrei, l’erudito e teologo ebreo Flavio Giuseppe (37 – 100 d.C.) scrive che il filosofo greco Aristotele aveva detto: “… Questi ebrei sono derivati dai filosofi indiani; sono chiamati dagli indiani Calani” (Libro I, 22).

Clearco di Soli ha scritto: “gli Ebrei discendono dai filosofi dell’India. In India i filosofi sono chiamati Calaniani e in Siria sono detti Ebrei. Il nome della loro capitale è molto difficile da pronunciare. Si chiama Gerusalemme”.

“Megastene fu mandato in India da Seleuco Nicator circa trecento anni prima di Cristo. I suoi racconti stanno trovando ogni giorno nuove conferme da nuove ricerche. Egli dice che gli Ebrei “erano una tribù o setta indiana, chiamata Kalani…” (Godfrey Higgins, Anacalypsis, vol. I, p. 400). Martin Haug, Ph.D., ha scritto in The Sacred Language, Writings, and Religions of the Parsis, “si dice che i Magi chiamassero la loro religione Kesh–î–Ibrahim. Essi attribuivano i loro libri religiosi ad Abramo, che si diceva li avesse portati dal cielo” (p. 16).

Ci sono certe notevoli somiglianze, che sono più di pure coincidenze, fra il dio indù Brahma e la sua consorte Saraisvati e l’Abramo e la Sara ebrei.

Nel suo libro Moisés y los Extraterrestres, l’autore messicano Tomás Doreste ricorda che Voltaire era dell’opinione che Abramo fosse il discendente di qualcuno dei numerosi sacerdoti Brahmani che avevano lasciato l’India per diffondere i loro insegnamenti nel mondo intero; a sostegno della sua tesi ricorda la somiglianza dei nomi ed il fatto che la città di Ur, terra dei patriarchi, era vicino al confine della Persia, lungo la strada verso l’India, in cui quel Brahmano era nato.

Anche se in tutta l’India c’è soltanto un tempio dedicato a Brahma, questo culto è la terza setta più grande degli Indù. Il nome di Brahma era altamente rispettato in India e la sua influenza si espandeva, attraverso la Persia, sino alle terre bagnate dai fiumi Eufrate e Tigri. I Persiani adottarono Brahma e ne fecero una propria divinità. Successivamente avrebbero detto che il dio era arrivato dalla Bactria, una regione montagnosa situata a metà strada sul percorso verso l’India. (pp. 46–47). La Bactria o Battriana (una regione dell’antico Afghanistan) era la sede di una primitiva nazione ebrea denominata Juhuda o Jaguda, ed anche Ur–Jaguda. Ur significava “il luogo” o “la città”. Di conseguenza, la Bibbia era corretta nel dichiarare che Abraham era venuto “da Ur dei Caldei”. “Caldeo”, più correttamente Kaul–Deva (santo Kaul), non era il nome di un’appartenenza etnica specifica, ma il titolo di un’antica casta sacerdotale indù di Bramani, che viveva nella zona ora compresa tra l’Afghanistan, il Pakistan e lo stato indiano del Kashmir.

“La tribù di Ioud o del Brahmino Abramo fu espulsa o lasciò il Maturea del regno di Oude in India e, stabilendosi a Goshen, o la casa del Sole o Heliopolis nell’Egitto, diede a quella località il nome del posto che aveva lasciato in India, Maturea”. (Anacalypsis, vol. I, p. 405).

“Egli era della religione o della setta della Persia e di Melchizedek”. (Ibidem, Vol. I, p. 364).

“I Persiani inoltre pretendono che Ibrahim, cioè Abraham, fosse il loro fondatore, così come gli Ebrei. Così vediamo che secondo tutta la storia antica i Persiani, gli Ebrei e gli Arabi sono discendenti di Abramo. (p. 85)… dicono che Terah, il padre di Abramo, fosse venuto in origine da un paese dell’Est chiamato Ur, dei Caldei o dei Culdei, per abitare in una regione denominata Mesopotamia. Qualche tempo dopo che abitava là, Abraham, o Abramo, o Brahma e sua moglie Sara o Sarai, o Sara–iswati, lasciarono la famiglia del loro padre ed entrarono in Canaan. L’identificazione d’Abramo e di Sara con Brahma e Saraiswati in primo luogo è stata precisata dai missionari Gesuiti”. (Vol. I, p. 387).

Nella mitologia indù, Sarai–Svati è sorella di Brahma. La Bibbia presenta due versioni della storia d’Abramo. Nella prima versione, Abramo ammise di al Faraone aver mentito quando gli aveva presentato Sara come sua sorella. Nella seconda versione, disse anche al re di Gerar che Sara era realmente sua sorella. Tuttavia, quando il re lo rimproverò per aver mentito, Abramo rivelò che Sara era in realtà sia sua moglie sia sua sorellastra! “… ma effettivamente è mia sorella; è stata generata da mio padre, ma non è figlia di mia madre; ed è diventata mia moglie”. (Genesi, 20, 12).

Le anomalie non terminano qui. In India, un affluente del fiume Saraisvati è Ghaggar. Un altro affluente dello stesso fiume si chiama Hakra. Secondo le tradizioni ebree, Hagar era la serva di Sara; i musulmani dicono che era una principessa egiziana. Si notino le somiglianze di Ghaggar, Hakra e Hagar.

La Bibbia afferma anche che Ishmael, il figlio di Hagar, ed i suoi discendenti vissero in India.

“… Ishmael trasse il suo ultimo respiro e morì e si riunì alle sue parentele… Abitarono a Havilah (India), a Shur, che è vicino all’Egitto, e lungo tutta la strada che porta ad Asshur”. (Genesi, 25, 17–18).

È un fatto interessante che i nomi d’Isacco e d’Ismaele derivino dal Sanscrito: (Ebreo) Ishaak = Ishakhu (Sanscrito) = “amico di Shiva”. (Ebreo) Ishmael = Ish–Mahal (Sanscrito) = “grande Shiva”. Una terza mini–versione della storia d’Abramo lo trasforma in un altro “Noé”. Sappiamo che un’inondazione guidò Abramo dall’India. “… Così disse il signore Dio d’Israele, i vostri padri abitavano anticamente dall’altro lato dell’inondazione, Even Terah, il padre d’Abramo e il padre di Nachor; ed hanno servito altri dei. Ed ho preso il vostro padre Abramo dall’altro lato dell’inondazione e l’ho condotto per tutta la terra di Canaan”. (Giosuè, 24, 2– 3.)

Genesi 25 accenna ad alcuni discendenti della sua concubina Ketura (nota: I musulmani sostengono che Ketura è un altro nome di Hagar): Jokshan; Sheba; Dedan; Epher. Alcuni discendenti di Noé erano Joktan, Sheba, Dedan e Ophir. Queste varianti mi hanno indotto a sospettare che gli autori della Bibbia stessero provando ad unire vari rami di giudaismo.

Verso il 1900 a.C., il culto di Brahm fu portato nel Medio e nel Prossimo Oriente da vari gruppi indiani, dopo una terribile pioggia e un terremoto che imperversarono sull’India del Nord, cambiando persino i corsi dei fiumi Saraisvati e Indo. Il geografo classico Strabone dice quanto l’abbandono dell’India nord–occidentale fosse stato quasi totale. “Aristobolo dice che, quando egli fu inviato in India per una certa missione, vide un paese di più di mille città, insieme ai villaggi, che erano stati abbandonati perché l’Indo aveva abbandonato il proprio letto naturale”. (Strabone, Geografia, XV, I.19).

“L’essiccamento del Sarasvati intorno al 1900 a.C., che condusse ad uno spostamento importante della popolazione concentrata intorno al Sindhu e alle valli del Sarasvati, potrebbe essere l’evento che causò un’emigrazione verso ovest dall’India. Subito dopo quel tempo l’elemento Indico comincia a comparire dappertutto in Asia occidentale, in Egitto e in Grecia”.

(Subhash Kak, Indic Ideas in the Graeco–Roman World, in IndiaStar online literary magazine, p.14)

Lo storico indiano Kuttikhat Purushothama Chon ritiene che Abramo fosse stato cacciato dell’India e dichiara che gli Ariani, incapaci di sconfiggere gli Asura (la casta mercantile che comandava un tempo nella valle dell’Indo, o Harappani), s’impegnarono per molti anni a combattere segretamente contro gli Asura, sino a distruggere il loro enorme sistema di laghi d’irrigazione, causando l’inondazione distruttiva, che Abramo e la sua famiglia se ne andarono e marciarono verso l’Asia Occidentale. (v. Remedy the Frauds in Hinduism).

Di conseguenza, oltre ad essere cacciati dall’India del Nord dalle inondazioni, gli Ariani costrinsero anche i commercianti indiani, gli artigiani e le classi istruite a fuggire in Asia Occidentale.

Edward Pococke scrive in India in Greece: “… in nessun caso simile sono accaduti eventi carichi di conseguenze di tale importanza, come negli eventi successivi alla grande guerra religiosa che, per un lungo periodo d’anni, infuriò in lungo e in largo per l’India. Quel confronto si concluse con l’espulsione d’ampi gruppi di popolazione; molti dei quali esperti nelle arti e civilizzati e molti di più guerrieri di professione. Stretti a nord dalle montagne himalayane, e bloccati verso sud a Ceylon, la loro ultima fortezza, invasero la valle dell’Indo ad ovest, e questi loro spostamenti generarono i germi delle arti e delle scienze europee. La vigorosa marea umana passò la barriera del Punjab e si diresse verso l’Europa ed il resto dell’Asia, per compiere la propria missione nell’evoluzione morale del mondo. L’ampiezza del movimento migratorio era così grande, il cambiamento dei nomi così completo e le informazioni – che abbiamo da parte dei Greci – riferite in modo talmente fuorviante, che nulla di meno di una negligenza totale dei principi teoretici e la risoluzione della ricerca indipendente, hanno dato la minima probabilità di chiarimento di tale mistero”. (p. 28)

Se tutti quei popoli immigrati e dominanti erano esclusivamente di origini indiane, perché mai la storia non ne fa menzione?

L’esodo dei rifugiati dall’antica India non avvenne in una sola ondata, ma lungo un periodo di mille anni, o più migliaia d’anni. Se tutti quei profughi erano esclusivamente di origini indiane, perché mai la storia non ne fa menzione? Essi sono citati piuttosto come Kassiti, Hittiti, Siriani, Assiri, Hurriti, Aramei, Hyksos, Mitanni, Amaleciti, Etiopi (Atha–Yop), Fenici, Caldei, e con molti altri nomi. Tuttavia saremmo in errore se pensassimo che si tratti di gruppi etnici indigeni dell’Asia Occidentale. I nostri libri di storia li chiamano anche “Indo–Europei” e suscitano l’interrogativo da dove essi realmente provenissero.

“I popoli dell’India giunsero a indicare la propria identità sociale in termini come Varna e Jati (funzioni sociali o di casta), non in termini di razze e tribù”. (Foundations of Indian Culture; p. 8)

Ecco un esempio di come gli indiani antichi identificavano la gente: I capi erano denominati Khassi (Kassiti), Kushi (Kushiti), Cosacki (casta militare russa), Cesari (casta romana di comando), Hattiya (Hittiti), Cuthiti (una forma dialettica di Hittiti), Hurriti (un’altra forma dialettica di Hittiti), Cathay (capi cinesi), Kasheetl/Kashikeh fra gli Aztechi, Kashikhel/Kisheh dai Maya e Keshuah/Kush dagli Incas. Gli Assyrians (in inglese), Asirios (nello Spagnolo), Asuras o Ashuras (India), Ashuriya, Asuriya (Sumeri e Babilonia), Asir (Arabia), Ahura (Persia), Suré nel Messico centrale, ecc., erano coloro che adoravano Surya (il Sole). Naturalmente, nelle zone dove questa religione è prevalsa, sono stati conosciuti come “Assiri”, qualunque fossero i nomi reali dei loro rispettivi regni d’origine. Un altro problema che gli eruditi occidentali hanno nell’identificazione degli Indo–Europei con gli Indiani è che l’India non era allora e non è mai stata una nazione. Ancora di più, non era “l’India”. Era Bharata, e anche il termine Bharata non indica una nazione, ma una collezione di nazioni, proprio come l’Europa è una collezione di nazioni, ed è attualmente tenuta insieme dalla minaccia reale o percepita dell’espansionismo musulmano. Gli eruditi indiani mi hanno detto che quando e se mai questo espansionismo sparisse, “l’unione di Bharata” si scheggerà ancora in molte più piccole nazioni. “Gli storici arabi discutono sul fatto che quel Brahma ed Abraham, il loro antenato, sia la stessa persona. I persiani hanno denominato generalmente Abraham Ibrahim Zeradust. Ciro considerava la religione degli ebrei la sua stessa. Gli Indù devono discendere venire da Abraham, o gli Israelites da Brahma…” (Anacalypsis, vol. I, p. 396).

Il nostro Abramo corrisponde realmente con la divinità indù Ram?

Ram e Abramo furono forse la stessa persona o lo stesso clan. Per esempio, la sillaba “Ab” o “Ap” significa “padre” in Kashmiri. Il termine ebreo primitivo potrebbe aver indicato Ram come “Ab–Ram” o “il padre Ram”. Si può anche pensare che la parola “Brahm” si sia evoluta da “Ab–Ram” e non vice–versa. La parola Kashmiri per “misericordia divina”, Raham, sembra derivata da Ram. Ab–Raham = “padre di misericordia divina”. Rakham = “misericordia divina”, in ebraico. Ram è inoltre il termine ebraico per il capo o l’alto reggente. Lo storico indiano A. D. Pusalker, il cui saggio “Traditional History From the Earliest Times” è apparso in The Vedic Age, ha detto che Ram visse verso il 1950 a.C., all’incirca all’epoca in cui Abramo, gli Indo–Ebrei e gli Ariani fecero la più grande espansione dall’India al Medio Oriente, dopo la grande inondazione.

“Uno dei santuari nella Kaaba inoltre era dedicato al dio creatore degli Indù, Brahma, ma il profeta illetterato dell’Islam pensava che fosse dedicato ad Abramo. La parola “Abraham” è nient’altro che una cattiva pronuncia della parola Brahma. Ciò può essere dimostrato chiaramente se si studiano i significati della radice di entrambe le parole. Abraham sarebbe uno dei profeti semitici più anziani. Si suppone che il suo nome derivi dai due termine semitici ‘Ab’ che indica il Padre e ‘Raam/Raham’ che significa “dell’elevato”. Nel libro della Genesi, Abraham significa semplicemente ‘Moltitudine’. La parola Abraham è derivata dalla parola Sanscrita Brahma. La radice di Brahma è Brah, che significa ‘crescere in numero o moltiplicarsi’. In più il Signore Brahma, il dio del creatore dell’Induismo, sarebbe il padre di tutti gli uomini e il più elevato di tutti gli dei, dato che da lui tutti gli esseri sono stati generati. Così veniamo ancora al significato di ‘padre elevato’. Questa è una chiara indicazione che Abraham non è altro che il padre celestiale Brama”. (Vedic Past of Pre–Islamic Arabia, Part VI, p.2).

Diversi significati possono essere estratti dalla parola “Abram”, ciascuno dei quali indica direttamente la sua posizione elevata. Ab = “padre”; Hir o H’r = “testa; parte superiore; Elevato”; Am = “la gente”. Di conseguenza, Abhiram o Abh’ram può significare “il padre dell’elevato”. Eccone un altro: Ab – î – ram = “padre del misericordioso”. Ab significa anche “il serpente”, e potrebbe indicare che Ab–Ram (serpente elevato) era un re Naga. Tutti i significati che possono essere estratti dalla parola composta “Abraham” rivelano il destino divino dei suoi seguaci. Hiram di Tiro, stretto amico di Salomone, era “gente elevata” o Ahi–Ram (serpente elevato).

In India antica, il culto Ariano era chiamato “Brahm–Aryan”. Gli Ariani adoravano molti dèi. Abraham si allontanò dal politeismo. Così facendo, potrebbe essere diventato “A–Brahm” (non più un Brahman). Gli Ariani chiamarono gli Asura “Ah–Brahm”. Di conseguenza, possiamo supporre logicamente che i padri della civiltà dell’Indo fossero probabilmente precursori degli ebrei.

Gerusalemme era una città degli Hittiti (casta indiana di tipo ereditario) ai tempi della morte d’Abramo. In Genesi, 23:4, Abramo chiese agli Hittiti di Gerusalemme di vendergli un terreno per la sepoltura. Gli Hittiti risposero: “… tu sei un principe fra noi: scegli tra i nostri sepolcri dove vuoi seppellire i tuoi morti; nessuno di noi te lo negherà”. (p. 6). Se Abramo era riverito come principe dagli Hittiti, doveva essere anche un membro stimato della casta ereditaria e guerriera dell’India. La Bibbia non ha mai affermato che Abramo non fosse un Hittita. Dice solo: “sono uno straniero e un ospite temporaneo tra voi”. (Genesi, 23: 4.) Come gli Hittiti hanno detto, essi riconoscevano addirittura Abramo come loro superiore. Come gli Hittiti non avevano un’origine etnica unica, così non l’avevano gli Amoriti o gli Amarru. Marruta era il nome indiano di casta degli uomini comuni. La parola “Amorita” (Marut) era il primo nome della casta dei Vaishya indiani: artigiani, coltivatori, vaccari, commercianti, ecc.

G.D. Pande scrive in Ancient Geography of Ayodhya: “I Marut rappresentavano il Visah. I Marut sono descritti come componenti delle truppe o delle masse. Rudra, il padre dei Maru, è il signore del bestiame”. (p. 177.) Malita J. Shendge li definisce così: “… i Marut sono la gente comune”. (The Civilized Demons, p. 314). Non dovremmo essere sorpresi nello scoprire che i Khatti (Hittiti) e i Marut (Amoriti) fossero i padri (protettori) e le madri (aiutanti o assistenti) di Gerusalemme.

In India, gli Hittiti erano anche conosciuti come Cedi o Chedi (pronunciato Hatti o Khetti). Gli storici indiani li classificano come una delle più vecchie casti degli Yadava. “I Cedi hanno formato una delle tribù più antiche fra gli Ksatriya (la classe aristocratica composta di Hittiti e Kassiti) nei più antichi periodi Vedici. Fin dal periodo del Rgveda i re dei Cedi avevano acquistato grande rinomanza… erano uno dei poteri principali in India del Nord nella grande epica”. (Yadavas Through the Ages, p. 90). I Ram o Rama inoltre appartenevano al clan di Yadava. Se i nostri Abraham, Brahm e Ram sono quello e la stessa persona, Abramo andò a Gerusalemme per stare con la sua propria gente!

Le congregazioni dei Ram si segregarono nelle loro proprie comunità, denominate Ayodhya, che in Sanscrito significa “l’Inconquistabile”. La parola Sanscrita per “il combattente” è Yuddha o Yudh. Abramo ed il suo gruppo appartenevano alla congregazione di Ayodhya (Yehudiya, Judea) che rimase distante dai non–credenti e dagli Amaleciti (Ariani?).

Melchizadek… il saggio di Salem

Se ciò che ho detto finora non è abbastanza convincente, forse la parola “Melchizedek” lo sarà. Melchizedek era un re di Gerusalemme che possedeva poteri mistici e magici segreti. Era inoltre insegnante d’Abramo.

Melik–Sadaksina era un gran principe indiano, un mago e un gigante spiritoso – il figlio d’un re dei Kassiti. In Kashmiri e in Sanscrito, Sadak = “una persona con poteri magici e soprannaturali”. Un certo Zadok (Sadak?) era anche un sacerdote con doti soprannaturali, che unse Salomone. Perché il Kassita (di casta reale) Melik–Sadaksina, un personaggio mitico indiano, compare improvvisamente a Gerusalemme come l’amico e la guida d’Abramo? Secondo Akshoy Kumar Mazumdar, nella storia indù, Brahm era il leader spirituale degli Ariani. Come Ariano (non di Yah), credeva naturalmente negli idoli. La Bibbia dice che persino li fabbricava. Nel vedere come l’aumentare del culto degli idoli e il dubbio religioso stavano contribuendo ad un’ulteriore rovina della sua gente, Brahm ripudiò l’Arianesimo e riabbracciò la filosofia indiana antica (di Yah) (culto dell’Universo Materiale) anche se quello pure stava affondando nelle malvagità umane. Si convinse che l’umanità si sarebbe potuta conservare soltanto occupandosi di cose reali, non immaginarie.

Scossi dalla barbarie e dall’egoismo cieco della gente, gli uomini saggi e la gente istruita fra i proto–Ebrei s’isolarono dalle masse.

Il Dott. Mazumdar ha scritto: “La caduta morale era veloce. I colti e i saggi vivevano staccati dalle masse. Si sposavano raramente e principalmente si dedicavano alle pratiche religiose. Le masse, senza luce e capo adeguati, presto divennero viziose oltre ogni limite. La violenza, l’adulterio, il furto, ecc., diventarono comuni. La natura umana diventava selvaggia. Brahma (Abramo) decise di riformare e rigenerare la gente. Incitò i colti e i saggi a sposarsi e mescolarsi con la gente. La maggior parte rifiutò di sposarsi, ma 30 acconsentirono”. Brahm sposò la sua sorellastra Saraisvati. Quei saggi furono conosciuti come i prajapatis (progenitori).

“L’Afghanistan del Nord era denominato Uttara Kuru ed era un grande centro d’apprendimento. Una donna andò là studiare e ricevette il titolo di Vak, cioè Saraisvati (signora Sara). Si crede che Brahm, il suo insegnante (e fratellastro), fosse rimasto tanto impressionato dalla sua bellezza, formazione e intelletto potente, che la sposò”. (The Hindu History; p. 48, passim)

Dalla santa comunità nell’Afghanistan del sud, simili comunità si sparsero dappertutto: in tutta l’India, Nepal, Tailandia, Cina, Egitto, Siria, Italia, Filippine, Turchia, Persia, Grecia, Laos, Irak, – persino nelle Americhe! La prova linguistica della presenza di Brahm in varie parti del mondo è più di evidente: Persiano: Braghman (santo); Latino: Bragmani (santo); Russo: Rachmany (santo); Rachmanya ucraino (sacerdote; Santo); Ebreo: Ram (capo supremo); Norvegese: From (Divinamente).

Una parola sacra fra gli Indù era ed è la sillaba mistica OM. È associata in eterno con la terra, il cielo ed il paradiso, l’universo triplice. È inoltre un nome di Brahm. Anche gli Aztechi adoravano e recitavano la sillaba OM come il principale doppio di tutta la creazione: OMeticuhlti (principio maschile) e OMelcihuatl (principio femminile). La casta sacerdotale dei Maya era chiamata Balam (pronunciato B’lahm). Se nella lingua Maya ci fosse stato il suono “R”, esso sarebbe stato Brahm. Gli Incas peruviani adoravano il sole come Inti Raymi (Hindu Ram).

Nomi che innegabilmente derivano letteralmente da Rama si trovano nelle lingue dei Nativi americani, particolarmente le lingue di quelle tribù che si estendono dal sud–ovest degli Stati Uniti al Messico e sino nel Sudamerica, oltre il Perù. Gli indiani Tarahumara di Chihuahua sono un esempio ideale. Il loro nome reale è Ra–Ram–Uri. Come in Sumeria ed in India del Nord, Ra–Ram–Uri “Uri” = “la gente”. Poiché la R spagnola ha un suono particolare, questo “Uri” potrebbe anche essere Udi o Yuddhi, il nome Sanscrito per “Guerriero; Conquistatore”. Molte tribù messicane ricordano che una razza straniera di Yuri invase una volta la loro parte del mondo. Il dio del sole dei Ra–Ram–Uri è Ono–Rúame. In Kashmiri, Ana = “figlio favorito”; La dea della luna dei Ra–Ram–Uri, consorte di Ono–Rúame, è Eve–Ruame. In Kashmir Hava = “Eva, o il principio femminile”. Un governatore dei Ra–Ram–Uri si chiamava Si–Riame. In Sanscrito/Kashmiri, Su–Rama = “Grande Rama”. Secondo le antiche leggende messicane, gli Yori appartenevano ad una tribù denominata Surem (Su–Ram?). Prima della conquista, il Messico centrale ed il sud–ovest degli Stati Uniti, sino al Colorado orientale, erano conosciuti come Suré. Suré = “Sole” in Kashmiri. Il medico curatore o guida spirituale dei Tarahumara è un Owi–Ruame. In Sanscrito, Oph = “speranza”. Il loro diavolo è denominato Repa–Bet–Eame. Kashmiri: Riphas (Comparsa) + Buth (Spirito maligno) + Yama (Angelo della morte). Molte altre sorprendenti corrispondenze con il Kashmiri e il Sanscrito compaiono nella lingua dei Ra–Ram–Uri. Il loro rapporto con l’antica Fenicia, la Sumeria e l’India del Nord è ovvio.

I Fenici… navigatori globali

La maggior parte di noi pensa che i Fenici fossero un popolo di navigatori e commercianti, che abitava in quello che oggi chiamiamo Libano. Tuttavia, i Pancika o Pani, come gli Indù li chiamavano, o Puni, come li chiamavano i Romani (un altro nome derivato da Rama), erano, come gli zingari, sparsi su tutto il globo.

Gli spagnoli chiamarono la terra dei Ra–Ram–Uri Chihuahua, pronunciata come Shivava dagli stessi nativi. In Sanscrito, Shivava = “tempio di Shiva”. Secondo gli eruditi religiosi indù, Ram ed il dio Shiva erano una volta la stessa divinità. Il nome di Yah e di Shiva (lo stesso di cui leggiamo nella Bibbia) è inoltre prevalente nelle pratiche religiose dei Nativi americani e può essere trovato iscritto in petroglifi dappertutto nel sud–ovest americano. (Cfr. il mio libro India Once Ruled the Americas! )

Ayodhya era inoltre un altro nome per Dar es Salaam in Tanzania (Africa) e per Gerusalemme (Giudea). È vero che gli abitanti di Gerusalemme erano conosciuti come Yehudiya o Giudei (guerrieri di Yah), un fatto che rende le origini indiane degli ebrei incontrovertibili.

Non c’era parte del mondo antico, compresa la Cina, che non fosse influenzata dai punti di vista religiosi di Ram. Per esempio, i cristiani e gli ebrei hanno subito un lavaggio del cervello per credere che Mohammed copiasse i suoi insegnamenti dalle fonti ebree. La verità è che, nel tempo di Mohammed, la teologia di Ram o d’Abramo era la pietra di fondamento di tutte le sette religiose. Tutto ciò che Mohammed ha fatto fu di eliminarne il culto degli idoli.

“… Il Tempio della Mecca è stato fondato da una colonia di Bramini provenienti dall’India. Era un posto sacro prima dell’epoca di Mohamed, e fu loro consentito di fare pellegrinaggi ad esso per parecchi secoli dopo il suo tempo. La sua gran celebrità come luogo sacro molto prima del periodo del profeta non può essere contestata”. (Anacalypsis, vol. I, p. 421)

“… I bramini dicono, dall’autorità dei loro antichi libri, che la città della Mecca è stata fondata da una colonia proveniente dall’India. I suoi abitanti a partire dall’era più antica hanno avuto una tradizione che è stata sviluppata da Ishmael, il figlio di Agar. Questa città, nella lingua dell’Indo, sarebbe denominata Ishmaelistan”. (Ibidem, p. 424)

Prima del tempo di Mohammed, l’Induismo della gente araba era denominato Tsaba. Tsaba o Saba è una parola Sanscrita, significante “L’Assemblea degli Dei”. Tsaba si diceva anche Isha–ayalam (tempio di Shiva). Il termine Musulmano o Moshe–ayalam (tempio di Shiva) è solo un altro nome di Sabaismo. La parola ora è limitata al mondo dell’Islam. Mohammed stesso, essendo un membro della famiglia di Quraish, era inizialmente un Tsabaista. I Tsabaisti non consideravano Abramo come un dio reale, ma piuttosto un’incarnazione o un insegnante divino chiamato Avather Brahmo (Giudice del mondo sottoterra).

Ai tempi di Gesù, le lingue, il simbolismo religioso e le tradizioni degli arabi e degli ebrei erano quasi identici. Se potessimo prendere una macchina del tempo verso il passato, la maggior parte di noi non vedrebbe alcuna differenza reale fra gli arabi e gli ebrei. La storia ci dice che gli arabi del tempo di Cristo adoravano gli idoli. Così facevano le classi più basse e gli ebrei rurali. Per questo motivo, la controversia del Medio Oriente fra gli ebrei ed i musulmani e l’avversione fra i musulmani e gli Indù in India è ridicola. I musulmani stanno combattendo gli ebrei e gli Indù, o vice–versa, sulla base di niente. Tutti e tre i gruppi sono scaturiti dalla stessa fonte. L’equivalente Kashmiri–Sanscrito di Hebron (Khev’run in ebraico) grida le origini indiane dei più antichi abitanti di Gerusalemme: Khab’ru (tomba). (V. il dizionario del Grierson, p. 382). Anche nell’ebraico, Kever = “tomba”.

Il libro del linguista ed orientalista indiano Maliti J. Shendge The Languages of Harappans salda insieme, una volta per tutte, l’Asia Occidentale e la civiltà della valle dell’Indo. Non solo dimostra che Harappa era accadica e sumerica, dimostra anche che il primo “Abramo” non era altri che Adamo, prima che Eva fosse generata da una delle sue costole.

“… Si può dire che la regione dal Tigri–Eufrate all’Indo ed al suo oriente fosse abitata dagli Accadi che parlavano una lingua semitica, i quali successivamente chiamarono se stessi Asshuraiu. Il loro nome indiano come conosciuto dai Rgveda è Asura, che non è stato dimenticato da molto tempo. Non è molto sorprendente che questa regione fosse abitata in da clan differenti della stessa razza. Tuttavia sarebbe errato pensare che fosse un gruppo razziale omogeneo. La nostra conoscenza linguistica prova che si trattava d’una popolazione mista di Accadi e Sumeri. Altri gruppi etnici potevano essere presenti, le cui tracce potranno essere identificate grazie i lavori futuri.

Questa composizione mista della popolazione non è in contraddizione con lo stato attuale delle conoscenze, perché la presenza di questi elementi etnici nella valle dell’Indo conferma ed estende un modello demografico identico, che esisteva probabilmente a partire dai tempi più antichi della preistoria e della civiltà.

Se questi Accadi fossero gli stessi del clan omonimo dell’Asia Occidentale, ci dovrebbe essere una preponderanza uguale di questa coppia primigenia nella mitologia vedica. Tuttavia, oltre un cenno enigmatico, non c’è riferimento a loro. Ciò stava confondendo. Sembrava improbabile che questo clan fosse privo dei genitori primordiali, benché il loro dio fosse Asura. C’è la predominanza di Brahma in Rgveda come il padre primordiale, ma appare inadeguato che vi sia un principio maschile da solo. Uno sguardo da vicino a Brahma ha rivelato che la sua ascendenza derivava da due parole Abu + Rahmu che è l’accoppiamento primordiale in mitologia Semitica. La controparte Accade di Rahmu è Lahmu che successivamente è diventata la dea Laksmi, nata nel mare e corteggiata sia dai dei sia dai demoni. Lahmu è un drago in Accadico ma in Ugaratico Rahmu è la parte femminile di Abu.

Brahma (abu + rahmu = abrahma = brahma): tutti i cambiamenti qui postulati corrispondono alle connessioni di cui sopra, o la femmina di Abu, il Dio supremo dei Semiti, ha subito molte trasformazioni ed ha molte controparti nel pantheon indiano, fra le quali Laksmi è uno di quelli importanti, adorata come la dea di tutta la creazione materiale. Così il clan di Asura della valle dell’Indo adorava Abu–Rahmu come la coppia primigenia”. (pp. 269 – 270)

La ricerca della signora Shendge rafforza la mia convinzione che i resti d’Abramo e di Sara a Hebron possano essere quelli di Brahm e della Saraisvati reali. Il nostro Abramo era evidentemente un sacerdote, forse persino il fondatore del culto di Abu–Rahmu (Adamo ed Eva), che portò la sua religione monoteistica nell’Asia Occidentale. Benché lui e Sara fossero divinizzati in varie forme nella loro India natale, sono rimasti come esseri umani nel giudaismo.

 

di Gene D. Matlock, B.A, M.A. (5 Marzo 2009)

 

link: http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=219/-/

la porta del tempo


Mar 14 2009

ARCHEOLOGIA: BIBBIA, SCOPERTI SIGILLI REALI DI EZECHIELE

Category: Bibbia ed Egittogiorgio @ 08:38

 

Gerusalemme – Un grande edificio che risale all’epoca del primo tempio di Gerusalemme (circa 2800 anni fa), che custodiva un’incredibile quantita’ di iscrizioni, e’ stato scoperto da un’equipe archeologica condotta da Zubair Adawi, su incarico dell’Israel Antiquities Authority, nel villaggio di Umm Tuba, nella parte meridionale di Gerusalemme, prima dei lavori di costruzione effettuati da un’impresa privata. Considerando l’area limitata dello scavo e la natura rurale della struttura che e’ stata portata alla luce, gli archeologi sono rimasti sorpresi nel ritrovamento di tante impronte di sigilli reali che risalgono al regno biblico di Ezechiele, re di Giudea (fine dell’VIII secolo a.C.).

La notizia della eccezionale scoperta e’ stata annunciata dal sito on line Israele.Net. Quattro impronte di tipo ”Lmlk” sono state scoperte sui manici di grandi otri che erano usati per conservare vino e olio nei centri amministrativi reali. Sono stati trovati insieme alle impronte dei sigilli di due alti ufficiali di nome Ahimelekh ben Amadyahu e Yehokhil ben Shahar, impiegati nel governo del regno. Il sigillo Yehokhil era stato impresso su una delle impronte ”Lmlk” prima che il vaso fosse cotto in un forno: si tratta del caso molto raro in cui due impronte del genere appaiono insieme su un unico manico.

Un’altra iscrizione ebraica e’ stata scoperta su un frammento del collo di un vaso che risale al periodo asmoneo: si tratta di una sequenza alfabetica che venne incisa con un sottile stilo di ferro sotto il bordo del vaso, nella scrittura ebraica caratteristica dell’inizio del periodo asmoneo (fine del II secolo a.C.). Le lettere da hey a yod e una piccola parte della lettera kaf risultano conservate sul frammento.

 

Fonte:   http:// www.adnkronos.com  del 4 Marzo 2009


Mar 14 2009

Anoressia e bulimia prima causa di morte tra le ragazze

Category: Salute e benesseregiorgio @ 07:28

Anoressia e bulimia nervosa sono la prima causa di morte per malattia tra le ragazze, soprattutto tra i 12 e i 25 anni, le più esposte ai disturbi del comportamento alimentare. Disturbi di cui soffrono in Italia tra le 150 e le 200mila giovani. È il quadro allarmante tracciato dalla Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare, Sisdca, che oggi a Roma, al Policlinico Umberto I, ha presentato alla stampa le più recenti statistiche su anoressia e bulimia nervosa e le proposte per migliorare la cura di queste patologie. Perché la parte più difficile è proprio convincere le ragazze a curarsi, ovvero a mangiare e a farlo con serenità. Sono ragazze lucide, intelligenti, studiano con profitto o lavorano bene, sono capaci di spiegare la propria situazione e comprendono in pieno i rischi della loro scelta, eppure continuano a dire di no alle cure, preferendo morire che aumentare di peso o perdere il controllo sul proprio corpo.

I disturbi del comportamento alimentare sono – sottolineano i medici – patologie gravi, invalidanti, con elevato indice di mortalità. Colpiscono abitualmente giovani donne in età compresa tra i 12 e i 25 anni, richiedono cure prolungate il cui esito è favorevole nel 70% dei casi, mentre nel 30% dei casi si parla di malattia molto resistente alle cure e cronicità. Attualmente, la prevalenza di anoressia nervosa e bulimia nervosa nella popolazione generale è dello 0.2% – 0.3%: ovvero in Italia, su circa 60 milioni di abitanti, si possono calcolare 150-200 mila ragazze malate. A queste vanno aggiunti casi atipici e i casi di non altrimenti classificati (Ednos), per cui i numeri si possono triplicare. È forte inoltre il rischio di cronicizzazione con l’insorgenza di complicanze mediche e psichiatriche. La mortalità per suicidio o per complicanze somatiche conseguenti alla malnutrizione è del 10% a dieci anni dall’esordio e del 20% a venti anni: costituisce la prima causa di morte per malattia nella fascia di età compresa tra i 12 e i 25 anni, in pazienti di sesso femminile, ovvero 0,56% all’anno.
“Si tratta di patologie in continuo aumento” ha dichiarato Roberto Ostuzzi, presidente di Sisdca “tanto da rappresentare ormai un vero allarme socio sanitario”, e il dato è ancora più preoccupante perché “fare accettare una terapia a chi soffre di un disturbo alimentare è particolarmente difficile per la natura stessa della malattia ed è proprio questo elemento che determina la frequente cronicizzazione”. Il primo problema è quindi riuscire a convincere le giovani a curarsi e garantire una continuità di trattamento. “La terapia per essere accettata ha bisogno di un preciso percorso che cerchi di coinvolgere le ragazze e creare con loro la necessaria relazione”, continua Ostuzzi, che però avverte: “Nelle situazioni più gravi a volte è necessario ricorrere a trattamenti salvavita coercitivi”. Ma questo è molto difficile, con le norme che regolano il trattamento sanitario obbligatorio”.

Il percorso di trattamento sanitario obbligatorio (Tso) dedicato, per i casi più gravi di anoressia, è infatti una delle ipotesi allo studio nell’ambito della revisione della legge 180 sull’assistenza psichiatrica. “L’anoressia è una patologia in crescita” ha detto oggi il sottosegretario al Welfare Francesca Martini. “Non si può pensare ad una sua applicazione tout court, bensì ad una forma di Tso specifico che preveda la disponibilità di accoglienza in centri specializzati e non il passaggio attraverso i servizi di salute mentale, che a questo riguardo risulterebbero inadeguati”. Martini ha inoltre sottolineato come l’attuale Tso sia già un passo in avanti rispetto al ricovero coatto previsto 30 anni fa per le malattie psichiatriche. Oggi, ha sottolineato, è necessario un ulteriore passo per snellire le procedure del Tso, per una maggior flessibilità nell’applicazione, una maggior capacità di attuarlo in casi di urgenza e una maggior attenzione alla persona dal punto di vista clinico. Martini ha quindi posto l’urgenza di strutture dedicate, in cui ci sia la continuità di trattamento per le pazienti, ricordando come in Italia non tutte le regioni siano dotate di strutture specifiche.

 

Fonte: Panorama.it del 12  marzo 2009