Nov 05 2013

LA LIBERTA’ VA DIFESA E CHE È BELLO COMBATTERE PER ESSA, MA SOLTANTO FINCHÉ SI RIESCE A CONSERVARLA: UNA VOLTA PERDUTA, BISOGNA RASSEGNARSI A CHINARE IL CAPO SENZA PIÙ TENTARLA DI RECUPERARLA.

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Dedico questo brano Il Discorso di Agrippa,  tratto da Guerre Giudaiche di Giuseppe Flavio, alle  genti d’Italia e ai Popoli dell’Europa che stanno perdendo senza difenderle tutte le loro  liberta e come ci ricorda Giuseppe Flavio nella sua “teologia romanofia” :   la LIBERTA’  va difesa e che è bello combattere per essa,  ma soltanto finché si riesce a conservarla: una volta perduta, bisogna rassegnarsi a chinare il capo senza più tentarla di recuperarla.

 

DISCORSO DI AGRIPPA

 

Libro II:

 

345 – “Se io vedessi che voi siete tutti decisi a far guerra ai romani, e non invece che i più onesti e i più semplici preferiscono vivere in pace, né mi presenterei dinanzi a voi, né ardirei darvi consigli; vano è infatti ogni discorso su ciò che convenga fare, quando l’uditorio è tutto concordemente incline al peggio.

 

346 Ma poiché alcuni sono spinti dalla giovanile inesperienza dei mali della guerra, altri da un’infondata speranza di libertà, altri da una certa avidità di guadagno e dal calcolo di sfruttare i più deboli se la situazione dovesse precipitare, nell’intento di richiamare tutti questi alla ragione e d’impedire che le persone dabbene paghino le conseguenze degli errori di pochi, ho ritenuto mio dovere raccogliervi tutti insieme e dirvi quello che mi sembra sia per il vostro bene.

 

347 Nessuno mi disturbi, se sente cose che non gli piacciono; chi è incrollabilmente deciso a ribellarsi potrà continuare ad esserlo anche dopo il mio discorso, mentre, se non faranno tutti silenzio, le mie parole non potranno arrivare a chi desidera ascoltarle.

 

348 Dunque, io so bene che molti con accenti da tragedia bollano le soperchieria dei governatori romani ed esaltano la libertà; perciò, prima di esaminare chi siete voi e chi sono i nemici contro cui vi apprestate a combattere, anzitutto eliminerò la confusione che si fa tra quei due motivi di guerra.

 

349 Se volete vendicarvi di chi vi ha fatto offesa, perché esaltate la libertà? Se poi ritenete insopportabile l’essere asserviti, non è il caso di criticare il comportamento dei dominatori, giacché, anche se questi agiscono con moderazione, la servitù resta ugualmente un’orribile cosa.

 

350 Esaminate allora singolarmente quei motivi per vedere quanto sono inconsistenti le ragioni di scendere in guerra, cominciando dalle accuse contro i governatori romani.

 

351 Si deve agire con deferenza verso le autorità, non irritarle; quando voi per piccoli torti levate grandi proteste, è peggio per voi se denunciate i colpevoli, i quali cessano di approfittare di voi con cautela e circospezione e commettono palesemente i loro abusi. Nulla mette fine alle violenze quanto il sopportarle, e la mansuetudine degli offesi fa ravvedere chi li offende.

 

352 Ammettiamo che i funzionari del governo romano siano assolutamente insopportabili; ciò non vuol dire che tutti i romani vi facciano offesa, e nemmeno Cesare, contro cui vi apprestate a far guerra. Non è che per partito preso essi mandino un governatore malvagio; e poi, stando in occidente, non possono vedere ciò che succede in oriente, e laggiù non è nemmeno facile essere rapidamente informati di quanto accade da noi.

 

353 Perciò sarebbe anche una cosa assurda muovere in guerra contro molti a causa di uno solo, e per motivi insignificanti contro un popolo così potente e per di più all’oscuro circa le ragioni della nostra protesta.

 

354 Dei torti da noi subiti potremmo presto ottenere la riparazione; infatti non resterà per sempre in carica il medesimo governatore, ed è da aspettarsi che i successori saranno persone più moderate; invece la guerra, una volta avviata, non sarà facile troncarla o combatterla senza sofferenze.

 

355 Quanto poi al desiderio di libertà, esso è ora intempestivo, perché era prima che bisognava battersi per non perderla. Orribile è l’esperienza della soggezione, ed è giusto lottare per non cadervi;

 

356 ma chi, una volta assoggettato, poi si ribella è uno schiavo disubbidiente, non un amante della libertà. Il tempo di fare ogni sforzo per non sottostare ai romani era quando Pompeo invase il paese.

 

357 Ma i nostri antenati e i loro re, sebbene fossero di gran lunga superiori a noi per ricchezze, per forza e per coraggio, non fecero resistenza a una parte – che era piccola – della potenza romana; voi, che avete ricevuto in retaggio la soggezione, che siete in una situazione di tanta inferiorità rispetto ai primi che si assoggettarono, volete sfidare tutto l’impero romano?

 

358 Pensate agli ateniesi, che per la libertà della Grecia arrivarono anche a distruggere col fuoco la loro città, che sconfissero il superbo Serse che navigava sulla terra e marciava sull’acqua, e non poteva essere contenuto dai mari e guidava un esercito più grande dell’Europa, e come un servo fuggitivo lo inseguirono mentre cercava scampo con una sola nave, e presso la piccola Salamina abbatterono l’Asia sì grande: quegli ateniesi ora sono soggetti ai romani, e la città signora della Grecia si governa con le disposizioni inviate dall’Italia.

 

359 Identici sono i padroni cui amano sottostare gli spartani, pur dopo le Termopile e Platea e le campagne d’Asia di Agesilao;

 

360 e i macedoni, che ancora sognano Filippo e hanno dinanzi agli occhi la visione di colei che insieme con Alessandro gettò i semi del loro dominio universale, sopportano un tale cambiamento di sorte e s’inchinano a quelli cui la Fortuna trasferì i suoi favori.

 

361 Così mille e mille altri popoli, pur animati da un amore per la libertà maggiore del vostro, si piegano all’obbedienza. Sarete voi i soli a non voler sottostare a coloro cui tutti sono sottomessi? Su quale esercito, su quali armi fate affidamento? Dov’è la vostra flotta per prendere possesso dei mari dei romani?

 

362 Dove i tesori necessari alle spedizioni? Credete di far guerra contro gli egiziani o gli arabi? Non considererete la grandezza dell’impero romano? Non confronterete la vostra debolezza? Non è vero che spesso noi siamo stati battuti dai popoli confinanti, mentre la loro potenza è invitta in tutto il mondo?

 

363 Essi, anzi, cercarono qualcosa di ancora più grande. Infatti non bastò a loro di confinare in oriente con l’Eufrate, a settentrione col Danubio, a mezzogiorno con l’Africa esplorata fino ai deserti e ad occidente con Cadice, ma al di là dell’Oceano cercarono un altro mondo e portarono le armi fino ai Britanni, sconosciuti prima di allora.

 

364 E allora? Siete voi più ricchi dei Galli, più forti dei Germani, più intelligenti dei greci, più numerosi di tutti quanti gli altri popoli del mondo? In che confidate per insorgere contro i romani?

 

365 “Dura cosa è l’esser soggetti” dirà qualcuno. Quanto più per i greci, che pur superando per nobiltà tutti quelli che vivono sotto il sole ed occupando un territorio così vasto ubbidiscono a sei fasci dei romani, e ad altrettanti i macedoni, che ancor più a buon diritto di voi dovrebbero anelare alla libertà! E le cinquecento città dell’Asia?

 

366 Non prestano ossequio, senza un presidio, a un solo governatore e ai suoi fasci consolari? A che parlare degli Eniochi e dei Colchi e della stirpe dei Tauri e dei Bosforani e dei popoli rivieraschi del Ponto e del lago Meotide?

 

367 Presso di loro prima non esisteva nemmeno un principe nazionale, mentre ora sono soggetti a tremila soldati romani, e quaranta navi da guerra mantengono la pace su un mare prima non navigato e selvaggio.

 

368 Quali pretese alla libertà potrebbero accampare la Bitinia, la Cappadocia, la Panfilia e i Lici e i Cilici, mentre invece senza essere presidiati pagano il tributo? E poi? I Traci, che occupano una regione larga cinque giornate di viaggio e lunga sette, più aspra e assai più forte della vostra, e tale da respingere con l’intenso gelo chi intendesse invaderla, non prestano ubbidienza a una guarnigione di duemila romani?

 

369 E i vicini Illiri, che abitano la regione delimitata dal Danubio fino alla Dalmazia, non sono soggetti a due sole legioni, a cui essi si uniscono nel respingere le incursioni dei Daci?

 

370 E i Dalmati, che tante volte hanno levato il capo verso la libertà e che, sempre vinti, tornavano a raccogliere le forze per ribellarsi, non se ne stanno ora tranquilli sotto una sola legione romana?

 

371 Se c’è un popolo che avrebbe valide ragioni per ribellarsi, questo sono specialmente i Galli, che dalla natura sono così ben protetti, ad oriente dalle Alpi, a settentrione dal fiume Reno, a mezzogiorno dai monti Pirenei e dall’oceano ad occidente.

 

372 Ma, sebbene siano difesi da tali baluardi, sebbene assommino a trecentocinque popoli ed abbiano in casa le sorgenti, per così dire, della prosperità e con i loro prodotti inondino quasi tutto il mondo, sopportano di essere tributari dei romani e da loro lasciano amministrare i propri beni.

 

373 E questo lo tollerano non per viltà d’animo o per una loro inferiorità, che anzi per ottant’anni essi durarono la guerra in difesa della libertà, ma perché oltre che dall’esercito dei romani furono battuti anche dalla  fortuna, che a quelli concede successi maggiori delle armi. E così sono tenuti in soggezione da milleduecento soldati, un numero quasi inferiore a quello delle loro città.

 

374 Neppure agli Iberi bastò per combattere in difesa della libertà l’oro che si ricava dal loro suolo, né l’essere a tanta distanza di terra e di mare dai romani, né le tribù bellicose dei Lusitani e dei Cantabri, né il vicino oceano che solleva un flusso pauroso per gli stessi indigeni;

 

375 ma portando le loro armi oltre le colonne d’Ercole e valicando i Pirenei attraverso le nuvole, anch’essi i romani soggiogarono, e bastò una sola legione per vigilare su popoli così agguerriti e remoti.

 

376 Chi di voi non ha sentito parlare dei popolo dei Germani? Spesso ne avete ammirato la forza e la prestanza fisica, perché i romani hanno dappertutto schiavi catturati in mezzo a loro.

 

377 Ebbene anche questi, nonostante abitino un territorio sconfinato, nonostante siano forniti di un coraggio più forte del corpo e di sprezzo per la morte e di una natura più aspra delle belve più feroci, hanno il Reno per confine ai loro assalti e, tenuti a freno da otto legioni dei romani, quelli presi in guerra sono ridotti in schiavitù mentre l’insieme della nazione si è posto in salvo con la fuga.

 

378 Vogliate considerare anche le difese dei Britanni, voi che riponete la vostra fiducia nelle fortificazioni di Gerusalemme. Quelli erano circondati dall’oceano e abitavano in un’isola non più piccola del paese in cui viviamo, eppure i romani vi arrivarono con le loro navi e li assoggettarono, e ora quattro legioni stanno a presidio di un’isola così grande.

 

379 Non è il caso di continuare, dal momento che anche i Parti, che sono il popolo più bellicoso e dominano su tante nazioni e sono forniti di sì grandi forze, mandano ostaggi ai romani, e in Italia si può vedere la nobiltà d’oriente che viene tenuta in schiavitù col pretesto di salvaguardare la pace.

 

380 Mentre quasi tutti quelli che sono sotto il sole s’inchinano alle armi dei romani, voi soltanto scenderete in guerra, senza badare alla fine dei Cartaginesi, i quali, sebbene potessero vantare un uomo della grandezza di Annibale e la discendenza dai Fenici, caddero sotto la destra di Scipione?

 

381 Nemmeno quelli di Cirene, di stirpe spartana, né i Marmaridi, il popolo che si stende fino al deserto, né le Sirti, che fanno paura solo a sentirle nominare, né i Nasamoni o i Mauri o l’innumerevole turba dei Numidi infransero il valore dei romani.

 

382 La terza parte del mondo abitato, di cui non è nemmeno facile enumerare le popolazioni, che è delimitata dall’oceano Atlantico e dalle colonne d’Ercole e che alleva fino al mar Rosso gli innumerevoli Etiopi, i romani l’assoggettarono interamente,

 

383 e a parte i raccolti annui, con cui nutriscono per otto mesi la plebe di Roma, essi pagano tributi di ogni genere e sono pronti a versare quanto serve ai bisogni dell’impero, senza considerare un’offesa nessuna delle imposizioni, come voi fate, e tutto ciò sebbene presso di loro stia accampata una sola legione.

 

384 Ma perché cercare in terre lontane le prove della potenza dei romani quando si possono trovare nel vicino Egitto?

 

385 Questo, che si estende fino agli Etiopi e all’Arabia Felice, che è il porto dell’India, che conta settemilioni e mezzo di abitanti oltre a quelli che vivono in Alessandria, come si può ricavare dal tributo individuale, non disdegna la dominazione romana, sebbene abbia in Alessandria un tale stimolo alla rivolta per il gran numero degli abitanti e per la sua ricchezza, oltre che per la sua grandezza:

 

386 infatti la sua lunghezza è di trenta stadi e la larghezza non inferiore a dieci; in un solo mese fornisce ai romani un tributo superiore a quello che voi versate in un anno e, oltre ai denari, grano per quattro mesi di distribuzione alla plebe. Per di più è difesa da ogni parte o da deserti impraticabili o da mari senza porti o da fiumi o da paludi.

 

387 Ma nessuno di questi ostacoli è risultato più forte della fortuna dei romani, e due legioni accasermate nella città tengono in soggezione l’ampio Egitto e l’orgoglio dei Macedoni.

 

388 Quali alleati per la guerra troverete nel mondo disabitato? Infatti quelli che vivono nel mondo abitato sono tutti romani, a meno che uno non spinga le sue speranze al di là dell’Eufrate e creda che i connazionali dell’Adiabene accorreranno in aiuto.

 

389 Ma costoro né si lasceranno coinvolgere in una guerra così pericolosa per un motivo insignificante né, se si decidessero a una tale sciocchezza, glielo permetterebbero i Parti: questi si preoccupano di mantenere la tregua con Roma, e se qualcuno a loro soggetto marciasse contro i romani considererebbero la cosa come una violazione dei patti.

 

390 Non resta che sperare nell’aiuto di Dio. Ma anche questo punto è a favore dei romani; infatti sarebbe impossibile creare un impero così grande senza l’aiuto di Dio.

 

391 Considerate, inoltre, come sarebbe difficile l’attenta osservanza dei vostri riti cultuali, anche se doveste entrate in guerra con avversari meno formidabili: costretti a trascurare quelle cerimonie per cui soprattutto confidate di avere l’aiuto di Dio, voi non l’avrete più propizio.

 

392 Se osserverete il rito di riposare il sabato e vi asterrete da ogni azione, facilmente sarete vinti, come i nostri antenati lo furono da Pompeo, che intensificava le operazioni di assedio proprio nei giorni in cui gli assediati restavano inoperosi; se invece nella guerra non rispetterete l’uso tradizionale,

 

393 allora non so a che scopo voi continuerete a battervi; infatti il vostro unico intento è di conservare inviolate le istituzioni patrie.

 

394 Come invocherete l’aiuto di Dio se deliberatamente ne trascurerete il culto? Chiunque intraprende una guerra confida o nell’aiuto di Dio o in quello degli uomini; ma quando verosimilmente mancheranno l’uno e l’altro è evidente che chi scende in campo va incontro alla disfatta.

 

395 Chi v’impedisce di far strage con le vostre stesse mani dei figli e delle mogli, e di far perire tra le fiamme questa nostra patria tanto bella? Con quest’atto di pazzia almeno evitereste l’ignominia della disfatta.

 

396 Ottima cosa, amici, è prevedere l’avvicinarsi della tempesta quando la nave sta ancora nel porto, e non dirigersi in mezzo ai flutti per poi trovarvi la morte; chi è vittima di un disastro imprevedibile merita compatimento, ma chi va incontro a evidente rovina viene per di più anche biasimato.

 

397 A meno che qualcuno non s’illuda di poter fare la guerra solo fino a un determinato punto e che i romani, dopo la vittoria, vi tratteranno con moderazione invece di cogliere l’occasione per dare un esempio agli altri popoli incendiando la città santa e sterminando tutta la nostra nazione; se anche scamperete alla morte non troverete un luogo dove rifugiarvi perché tutti hanno per padroni i romani o temono di averli.

398 Questo pericolo, poi, non incombe soltanto su quelli che vivono qui, ma anche su quelli che abitano nelle altre città; infatti non c’è al mondo un popolo con cui non conviva una parte di noi.

 

399 Se voi scenderete in guerra, gli avversari li trucideranno tutti, e per la sconsideratezza di pochi ogni città sarà bagnata dal sangue giudaico. Quelli che lo faranno scorrere sarebbero giustificati; ché se poi non lo facessero, pensate come sarebbe empio muovere in armi contro persone così umane!

 

400 Abbiate dunque pietà, se non dei figli e delle mogli, almeno di questa città e delle sacre mura. Risparmiate il tempio e conservate a voi stessi il santuario con i suoi tesori sacri; dopo averci vinti in guerra, i romani non se ne asterrebbero più visto che, dopo averli prima risparmiati, sono stati ripagati con l’ingratitudine.

 

401 Chiamo a testimoni i luoghi sacri e gli angeli santi di Dio e la patria comune che io non ho tralasciato nulla che potesse indurvi alla salvezza; ora tocca a voi di deliberare come si conviene, e così godrete la pace insieme con me, mentre se vi lascerete trasportare dall’odio, dovrete affrontare la guerra senza di me”.

 

402 – Finito di parlare, scoppiò in lacrime assieme alla sorella, e con la sua commozione smorzò buona parte dei loro ardori….

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