Set 21 2013

UNA SCONOSCIUTA TRAGEDIA DELL’EPOCA STALINIANA, LA DEPORTAZIONE DEI MILITARI E DEI CIVILI IN IRAN

Category: Storia moderna e revisionismogiorgio @ 06:42

Polish War Cemetery in Dulab photo - polemb.net

Polish War Cemetery in Dulab photo – polemb.net

 

Qelsi

 

Un terrificante ed oscuro capitolo della Seconda Guerra Mondiale è sepolto nel cimitero cattolico romano situato ai margini della povera periferia di Teheran. Qui riposano 1.892 polacchi, tra donne vecchi e bambini, deportati da Stalin tra la fine del 1939 e il 1942.

Come è noto, nel Settembre 1939, Hitler e il dittatore di Mosca, forti dell’intesa precedentemente raggiunta nel mese di agosto con il Patto Ribbentrop-Molotov, si avventarono sulla Polonia, smembrandola, e dando inizio ad uno dei capitoli più neri della storia di questa sfortunata nazione cattolica incuneata tra Germania luterana e la Russia ortodossa.

Completata l’occupazione e la spartizione della Polonia, l’Unione Sovietica, che, come è noto, si era annessa la parte orientale del paese, provvide subito a russificare questa regione, non prima di avere disarmato ed internato l’esercito polacco ivi presente (formato da circa 250.000 uomini).  Nel 1940, in barba a tutti i trattati e le convenzioni internazionali, Stalin si rifiutò di liberare gli ufficiali e i soldati catturati, raggruppandoli in una decina di campi di concentramento situati in Ucraina.

Ma quando un anno dopo, nel giugno 1941, la Germania invase l’Unione Sovietica, il dittatore decise di liberare tutti i polacchi garantendo ad essi un equo trattamento e, addirittura, “una nuova terra”, in cambio del loro aiuto nella lotta contro il nazismo. Più precisamente, gli emissari di Stalin concessero agli ufficiali polacchi di continuare a combattere nell’ambito di una Nuova Armata che i russi, assieme ai britannici, stavano formando in Persia settentrionale

 

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