Nov 17 2014

IL LEONE DI VETRO DAL 13 NOVEMBRE AL CINEMA

 IL LEONE DI VETRO

 

A partire da Giovedi 13 novembre 2014 esce nel Veneto e in tutte le sale d’Italia

il film del regista napoletano Salvatore Chiosi

 

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BOICOTTATO IL LEONE DI VETRO: IL FILM ACCUSATO DI INDIPENDENTISMO

 

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Salta la proiezione al Melies, caso politico da Vazzola a Conegliano

 

CONEGLIANO. Le major cinematrografiche boicottano “Il leone di vetro”, che è stato girato anche nel Coneglianese. Doveva uscire anche al Melies di Conegliano, ma non verrà proiettato. «Il motivo? Il ricatto delle multinazionali», è questa l’accusa fatta attraverso i social network dalla produzione del film, il caso è diventato anche politico.

«Il cinema Melies di Conegliano», è la comunicazione dello staff del film, «dopo averci richiesto la pellicola e dato l’ok per la proiezione in sala, mandando anche il trailer tra quelli prossimamente in cartellone, a tre giorni dall’uscita fa dietrofront e ci comunica che non proietterà più il film».

Il film storico narra le vicende di due famiglie venete nell’annessione del 1866. Ha visto molti ciak nella Marca, con protagonista lo storico Borgo Malanotte, di Tezze di Piave, e i suoi abitanti che hanno fatto da comparse. Per questo in molti attendevano l’uscita nelle sale. Invece a Conegliano il film è saltato.

L’Associazione Borgo Malanotte ha commentato con un «Senza parole». Si è sollevato anche un polverone politico, con voci di una “censura” per i contenuti vicini all’indipendentismo.

 

 


Nov 17 2014

L’INDIPENDENZA DA CESARE NON È SOLO UN FATTO ECONOMICO. PER DIO

CESARE

 

 

di DAVIDE LOVAT

 

La laicità dello Stato non coincide con il concetto di “laicismo” di matrice giacobina e non significa che lo Stato debba essere ateo, perché se lo Stato fosse ateo smetterebbe di essere laico in quanto farebbe una precisa scelta, l’ateismo, in rapporto alla religione. Va detto anche che la “aconfessionalità” delle istituzioni, ammesso e non concesso che sia necessaria, non obbliga a una legislazione che tratti tutte le religioni allo stesso modo.

 

La separazione fra sfera spirituale e sfera temporale è connaturata alla civiltà cristiana, essendo stato addirittura Gesù di Nazareth a proclamarla per primo nella storia dell’umanità, durante il processo al cospetto di Pilato, narrato nel Vangelo di Giovanni. Fu quello, e solo quello, il momento originario del concetto puro di laicità delle istituzioni; non, come taluni erroneamente credono, quello della disputata questione circa la legittimità del tributo a Cesare, perché chiunque abbia studiato la dottrina patristica sa che quel passo evangelico ha tutt’altra portata e si collega bene alle istanze indipendentiste, tanto che la riflessione su quel brano è attualissima e opportuna per capire le differenze tra autonomismo e indipendentismo. Ragioniamoci sopra attualizzando, con anche un po’ d’ironia francescana nell’esegesi testuale del Vangelo.

 

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Lug 12 2014

CITAZIONI DI PERSONE CHE SI RITENGONO LE PIÙ GRANDI INTELLIGENZE AL MONDO


 

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Dal sito: http://monabaker.com/quotes.htm

 

 

DAVID BEN GURION 
PRIMO MINISTRO D’ISRAELE, 1949 – 1954, 1955 – 1963

 

“Noi dobbiamo espellere gli arabi e prenderci i loro posti.” 
— David Ben Gurion, 1937, Ben Gurion and the Palestine Arabs, Oxford University Press, 1985.

 

”Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle terre e l’eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba”. 
— David Ben-Gurion, Maggio 1948, agli ufficiali dello Stato Maggiore.  Da: Ben-Gurion, A Biography, by Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978.

 

 

“Ci sono stati l’anti-semitismo, i nazisti, Hitler, Auschwitz, ma loro in questo cosa centravano?  Essi vedono una sola cosa: siamo venuti e abbiamo rubato il loro paese. Perché dovrebbero accettarlo?” 
– Riportato da Nahum Goldmann in Le Paraddoxe Juif (The Jewish Paradox), pp. 121-122.

 

“I villaggi ebraici sono stati costruiti al posto dei villaggi arabi. Voi non li conoscete neanche i nomi di questi villaggi arabi, e io non vi biasimo perché i libri di geografia non esistono più. Non soltanto non esistono i libri, ma neanche i villaggi arabi non ci sono più. Nahlal è sorto al posto di Mahlul, il kibbutz di Gvat al posto di Jibta; il kibbutz Sarid al posto di Huneifis; e Kefar Yehushua al posto di Tal al-Shuman. Non c’è un solo posto costruito in questo paese che non avesse prima una popolazione araba.” 
— David Ben Gurion, citato in The Jewish Paradox, di Nahum Goldmann, Weidenfeld and Nicolson, 1978, p. 99.

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”


Lug 12 2014

L’ANTISEMITISMO: STORIA E CAUSE

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Titolo originale “L’Antisemitisme, son histoire er ses causes” di Bernarde Lazare*, 1884

 

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Per scrivere una storia completa dell’antisemitismo, senza trascurare nessuna delle manifestazioni di questo sentimento e seguendone le varie fasi e i mutamenti, è necessario incominciare la storia di Israele dal momento della sua dispersione, o per meglio dire, dal tempo della sua diffusione fuori dal territorio della Palestina.
In tutti i luoghi dove gli Ebrei si sono stabiliti, cessando di costituire una nazione pronta a difendere la propria libertà e la propria indipendenza, si è sviluppato l’antisemitismo, o meglio, l’antigiudaismo, perché antisemitismo è un termine improprio che ha trovato la sua ragione di essere soltanto ai nostri tempi, quando si è voluto allargare questa lotta tra l’Ebreo e i popoli cristiani e darle una filosofia e una ragione più metafisiche che materiali.

 

Se questa ostilità, che è addirittura una sorta di ripugnanza, si fosse manifestata nei confronti degli Ebrei soltanto in un periodo e in un solo paese, sarebbe facile scoprire le cause specifiche di quell’avversione, invece, la razza ebraica è stata oggetto dell’odio di tutti i popoli in mezzo ai quali si è stabilita. Si deve pertanto dedurre che le cause generali dell’antisemitismo siano sempre state insite nello stesso Israele e non nei popoli che lo combatterono. Infatti i nemici degli Ebrei appartenevano alle razze più disparate, vivevano in terre assai lontane tra loro, non avevano né gli stessi costumi né le stesse tradizioni, erano guidati da principi diversi che facevano sì che diversi fossero anche i loro giudizi; ne consegue che le cause generali dell’antisemitismo sono sempre state insite in Israele stesso e non in coloro che lo combattevano.

 

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Giu 13 2014

LUMBARD, PARLEMM LUMBARD!

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Come in altre parti della Penisola, anche in Lombardia la lingua della tradizione, dopo una lunga parentesi di isolamento e decadenza, sembra finalmente conoscere una stagione di rinascita e avviarsi a recuperare quella dimensione e quella vitalità che le sono appartenuti per secoli. Ma questo risveglio, per evitare di essere confinato in una soffocante ed angusta dimensione folklorica, la sola tollerata dall’egemone classe politica, deve innanzitutto essere collegato ad un nuovo autonomo ruolo dell’intera regione. L’esempio del Canton Ticino.

 

Oggi in Italia molte parlate cercano di uscire dal ghetto dei dialetti, dove, fino a dieci anni fa, venivano tranquillamente relegate, senza neppure troppe proteste, e si adoperano per ottenere finalmente la patente di “lingua”. Sono anche, d’altra parte, ormai lontani i tempi in cui i sostenitori di ciascun dialetto o lingua minoritaria chiedevano un qualche riconoscimento ufficiale, ciascuno per proprio conto, talvolta arrivando paradossalmente a squalificare i propri naturali alleati, nella vana speranza che ciò potesse rappresentare una scorciatoia.

È infatti ovvio che è autolesionistica la speranza di ottenere maggior accondiscendenza da parte del potere centrale isolandosi da tutte le realtà che hanno la medesima esigenza: la battaglia per togliere il bavaglio che soffoca le parlate diverse dall’italiano ottiene tanto migliori risultati quanto più solidali sono le forze che la combattono. La pur modesta e assai limitata “legge Fortuna” sulle minoranze linguistiche è già comunque il primo frutto di un’iniziale collaborazione in Italia fra un certo numero di realtà minoritarie, che deve essere quanto prima allargata a tutte quelle regionalità che non sono state ancora in essa coinvolte.

 

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Giu 10 2014

GLI SHERPA

Category: Mondo,Popoli e nazionigiorgio @ 08:06

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A sinistra: Monaca laica (“chogher”) della setta Karmapà, custode del gompa (tempio-monastero lamaista) di Pisang; a destra: Due Sherpani con lo sfondo il Taboche ( 6542 m. )

 

Fra i gruppi etnici nepalesi, indubbiamente quello del “popolo dell’est” è il meno consistente sotto il profilo numerico e contemporaneamente il più famoso, anche se ancora poco conosciuto. Cerchiamo di penetrare all’interno della sua cultura, mettendone in evidenza le origini, le tradizioni, le credenze religiose, gli usi e i costumi: scopriremo un insospettato e ricchissimo mondo, che aggiunge ulteriore fascino e interesse a questi piccoli uomini, che con la loro amabilità, il loro coraggio e la loro lealtà hanno suscitato l’ammirazione di tutto il mondo.

 

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Mag 23 2014

SPARITA DAL SITO DELL’ONU 
LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI IN VENETO

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IL CASO. Da una decina di giorni non ce n’è traccia. Una delegazione è pronta ad andare a Ginevra a chiedere spiegazioni. Insorge il mondo dell’indipendentismo: «Siamo in una situazione preoccupante se nemmeno chi esiste per tutelare i diritti dell’uomo li garantisce»

 

 

L’Onu fa sparire la dichiarazione dei diritti dell’uomo in Veneto.

 

L’Onu ci ripensa: prima pubblica e poi fa sparire dal proprio sito la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo in lingua veneta. E il mondo dell’indipendentismo veneto insorge: «Allucinante, se nemmeno chi esiste per tutelare i diritti dell’uomo li garantisce siamo davvero in una situazione preoccupante».

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LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI IN VENETO”


Mag 20 2014

SUDAFRICA: IL LUNGO TREKKING DEI COLONI BOERI

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Paul Stephanus Johannes  Krüger, più noto col nomignolo olandese di Oom.

 

 

Tutto il senso della realtà sudafricana sembra essere oggi, forse troppo semplicisticamente, ridotto a un’unica parola, evocatrice di lugubri risonanze: “apartheid”. Ma quanti di noi conoscono davvero le vicende, le lotte, le speranze e le delusioni, le fatiche e i dolori su cui è stato costruito, nel corso di quattro secoli, questo Paese così contraddittorio e complesso? A cominciare da quando, verso il 1650, arrivarono dall’Olanda i Boeri, contadini ignari dell’esistenza di oro e di diamanti, alla ricerca solo di terre da arare e da rendere fertili… fino al decisivo scontro con la potenza coloniale inglese che mise fine, fra la costernazione di tutta l’Europa, ai liberi Stati dell’Orange e del Transvaal.

 

Trekking è camminare a piedi là dove non esistono strade ma solo sentieri, portando sulle spalle il proprio bagaglio; è il modo più antico e più vero di viaggiare, che noi abbiamo riscoperto da poco. La parola la abbiamo importata dal Nepal, imparando a percorrere i sentieri himalaiani; gli Sherpa nepalesi l’hanno presa dall’inglese, adattandone il significato. In Inghilterra, a sua volta, la parola è arrivata dall’Olanda – o meglio dal Sudafrica – anche se esiste in inglese la stessa parola con diversa grafia e diverso significato.

Track in inglese è la pista, la traccia, il sentiero; e il verbo “to track” vuol dire inseguire, cacciare, seguire la pista di un animale. L’olandese trek invece è il viaggio con il carro a buoi, la migrazione dei contadini con tutte le loro masserizie e il loro bestiame.

La parola olandese venne di moda in Inghilterra dopo il 1835, quando il pubblico britannico conobbe – dai resoconti dei giornalisti e degli scrittori-viaggiatori del tempo – l’epopea dei Boeri olandesi costretti a migrare dalle loro terre in cerca di nuovi insediamenti. Erano stati gli Inglesi stessi ad occupare le terre dei Boeri, ma questo non impedì alle gentili fanciulle britanniche di appassionarsi romanticamente alle peripezie di quel popolo lontano.

The great Trek, la grande migrazione dei Boeri, come la conquista americana del West, fu uno dei temi preferiti delle riviste illustrate del tempo, ravvivate da belle incisioni a piena pagina e da vignette nel testo.

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Mag 18 2014

FASCISTI, TENETE GIU’ LE MANI DALL’IRLANDA !

 

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di GIANNI SARTORI

 

FASCISTI, TENETE GIU’ LE MANI DALL’IRLANDA !
…dove, compatibilmente con le possibilità dell’autore, si cercherà di spiegare come la soi disant “croce celtica” sia stata adottata dalle formazioni di estrema destra in quanto simbolo dei collaborazionisti francesi (per cui sarebbe opportuno definirla d’ora in poi “croce cerchiata delle ss francesi”) dando nel contempo qualche indispensabile informazione sulla Resistenza del popolo francese all’occupazione nazista…

 

L’ambigua vicenda del “sidro Bobby Sands” messo in commercio un paio di anni fa da Casa Pound, non era certo il primo (e nemmeno, temo, l’ultimo) tentativo di appropriazione indebita della causa repubblicana irlandese.

 

Un libro pubblicato nel 2010 aveva fornito ad alcuni personaggi di destra l’occasione per strumentalizzare le lotte del popolo irlandese. Si trattava de “Il diario di Bobby Sands – storia di un ragazzo irlandese” (Castelvecchi ed.) di Silvia Calamati, Laurence McKeown e O’Hearn.

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Mag 15 2014

EIRE PER 1500 ANNI UNA NAZIONE

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Bogside (Derry): murale con i  dieci martiri dello sciopero della fame del 1981 (“Fianna  eireann” = guerriero d’Irlanda.)

 

 

by Gianni Sartori del 20/01/1987

 

La drammatica storia del popolo irlandese: l’esempio forse più macroscopico e clamoroso in Europa del persistere di una pervicace mentalità colonialista, fatta di occupazione militare, politica, culturale ed economica, nei confronti della nazione celtica che, dopo ottocento anni di tenace resistenza agli Inglesi, non si è ancora rassegnata a rinunciare alla propria libertà e alla propria unità.

 

L’Irlanda venne smembrata in due Stati distinti solo in epoca recente, nel 1920, dopo che era stata riconosciuta come unità per più di 1500 anni: non a caso viene considerata la prima nazione a nord delle Alpi che abbia prodotto un corpo completo di letteratura in lingua madre. La monarchia nazionale degli Alti Re (“Ard Ri”), provenienti in genere dall’Ulster, è precedente alla monarchia inglese.

 

L’inizio delle invasioni anglonormanne risale alla seconda metà del XII secolo (1169), ma, nonostante la proclamazione di Enrico II Plantageneto Re d’Irlanda, fino al 1600 gli invasori non riuscirono ad infrangere il sistema gaelico di organizzazione sociale (e la relativa legislazione) a causa della strenua e valorosa resistenza popolare. Questa resistenza, durata quindi circa 800 anni, non potè impedire però la conquista del Paese da parte dei Tudor, dopo che la guerra delle Due Rose aveva lasciato per un certo tempo l’Irlanda ai margini degli interessi inglesi. Enrico VIII si fece nominare a sua volta Re d’Irlanda (1541). Quale promotore della Riforma Anglicana contribuì, seppur involontariamente, al processo di identificazione tra cultura gaelica e cattolicesimo che, in questo periodo, porterà ad una disordinata e rovinosa gestione delle rivolte, promosse da preti e capi clan e soffocate da una repressione sempre più dura e intransigente.

 

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Mag 09 2014

MORZINE: DELIRIO SOCIALE E PEDAGOGIA MORALE

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La chiesa di Morzine in una fotografia degli inizi del secolo XX

 

 

by Cosetta Ceschia Donatella Cozzi

La strategia di ”civilizzazione” adottata dal Governo di Parigi nei confronti delle manifestazioni di “isterodemonopatie” verificatesi collettivamente in un paese della Savoia all’indomani dell’annessione alla Francia: negazione dell’esistenza di una cultura precedente, cancellazione dei simboli del passato, creazione di nuovi bisogni, paternalismo assistenziale. In questo modo lo Stato autoritario e centralista riuscì a infrangere ogni possibilità di resistenza culturale e politica. Un raffronto con l’analogo caso friulano di Verzegnis.

 

Rozzo e senza educazione come un Savoiardo”: questa era l’opinione condivisa dalle autorità francesi al momento dell’annessione della Savoia alla Francia, nel 1860, e dall’opinione pubblica, che non vedeva alcun vantaggio nell’accogliere nel territorio nazionale questi “seicentomila infelici”. È con questo pregiudizio che gli alienisti francesi incaricati dalle autorità centrali affrontano e tentano di risolvere l’epidemia di isterodemonopatie di Morzine. Questo caso anticipa, per molti aspetti, quello analogo di Verzegnis (1878-1879) di cui ci siamo già occupate1. Anche qui si tratta di manifestazioni collettive che colpiscono un’intera comunità, impressionandola con la loro singolarità: crisi convulsive si succedono ad atteggiamenti estatici, il ripudio del sacro si alterna ai comportamenti bizzarri.

 

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Mag 03 2014

LE LINGUE PARLATE ALL’INTERNO DELLO STATO ITALIANO. PROPOSTE PER UNA POLITICA CHE VADA VERSO UN PLURI- LINGUISMO INTEGRALE

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 Una lingua è un dialetto con alle spalle un esercito e una flotta

 

 

Dr. Roberto Bolognesi – Università di Groningen (Paesi Bassi) Matteo Incerti – Giornalista pubblicista

INTRODUZIONE:

 

Nelle proposte che qui presentiamo, ci siamo prefissi l’obiettivo di indicare, in base a criteri il più possibile tecnici, le lingue minoritarie presenti nel territorio dello Stato italiano.

 

Comunque, rispetto al problema della distinzione fra lingue e dialetti, è importante precisare da subito che una simile distinzione è, oltre certi limiti, tecnicamente impossibile, oltreché politicamente pretestuosa. Citiamo in proposito le parole di Guido Barbina: “Tralasciamo, perchè puramente accademico e a volte fuorviante il pretestuoso problema della differenziazione fra lingua e dialetto: una simile distinzione, peraltro impossibile, non ci porterebbe certamente a chiarire il problema di una corretta classificazione dei casi di difformità linguistica italiani”.

 

Al contrario del convincimento diffuso fra i profani, quando un linguista parla del “dialetto X della lingua Y”, non sta descrivendo un rapporto fra due entità linguistiche collegate gerarchicamente, ma sta solo cercando di risparmiare le molte parole che gli occorrerebbero per ripetere che si sta riferendo ad un certo sistema linguistico X, il quale per comodità si può indicare come varietà socialmente e/o geograficamente delimitata di una famiglia di idiomi sufficientemente omogenea da poter essere indicata, sempre per comodità, come lingua Y.

 

Da un punto di vista strettamente tecnico, in effetti, il dialetto X si può altrettanto giustificatamente definire come lingua in quanto sufficientemente definito e circoscritto, mentre la lingua Y andrebbe più giustamente definita come famiglia di dialetti Y.

 

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Mag 03 2014

L’ONU RICONOSCE LA LINGUA VENETA

Onu

 

L’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dato un primo importante riconoscimento internazionale alla lingua veneta.

 

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Mappa delle varianti della lingua veneta nel Veneto e l’Istria (Fonti :  http://www.linguaveneta.it)

 

E’ stata infatti inserita sul sito internet dell’Onu la versione in veneto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Nella pagina illustrativa di questa nuova versione si afferma che il veneto è parlato da 2 milioni e 180mila persone in Italia e complessivamente nel mondo da 6 milioni e 230mila individui.
Vengono anche indicati i territori dove questa lingua è maggiormente usata. Si parla della Venezia Euganea, ma anche del Trentino, del Friuli orientale, di Trieste e della provincia di Gorizia, poi si citano Slovenia, Croazia e Brasile come Paesi dove esistono significative presenze di persone che si esprimono in veneto.
L’inserimento della versione veneta della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo rappresenta un importante tassello nello sforzo del Governo Nasionae Veneto, presieduto da Gabriele de Pieri, di ottenere per il Popolo Veneto una rappresentanza ufficiale all’Onu.

 

Il sito dell’Alto Commissario nel quale si può consultare il Pdf con la traduzione in veneto del documento Onu è il seguente:

 

http://www.ohchr.org/EN/UDHR/Pages/Language.aspx?LangID=vec

 

 

Fonte: visto su 24 TREVISO del 2 maggio 2014-04-28

Link: http://treviso24.tv/news/clamoroso-lonu-riconosce-la-lingua-veneta/

 

 

 

 


Apr 29 2014

FESTA DEI VENETI: CRONACA DI UNA FESTA SPIATA

25-aprile2014

 

 

Primi insidias icore – (“Per primi scopriamo le insidie” motto della DIGOS, la polizia politica italiana)

 

Quando ad un popolo appartengono uomini e donne disposti a provare l’umiliazione del carcere pur di difendere le proprie idee quel popolo ha già vinto. Venerdì 25 aprile 2014 in piazza San Marco erano presenti anche questi uomini e queste donne ed intorno a loro vi era un popolo che nonostante le intimidazioni da parte di chi si professa servitore dello stato ma che di fatto sta servendo lo “status quo” di chi ci ha già rubato il futuro e non contento vuole mortificare la nostra dignità.

Queste intimidazioni sono cominciate prima dei festeggiamenti alimentando lo spauracchio con la dichiarazione della presenza di oltre 100 agenti in tenuta antisommossa, e  sono continuate dopo la festa fornendo fantomatiche dichiarazioni di valutazione di reato per aver portato la bandiera di San Marco in Piazza San Marco nei confronti di qualche migliaio di Veneti che con i loro figli hanno rivendicato pubblicamente la propria identità, senza bisogno di mettersi caschi neri bardature protezioni o scudi di plexiglass come fanno di solito dei civilissimi italiani quando manifestano nella loro capitale….non una carta di caramella era rimasta per terra dopo il passaggio di questi “barbari veneti”!

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Apr 24 2014

ARMENIA, 24 APRILE: ANNIVERSARIO DI UN GENOCIDIO DIMENTICATO

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Immagine tratta da “Ravished Armenia” (tr. Armenia violentata) un film americano del 1919 in gran parte andato perduto,  è   il primo film che ricostruisce la tragedia del popolo armeno

 

 

Intervista a Baykar Sivazliyan, docente universitario, esperto di Storia e letterature dell’area mediorientale e scrittore armeno.

 

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Baykar Sivazliyan

 

 

di GIANNI SARTORI

 

Iniziamo con qualche notizia biografica. In quali circostanze la sua famiglia è arrivata a Venezia?

 

Sono nato in una famiglia di sopravvissuti al Primo Genocidio del Ventesimo secolo.

I miei nonni venivano da parte di mio padre dalla città di Sivas e quelli di mia madre dalla città di Erzurum, entrambi situati in Anatolia, nell’Armenia Occidentale con una forte presenza armena di cittadinanza ottomana, annientata durante il Genocidio perpetrato dal governo Ottomano dei Giovani Turchi fra gli anni 1915-21. Attualmente in tutte due le città non esistono più armeni, come in tutta l’area circostante dell’Armenia Storica.

Successivamente, dopo il Pogrom del 1956 contro i greci e il golpe militare del 1960, le minoranze in Turchia non avevano più un futuro garantito. Nel 1966 i miei genitori mi hanno mandato, da solo, avevo 12 anni, a Venezia dove allora esisteva ancora un Collegio Armeno e dove ho finito le medie e il liceo. In seguito ho frequentato l’Università Cà Foscari. Subito dopo la laurea ho iniziato ad insegnare, prima nel Liceo Armeno e di seguito presso l’Università Statale di Milano, la lingua armena. Fra gli anni 1999-2005 ho avuto anche un incarico di insegnamento di Lingua e Letteratura Turca presso l’Università di Lecce, in quanto sono specializzato sia nella Storia Medio Orientale che in Lingua e Letteratura Turca.

 

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