Nov 08 2017

GLI SCIVOLI DELLE DONNE E IL RITO DI FERTILITÀ

 

Il sito di Bard all’incirca all’Età del Rame (metà IV – fine III millennio a.C.). Per quanto riguarda gli scivoli, questi appartengono ad un’epoca successiva, dal momento che hanno parzialmente cancellato le figure a cui sono sovrapposti.

 

 

Un rito di fertilità è un rituale religioso che rimette in scena un atto sessuale o un processo riproduttivo. Già nelle pitture rupestri erano rappresentati animali in procinto di accoppiarsi. Tale raffigurazione la possiamo considerare come un rito di fertilità magica. Queste ritualità avevano lo scopo di assicurare la fecondità della terra o di un gruppo di donne. 
Inizialmente il culto della fertilità era legato alla Grande Madre, generatrice e portatrice di fecondità. L’uomo primitivo rappresentava la Madre come una donna formosa con il ventre marcato per simboleggiare la fertilità.

 

A partire dal VIII millennio prima della nascita di Cristo si assiste alla proliferazione di raffigurazioni femminili legate al culto della fertilità. Il passo successivo è legato all’acquisizione del valore miracoloso della roccia. In questo contesto si inserisce lo studio legato agli scivoli della fertilità, massi utilizzati dalle donne che desideravano procreare.

Perché le pietre? Per la coscienza religiosa dell’uomo primitivo, la durezza, la ruvidità e la permanenza della materia sono una rivelazione del divino. La pietra è, rimane sempre se stessa, perdura nel tempo e colpisce. Ancora prima di afferrarla per colpire, l’uomo urta contro la pietra, non necessariamente con il corpo, ma per lo meno con lo sguardo. In questo modo ne constata la durezza, la ruvidità e la potenza. La pietra gli rivela qualcosa che trascende la precarietà dell’esistenza umana. 

 

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Ott 29 2017

IN NOME DEL COSIDDETTO PROGRESSO STIAMO UCCIDENDO LA NOSTRA PARTE MIGLIORE

Category: Cultura e dintornigiorgio @ 22:32

 

 
Un tempo non tanto lontano, diciamo meno di due generazioni fa, la vita delle persone era ancora piena di piccoli, grandi segni che ne sviluppavano la parte migliore: la fantasia, la sensibilità, lo stupore davanti al mondo, la “pietas” verso gli altri e verso i defunti.

 

All’avvicinarsi della ricorrenza di Santa Lucia o del Natale, i bambini scrivevano una letterina in cui tracciavano un bilancio del proprio comportamento morale, si proponevano di migliorarlo e chiedevano, trepidando, il giocattolo tanto a lungo sognato: non lo pretendevano; lo domandavano, pur consapevoli di non averlo pienamente meritato.

 

Era una lezione di umiltà verso se stessi e un avviamento alla chiarificazione interiore. Era anche un esercizio di bello scrivere. Infine era uno stimolo alla creatività e allo sviluppo del senso estetico, perché quella letterina, che costituiva un vero e proprio evento nella vita del bambino, veniva abbellita da disegni e decorazioni che ne facevano un piccolo capolavoro di inventiva e di capacità artistiche.

 

Poi sono venute le letterine natalizie già belle e pronte: si compravano in cartoleria e avevano già tutti i disegni e le decorazioni; bastava scrivere il testo.

 

Da ultimo è scomparsa anche la letterina, così come sono scomparsi Santa Lucia e Gesù Bambino. I giocattoli li portavano direttamente i genitori, senza che il bambino avesse fatto niente per meritarseli: così, in omaggio al consumismo dilagante.

 

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Ott 12 2017

DISLESSICI FAMOSI NELLA STORIA

Importanti dislessici nel Mondo

 

 

Cos’hanno i comune alcuni dei più famosi artisti, musicisti, scienziati, attori, politici, regnanti, e atleti mai esistiti nella storia? Oltre all’incommensurabile ed inestimabile contributo lasciato ai posteri, erano (o sono, per quelli ancora in vita) tutti affetti da dislessia.

Chiaramente per alcuni di questi personaggi, poiché sono morti in epoche in cui ancora non si conosceva bene questo tipo di disturbo, non vi è la certezza assoluta che possano essere stati dei dislessici, ma vi sono molte prove a supporto di tale ipotesi.

 

Ad ogni modo, anche se la dislessia crea difficoltà in certe aree per i bambini, gli studenti ed anche gli adulti, è frequente nei dislessici una coordinazione, un’empatia e uno spirito artistico al di sopra della media. Sembra infatti che la più grande barriera al successo sia la mancanza di fiducia in se stessi, dato il forte – a volte eccessivo – peso che si dà alla scrittura in età scolare. Le strategie di apprendimento devono quindi essere diverse rispetto a quelle classiche. Con un aiuto adeguato una persona dislessica può vivere una vita e una carriera molto soddisfacente anche in aree come la scrittura o la recitazione.

 

Di seguito riportiamo una lista dei più famosi dislessici (o presunti tali) della storia di tutti i tempi:

 

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Set 30 2017

LA DIVULGAZIONE STORICA E LO STORICO FAI DA TE.

Category: Cultura e dintorni,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 00:11

Verona. Il   ponte di  Castelvecchio fatto saltare nel tardo pomeriggio  del 25 aprile 1945,  la storiografia ufficiale  lo pone nella sera del 24 aprile 

 

 

Esistono materie che hanno ragione di essere solo se divulgate per esempio la storia. La storia (e con essa tutte le materie umanistiche), se non divulgata, è completamente autoreferenziale e inutile. La sua utilità sta nella sua capacità di spiegare il presente e i suoi problemi con una profonda visione prospettica.

 

Capire la storia significa capire i rapporti causa-effetto che legano il presente al passato. Per cogliere i frutti della storia, quindi, è necessario che questa sia conosciuta il più approfonditamente possibile dal maggior numero di persone possibile. Per raggiungere questo obbiettivo è fondamentale che la storia sia insegnata bene nelle scuole e sia scritta da storici competenti e non asserviti ad alcuna ideologia politica.

 

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Lug 25 2017

NAPOLI – IL GIGANTE CHE DERIDEVA I POTENTI

 

 

Ci fu un tempo in cui Largo di Palazzo, l’attuale piazza Plebiscito, era sorvegliata da una immensa statua di Giove proveniente dalla rube euboica di Cuma, la prima città della Magna Grecia e anello di congiunzione tra Napoli e l’Ellade.

Il Gigante del Largo di Palazzo, così come venne chiamato dai napoletani, fu collocato nel 1668 sul margine meridionale della piazza dal viceré don Pedro Antonio d’Aragona, e rappresentò per ben 138 anni il veicolo attraverso il quale i napoletani, con la propria straripante ironia, si prendevano gioco dei potenti.

 

Da simbolo del potere autoritario, dal forte impatto evocativo, la statua del Giove Cumano divenne per il popolo il Gigante parlante, l’improbabile portavoce di lazzari e intellettuali che con sberleffi e componimenti satirici schernivano le cariche istituzionali che si succedevano nell’adiacente Palazzo Reale. Un’usanza dilagante e profondamente oltraggiosa capace di mandare su tutte le furie i governati di Napoli, che a più riprese tentarono di estirpare questa umiliante condanna con ogni mezzo.

Si racconta che il viceré Luis de la Cerda, duca di Medinaceli, sul finire del XVII secolo provò a scoraggiare i napoletani promettendo una taglia di 8.000 scudi d’oro a chiunque fosse stato capace di cogliere sul fatto gli irriverenti burloni. Un tentativo che, ahilui, si dissolse nell’inquietante controproposta dei lazzari napoletani, che nella notte affissero sulla base della statua una taglia di 80.000 Ducati d’oro per chiunque fosse stato in grado di decollare l’ardito governante ed esporre la testa mozzata in piazza Mercato.

 

Durate i burrascosi moti rivoluzionari del 1799, il popolo fasciò il Gigante cumano con i colori della Repubblica Napoletana, e sul capo riccioluto di Giove fu riposto il simbolo della rivoluzione francese, un enorme berretto frigio che fu poi strappato via qualche tempo dopo dai sanfedisti Napolitani capeggiati dal Cardinale Ruffo.

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Lug 01 2017

LA LEGGENDA DELLA MARE DE SAN PIERO

Category: Cultura e dintorni,Lessinia,Veneto e dintornigiorgio @ 21:36

La leggenda della mare de san Pietro è una storia veneta. Avendo compiuto molto peccati in vita viene mandata all’inferno

 

 

 

Mia nonna quando ero piccola per farmi stare buona mi raccontava spesso la storia della “mare de San Piero” una leggenda popolare molto interessante.

 

Si narra che la madre di San Pietro era una vecchia cattiva e avara che nella sua vita aveva commesso molti peccati e per questo era finita all’inferno.
San Pietro volendo salvare la madre dalle terribili punizioni che le venivano inflitte supplicò il Signore di perdonarla. Mosso a compassione gli diede una corda in modo da poter portare sua madre in Paradiso.
Una volta aggrappata alla corda, però, la vecchia iniziò a farsi scherno delle altre anime che decisero allora di aggrapparsi a lei per andare anche loro in Paradiso. Cercando inutilmente di liberarsi e di salire in cielo lei sola la corda non resse e si spezzò.
“E ora i dise che par tradission oto dì prima e oto dì dopo de San Piero i’a manda in libera ussita, el Signor la manda in tera oto giorni” ( Milani, Marisa, Streghe, morti ed esseri fantastici nel Veneto, p.318) nei quali le combina di tutti i colori portando temporali e danneggiando gli uomini.

 

Nella storia di mia nonna questa leggenda si coloriva di dettaglia, la veste bianca, il suo arrivo dal campo in cerca di bambini da portare con sè all’inferno.

 

Una leggenda popolare che ormai non viene più raccontata ma che è importante ricordare. 

 

Fonte: da La cultura online del 5 febbraio 2015

Link: http://laculturaonline.altervista.org/la-leggenda-della-mare-de-san-piero/

 


Giu 23 2017

OGNI PERSONA COLTA SU QUESTA TERRA HA DUE PATRIE: LA PROPRIA E LA SIRIA.

Category: Cultura e dintorni,Popoli e nazionigiorgio @ 01:49

 

 

Delle tre religioni mondiali, che venerano un solo Dio, l’ebraica e la cristiana sono nate in Siria.

 

L’Islam ha raggiunto in Siria il suo rigoglio maggiore.

 

I fedeli di tre religioni guardano da ogni parte del mondo verso i santuari disseminati in tutta la Siria.

 

Fu in Siria che, per la prima volta nella storia, fu fondato un regno dello spirito, e per la prima volta un’idea fondò il proprio dominio su tutta la potenza e lo splendore della terra. Fu l’idea che il mondo è stato creato da Dio e che l’uomo è un’immagine di Dio.

 

Fu in Siria dove fu annunciato per la prima volta che l’uomo è fratello dell’uomo.

 

La Siria è stata maestra di morale a tutta l’umanità.

 

A ragione Philip K. Hitti, storico di questi luoghi, dice che ogni persona colta su questa terra ha due patrie: la propria e la Siria.

 

(Peter Bamm)

 


Giu 10 2017

LA DISTRUZIONE DELLE BIBLIOTECHE E DEGLI ANTICHI SCRITI: OVVERO LA DISTRUZIONE VOLONTARIA DELLE MEMORIE DEL PASSATO

 

 

La cronaca letteraria delle origini è stata ripetutamente e tragicamente sconvolta, non solo da cataclismi naturali, ma da parte degli stessi uomini. Che vogliamo ammetterlo o non, molte delle pagine di storia mancanti sono state deliberatamente distrutte. Riferiremo di alcune delle più infami devastazioni di grandi biblioteche, collezioni di libri e archivi di documentazione, avvenute nei tempi antichi e in quelli moderni. 

 

La Girginakku o Grande Biblioteca di Ashurbanipal, che conteneva oltre mezzo milione di tavolette scritte in caratteri cuneiformi, fu razziata durante l’assedio di Niniveh da una coalizione di Babilonesi, Sciti e Medi, nel 612 a.C. I documenti della Biblioteca erano stati raccolti dai templi–ziggurat di Nippur, Akkad e Babylonia e includeva storie sconosciute, osservazioni scientifiche e astronomiche, così come opere religiose e letterarie degli antichi Sumeri, antiche di migliaia d’anni. Circa 30000 di quelle tavolette furono poi scoperte e tradotte da scavatori europei nei sec. XIX e XX, ma la stragrande maggioranza fu ridotta in polvere. 

 

Quando Cambise invase l’Egitto nel 525 a.C., ordinò alle truppe persiane di fare razzia e distruggere tutte le biblioteche dei templi lungo il Nilo, per “assimilare” quella terra come una satrapia del suo impero. Gli antichi papiri del Vecchio Regno, accumulati nel tempio di Ptah a Menfi, gli annali reali di Karnak e Luxor, i preziosi rotoli del Ramesseum, di Medinet Habu, Edfu e Philae, tutti furono gettati nelle fiamme. Secondo il siriano Giamblico, il solo Ramesseum, che si trovava sulla sponda occidentale del Nilo, di fronte a Tebe, conteneva oltre 20.000 manoscritti di epoca antica e di valore incalcolabile. Solo venti di essi sono sopravvissuti, nascosti in una tomba, all’interno del santuario. 

 

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Apr 28 2017

DEFINIZIONE DI INTELLIGENZA, GENIALITÀ E CRETINAGGINE TRATTE DA LA STORIA DI GIOVANNI E MARGHERITA.

Category: Cultura e dintorni,Monade satira e rattatujegiorgio @ 00:58

 

 

Incredibilmente l’umanità ancora non sa cos’è l’intelligenza (né la genialità e la cretinaggine), di cui riporto succintamente la definizione traendola da La storia di Giovanni e Margherita.

 

Scrive infatti quel compendio della ‘scienza’ di regime che è Wikipedia:

 

«Benché i ricercatori nel campo non ne abbiano ancora dato una definizione ufficiale (considerabile come universalmente condivisa dalla comunità scientifica), si può generalmente identificare l’intelligenza come la capacità di un agente di affrontare e risolvere con successo situazioni e problemi nuovi o sconosciuti … Tradizionalmente attribuita alle sole specie animali, oggi l’intelligenza viene da alcuni attribuita, in misura minore, anche alle piante..»

 

Tesi tutte grevemente errate anch’esse frutto del rifiuto di capire per non dover cambiare.

 

Perché l’intelligenza, come scrivo più estesamente nel libro, consiste in tutt’altra cosa che la capacità di elaborare concetti o strategie di successo – che hanno anche gli animali – e non può che essere propria esclusivamente dell’uomo per il semplice fatto che è una categoria morale (la massima).

 

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Apr 27 2017

FEDERICO FAGGIN – MASSIMO MARCHIORI: QUESTI DUE UOMINI SONO IL VENETO

 

FEDERICO FAGGIN: IL PADRE DEL MICROPROCESSORE È UN VENETO NATO A VICENZA

 

Federico  Faggin

 

 

Federico Faggin:  Il padre del computer piccolo e maneggevole «Servono idee e risorse» Faggin, è vicentino, ma vive e lavora in California

 

PADOVA—Il padre del microprocessore è nato a Vicenza (Isola Vicentina nel 1941, Comune dell’Alto Vicentino di circa 8.000 anime )  ha studiato a Padova. Eppure non c’è traccia di accento veneto nella voce di Federico Faggin, 68 anni, il geniale ricercatore emigrato in America che tra meno di un mese riceverà dal Presidente Obama il più prestigioso riconoscimento statunitense riservato agli scienziati, la Medaglia nazionale per la tecnologia e l’innovazione. 

 

Se dopo 42 anni di trasferta l’inflessione se n’è andata, c’è una cosa della nostra regione che Faggin porta ancora con sé.

«L’etica del lavoro è alla base della cultura veneta, la devo alle mie origini» ammette il primo italoamericano (ha la doppia cittadinanza) a finire nella Hall of Fame della scienza d’oltreoceano. 

 

Il suo «contributo», come lo chiama lui, è quella rivoluzionaria invenzione che ha reso i computer piccoli e maneggevoli. 

 

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Apr 24 2017

BACIO. OSCULUM. ΦΙΛΊ. BASO. KISS. KUSS. BAISER. BESO. BEIJO. ПОЦЕЛУЙ. 吻. قبلة

Category: Cultura e dintorni,Veja migiorgio @ 00:25

Il Bacio tra Caterina e Nicola 

 

 

Quando ci si avvicina a qualcuno per baciarlo, si tende a girare il capo verso destra.

 

Lo ha scoperto uno studio scientifico di un’università tedesca, pubblicato dalla rivista britannica Nature, effettuato su coppie di diversa nazionalità.

Nell’80% delle coppie, il bacio avviene ruotando la testa proprio verso destra. 

 

Un gruppo di ricercatori dell’università tedesca di Bochum-Ruhr è arrivato a questo dato dopo aver studiato il comportamento di 124 coppie, di età tra i 13 e i 70 anni, in stazioni, aeroporti e spiagge della Turchia, degli Stati Uniti d’America e della Germania.

Questo riflesso presente in 8 casi su 10 avrebbe origine addirittura nella vita fetale.

 

 

Kiss

puthje

قبلة

համբուրել

öpmək

kiss

пацалунак

целувка

petó

polibek

키스

bo

poljubac

kys

נשיקה

suudlus

halik

suudella

baiser

bico

cusanu

კოცნა

キス

φιλί

चुंबन

ciuman

kiss

póg

koss

il bacio

osculum

skūpsts

bučinys

бакнеж

ciuman

KISS

Kyss

Kus

بوسه

pocałunek

beijo

sărut

поцелуй

пољубац

bozk

poljub

beso

kyss

kiss

จุบ

Kuss

Öpücük

Поцілунок

Csók

بوسہ

hôn

קוש

baso

 


Apr 21 2017

GIACOMINO DA VERONA: DE BABILONIA CIVITATE INFERNALI

 

 

Il “De Babilonia civitate infernali” è un poemetto di Giacomino da Verona nel quale l’Inferno viene descritto in modo piuttosto grossolano, ma con dovizia di particolari fantasiosi e divertenti.
L’Inferno è ammorbato da un fetore indescrivibile, che si sente a più di mille miglia di distanza; vi brulicano bisce, ramarri, rospi, serpenti, vipere, dragoni con lingue e denti taglienti più di rasoi.
Appena giunto in questo luogo, il dannato è preso in cura da diavoli cento volte più neri del carboni, i quali gli spezzano le ossa a bastonate, lo immergono prima in un’acqua gelata e poi lo mettono in un luogo di grande calura. 
Dopo questi preparativi, il malcapitato è pronto per essere cucinato! Arriva Belzebù che lo mette ad arrostire come un bel porco al fuoco in un grande spiedo di ferro, per farlo cuocere, condendolo con una salsa per renderlo più appetitoso. La salsa è fatta di acqua, sale, fuliggine, vino, fiele, aceto forte e veleno. 

Ma non sempre Lucifero, re dell’Inferno, gradisce la pietanza e allora, infuriato, lo rispedisce indietro al cuoco perché non lo trova convenientemente cucinato.

 

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Apr 16 2017

LUCIANO BRUNELLI……RICORDO….

 

Buona Pasqua Luciano

 

Luciano Brunelli

 

 

Sono nato a Soave (VR) nel giugno 1946, e cresciuto a Rosá (VI), dove sono vissuto fino al 1974.

Dopo qualche anno trascorso a Padova, vivo attualmente a Bassano.

Sono figlio di genitori veronesi, figli a loro volta di veronesi, figli a loro volta di veneti, cosí all’indietro per (almeno) otto generazioni, come amo dire. 

 

Laureato in matematica presso l’Universitá di Padova, ho prestato per un paio d’ anni la mia opera come assistente borsista.

Da molti anni conduco una piccola azienda di SoftWare per Computer ( “MástegaNumeri” ) la quale vanta un discreto numero di clienti.

Le cose da fare (e lo stress ! ) non mancano certamente.

 

Sposato da alcuni mesi ( circa 330 ! ) con Silvana, spartisco con lei tre figli , tutti in maggiore etá, (due maschi ed una femmina) con i quali formiamo una famiglia dagli spiccati sentimenti veneti.

 

Da giovane sono stato un buon giocatore di calcio a livello dilettantistico. Ho smesso tale hobby soltanto qualche anno fa.

 

Sono da sempre appassionato di musica, per merito soprattutto di mio padre,che mi ha introdotto in questo “mondo magico”. Dopo aver formato con i fratelli un complesso musicale “leggero” ma di stampo classico, sono diventato Organista del Duomo di Rosá (VI). Ho cominciato in questo periodo a comporre canzoni romantiche (tipiche dell’ etá ). In seguito ho fatto parte, per alcuni anni, di un coro di musiche popolari del territorio. Mi sono poi dato alla creazione e direzione di cori di musica sacra, attivitá che porto tuttora avanti con un’esperienza (ahimé dovuta all’ etá!) sempre maggiore.

 

Da alcuni anni mi sono rimesso a comporre canzoni, questa volta in lingua veneta, scoprendo in essa una forte capacitá di esprimere, con immagini semplici, tutti i sentimenti della vita.

Ho cominciato a partecipare a qualche concorso, risultando spesso vincitore o comunque ben piazzandomi.

Nel febbraio 1999 mi é stato assegnato il “Leone d’ Oro” al concorso di canzoni venete durante il Carnevale di Venezia.

La canzone che mi ha dato questa soddisfazione ( “Perasto 1797” ) ha il testo tratto dal discorso del Capitano Viscovich in occasione dell’ ultimo ammainabandiera del vessillo di S. Marco. La base musicale é costituita dall’ “Adagio dal Concerto in re minore per Oboe ed Archi” di Alessandro Marcello. La linea melodica del canto é invece di mia produzione. Come si puó facilmente intuire mi sono messo in buona compagnia.

 

L’ essere stato nominato socio onorario di Europa Veneta é il riconoscimento della mia vita di cui vado maggiormente orgoglioso.

 

Fonte: da Europa Veneta  del 1999

 

 

Perasto 1797 (L. Brunelli) – Ti co nu, nu co Ti

 

 

 


Mar 30 2017

PAOLO SARPI, IL SUO PENSIERO VERO SU STATO E RELIGIONE

Category: Cultura e dintorni,Veneto e dintornigiorgio @ 00:12

Paolo Sarpi

 

 

di Milo Bozzolan Zago

 

Piccolo brano, scritto di pugno da Fra Paolo Sarpi (Venezia 1552 – Venezia 1623) che ci aiuta a comprendere bene il Suo punto di vista riguardo alla laicità dello stato.

Egli è stato per gran parte frainteso, a volte volutamente, infatti mai ha affermato che lo stato non dovesse in alcun modo occuparsi della Religione, ma bensì l’avrebbe dovuta favorire,  poiché “il Principe” era tenuto a interessarsi sia al benessere materiale, che a quello spirituale dei sudditi. Era suo dovere, fin dai tempi più antichi.

 

La terza via di Paolo Sarpi e della Serenissima Repubblica, tra laicità moderna e stato clericale. Brano tratto dal “Discorso dell’origine dell’uffizio dell’Inquisizione”.

 

Tra le perverse opinioni, de’ quali abbonda il nostro secolo infelice, questa ancora è predicata, che la cura della Religione non appartenga al Principe, qual è colorata con due pretesti. L’uno, che per esser cosa spirituale, e divina, non s’aspetti all’autorità temporale. L’altro, perché il Principe, occupato in maggiori cose, non può attendere a questi affari.

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Feb 28 2017

ARCHEOBUONI E GLI STUDIOSI INDIPENDENTI

 

Perché? La stampa e i media conoscono   solo gli studi degli archeobuoni, mentre la gente preferisce gli studiosi indipendenti

 

Gli ARCHEOBUONI, prima DERIDONO, poi COPIANO, poi sono glorificati dalla STAMPA che aveva ignorato le scoperte e le innovazioni degli STUDIOSI INDIPENDENTI.

 

Quante scoperte si possono attribuire alla archeologia ufficiale?

Forse l’uno per cento e non manco sicuro che essi non si siano appropriati di qualcosa scoperto da altri.

Da BELZONI a SCHLIEMANN, ai moderni SITCHIN, a Robert Bauval e più recentemente alle scoperte di Leonardo Melis… vedere la città sulla Jara, il coccio scritto di Pozzomaggiore, la piramide a gradoni .. la sua opera omnia sui POPOLI DEL MARE e i SHARDANA, di cui scrive e discute da 40 anni ….

 

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