Feb 05 2009

La famiglia di Mose – (Terza parte)

Category: Bibbia ed Egitto,Conoscenza variegiorgio @ 19:44

 

Fu il sacerdote Esdra  a completare l’opera di cancellazione delle dinastie mosaiche della Bibbia, a favore della dinastia “aronnide”. Un’opera  che favorirà la presa di potere della classe sacerdotale ebraica sino alla conquista romana.

La Bibbia fornisce elementi sufficienti a stabilire con certezza che la famiglia sacerdotale di Israele discendeva da Mosè. Aronne non c’entra affatto. C’è stata censura nei primi libri e ad un certo punto una scelta deliberata, per motivi che non sappiamo, da parte della famiglia stessa di “nascondere” la propria origine mosaica. I libri maggiormente colpiti dalla censura sono Giosuè e Giudici, dove erano riportate in dettaglio tutte le informazioni relative a Silo, primo centro religioso del popolo ebraico, ed alla famiglia mosaica che l’aveva avuto in eredità. Chi ne fu l’autore? Quasi certamente non una sola persona: sulla base del testo, infatti, è possibile individuare i principali responsabili. 

I primi sette libri della Bibbia erano già completi ai tempi di Davide, che li pose nell’arca: erano chiamati il “Libro della legge”, perchè contengono le prescrizioni e le leggi mosaiche. Da allora il libro era rimasto conservato nel Tempio di Gerusalemme come un testo sacro ed inviolabile. Se non che, intorno all’870 a.C. il re di Giuda, Giosafat, decise di divulgare il contenuto del “Libro della Legge” direttamente al popolo, cosa che non era mai stata fatta in precedenza, e perciò “…mandò i suoi ufficiali nelle città di Giuda: avevano con se il libro della legge del Signore e percorsero tutte le città di Giuda, istruendo il popolo” (2 Cr. 17,7). 

Si trattava certamente di copie del libro della legge, non dell’ originale, che rimaneva custodito gelosamente nel tempio. Ma c’era qualcosa che Giosafat non poteva permettersi di insegnare al popolo di Giuda e, quindi, di trascrivere in quelle copie prodotte ad uso didattico.

A quel tempo, il regno di Giuda era in guerra aperta contro quello di Israele e fra i due regni esisteva una fortissima rivalità religiosa. Giosafat non poteva in alcun modo propagandare scritti che potessero mettere in discussione il primato di Gerusalemme, rispetto a Silo. Nel libro della legge originale, conservato nel tempio, era certamente scritta in dettaglio la storia della città di Silo, il primo centro religioso del popolo ebraico, assegnato in eredità alla famiglia di Mosè.  Silo, purtroppo, era in territorio di Israele. 

Nelle copie ad uso divulgativo prodotte da Giosafat, tutta la parte relativa a Silo dovette essere emendata e, con essa, anche le notizie intimamente collegate, come quelle relative ai suoi titolari, i famigliari di Mosè.

Si trattava, comunque, di una censura tutt’altro che accurata, perchè l’intenzione non era di produrre un falso ma soltanto di evitare di propagandare notizie politicamente inopportune in quel momento. Sennonché, qualche tempo dopo, la Palestina fu invasa dagli Assiri. Il regno di Israele fu distrutto e scomparve definitivamente dalla scena della storia. Il regno di Giuda, invece, sopravvisse in condizioni di vassallaggio. Manasse, il più empio dei re di Giuda, abolì il culto di Jahweh, massacrò i sacerdoti e dedicò il tempio di Gerusalemme al culto di divinità assire. Il libro della legge scomparve. Fu ritrovato soltanto alcuni decenni dopo dal gran sacerdote Elchia (2 Re 22.8; 23,2), quando il re Giosia decise di restaurare il tempio e ripristinare il culto di Jahweh.

Quel che deve essere accaduto è che fu ritrovato non il libro originale, che era in esemplare unico, ma una delle copie “didattiche” prodotte da re Giosafat, grossolanamente censurata.  Pochi anni dopo essa venne portata a Babilonia, al seguito dei prigionieri deportati da Nabucodònosor, e fu su questa copia che si trovò a lavorare Esdra, cui dobbiamo materialmente la versione attuale della Bibbia. 

 

Grazie a re Giosafat, quindi, sono scomparsi dal testo biblico tutti i passi che sancivano il primato di Silo rispetto a Gerusalemme, e con essi buona parte delle informazioni sui discendenti di Mosè, strettamente collegati a quella città. Ma non fu certamente Giosafat a cancellare la discendenza di Mosè ed a trasformare i sacerdoti di Gerusalemme in discendenti di Aronne. 

Esistono indicazioni sufficienti per affermare che questa operazione fu effettuata soltanto dopo il ritorno dall’esilio babilonese e per individuarne l’autore nel sacerdote Esdra. 

Non doveva essergli rimasto molto da fare per completare l’opera di occultamento della famiglia di Mosè e trasformare ufficialmente i sacerdoti di Gerusalemme in discendenti di Aronne. Furono sufficienti pochi ritocchi, come sostituire o sopprimere qualche nome qua e là e suggerire che i sacerdoti fossero figli di Aronne.

 

La discendenza “aronnide” della famiglia dei sacerdoti viene sancita, per la prima ed unica volta in tutta la Bibbia, da un passo di l Cronache 24, 1-6: “Figli di Aronne: Nadab, Abiu, Ebiatar, Eleazaro e Itamar.   Nadab e Abiu morirono prima del padre e non lasciarono discendenti. Esercitarono il sacerdozio Eleazaro e Itamar.  David, insieme con Zadok dei figli di Eleazaro e con Achimelech dei figli di Itamar, divise (i sacerdoti) in classi secondo il loro servizio. Poiche risultò che i figli di Eleazaro, relativamente alla somma dei maschi, erano più numerosi dei figli di Itamar, furono cosi classificati: sedici capi di casati per i figli di Eleazaro, otto per i figli di Itamar”.

E immediato rendersi conto che queste genealogie sono un falso patente e deliberato. Itamar, l’ultimo dei figli di Aronne, era stato ordinato sacerdote da Mosè in Esodo 29. Ma, da allora, era scomparso completamente dalle cronache bibliche, se si eccettua un cenno in Numeri 3, dove viene citato tra i figli di Aronne, e in Num. 7,8, quando gli vengono affidate responsabilità nella cura e trasporto del tempio-tenda. Nessun suo discendente viene mai citato nella Bibbia. Di Eleazaro, invece, viene riportata una lista di discendenti in 1 Cronache 5,30 e 6,35 in cui compaiono anche un paio di Achitub e Zadok che, chiaramente, non hanno niente a che spartire con il Zadok gran sacerdote dei tempi di Saul, Davide e Salomone. La genealogia di quest’ultimo è perfettamente nota dai libri di Samuele: era fratello di Achimelek, entrambi figli di Achitub, figlio di Fineas, figlio di Eli, gran sacerdote a Silo ai tempi di Samuele. Fra i discendenti di Eleazaro, Eli non figura da nessuna parte, segno certo che Eleazaro non aveva niente a che vedere con Silo e con la sua famiglia sacerdotale; e d’altra parte nessuno dei personaggi che figurano nella lista viene mai citato nei primi libri della Bibbia, fatta eccezione per suo figlio Fineas (omonimo del figlio di Eli), che compare in relazione a fatti accaduti durante l’esodo. Non ha il benché minimo fondamento, quindi, legare Eleazaro ed ltamar a Zadok ed Achimelek.

 

Un’ operazione di falsificazione storica di questo genere poteva avvenire sol tanto in un periodo di bassissimo profilo per il popolo ebraico, come quello immediatamente seguente al rientro dall’ esilio babilonese, e comunque, certamente con il consenso e l’attiva partecipazione della famiglia sacerdotale stessa.

Esdra, infatti ha il grande merito di aver riorganizzato la famiglia sacerdotale di Gerusalemme e di averne rilanciato i destini. Una prima ondata di Ebrei era rientrata a Gerusalemme poco dopo il 538, guidati da Zorobabele e dal sommo sacerdote Giosue, figlio di Giosedec, deportato a Babilonia ancora fanciullo dopo che suo padre Seraià, ultimo sommo sacerdote di Gerusalemme, era stato ucciso a Ribla da Nabucodònosor. Qui erano sopravvissuti alla meno peggio, in una città semispopolata e priva di difese, tra 1’opposizione dei Samaritani e delle popolazioni circostanti. 

Lo stato della comunità giudaica di Gerusalemme e della famiglia sacerdotale era così miserando che uno dei favoriti del re Artaserse alla corte babilonese, il dotto sacerdote Esdra, chiese ed ottenne di essere inviato in Palestina per risollevarne le sorti.

 

Esdra a Gerusalemme

 

Si era intorno al 428 a.C. quando Esdra arrivò a Gerusalemme, con l’incarico di ripristinare la religione 

ebraica in Giudea. Egli portò con se migliaia di deportati, tra cui centinaia di sacerdoti, che furono messi al servizio del tempio, la cui ricostruzione era iniziata il secolo prima ad opera della prima ondata di ritorno. Per prima cosa, egli si dedicò alla riorganizzazione della famiglia sacerdotale.

I versetti citati rispecchiano l’accordo da lui imposto fra i due rami della famiglia sacerdotale, che si erano separati al tempo di re Salomone: il primo faceva capo a Zadok, che era stato nominato sommo sacerdote, carica che rimase alla sua famiglia fino alla distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodònosor; l’altro faceva capo al figlio di suo fratello Achimelek, Ebiatar, che era stato esiliato da Salomone ad Anatot (di questo ramo della famiglia sappiamo poco, ma tra i suoi componenti di spicco ci fu lo stesso profeta Geremia).

Ventiquattro famiglie parteciparono all’accordo e, da allora in poi, si divisero gli incarichi del tempio e le sue entrate e, soprattutto, si arrogarono il diritto esclusivo al sacerdozio. Tutte le altre famiglie di origine mosaica che in quel momento si trovavano fuori di Gerusalemme, a Babilonia, in Samaria e in Egitto, rimasero escluse. 

Fu allora, come risulta dai versetti in questione, che le 24 famiglie si diedero ufficialmente, come antenati, i due figli di Aronne: 16 famiglie discendenti da Zadok si ricollegarono ad Eleazaro, per ribadire il loro primato nel sacerdozio; 8 famiglie discendenti da Achimelek, padre di Ebiatar, si ricollegarono al secondogenito di Aronne, ltamar. Tutti i sacerdoti diventarono così “figli di Aronne” ma non si curarono di rendere credibile quella discendenza, inventando di sana pianta delle genealogie ad hoc.

La cosa più incredibile non è tanto che la famiglia sacerdotale di Gerusalemme abbia voluto sostituire il proprio capo stipite Mosè con Aronne (aveva evidentemente i suoi buoni motivi, per farlo) quanto, piuttosto, che nessuno degli studiosi successivi abbia voluto rilevare un falso così evidente e spudorato, privo com’è di qualsiasi pezza d’appoggio nella Bibbia.

 

Se la discendenza aronnide della famiglia sacerdotale era stata inaugurata ufficialmente soltanto dopo il rientro a Gerusalemme, come appare dalla Bibbia, i sacerdoti rimasti a Babilonia dovevano aver continuato a proclamarsi discendenti di Mosè. 

La conferma ci viene da un dotto rabbino del Medio Evo, Binyamin da Tudela, che intorno al 1160 d.C. effettuò un viaggio che lo condusse attraverso le comunità ebraiche di tutto il mondo conosciuto di allora. Nella sua relazione di viaggio egli si sofferma a lungo nella descrizione della più grande comunità ebraica dell’epoca, quella residente a Baghdad, l’antica Babilonia, formata in gran parte da discendenti di deportati ebrei che non seguirono Esdra e Zedechia nel loro viaggio di ritorno a Gerusalemme. 

Fra le altre cose, ci informa che “La comunità di Baghdad conta grandi dotti e capi di accademie, assai versati nello studio della Torah. Le accademie rabbiniche sono dieci: a capo della maggiore, intitolata al Ga’on Ya’aqov, è il rabbino capo Semu ‘el ben ‘Ali, levita, la cui famiglia discende da Mosè, nostro maestro, sia su di lui la pace”.

Di tutti i rabbini citati da Binyamin da Tudela nel suo itinerario, quello di Babilonia è l’unico che si dichiari discendente di Mosè: l’unico in tutta la letteratura ebraica. (La grande comunità israelita babilonese venne cancellata di colpo, insieme ai suoi sacerdoti discendenti di Mosè, appena 60 anni dopo, quando Gengis Khan travolse Baghdad, massacrandone tutti gli abitanti).

 

La riforma di Esedra

 

Sulle ragioni di questa deliberata falsificazione storica si possono fare almeno una mezza dozzina di valide congetture, ma rimane comunque un esercizio sterile. Il motivo vero lo sapeva Esdra e non lo dichiarò per iscritto. O meglio, non lo scrisse in un libro destinato al pubblico. Esdra è una figura fondamentale nella storia del popolo ebraico in generale e della famiglia sacerdotale in particolare. Egli fu autore di una profonda riforma religiosa, che passò essenzialmente attraverso la riorganizzazione della famiglia sacerdotale di Gerusalemme, cui venne imposta una struttura perfettamente regolamentata e rigide norme matrimoniali e di comportamento, miranti a prevenire ogni futura degenerazione del sacerdozio e della religione di cui essi erano i ministri unici.  

Per assicurare i mezzi di sopravvivenza della famiglia e della gestione del tempio, Esdra aveva stabilito (o meglio, ripristinato) un sistema di tasse, le famose decime, che fornivano entrate abbondanti e regolari, cui si aggiungevano offerte personali e donazioni. Le fortune delle famiglie vennero a basarsi più che mai sul possesso e la gestione del tempio e del culto ad esso collegato. Esdra, infine, sistemò da un punto di vista strutturale e tradusse anche in aramaico il testo della Bibbia, imponendolo come unico testo sacro, cui doveva ispirarsi la religione ebraica. 

Una corrente di studiosi ritiene anche che fosse proprio lui il famoso ‘redattore’, colui che scrisse materialmente i primi libri della Bibbia, raccogliendo tradizioni orali di varia provenienza. Ipotesi che viene contraddetta dalla Bibbia stessa, che dimostra l’esistenza del “Libro della legge” fin dai tempi di Davide, e lo ribadisce innumerevoli volte nei secoli successivi. Sottolinea però un fatto importante e cioè che fu, in ogni caso, dalla penna di Esdra che uscì la versione della Bibbia che leggiamo oggi, con pochissime varianti.

Esdra, tuttavia, non si limitò a ricopiare il libro della legge. Da fonti esterne alla Bibbia, come gli apocrifi del vecchio Testamento, sappiamo per certo che produsse anche opere non destinate al pubblico.

Nel “Quarto Libro di Esdra”, nel 14° ed ultimo capitolo, il Signore decide di dettargli in sogno la riedizione delle Sacre Scritture e gli ordina: “Quando avrai terminato quest’opera, alcune cose le dovrai rendere pubbliche, altre invece, le affiderai in segreto ai saggi”.

 

Esdra, dunque, produsse un testo ufficiale della Bibbia, opportunamente emendato, destinato al pubblico, e, contemporaneamente, un secondo testo destinato ai “saggi del popolo ebraico”, e cioè alle alte gerarchie sacerdotali, che non doveva essere divulgato e che, evidentemente, conteneva i segreti che riguardavano la famiglia stessa, la sua vera storia, i particolari della sua organizzazione, le regole ed i rituali e le ragioni della riforma da lui imposta, ivi compreso il cambio di genealogia.

Fu, in ogni caso, la riforma di Esdra a gettare le basi per la rinascita e la grandezza futura della famiglia sacerdotale e del popolo ebraico intorno ad essa. 

Sotto la guida della famiglia sacerdotale riformata Gerusalemme rifiorì, la ricostruzione del tempio venne completata e le mura riedificate. La città crebbe rapida mente in popolazione e prosperità e la Giudea ridivenne totalmente ebraica; di pari passo cresceva l’influenza e la ricchezza della famiglia sacerdotale, o meglio, delle 24 famiglie sacerdotali che insieme controllavano l’intero paese. 

A capo di Israele non c’era più un re ma il sommo sacerdote, che governava per conto del sovrano persiano (proprio come ai primi tempi di Silo, quando il sommo sacerdote governava su Israele per conto dell’Egitto, di cui la Palestina era una provincia).

Per tutto questo tempo la carica del sommo sacerdozio continuò ad essere attribuita su base ereditaria, ai discendenti in linea diretta di Zadok, vale a dire, ai discendenti diretti di Mosè.

 

La dominazione romana

 

Nel 333 a.c. Alessandro Magno sconfisse l’Impero persiano e conquistò la Palestina; la famiglia sacerdotale si sottomise e continuò a governare sul popolo ebraico, questa volta per conto del sovrano macedone. Alla morte di Alessandro, la Giudea passò poi sotto il dominio dell’Egitto, retto dai Tolomei, che attuarono una politica di ellenizzazione del paese, senza però intaccare i privilegi e le prerogative della famiglia sacerdotale di Gerusalemme. 

In questo periodo cominciò ad instaurarsi la consuetudine che il sommo sacerdote fosse nominato, o comunque confermato, dal sovrano, per cui il principio ereditario venne spesso ignorato e la carica cominciò a passare da una famiglia sacerdotale all’altra, creando rivalità e divisioni tra le 24 famiglie. Le varie famiglie si ritrovarono a volte in lotta le une contro le altre per la conquista della carica di sommo sacerdote, che spesso veniva assegnata dietro pagamento di forti somme. 

Nel 199 a.c. la Giudea venne occupata dalla Siria. Per la famiglia sacerdotale mosaica (divenuta aronnide) cominciarono tempi duri, perchè i Seleucidi inasprirono fortemente la politica di ellenizzazione del paese, tentando di trasformare Gerusalemme in una polis greca. Questa politica culminò nel 168 con il saccheggio del Tempio da parte di Antico IV ed il massacro di un gran numero di sacerdoti.

La religione ebraica venne dichiarata fuori legge, il tempio venne dedicato a Zeus e, come supremo gesto d’oltraggio, vi si sacrificò un maiale. La rivolta non si fece attendere, guidata dalla famiglia sacerdotale degli Asmonei. 

Nel 165, Giuda Maccabeo riprese Gerusalemme e dedicò nuovamente il tempio a Jahweh, dopo averlo purificato (la nuova consacrazione viene ricordata e celebrata durante la festa ebraica di Hannukah). Infine, nel 142 a.c. Simone Maccabeo scacciò definitivamente i Siriani. 

Per i successivi 80 anni la Palestina fu uno stato indipendente, sotto la guida degli Asmonei, che governavano in qualità di sommi sacerdoti, carica a cui, ben presto, aggiunsero il titolo di re, inaugurando così una dinastia sacerdotale di sangue reale (o, viceversa, una dinastia reale di sangue sacerdotale). La monarchia sacerdotale regnò su Giuda fino a quando si affacciarono sulla scena medi orientale i Romani. 

Nel 63 Pompeo Magno conquistò Gerusalemme e profanò il tempio. La famiglia sacerdotale, pur privata dell’indipendenza, continuò a regnare sulla Palestina sotto i nuovi padroni. Tentò, però, di scrollarsi di dosso la dominazione romana alleandosi ai nemici giurati di Roma, i Parti, sotto il cui dominio si trovava l’altra grande comunità ebraica di quel periodo, quella babilonese. Mal gliene incolse. Erode, di origine edomita, ne approfittò per ottenere il favore dell’imperatore romano e farsi nominare re della Giudea. Per farsi accettare dagli Ebrei, però, dovette sposare Mariamme, figlia dell’ultimo resacerdote, Ircano.

Con Erode, la famiglia sacerdotale perse il trono, ma acquistò un nuovo tempio, incomparabilmente più grandioso del precedente, aumentando così il proprio prestigio e le proprie entrate. 

Particolare interessante, per la costruzione del nuovo tempio venne istituito un corpo di “sacerdoti muratori” (i sacerdoti erano gli unici autorizzati ad entrare nel Sancta Sanctorum), che rimase poi sempre in servizio per le ordinarie manutenzioni. Con la morte di Erode, Roma divise il regno della Palestina fra i suoi tre figli ed un legato romano. La famiglia sacerdotale di Gerusalemme rimase l’unico elemento di unità del popolo ebraico e raggiunse il culmine della potenza e della ricchezza. Fu allora che si lasciò trascinare in moti anti-romani e, alla fine, in una vera e propria rivolta che provocò la sua rovinosa caduta. Si avvicinava il giorno del giudizio. .

 

(Fine parte terza di sette)

 

 

Fonte: srs Di Flavio Barbiero da  Hera  21,  del Settembre 2001

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