Mag 11 2017

CARLO CIPOLLA E LA TEORIA DELL’ORIGINE DEI “CIMBRI” VERONESEI

Carlo Cipolla

 

 

Alfred Sternberg

 

Carlo Cipolla è lo storico dei cimbri per antonomasia, soprattutto quelli veronesi. Lo troviamo citato da quasi tutti gli autori successivi. Il suo primo volume al riguardo “Le popolazioni dei 13 comuni veronesi” cambierà radicalmente tutte le teorie circa l’origine dei cimbri. Sarà il Cipolla infatti, a dichiarare che l’origine delle isole linguistiche di ceppo germanico presenti nel veneto, derivano dall’insediamento di coloni tedeschi avvenuto tra il X e il XII secolo debellando qualsiasi altra ipotesi.
Per questo motivo possiamo considerare il 1882, anno di stampa del primo volume, storiograficamente come l’anno zero per i cimbri, prima di questa data sarà “a.c.” poi “d.c.” intendendo c. come Cipolla naturalmente. Questo proprio perché pochissimi autori proveranno, successivamente, a contestare la sua tesi. Eppure, a ben vedere, non possiamo considerare così scontato quanto asserito dal Cipolla, proviamo ad approfondire insieme.
Carlo Cipolla nacque il 26 sett. 1854 a Verona da una famiglia nobile, frequentò l’università di Padova , nel 1881 pubblicò la sua opera più importante “Storia delle Signorie italiane dal 1313 al 1530″ grazie al quale vinse l’anno successivo, la cattedra universitaria di Storia Moderna, aveva 28 anni.
Pubblicò un numero incredibile di scritti, se guardiamo l’elenco O.P.A.C. ne troviamo 370 circa, 427 secondo Giuseppe Biadego, e a questi si devono aggiungere oltre 150 recensioni, uno al mese, nei suoi 40 anni di vita attiva, per avere un’idea più concisa. Ricevette due critiche da Benedetto Croce, un eccessivo moralismo cattolico e, ciò a cui intendiamo porre maggior attenzione, l’assenza di un “vivo e intimo interesse“. Se osserviamo bene infatti, quasi tutte le sue opere si presentarono sostanzialmente come un’esposizione di documenti storici intervallate da più o meno concise dissertazioni dell’autore.

 

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Apr 30 2017

DON DOMENICO MERCANTE, IL PRETE FUCILATO DAI TEDESCHI IL 27 APRILE 1945 –

Don Domenico Mercante 

 

 

IL 27 APRILE 2017, 72° ANNIVERSARIO DALLA MORTE DI DON DOMENICO MERCANTE – GIAZZA (LJETZAN) –

 

 

RICOSTRUZIONE STORICA DEI FATTI

 

Nelle ultime giornate dell’aprile 1945, a Giazza nell’alta Valle d’Illasi, c’era, ad ogni ora, gente sulla piazza che osservava il passaggio di reparti tedeschi in fuga verso i valichi alpini. Con l’appoggio di massicce incursioni aeree che frantumavano sotto una valanga di ferro e di fuoco ogni resistenza le colonne corazzate americane e inglesi, superato il Po, dilagavano ora in Lombardia. È il momento del crollo definitivo del fronte tedesco, e chi può, fugge verso il Nord.
Il 27 aprile, di buon mattino, è in marcia verso Giazza una compagnia germanica di circa cento uomini formata, in prevalenza, di paracadutisti e carristi e da alcuni elementi delle SS. È bene armata e vuole raggiungere Passo Pertica per scendere ad Ala, in Val d’Adige.

 

Una formazione partigiana, nascosta nella zona, intende fermarla alle porte di Giazza e disarmarla. Avvertito che in questo modo un grave pericolo incombe sul paese, il parroco di Giazza, don Domenico Mercante, accompagnato da un brigadiere della milizia forestale, si fa incontro ai due gruppi, per convincere i partigiani a non provocare i tedeschi in ritirata e per invitare i tedeschi a non fare del male alla pacifica popolazione. In testa alla compagnia vi sono due ufficiali che ascoltano i due “parlamentari” senza tuttavia dare alcun peso alle loro spiegazioni. A conoscenza che nella zona operano partigiani, obbligano i due a mettersi in cammino davanti ai soldati per farsi scudo con loro contro un improvviso attacco nemico. In particolare tengono d’occhio don Mercante, ostaggio prezioso che può assicurare loro via libera.

 

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Gen 15 2017

BATTAGLIA DI CUSTOZZA, 26 GIUGNO 1866: L’ULTIMA VITTORIA DELLL’ESERCITO AUSTRO-VENETO

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16 GIUGNO – La Prussia dichiara guerra all’Austria e passa la frontiera.

In contemporanea dovrebbero muoversi anche gli italiani, almeno così era stato concordato in un sommario piano strategico.

 

17 GIUGNO – La Marmora lascia Firenze dopo che si è incontrato con Cialdini, per portarsi sul Mincio a compiere il primo attacco diversivo.

 

18 GIUGNO – Lo Stato Maggiore che ha già preparato la dichiarazione di guerra e la sta consegnando all’Austria, viene fermato dal Re. La vuole ritardare di due giorni. I Prussiani non capiscono perché.

 

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Set 14 2016

L’ INIZIO DELLA RIVOLTA DI VERONA CONTRO I FRANCESI OCCUPANTI, LE PASQUE VERONESI, MA FU UN TRANELLO.

Category: Veneto e dintorni,Verona storia e dintornigiorgio @ 06:58

 

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Infanteria Veneta in piazza Bra verona, stampa del 1780

 

Quanto segue è la cronaca dell’inizio della sanguinosa rivolta che passerà alla storia come “le Pasque Veronesi”. I francesi tracotanti e ladri, saccheggiatori di chiese (svuotarono persino il Monte di Pietà) in realtà seguivano una strategia di provocazione per trovare un “casus belli” qualsiasi.

Volevano dichiarare guerra al pacifico e neutrale stato veneto, impadronirsi di ogni bene per alimentare l’esercito e sopperire alle spese della campagna, e infine usarne il territorio come merce di scambio con l’Austria.

Il segreto trattato di Leoben segna in quei giorni la sorte dello stato veneto: vi era un ladro, Napoleone, e un mandante o ricettatore, l’Austria.

 

Nella notte fra il 16 e il 17 aprile 1797 fu affisso per le vie della città un manifesto a firma di Francesco Battaia che incitava i veronesi alla rivolta contro i francesi e contro i collaborazionisti locali. Il manifesto era apocrifo, in realtà fu opera di Salvadori su commissione di Landrieux ed era una provocazione atta a fornire un pretesto ai francesi per occupare definitivamente la città.

 

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Ago 18 2016

IL BRIGANTE TOMMASO COMERLATI – EL BRIGANTE TOMASIN

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«Il corpo ai corvi, l’anima a Satana»

 

Velo Veronese.

I briganti nell’immaginario collettivo del passato, anche sui monti Lessini, venivano quasi sempre concepiti come personaggi leggendari, avvolti da un alone di mistero e spesso ritenuti dotati di poteri magici conseguiti dal Diavolo stesso, per aver venduto l’anima, in cambio di favori e ricchezze; si mischiava cioè la verità, con la superstizione e la leggenda. E’ nell’ambito di questa credenza popolare che nacque la leggendaria figura del “brigante Tomasìn”, al secolo Tommaso Comerlati.

 

Per tradizione popolare della Lessinia e di Velo Veronese in particolare si ricorda ancora la sanguinaria figura del “brigante Tomasìn”. Nacque in contrada Comerlati di Velo Veronese e gli furono attribuiti molteplici efferati delitti; spadroneggiò in Lessinia per decenni agli inizi del XIX° secolo, al tempo di Napoleone Bonaparte e con la scusa di contrastare il dominio francese iniziò a depredare e briganteggiare sui territori lessinici che a quel tempo erano appunto infestati da questa terribile piaga. Non v’era infatti strada o vallata della Lessinia che non fosse oggetto dei saccheggi e delle incursioni dei briganti.

 

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Feb 02 2013

ZEFFERINO CASTELLETTI OGGI COMPIE 101 ANNI E RICORDA I BOMBARDAMENTI DEL 1944 IN VAL D´ADIGE

Category: Persone e personaggi,Verona storia e dintornigiorgio @ 00:51

Zefferino Castelletti

Zefferino Castelletti: oggi compie 101 anni  (FOTO PECORA)

 

DOLCÈ.  Zefferino Castelletti, la memoria di Ossenigo. Ritrovò i corpi straziati dei genitori con quelli dei soldati tedeschi «Non voglio dimenticare»

Incursioni aeree in tutta la Val d´Adige. Bombe su case, chiese e civili mentre erano in casa, a lavorare o pregare. Abitazioni e stalle distrutte insieme agli affetti più cari.  È tutto nella memoria di Zefferino Castelletti, di Ossenigo, che oggi (martedì 29 gennaio 2013)  compie 101 anni attorniato dall´affetto di quattro figli, 10 nipoti e 11 pronipoti.  Zefferino gode di buona salute e fino a qualche anno fa andava in campagna tra le amate viti.

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Feb 01 2013

TRIVELLIN ENNIO: A GUSEN SOLO ORRORI, 
AVEVO PERDUTO LA MIA DIGNITÀ

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Ennio Trivellin, 85 anni, con il suo i-pad sul quale accede a Facebook

 

 

Stamattina (martedì 29 gennaio 2013) al Quirinale riceverà dal presidente della Repubblica la medaglia per gli ex internati nei lager.

 

Questa mattina a Roma, al Quirinale, su richiesta della figlia Francesca, riceverà dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, la medaglia d´onore agli ex internati dei lager nazisti, promossa con la legge 296 del 2006 dall´allora presidente della Repubblica Ciampi.

Si chiama Ennio Trivellin, da anni abita in Friuli Venezia Giulia, e la sua storia di deportazione è una storia «di famiglia» perchè coinvolse anche suo padre Zeffirino.  Si salvarono entrambi, ma pagarono un prezzo altissimo: quello del dolore della memoria.

Ennio Trivellin, che ha 85 anni, parte da qui, dalla memoria di ciò che è stato per ammonire sul presente: «Se i ragazzi oggi possono esprimere liberamente le proprie idee su Facebook, è anche perchè migliaia di ragazzi per la difesa della libertà morirono».
  L´ha aperta anche lui una pagina personale sulla piattaforma «social»: nome, cognome, una foto con alle spalle l´aereo che si è costruito lui stesso.

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AVEVO PERDUTO LA MIA DIGNITÀ”


Ott 31 2012

GIAZZA TRA STORIA E MEMORIA: VITTORIO AVESANI E L’ECCIDIO DEI PARTIGIANI A GIAZZA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE.

 

Vittorio Avesani e l’eccidio dei partigiani a Giazza durante la Seconda Guerra Mondiale. Una storia che forse molti conoscono, ma che grazie alle testimonianze e ai documenti raccolti da Pantheon, torna ancora protagonista di un dramma senza tempo.

 

Indagini rimaste incompiute, domande, dubbi. «Chi ha ucciso chi?». Forse bisogna anzitutto domandarsi perché. Perché  la guerra? Perché questo bisogno di atrocità?  Al di là del mistero che cela spesso gli avvenimenti passati, c’è una realtà: la morte di tre giovani, spinti da un sentimento coscienzioso di ribellione verso chi la Patria l’aveva rovinata.

 

Era il 22 giugno 1944 e Vittorio Avesani, tenente degli Alpini, fu una delle giovani vittime. Si trovava a Giazza. Insieme a lui Gino Consolaro e Pietro Bauce. «Quella mattina le mie zie sentirono partire una camionetta dall’accampamento delle SS», ci racconta Maria Pia, nipote di Vittorio. Dopo l’8 settembre del 1943, infatti, i tedeschi avevano occupato una casa di fronte a quella della famiglia Avesani, nei pressi del Saval a Verona.

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Dic 30 2009

LAVAGNO DI VERONA: Corte LEPIA, il saccheggio continua

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LAVAGNO. Era un angolo incantato. Ora una strada sfreccia accanto al monumento, proprio lì è stato fatto l’ennesimo centro commerciale e i muri medievali crollano

Disprezzo della storia e vergogna della propria memoria. Non ci sono altre spiegazioni per quello che sta succedendo nel complesso monastico medioevale di San Giuliano di LEPIA, poligono di addestramento per vandali.

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Dic 20 2009

Le Pasque Veronesi del 1798 furono anche Legnaghesi

Category: Verona storia e dintornigiorgio @ 12:20

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LEGNAGO. Una studentessa, Selena Rossello, ricostruisce nella sua tesi la dominazione francese nella Bassa tra la fine del ’700 e l’inizio dell’800 scoprendo molti episodi dimenticati. Angherie e chiese spogliate fecero insorgere la città ma i francesi portarono anche cultura, salute e progresso

L’epopea napoleonica a Legnago tra il bene ed il male. I francesi cambiarono la città, non riuscirono a cambiare in meglio la fortezza ma generarono odio a tal punto che anche Legnago ebbe le sue Pasque.

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Dic 03 2009

La pietra focaia e l’accensione del fuoco

Category: Lessinia,Verona storia e dintornigiorgio @ 13:21

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La pietra focaia (fr. pierre à feu; sp. pietra de chispa, pedernal;  ted. Feuersin;   ingl. flint). Nome comune dato alla selce piromaca, così chiamata per la sua proprietà di produrre scintille di fuoco se sfregata intensamente e sottoposta ad urto.

Minerale fossile, si trova in noduli e straterelli entro rocce calcaree, derivato dalla deposizione e successiva diagenesi di resti di organismi a scheletro siliceo (scheletri di radiolari, spicole di spugna).

E’ una varietà di calcedonio (Si 02), compatto e variamente colorato in rosso, bianco, giallo, bruno, nero e varianti, la cui colorazione si crede dovuta alla sostanza organica.

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Giu 22 2009

VERONA: ELENCO DEI CADUTI NELLA CITTÀ, PROVINCIA E DIOCESI DI VERONA DURANTE LE PASQUE VERONESI E L’OCCUPAZIONE FRANCESE (29 MAGGIO 1796 – 21 GENNAIO 1798)

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ELENCO DEI CADUTI NELLA CITTÀ, PROVINCIA E DIOCESI DI VERONA DURANTE L’OCCUPAZIONE FRANCESE (29 MAGGIO 1796 – 21 GENNAIO 1798)

MAGGIO 1796

1. CERNINI Pietro di anni 65 il 29 maggio a Incanal. US1, 307, c. 209.

2. FRANCESCHINI Bortolo di a. 40 il 29 luglio a Incanal. US, 307, c. 209.

GIUGNO 1796

1. MANCINI Angelo di a. 67 il 1° giugno a Calmasino. US, 307, c. 91; AP2, “est interfectus a Gallis” [venne ucciso dai francesi].

2. BODIN Francesco di anni 70 il 2 giugno a Valeggio. US, 307, c. 461.

3. AMICABILE Giovanni di anni 32 il 3 giugno a Valeggio. US, 307, c. 461.

4. BASSON Sebastiano di anni 36 il 3 giugno a Valeggio.US, 307, c. 461.

5. BODIN Giacoma di anni 32 il 6 giugno a Valeggio.US, 307, c. 461.

6. TORTELLA Paolo di anni 40 il 6 giugno a Bussolengo. AP. US, 307, c. 78 “per punta”.

7. BENDA Luigi di a. 30 il 7 giugno a Villafranca “morì ferito per una archibuggiata”. US, 307, c. 480.

8. ZAMBONI Giuseppe di anni 35 il 13 giugno a Bussolengo. US, 307, c.78; AP.

1 Legenda: US, ovvero Ufficio Sanità del Comune di Verona, Registro dei morti del Territorio, n. 307, a. 1796; Ufficio Sanità del Comune di Verona, Registro dei morti del Territorio, n. 308, a. 1797; Ufficio Sanità del Comune di Verona, Registro dei morti della Città, n. 87, a. 1796; Ufficio Sanità del Comune di Verona,

Registro dei morti della Città, n. 88, a. 1797, in Archivio di Stato di Verona; SHAT, Service Historique de l’Armée de Terre, Castello di Vincennes, Paris. 2 AP, ovvero Archivio Parrocchiale.

9. PELANDA Giulio di a. 60 ca. il 16 giugno a Brentino “ucciso da schioppo”, US, 307, c. 69; US, 307 sotto località Rivalta: “morì ferito da un soldato austriaco”, c. 379.

10.LORENZI Benvenuta di a. 20 il 20 giugno a Ferrara di Monte Baldo, “precipitata da uno scoglio in occasion d’armata”, US, 307, c. 187.

11.PASETTO Maria di anni 24 il 20 giugno a Roncà. US, 307, c. 386.

12.ZIVELONGHI Antonio di a. 40 il 22 giugno a Breonio. Reg. il 24.6.1796, US, 307, c. 73: “per essere stato ucciso da soldati”. AP, “occisus in agro” [ucciso in un campo].

13.GARAVIN Andrea di anni 57 il 23 giugno a Nogarole Rocca, “in campo occisus”. AP; US, 307: “fu ucciso l’altro giorno in un campo”, c. 305.

14.GREGORI Domenico di anni 26 (giugno?) a Villafontana.

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Giu 21 2009

Verona: per la prima volta, dal 1997, non suffragate le anime dei Martiri delle Pasque Veronesi. Non vi è pietà nemmeno per i morti

Comitato per la celebrazione delle PASQUE VERONESI

(17-25 aprile 1797)

Via L. Montano, 1 – 37131 VERONA

Tel. 329/0274315 – 347/3603084

www.traditio.it – E-mail: pasqueveronesi@libero.it

COMUNICATO STAMPA

Dopo la strumentale incursione a Porta Nuova di un gruppo di amministratori di AN (con giornalisti e fotografi al seguito) per pretendere il tricolore alla Messa per i caduti contro Napoleone

Per la prima volta, il 18 giugno di quest’anno, anniversario delle fucilazioni dei patrioti veronesi caduti contro Napoleone, non è stato possibile celebrare la Santa Messa latina antica per i Martiri delle Pasque Veronesi a Porta Nuova, per la pretesa di un gruppo di amministratori di AN d’issare il tricolore anche durante la funzione religiosa di suffragio.

Le Pasque Veronesi furono l’insurrezione della città di Verona e del contado contro Napoleone e i rivoluzionari francesi (17-25 aprile 1797). I tradizionalisti cattolici sono stati costretti a rinunziare al Sacro Rito per l’imposizione a officiare la Santa Messa, non con le tradizionali bandiere per cui combatterono i patrioti veronesi e per le quali bagnarono quel suolo del loro sangue, bandiere che sono quelle della Serenissima, della città di Verona e del Sacro Romano Impero (i soldati austriaci che militarono assieme agl’insorti contro i francesi), bensì con il vessillo tricoloruto che rappresenta i collaborazionisti di Bonaparte, i giacobini e, poi, il Risorgimento liberal-massonico che perseguitò la Chiesa, dissacrò tradizioni millenarie d’Italia e ridusse le nostre cento capitali a provinciali “schiave” della Roma centralista, burocratica e neogiacobina. Sostituendo l’autentica Patria rappresentata da millenari Stati tradizionali e cattolici con un’altra artificiale, inventata da carbonari, massoni e dai loro eredi modernisti e social-comunisti, cui non riesce tuttora di legittimarsi.

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Giu 05 2009

VERONA: INNO DEI CONTRABBANDIERI DELLA LESSINIA

contrabandieri-lessinesi

 

In Lessinia  si conserva memoria nientemeno che di un “Inno dei Contrabbandieri”, il cui testo la dice lunga sulla sostanziale divergenza di opinioni in materia di legalità tra istituzioni e masse popolari.

 

Noàntri contrabandéri

vegnemo su da Ala

e co la carga in spala

pasemo el confin

Noàntri contrabandéri

semo sensa creansa

bastonemo la finansa

sensa farse ciapar

Noàntri contrabandéri

ghe disemo al brigadiere

che una de ste sere

la pele ghe faren

No ghe sarà Vitorio

e gnanca Garibaldi

che co i so stronsi caldi

el ne sapia fermar

 

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Mar 30 2009

Dino Coltro: il lupo non c’entra nel nome di San Giovanni Lupatoto;
e’ colpa dell’Adige.

Category: Verona storia e dintornigiorgio @ 07:27

Dino Coltro ricostruisce l’origine del nome

Lo studioso Dino Coltro in un libro rivoluziona le certezze sull’origine del nome del paese. Il toponimo deriverebbe da «corso d’acqua impetuoso» in ricordo dell’antico sfondamento degli argini del fiume

Il lupo all’ingresso del paese:

Lupatoto non deriva da lupo ma dallo sfondamento dell’Adige in pianura. Paquara non è sinonimo di acque da attraversare ma di terreno coltivabile.  Sorio non trae le sue origini da San Giorgio ma da «solium», ossia punto rialzato.

Rivoluziona le certezze riportate ai Lupatotini dai loro vecchi e imparate sui banchi di scuola, il nuovo libro di Dino Coltro dal titolo «Lupus in aqua», che verrà presentato martedì 31 marzo alle 20.30 con l’organizzazione della Pro loco nella sala convegni della Pia Opera Ciccarelli in via Carlo Alberto.

I contenuti dell’ultima opera dello studioso e storico della civiltà contadina sono anticipati dall’autore stesso.

«Il libro si divide in due parti», spiega Coltro. «La prima è un’ode poetica nella quale descrivo come gli abitanti di San Giovanni Lupatoto partendo delle montagne si siano fermati qui vedendo la Paquara inondata che ricordava tanto i loro luoghi di partenza. Nel componimento poetico cerco anche di spiegare le diverse trasformazioni subite dalla terra per effetto degli elementi atmosferici ma anche delle forze della natura».

Coltro introduce qui la sua teoria sull’etimologia di Lupatoto. «Ho preso in esame i vari documenti emersi nel giro degli ultimi decenni e quelli elaborati precedentemente», riferisce lo storico. «L’Adige, secondo le mie ricostruzioni, ha formato una bolla all’altezza della chiusa di Ceraino e poi ha sfondato questo argine invadendo la pianura e poi la bassa. E’ quello il lupus, la lova, ossia il corso d’acqua impetuoso, riportata in tanti documenti che ha dato il nome al paese e sulla cui origine tanti si sono sbizzarriti».

Lo scrittore pone quindi l’accento su San Giovanni. Secondo Coltro nessuno ha interpretato nel modo giusto il nome di San Giovanni Vecchio che viene attribuito nei documenti alla prima chiesa edificata in zona.

«Nella tradizione popolare è San Giovanni Battista, ovvero quello che viene chiamato “il vecchio” mentre in effetti si tratta di San Giovanni Evangelista, detto il giovane. Questa vecchia chiesa era un sacello rurale, situato in un luogo lontano dei centri, affidato a un custode, che però segnava il percorso della transumanza», ricostruisce Coltro. «In questo modo il San Giovanni della frantumazione degli argini diventa San Giovanni Lupatoto».

Coltro ricorda di non aver voluto co-firmare la «Storia di San Giovanni Lupatoto» scritta da Giuseppe Lavorenti proprio perché troppo dipendente, a suo dire, dalla monografia del paese scritta da Angelo Merzari.  A parere di Coltro la località Paquara, deve si tenne nel 1233 la famosa pace tra le signorie medievali, non deriva da «luogo presso il guado» ma significa terreno coltivabile.  «Quareta e quara sono termini dialettali che tuttora sussistono per identificare zone coltivabili» dice Coltro.

Sorio, il più vecchio insediamento del paese, secondo Coltro, non è una contrazione di San Giorgio (antica abbazia cittadina proprietaria del fondo agricolo) ma di «solium», una parola latina che identifica un punto in alto sul terreno. «Sorio era una contrada più alta dell’attuale corte, identificabile forse con la vecchia chiesetta della località», afferma lo scrittore.

«Ho ricollegato, studiando i vecchi documenti, i diversi luoghi e nomi partendo delle etimologie», conclude Coltro. «E’ una rielaborazione storica che parte dai nomi storici e arriva agli attuali toponimi».

Fonte: srs di Renzo Gastaldo da L’arena di Verona del Domenica 29 Marzo 2009, PROVINCIA,  pagina 26


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