Gen 05 2010

Madre di Dio. Il ritorno ancestrale della Dea Madre

Category: Chiesa veronesegiorgio @ 09:04

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Scultura in bronzo con patina francese a caldo, 2009 di Marco Danielon

 

MARIA MADRE DI DIO

  

“Miriam, sai cos’è la Grazia?” “Non di preciso”, risposi.

“Non è un’andatura attraente, non è il portamento elevato di certe donne bene in mostra. È la forza sovrumana di affrontare il mondo da soli senza sforzo, sfidarlo a duello tutto intero senza neanche spettinarsi. Non è femminile, è dote di profeti. È un dono e tu l’hai avuto. Chi lo possiede è affrancato da ogni timore. L’ho visto su di te la sera dell’incontro e da allora l’hai addosso. Tu sei piena di grazia. Intorno a te c’è una barriera di grazia, una fortezza. Tu la spargi, Miriam: pure su di me.”

Erano parole da meritarsi abbracci. Restammo sdraiati senza una carezza. Ci pensai un poco e risposi per gioco: “Tu sei innamorato cotto, Josef”.

(In Nome della Madre di Erri de Luca, ed Feltrinelli p.36).

 

Il vento che come Spirito ti avvolge, turba i tuoi pensieri, posa la Parola dentro te. Stupita ascolti il suono del vento che ti parla. Chi sa discernere la voce dello Spirito? Tu, giovane Miriam, ti affidi, custodisci la Voce nel viaggio, la canti con gioia, la cresci come Figlio, ora che sei Madre di Dio. (Marta Scandola)

 

Marco Danielon è uno scultore-cesellatore che opera a Verona da trent’anni. Ha studiato all’Accademia Cignaroli, oltre che con gli scultori Carlo Bonato e Gino Bogoni. Ha frequentato il corso di ristrutturazione di beni culturali e ambientali organizzato dalla Diocesi di Verona e sta completando il corso di laurea ordinario dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (Verona). Alcune delle sue opere sono presenti a Verona presso la Basilica di San Zeno, nella chiesa Cattedrale e nella chiesa della Casa Madre delle Suore Comboniane, a Roma nella chiesa della Casa generalizia delle Suore comboniane. Contatti: marco.danielon@gmail.com

 

Fonte: Monastero di Sezano, stampato per informazione

 

 

I SEGNI DELLA FEDE: IL PRESEPE NERO E LA MADRE DI  DIO

Alessandro Mazzer

Alessandro Mazzer, presidente Associazione Monastero del Bene comune, davanti alla statuetta

 

Dopo le polemiche sollevate dalla sentenza sul crocifisso, fanno discutere due opere esposte nella nostra città per il tempo dell’Avvento

Presepi e statue, quando il sacro divide: L’ultimo caso è una Madonna spoglia e dolente, contestata duramente via Internet. Ma la Chiesa usa toni di distensione e «promuove» il Gesù Bambino di colore.

Il sacro divide la politica. Prima la polemica sul crocifisso nelle aule scolastiche. Poi quella sul presepe nero in Procura. E ora anche la scintilla fatta partire dall’associazione «Io amo l’Italia» di Magdi Cristiano Allam contro una statuetta della Madre di Dio esposta al monastero di Sezano

Altro che a Natale siamo tutti più buoni.

Dalla Chiesa cattolica però si levano voci di distensione. Monsignor Antonio Finardi, parroco della cattedrale, è un appassionato di arte. «Non ho visto questa statuetta di Marco Danielon», spiega, «ma posso testimoniare che è un artista molto preparato e serio, un uomo di fede, che non compone un’opera con soggetto sacro se prima non ha studiato il tema dal punto di vista biblico e teologico e non si è consultato con sacerdoti e laici preparati. Per la cattedrale, commissionate da me, ha realizzato varie sculture, di grande valore».

Ma che cosa pensa della polemica sul presepe nero?

«Noi siamo troppo legati all’Occidente», aggiunge Finardi, «quasi che Gesù debba essere bianco e magari italiano. In realtà è giusto e fondato teologicamente che venga rappresentato anche in altri modi. Mi è piaciuto che il sindaco Tosi abbia detto che dall’Africa si è portato a casa presepi con Gesù nero e detto che sono presepi e basta. Io ne ho moltissimi, indiani e africani, dove i personaggi e Gesù sono indiani e africani. Il presepe, come il crocifisso, è segno di fede e cultura che ci invita alla conversione e non va confuso con altri piani».

La vicenda del presepe ha avuto eco ovunque, al punto che monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del Consiglio Cei per gli affari giuridici, dice di «vedere benissimo» il presepe nero perché «l’uomo e la donna sono tali a prescindere dal colore della pelle e davanti a Dio queste diversità sono una ricchezza e non un elemento di contrapposizione. Magari», aggiunge, il presepe «possa essere un messaggio di integrazione».

 

Fonte: srs di Enrico Giardini da L’Arena di Verona  di martedì 15 Dicembre 2009;  CRONACA, pagina 9. FOTO MARCHIORI|

 

 

«Una Maria simbolo di vita e di cammino dell’umanità»

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La statuetta ha provocato le reazioni indignate del movimento di Magdi Cristiano Allam

 

Fa discutere una statuetta alta 40 centimetri dal titolo «La madre di Dio» dell’artista Marco Danielon esposta in tempo d’avvento nell’aula liturgica del monastero degli Stimmatini di Sezano. E così è ancora polemica su un simbolo di fede.

A sollevare la questione è un altro artista, Marcello Sartori, coordinatore veneto del movimento di Magdi Cristiano Allam, «Io amo l’Italia», che non ci sta a vedere raffigurata la madre di Dio come una semplice donna, spoglia, che si sorregge la schiena e cammina leggermente curva, quasi a sentire il peso della vita che porta in grembo, e grida allo scandalo. L’opera ha come piedistallo un semicerchio, quasi a simboleggiare un mondo non ancora compiuto, e si trova a lato dell’altare.

Alla sua destra si trova una Madonna con il bambino risalente al 1100 della scuola di Altichiero da Zevio e il contrasto è forte, come fanno notare i religiosi. «Del resto la statuetta non vuole essere il ritratto della Madonna ma il ritratto di tutto ciò che è simbolo di vita e di comunione con il mondo. Lo stesso titolo è un inno alla gioia della maternità perché ogni madre è portatrice di vita quindi è vicina a Dio», spiegano.

Padre Silvano Nicoletto e il presidente dell’associazione Monastero del Bene Comune, Alessandro Mazzer, sono sconcertati da tanto clamore, così come sono senza parole di fronte alle mail sprezzanti e ingiuriose giunte al loro sito, dove hanno scritto: «Informiamo gli amici di Sezano e quanti frequentano abitualmente il nostro sito che stiamo ricevendo messaggi con parole di violenza e volgari e di minaccia in riferimento alla scultura di Danielon collocata nella nostra aula liturgica come segno dell’avvento».

E a rimanere senza parole sono anche tante catechiste, tante suore che hanno visto in questa minuta donna dal bronzo scuro un riscatto della natività. «È il simbolo di un percorso», spiega padre Silvano indicandola, «la Madre di Dio diventa espressione del cammino dell’umanità che porta il carico di una promessa. Non è la Madonna nel suo significato simbolico, è segno dell’avvento in quanto simbolo di un’umanità che ubbidisce e accoglie la promessa della parola».

Danielon ha lavorato a Roma per diverse congregazioni religiose, sua è la veliera del battistero di San Zeno. La Madre di Dio a giorni sarà la copertina di una nota rivista diocesana. «Trovo assurdo quanto si sta verificando», si limita a dire. Mazzer invita a non strumentalizzare la questione, a non volerne fare una questione politica e di offesa (A.Z.)

 

Fonte: Da L’Arena di Verona di Martedì 15 Dicembre 2009; CRONACA, pagina 9

 

 

Nota della Comunità di Sezano di Verona

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Padre Nicoletto, responsabile del monastero di Sezano

 

L’opera scultorea denominata “Maria, la Madre di Dio” , non è una statua mariana nel senso devozionale del termine, ma una scultura in bronzo, di altezza 40 cm, realizzata nel 2009 da Marco Danielon a seguito di un percorso accurato di ricerca antropologica e biblico-teologica.

La scultura è stata esposta nell’aula liturgica del Monastero di Sezano nel periodo liturgico dell’Avvento 2009, come segno di attesa, simbolo della vita e dell’amore di Dio, nell’ambito del percorso di ricerca biblica e di fede che la Comunità degli Stimmatini sta portando avanti da anni assieme a centinaia di fedeli laici e religiosi.

Messaggi di solidarietà e di lode all’opera scultorea di Marco Danielon* sono arrivati da tutta Italia, decretando così l’ingresso dell’artista tra gli autori contemporanei di arte sacra al pari del francese Arcabas noto anche per avere raffigurato la purezza di Maria gravida con una donna spoglia (le soleil dans le ventre, 1984 vedi).

Purtroppo questo semplice segno di Avvento, frutto di un cammino di fede e di riflessione biblica condivisa da una comunità cristiana allargata è stato manipolato e strumentalizzato da appartenenti a movimenti tradizionalisti – che si rifanno allo scismatico Mons. Lefebvre (scomunicato da Giovanni Paolo II nel 1988) – per denigrare e screditare la Comunità religiosa che vive nel Monastero di Sezano.

 

Fonte: Comunità di Sezano

Lonk:  http://stimmatinisezano1.blogspot.com/2009/12/nota-della-comunita-di-sezano.html

 

Occhi che vedono solo la nera nudità

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Sul sito della comunità degli Stimmatini di Sezano da giorni arrivano commenti volgari e minacce. La causa è l’esposizione di una statua bronzea che raffigura una Maria incinta e nuda. Oltre che nera.

Jessica Cugini

(17.12.2009)

 

Una mano che sorregge la schiena, l’altra che sfiora il ventre. È così che si presenta la scultura di Marco Danielon che vuole rappresentare La madre di Dio e accompagnare il cammino di Avvento. Questa innocua statuetta di bronzo, che mostra una Maria tutta nera, nuda, in uno dei gesti tipici della gravidanza, è oggetto di minacce e volgarità da parte di ignoti che da giorni inviano messaggi al blog della comunità degli Stimmatini di Sezano (Verona).

«È bello immaginare che Maria di ritorno dalla visita a Elisabetta abbia i tratti della Maria di Marco Danielon. Una mano che sostiene la schiena quasi a ricordare il peso della lunga attesa del popolo d’Israele che Elisabetta, a cui Maria volge oramai le spalle, le ha affidato. L’altra mano sorregge il ventre, che custodisce dentro di sé, ma non per sé, la possibilità del compimento futuro che le sta d’innanzi». Si legge sul sito a commento dell’opera.

Ma l’interpretazione data da alcuni visitatori non dev’essere stata la stessa. E la volgarità ha prevalso. Non hanno saputo andare oltre, vedere che quel «passo, animato dallo Spirito a cui Maria si affida con lo sguardo, danza la Parola che la riporta verso casa». Di quel corpo femminile alto quaranta centimetri hanno scorto solo la nudità, solo il ventre gravido, solo il colore nero, non la figura di Maria, donna e madre, «fondamentale come testimone e protagonista attiva di un progetto inatteso di vita».

 

Fonte: srs di Jessica Cugini da  combonifem.it del 17 dicembre,2009

Foto di Marta Scandola  e Andrea Protti

Link: http://www.combonifem.it/

Link: http://www.combonifem.it/articolo.aspx?a=1868&t=N

 

 

La Madonna oltraggiata dagli stimmatini

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Sono tali e tante le cose che mi affollano il pensiero che scegliere le parole non mi è assolutamente facile, non sapendo con quali cominciare, quali esporre e quali evitare assolutamente di dimenticare.

La Madonna, la Vergine Santissima, la Tutta Pura, l’Immacolata, la Madre di Dio è stata vilmente oltraggiata! e non da infedeli terribili e temibili, ma da cristiani, da individui che si spacciano per seguaci del Cristo Suo Figlio, addirittura da presunti religiosi che vivono in un convento del 1500 costruito dai monaci Olivetani, oltraggiata dai cosiddeti Stimmatini, che non si capisce bene cosa siano. Sembra che siano un’accozzaglia di persone che, contrariamente agli Olivetani (i quali “realizzavano il loro sogno di vivere di preghiera e di lavoro”), pensano a vivere “in un clima di silenzio e di dialogo [eh il dialogo! questa grande scoperta ecumenica!…] fraterno” e, dicono, “i grandi temi etici [ma non religiosi, e di certo non ascetici] e culturali [ma di una cultura che non guardi al cielo, di una cultura terra-terra…] di oggi trovano così una possibilità di ascolto e di risposta”..

Gli Stimmatini profanano con la loro presenza un luogo reso sacro dalle tante preghiere e dal lavoro degli Olivetani e oltraggiano pesantemente la Madre di Dio, presentandola in un nudo integrale e con il pancione, in un atteggiamento volgare e dissacrante, indegno persino dell’ultima prostituta, in un’immagine da calendario tridimensionale osceno e sboccato.

Così gli Stimmatini intendono accogliere nel loro convento i poveri malcapitati? Qual è la ratio che li ha portati ad offendere in simil modo la Madre di Dio? Credono forse che si tratti di una donna qualunque? che si tratti di una loro donnetta? Loro farebbero altrattanto con la loro mamma? con una loro sorella? E se non lo farebbero per la loro mamma e la loro sorella, perché lo fanno per la Madre di Dio? perché lo fanno per la nostra santissima Madre del Cielo? O forse loro, da protestanti ottusi e incalliti, non credono nella Madre di Dio?

Qual è la morale degli Stimmatini? Se loro espongono nuda e volgare la Madonna, quale mai rimprovero potranno rivolgere alle ragazze che seguano una moda nuda e volgare?

Qual è la motivazione che li ha portati ad esporre una simile scultura “sacra” in un luogo “sacro”? Perché lo hanno fatto?

Per insegnare il nudismo? —Ma non dovrebbe essere questo il loro compito.

Per l’arte? —Ma la volgarità e l’offessa alla Madre di Dio non potranno mai essere considerate arte!

Eppure gli Stimmatini, con la loro faccia di brozzo, hanno la sfacciatagine di lamentare sul loro sito: “stiamo ricevendo messaggi con parole di violenza, volgari e di minaccia in riferimento alla scultura, collocata nella nostra aula liturgica come segno dell’Avvento.”

Non so di quale violenza loro parlino, non so di quali minacce, ma so per certo che qualunque volgarità non potrà mai superare la loro, quella che loro hanno usato nei confronti della Madre di Dio.

Vergogna! Vergogna! Vergogna!

Eppure, con la loro faccia di bronzo, hanno la faccia tosta di parlare di “messaggio spirituale che viene dall’opera”! Ma quale sia questo messaggio, loro non lo dicono!

Il messaggio che io vedo in quest’opera si chiama bestemmia, sacrilegio, offesa, volgarità; si chiama mancanza di Fede…

E pur non amando la violenza, credo che gli Stimmatini meritino veramente di essere cacciati a sonore pedate… culturali ben assestate sul loro cialtrone posteriore assieme al loro ignobile scultore.

Ma in tutta questa vicenda mi chiedo (e non sono il solo) che fa il Vaticano? Il Papa interviene o è d’accordo con la zozzoneria degli Stimmatini? Ma attenzione, se poi succede qualche terremoto, qualche grave calamità “naturale”, qualche guerra…, se scoppia qualche bomba… che non venga nessun biancovestito a rimproverare gridando: “E tu, o Dio, dov’eri?” Frattanto siamo noi che gridiamo, e con ragione: E tu, Papa, dove sei?

Che Dio abbia pietà di noi e strafulmini i suoi nemici.

 

Fonte: Salpan.org del   17,12,09

|Link:  http://www.salpan.org/

Link:  http://www.salpan.org/Index2.htm

 

«La madre di Dio» tolta dal sito, resta nella mostra

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La foto de «La madre di Dio», l’opera dell’artista Marco Danielon, esposta nell’aula liturgica del monastero degli Stimmatini di Sezano è stata tolta dal sito nella speranza di fermare le minacce e le volgarità che sono state lasciate tra i commenti da parte di chi vede in questa statuetta di 40 centimetri un un’offesa alla Madonna. L’opera rimarrà comunque esposta a riprova di un percorso religioso portato avanti da centinaia di fedeli laici e religiosi. Del resto come aveva fatto notare padre Silvano Nicoletto «La Madre di Dio non vuole essere il ritratto della Madonna ma il ritratto di tutto ciò che è simbolo di vita e di comunione con il mondo».

Intanto le Suore Comboniane sono scese in campo, o meglio nella rete informatica, per difendere i valori e l’opera di Danielon, con un articolo dal titolo «Occhi che vedono solo le nudità». E se da una parte il Monastero invita ad ignorare non privilegiando la polemica, dall’altra tantissimi cittadini si dicono offesi per le parole indirizzate agli Stimmatini e all’artista. «Nel percorrere il cammino dell’Avvento con l’opera di Danielon», dicono dal Monastero, «ci sentiamo confortati nel messaggio di annuncio e di compimento che la persona di Maria, la Madre di Dio porta con sé». (A.Z.)

 

Fonte: srs di Anna Zegarelli  da L’Arena di Verona  di Sabato 19 Dicembre 2009; CRONACA, pagina 22

 

La querelle finisce anche in tv

Sezano. Stimmatini, fede e proteste. Un «rosario purificatore» dei tradizionalisti indirizzato alla statuetta «blasfema». I padri: «Vicenda strumentalizzata da chi nega la morte di sei milioni di ebrei»

È stato un Natale di passione quello vissuto dagli Stimmatini di Sezano. La sera prima della vigilia fuori dal monastero un gruppo di venti persone legate ai tradizionalisti hanno messo in atto un rosario purificatore, benedetto dal sacerdote Floriano Abrahamowicz, noto per le sue idee negazioniste, indirizzato alla statuetta da loro considerata blasfema, la «Madre di Dio», forgiata dallo scultore Marco Danielon.

La polemica che ha accompagnato tutto il periodo dell’Avvento è finita anche in tv, a Studio Aperto, proprio nel programma di mezzogiorno della vigilia. Non solo ad occuparsene è stato anche il quotidiano «Libero». Eppure finito il periodo che precede il Natale la statuetta di appena 40 centimetri che raffigura una donna spoglia e incinta a simbolo della vita e dell’amore di Dio, è stata tolta dall’aula liturgica e ora al suo posto c’è un icona tradizionale della natività. Tutto questo senza avere a che fare con le proteste dei tradizionalisti, come precisano dal monastero, ma per un percorso di ricerca biblica e di fede che è portato avanti da tempo proprio nel monastero di Sezano.

La statuetta tornerà in mostra a giorni e si legherà per l’appunto ad un incontro di fede e di studio. Alle ingiurie e minacce lasciate per tutto il periodo prenatalizio nel sito del monastero di Sezano sono seguiti apprezzamenti da tutta l’Italia e messaggi di solidarietà dal mondo laico e sacerdotale. Sarà per questo che padre Silvano Nicoletto, responsabile del monastero, proprio non se lo aspettava di vedere il monastero sbattuto in tivù e che le sue ragioni espresse nell’intervista fattagli venissero cancellate nei pochi minuti di trasmissione, lasciando spazio solo alla voce che vede nella «Madre di dio» un oltraggio. E soprattutto non si aspettava che la questione venisse manipolata e strumentalizzata da chi «lega la propria fede ai devozionismi e nega la morte di sei milioni di ebrei». «Ci si scandalizza per la statuetta e non per la shoà, cose da pazzi», dicono alcuni residenti di Sezano che assicurano come la sera che precedeva la vigilia di Natale di tradizionalisti giunti a pregare ce ne fossero al massimo venti e non come è riportato nel loro sito che fa presupporre molti di più.

«Non abbiamo parole di fronte ad un attacco così forte come quello fatto dal giornale Libero che non ci ha nemmeno interpellato e ha basato il proprio articolo sulle notizie apparse su blog diffamatori che guarda caso sono dei tradizionalisti», dicono alcuni padri Stimmatini, «ne tanto meno abbiamo parole per esprimere il nostro rammarico per come è stata strumentalizzata la vicenda. Di certo c’è che l’opera “Maria, la Madre di Dio”, ora è conosciuta dappertutto nonostante volesse essere simbolo di tutto le donne che tentano di dire di sì alla vita, all’atto creativo di Dio. L’opera di Danielon grazie a questa pubblicità non richiesta è entrata di diritto nella schiera di opere di arte sacra al pari del noto artista francese Arcabas che guarda caso ha raffigurato la purezza di Maria attraverso un nudo».

 

Fonte srs di Anna Zegarelli da L’Arena di Domenica 27 Dicembre 2009; CRONACA, pagina  10

 

La Comunità di Sezano ha scelto l’obbedienza:  SOLIDARIETA’ AL VESCOVO ZENTI

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Verona (loc. Sezano) 1 gennaio 2010

Cari amici che siete qui convenuti*,

è mio dovere farvi sapere che l’appuntamento di oggi, l’incontro con “Maria madre di Dio”, opera scultorea di Marco Danielon, è soppresso per ordine del nostro Vescovo.

Nel messaggio a me inviato, il Vescovo afferma:

“Purtroppo la vicenda dell’immagine della donna incinta, diffusa via internet, ha suscitato reazioni violente da parte di non poche persone. Alcune di queste, anche di altre diocesi, hanno protestato per lettera o e-mail contro di me in un modo furibondo tacciandomi di inadempienza del dovere di intervenire e apostrofandomi con peggiori titoli…”

Egli parla di reazioni violente e di attacchi furibondi contro la sua persona apostrofata con i peggiori titoli. Siamo profondamente addolorati per questa mancanza di rispetto e gli siamo solidali.

In seguito, continua e precisa:

“Ora è davvero il momento di chiudere il sipario e di non aggiungere ulteriori strascichi di altre manifestazioni, sotto il paravento della cultura, a meno che non si riporti la statua dalla sua attribuzione religiosa alla sua identità culturale primigenia: non quella di Maria Madre di Dio, ma quella di una qualsiasi maternità”.

Ci troviamo nell’impossibilità di alterare le intenzioni dell’artista che ha titolato la sua opera secondo la connotazione religiosa, appunto, “Maria madre di Dio”. Oltretutto ricordiamo che sull’opera sono stati realizzati particolari studi e testi, a livello biblico e teologico, da persone competenti.

Da parte nostra, non siamo stati mossi da alcuna intenzione dissacrante né di disprezzo verso i fratelli più deboli. Attenti invece al consiglio di Paolo “fate in modo di non essere causa di inciampo o di scandalo per il fratello”(Rm. 14, 12b), siamo in pace con la nostra coscienza dal momento che, le persone più semplici, più pulite dentro, più autenticamente vere, libere da ogni pregiudizio, giovani e meno giovani, queste persone hanno trovato nell’opera di Marco Danielon motivo di meditazione sul dolce mistero della maternità di Maria e di ogni altra maternità.

In questo 1 gennaio 2010, in piena sintonia col messaggio di papa Benedetto XVI° per la giornata della pace, “Se vuoi la pace, custodisci il creato” in cui al n. 14 afferma: “…La ricerca della pace da parte di tutti gli uomini di buona volontà sarà senz’altro facilitata dal comune riconoscimento del rapporto inscindibile che esiste tra Dio, gli esseri umani e l’intero creato”, l’opera dell’amico Marco Danielon ha risvegliato nella spiritualità di molte persone il sogno di quel rapporto davvero “immacolato” con il cosmo e con la corporeità dell’essere umano espresso in Gn. 2,25 “ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie,e non provavano vergogna”, immacolatezza che, a detta dei Padri della Chiesa, ben si addice alla “Nuova Eva”, Maria la Madre del Signore.

Fatte queste necessarie precisazioni sulle intenzioni che hanno ispirato le nostre scelte, vogliamo essere leali col nostro Vescovo: gli obbediamo.

p. Silvano Nicoletto e Comunità

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Nota Bene:

* Questo testo è stato letto alle circa 200 persone convenute presso il Monastero di Sezano nel pomeriggio del 1 gennaio 2010 per partecipare al già annunciato incontro che prevedeva momenti di preghiera, meditazione, lettura di testi e riflessione biblico-teologica nell’aula liturgica della comunità.

A seguito della lettera inviata via e-mail dal Vescovo Zenti, in data 30 dicembre, la Comunità di Sezano ha scelto di non dar luogo al programma, ma nell’impossibilità temporale di avvisare la cittadinanza ha accolto i presenti, provenienti da varie parti del Nord Italia, nella Sala Conferenze per rendere ragione della variazione.

 

Fonte: Comunità dei Stomattini di Sezano 01 gennaio 2010

Link: http://stimmatinisezano1.blogspot.com/2010/01/la-comunita-di-sezano-ha-scelto.html

 

 

Sezano, la statuetta contestata: si riapre il caso. Interviene il Vescovo

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Dopo le accuse dei tradizionalisti cattolici, i missionari di Sezano sono invitati dalla curia a dare un significato solo culturale all’opera «Madre di Dio» Interviene il vescovo. Zenti scrive agli Stimmatini: «Troppo clamore, giù il sipario». I Padri: «Manteniamo l’intenzione religiosa espressa dall’artista»

La «Madre di Dio», la statuetta di Marco Danielon che raffigura una donna spoglia e gravida che si sorregge la schiena, esposta nel periodo dell’Avvento nell’aula liturgica del monastero degli Stimmatini di Sezano, continua a far discutere. Dopo le proteste dei cattolici tradizionalisti che hanno accompagnato tutto il periodo che precedeva il Natale, anche il vescovo monsignor Zenti ha preso posizione. E non è stata quella auspicata dagli Stimmatini.

La scultura è stata con l’inizio del 2010 spostata nell’aula delle conferenze e l’incontro «Invito a stare con la Madre di Dio», che prevedeva momenti di preghiera, meditazione, lettura di testi e riflessione biblico-teologica nella cappella della comunità, è stato cancellato dopo una lettera arrivata due giorni prima della fine dell’anno a firma dello stesso presule. Nella missiva Zenti invita la comunità religiosa ad abbassare i toni sulla vicenda, ripresa anche dalle cronache nazionali dopo che i tradizionalisti avevano tacciato la statuetta di blasfemia. «Ora è davvero il momento di chiudere il sipario e non aggiungere ulteriori strascichi di altre manifestazioni, sotto il paravento della cultura, a meno che non si riporti la statua dalla sua attribuzione religiosa alla sua identità culturale primigenia: non quella di Maria Madre di Dio, ma quella di una qualsiasi maternità», scrive il vescovo nella lettera indirizzata al responsabile della Comunità di Sezano, padre Silvano Nicoletto. Lo stralcio è stato letto, a oltre 200 persone convenute al monastero, dallo stesso Nicoletto che nell’impossibilità di annullare in così breve tempo l’iniziativa ha deciso con i fratelli di accogliere comunque i tanti fedeli arrivati da ogni parte d’Italia per incontrare l’artista della statuetta e per discutere di fede, ma nel più assoluto riserbo e in silenzio.

Le due ore di silenzio sono state precedute dagli unici tre minuti di lettura di un comunicato in cui gli Stimmatini hanno sottolineato la scelta di obbedire al vescovo e anche di essergli solidali. Zenti ha scritto: «Purtroppo la vicenda dell’immagine della donna incinta, diffusa via internet, ha suscitato reazioni violente da parte di non poche persone. Alcune di queste, anche di altre diocesi, hanno protestato per lettera o mail contro di me tacciandomi di inadempienza del dovere di intervenire e apostrofandomi con peggiori titoli».

«Siamo addolorati per questa mancanza di rispetto e gli siamo solidali», ha letto ai convenuti Nicoletto, «ma ci troviamo nell’impossibilità di alterare le intenzioni dell’artista che ha titolato l’opera secondo la connotazione religiosa. Oltretutto ricordiamo che sull’opera sono stati realizzati particolari studi e testi da persone competenti. Noi non siamo stati mossi da alcuna intenzione dissacrante né di disprezzo verso i fratelli più deboli. Attenti invece al consiglio di San Paolo, “fate in modo di non essere causa di inciampo o di scandalo per il fratello”, siamo in pace con le nostre coscienze poichè le persone semplici, più pulite dentro, hanno trovato nell’opera di Danielon motivo di meditazione sul dolce mistero della maternità di Maria e di ogni altra maternità».

Dopo queste parole 200 persone sono rimaste nel più assoluto riserbo, ma non hanno rinunciato a esprimere il proprio pensiero. Su centinaia di fogli sono stati riportati pensieri suscitati dalla visione dell’opera. Ne riportiamo alcuni: «La maternità è un dono, una grazia, un mistero. È il mistero della vita». “Maria pellegrina, spettinata dal vento, la tua verità ancora scatena tempesta”. E ancora “Le lacrime scendono, il cuore si gonfia, è un dolce dolore che senti nel petto e che ti fa capire da che parte stare”. Il percorso di fede nonostante tutto continua. Il giorno dell’Epifania, alle 16, ci sarà un momento di preghiera e meditazione nell’ambito dell’esposizione delle icone della scuola di Sezano.

Fonte: srs di Anna Zegarelli da L’Arena di Verona del  03 gennaio 2010

Critiche
ma anche
il plauso

La polemica sulla «Madre di Dio», ha accompagnato tutto il periodo dell’Avvento. L’opera di Marco Danielon non era piaciuta a un altro artista, Marcello Sartori, coordinatore veneto del movimento di Magdi Cristiano Allam, “Io amo l’Italia”. Da qui un susseguirsi di mail indirizzate al sito della comunità degli Stimmatini, dove ha sede l’associazione Monastero del Bene Comune, di cui è presidente Alessandro Mazzer. Dopo le pesanti critiche dei tradizionalisti l’immagine dell’opera è stata tolta dal sito internet della comunità. Del caso si sono occupati trasmissioni televisive e il quotidiano «Libero» che non hanno dato però voce alle spiegazioni degli Stimmatini. Una quindicina di cattolici tradizionalisti alla vigilia di Natale aveva recitato un «rosario riparatore», benedetto da don Floriano Abramowicz, prete noto per le sue idee negazioniste. Ma in tanti hanno preso le difese del Monastero e sono state numerosissime le attestazioni di stima e di sostegno, soprattutto da parte di donne, fra cui le suore missionarie Comboniane. (A.Z.)

 

Fonte: srs di Anna Zegarelli da L’Arena di Verona di domenica 03 gennaio 2010: CRONACA, pagina 15

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(VR 05 dicembre 2010)

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Ci si dovrebbe scandalizzare
più per l’alcol che per un nudo


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Monsignor Rino Breoni

 

DIBATTITI. Il rettore di San Lorenzo, monsignor Rino Breoni, prende spunto da due servizi de L’Arena per una riflessione.  La scultura della Vergine incinta crea forti reazioni,  la notizia del dilagare dell’alcolismo tra i giovani cade nell’indifferenza.

Riceviamo dal rettore di San Lorenzo monsignor Rino Breoni la lettera che di seguito pubblichiamo.

Domenica 3 gennaio L’Arena, aveva due pagine, poco distanti l’una dall’altra, dedicate a due argomenti di natura assolutamente diversa ma che a me, uomo di chiesa, hanno provocato una reazione interiore di sconcerto e di amarezza. La prima riferiva abbondantemente di una indagine statistica sull’alcolismo in età preadolescenziale e in età di adolescenza.

LA SCULTURA. Si segnalava Verona come città particolarmente coinvolta nel fenomeno. L’altra pagina dava ancora spazio ad una polemica sollevata da un bronzo raffigurante un nudo femminile gravido, opera di uno scultore veronese. Vi si diceva anche di un intervento del nostro Vescovo che invitava ad abbassare i toni, dal momento che denuncie e difese parevano avere superato di molto l’attenzione che la realtà meritava e merita.

Vorrei che mi fossero consentire alcune brevi riflessioni perché le due realtà mi chiamano in causa non fosse che per il difetto che conservo e che è quello di porre attenzione non solo agli eventi che coinvolgono la comunità cristiana di cui sono prete ma anche la comunità civile di cui pure sono membro.

LA CREATIVITA’. Un bronzo, opera di un artigiano e scultore, che ammiro non solo per la sua creatività ma anche per il profilo umano, fatto di modestia, di semplicità, di attenzione, di curiosità intellettuale, ha suscitato interpretazioni e denuncie di irriverenza alla Madre di Cristo. Avevo già visto l’opera nella bottega artigiana, prima che fosse esposta in un luogo sacro e divenisse motivo di polemiche. Devo confessare che a me è piaciuta. Vi si poteva vedere la maternità in genere o, a piacimento, anche una allusione alla misteriosa maternità di Maria. Questione di interpretazioni e di scelte nell’esporla in un luogo sacro. Ci sono ambienti che richiedono particolari attenzioni per la diversissima sensibilità di chi li frequenta.

IL NUDO. Un nudo femminile gravido come interpretazione della maternità divina della fanciulla di Nazareth, è una interpretazione possibile ma, a mio modesto giudizio non offensiva o blasfema come s’è voluto denunciare. Se ne potrebbe fare, al limite, una questione di opportunità. Nei solai di tante sacrestie ci sono ancora manichini strani di madonne che, vestite, venivano esposte alla venerazione dei fedeli. Nessuno ha mai detto nulla di quattro legni inchiodati alla meglio e, una volta coperti di ricche stoffe, dati al popolo cristiano come «madonne». Non credo che tutto questo esiga preghiere riparatrici: sono polemiche volute e che ci pensa il tempo a smorzare, a far rientrare il tutto nello spazio della creatività artistica, sulla quale è pericoloso affastellare e coniugare, come s’è fatto, giudizi estetici e di pertinenza religiosa.

L’ALCOL. A ciascuno il suo: l’espressione artistica rimane tale e non va giudicata da un criterio apologetico e religioso. Più complesso è invece il problema sollevato dall’altra pagine del quotidiano. La mia reazione è nata proprio dalla constatazione che forse da parte dell’ambiente religioso si è sollevato un polverone per una statua, come offesa al sentimento cristiano mentre non mi pare che altrettanta risonanza abbia avuto un fenomeno che non appartiene alla devozione ma al nostro presente e al nostro futuro: una adolescenza che si lascia devastare dall’alcool.

Non è la prima volta che persone coinvolte in questi problemi da un punto di vista educativo e sanitario, denunciano il degradarsi di un’età che dovrebbe mostrare una vitalità diversa. Tenuto conto del valore e del significato da attribuire ad inchieste e statistiche, la denuncia rimane grave. Ci possono essere angolazioni diverse nel leggere le cifre statistiche ma la comunità ecclesiale e quanti in essa operano con responsabilità diverse, non possono ignorare che l’età in cui inizia l’esperienza dell’alcool, coincide con l’età della Cresima. Si tratta quindi anche di ragazzi e ragazze che gravitano negli spazi della parrocchia e sono termine di preoccupazioni pastorali.

COSCIENZA. Formare una coscienza non è processo che si possa esaurire in pochi anni e la convergenza di lavoro formativo da parte della famiglia e della parrocchia non risulta sempre armonica e coordinata. La recezione di un sacramento come la Cresima, o Confermazione proprio perché dovrebbe essere conferma nella scelta di fede, può risolversi in una méta, per quanto emotivamente percepita, ma raggiunta la quale si incomincia a prendere le distanze per inforcare strade e per inserirsi in gruppi umani estranei ad ogni problematica non solo religiosa ma anche etica. Che un preadolescente o un adolescente, maschio o femmina che siano, approdino a festini la cui conclusione è lo sballo dovuto all’alcool o ad altre sostanze, la può dire lunga.

Da un punto di vista metodologico, il processo di formazione dovrebbe ricuperare indicazioni ed insistenze su quelle virtù che il più vecchio catechismo chiamava «cardinali» proprio perché cardini della esperienza umana ed assolutamente ineludibili per una corretta scelta di fede. Bisognerà dire che la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza non sono qualità cristiane ma fondamento di una personalità capace poi di scelte etiche e religiose.

LA PRUDENZA. Prudenza come discernimento e scelta degli strumenti più adatti a raggiungere un fine che è quello della maturità, fortezza come decisione mirata e portare avanti un progetto di vita, temperanza come equilibrio interiore nella valutazione e nella espressività anche corporea.

Si inserirebbe qui tutto un discorso sulla identità sessuale e sulle modalità di un corretto approccio con il proprio e l’altrui corpo. Posso credere che in qualcuno dei miei venticinque lettori affiori un sorriso di compatimento per una visione educativa che pare un ritorno ad espressioni e proposte ritenute ormai superate.

I CRISTIANI. A me pare che la comunità cristiana invece di scandalizzarsi per un nudo femminile gravido, dovrebbe sentire il dovere di trovare le modalità ed il linguaggio di una proposta per far crescere da un punto di vista umano, quest’età chiamata anche ad opzioni di fede. L’alcool non potrebbe essere uno dei modi per affogare il non senso dei giorni, l’assenza di adulti come riferimento educativo, appello a proposte esigenti?

Le diserzioni avrebbero almeno una ragione: il rifiuto di una proposta esigente. Ora invece le diserzioni appaiono disorientamento, protesta e sconfitta. La responsabilità non è solo dei giovani interessati ma anche nostra.

Rino Breoni

RETTORE DI SAN LORENZO

 

Fonte: da L’Arena di Verona del Giovedì 07 Gennaio 2010;  CRONACA, pagina 17

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(VR 10 gennaio 2010)

 

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PREGHIERA

 

O grande Architetto dell ‘Universo, Padre del genere umano, Tu che non badi alle differenze di religione, ne ai peccati degli uomini; Tu che ispirasti invece a don Rino Breoni l’apertura ad ogni eresia e allo spirito del mondo, promuovendolo per questi suoi meriti prima ad Abate di San Zeno e poi a Rettore di San Lorenzo, concedi benigno che per mezzo di questa laica raffigurazione della dea agreste della fertilità, commissionata dagli aggiornati Padri Stimmatini che tanto Ti sono graditi e nella quale si vuole ravvisare una laica rappresentazione della Divina Maternità di Maria Santissima, opera insigne dello scultore Marco Danielon, del quale i moderni Stimmatini e don Breoni sono amici, estimatori e protettori e merce la feconda intercessione del quotidiano L’Arena, sempre proclive a ogni mala dottrina, otteniamo una più fervorosa devozione negli errori oggi in voga fin dal tempo del concilio vaticano II, così che diveniamo sempre più relativisti, più massoni, più imbolsiti nei peccati, più cattocomunisti, terzomondisti e atei di quanto già non siamo e conseguiamo infine il meritato trionfo nell’aldilà, tra le fiamme dei Tuoi Angeli ribelli nell’Inferno. Amen.

(liberamente ispirata al pensiero e alle opere di don Rino Breoni e dei modernisti)

– senza approvazione ecclesiastica –

 

Fonte: dal  volantino del 07 gennaio 2010 del COMITATO PERCHE’ LA CHIESA DI SAN PIETRO MARTIRE RESTI CATTOLICA E CONTRO IL RELATIVISMO RELIGIOSO: Via Selinunte 11  – 37138 VERONA –  Resp. Matteo Castagna e Maurizio-G. Ruggiero

 

Link: http://www.traditio.it/SANPIETRO/APP.html

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(VR 10 gennaio 2010)

 

Un Commento a “Madre di Dio. Il ritorno ancestrale della Dea Madre”

  1. Adalberto scrive:

    Solo ora, dopo un momento di preghiera e di meditazione sull’alleanza sponsale di Dio, ricercando i simboli di Dio, ho notato la fotografia della statuetta. Maria è ”l’umanità realizzata” e si realizza nell’alleanza sponsale con Dio. E ciò che è sponsale si riferisce al generare e ri-generare che è atto di Dio in rapporto all’umanità di cui Maria è segno. Da qui prende significato il matrimonio e il sacerdozio due atti in cui Dio si rende presente e Maria ne è il segno.
    Quanta strada deve fare ancora l’umanità alla ricerca di Dio, anzi quanta strada deve fare l’umanità per farsi trovare da Dio.

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