Ott 30 2017

QUESTI DENTI TROVATI IN GERMANIA POTRANNO RISCRIVERE LA STORIA

Category: Archeologia e paleontologia,Natura e scienzagiorgio @ 22:23

 

 

 

Una scoperta di 9, 7 milioni di anni ha lasciato stupefatti una squadra di scienziati tedeschi. I denti sembrano appartenere a una specie che si conosceva solo in Africa tipo “LUCY” ma 4/5 milioni di anni dopo.

Un team di archeologi tedeschi ha scoperto una serie di denti nell’antico fiume del Reno, ha annunciato Mercoledì il Museo di Storia Naturale di Mainz.

 

I denti non sembrano appartenere a nessuna specie scoperta in Europa o in Asia. Essi appartengono maggiormente a quelli appartenenti agli scheletri iniziali di ominidi di Lucy (Australopithecus afarensis) e Ardi (Ardipithecus ramidus), scoperti in Etiopia.

 

Ma questi nuovi denti, trovati nella città tedesca di Eppelsheim, vicino a Mainz, sono di almeno 4 milioni di anni più vecchi degli scheletri africani. Dopo questo ritrovamento gli scienziati erano talmente perplessi che hanno aspettato quasi un anno prima di decidersi a pubblicare questa notizia.

 

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Ott 29 2017

IN NOME DEL COSIDDETTO PROGRESSO STIAMO UCCIDENDO LA NOSTRA PARTE MIGLIORE

Category: Cultura e dintornigiorgio @ 22:32

 

 
Un tempo non tanto lontano, diciamo meno di due generazioni fa, la vita delle persone era ancora piena di piccoli, grandi segni che ne sviluppavano la parte migliore: la fantasia, la sensibilità, lo stupore davanti al mondo, la “pietas” verso gli altri e verso i defunti.

 

All’avvicinarsi della ricorrenza di Santa Lucia o del Natale, i bambini scrivevano una letterina in cui tracciavano un bilancio del proprio comportamento morale, si proponevano di migliorarlo e chiedevano, trepidando, il giocattolo tanto a lungo sognato: non lo pretendevano; lo domandavano, pur consapevoli di non averlo pienamente meritato.

 

Era una lezione di umiltà verso se stessi e un avviamento alla chiarificazione interiore. Era anche un esercizio di bello scrivere. Infine era uno stimolo alla creatività e allo sviluppo del senso estetico, perché quella letterina, che costituiva un vero e proprio evento nella vita del bambino, veniva abbellita da disegni e decorazioni che ne facevano un piccolo capolavoro di inventiva e di capacità artistiche.

 

Poi sono venute le letterine natalizie già belle e pronte: si compravano in cartoleria e avevano già tutti i disegni e le decorazioni; bastava scrivere il testo.

 

Da ultimo è scomparsa anche la letterina, così come sono scomparsi Santa Lucia e Gesù Bambino. I giocattoli li portavano direttamente i genitori, senza che il bambino avesse fatto niente per meritarseli: così, in omaggio al consumismo dilagante.

 

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Ott 26 2017

CAPORETTO VISTA DA UN “NEMICO” FURLAN

La storia vista da un soldato friulano dell’esercito Austro-Ungarico

 

Di Millo Bozzolan – ottobre 25, 2017

 

Gli austro-tedeschi a Udine

 

 

Chi vi propone l’articolo, cioè io,  non ha nessuna nostalgia per “el paròn” austriaco, allo stesso modo in cui non ama l’annessione italiana. Anche se tra le due disgrazie, la prima forse era la meno peggio.  Ma certamente è interessante leggere un pezzetto di storia, cioè lo sfondamento di Caporetto, anche dal punto di vista del “nemico”. Specie se il “nemico” è in realtà un fratello friulano.

“Batae di Cjaurêt”

 

Guido Marizza e la pagnotta.”

 

Arriva l’ottobre del ’17 e le truppe italiane sul fronte dell’Isonzo vengono sbaragliate. Per gli Austro-Tedeschi è la battaglia di Flitsch-Tolmein (Plezzo-Tolmino), per gli Italiani è la disfatta di Caporetto.

 

A Caporetto (Kobarid in sloveno, Karfreit in tedesco) la popolazione slovena si precipita festante in strada a salutare i liberatori germanici. Tarcento era stata saccheggiata dai soldati italiani in ritirata ma le truppe austriache ristabiliscono l’ordine.

 

A Udine quasi tutti gli abitanti sono fuggiti, influenzati dalla propaganda secondo cui i Tedeschi (che il giornale “Il popolo d’Italia” descriveva come dediti al cannibalismo) avrebbero assassinato tutti indistintamente. Dappertutto scene di saccheggio, vetrine sfondate, civili uccisi, soldati italiani ubriachi fradici: il nemico in fuga ha depredato la sua stessa città, dopo che i vincoli disciplinari si sono sciolti.

 

Nella città abbandonata molti soldati italiani vanno saccheggiando e appiccando incendi. In tutti i villaggi la popolazione friulana saluta cordialmente i soldati germanici, fiduciosa nel fatto che la loro impressionante vittoria avrebbe presto condotto alla pace.

 

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Ott 23 2017

VENETO LIBERO

Category: Venetismo,Veneto e dintornigiorgio @ 10:55


Ott 19 2017

LA PRIGIONE INVISIBILE ITALIANA

Oneto: le idee sono punite come fossero dinamite. La prigione “invisibile” in cui viviamo

 

In un memorabile articolo Gilberto Oneto descrive la situazione in cui si trovano a vivere veneti e lombardi, paragonati a quegli uccelli che, ormai condizionati, non provamo neanche più ad uscire dalla gabbia a portellino aperto. E del resto, quando ci si provassero, la musica cambia, come ora sta succedendo in Catalogna, con i primi arresti e il plauso neanche tanto sottaciuto, della élite burocratica finanziaria europea. Consiglio la lettura. Oneto non c’è più ma le sue idee vivono ancora. 

 

 

Gli Indipendentisti – ovvero le Idee punite come fossero dinamite. La prigione “invisibile” italiana. E quella, ormai visibile, spagnola. 

 

 

Ci sono due modi per tenere la gente in prigione ed evitare che se la squagli: costruire mura solidissime e munirle di inferriate triple, oppure convincerla che sta benissimo dov’è e che fuori starebbe peggio. Le sbarre di metallo hanno il difetto (in tempi di buonismo e di politically correct) di essere evidenti e identificabili, di poter essere stigmatizzate su manifesti e fotografie. Le sbarre psicologiche non si vedono, non si possono fotografare, non ci si può appendere o impiccare, si possono sempre negare, si può sostenere che sono frutto di autoconvincimento o di propaganda avversaria. Ma sono in definitiva anche le più solide e subdole, sono difficili da segare e non si sa esattamente quale spazi delimitino: alla fine riducono alla condizione di certi uccelli che se ne restano in gabbia anche quando le porte vengono aperte.

 

L’Italia è una prigione di questo genere: a nessuno viene impedito di uscire fisicamente e (soprattutto) di entrare, ci si può lamentare e organizzare per cambiare le cose all’interno. Si può proporre di cambiarle anche radicalmente ma non si possono toccare i muri: si può rinnovare l’arredamento, ma le pareti vanno lasciate come sono.

 

Nuove porte e finestre incorrono nei rigori del Codice Rocco che difende con scrupolo la sacralità e l’intangibilità dei muri dell’unità nazionale, e della prigione. Nel creare argomenti per convincere i carcerati di non esserlo sono stati abilissimi e hanno saputo percorrere anche strade diverse e creative: una volta si attaccavano ai sentimentalismi patriottici (De Amicis è stato un grande carceriere), alle catarsi belliche (anche Cadorna lo è stato) e ai turgori nazionalistici (Mussolini e Franco sono stati perfetti). 

 

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Ott 13 2017

VERONA: IL TOPONIMO DI DELO DI MIZZOLE

Category: Verona cultura varia,Verona storia e artegiorgio @ 00:08

Il  pianoro di Delo di Mizzole

 

 

Storia e studio linguistico a cura del Dott. Gioal Canestrelli, Presidente dell’Istituto di Archeologia Sperimentale Fianna apPalug

 

DELO. Il toponimo “Delo” deriva senza ombra di dubbio dalla parola greca “Delos” dal significato di “Luminoso”; la sua persistenza, anche in forme composte, per quanto rara, tanto nella cognomastica quanto nella toponomastica italiana viene sempre ascritta al termine greco (1).

Nel caso specifico di Delo di Mizzole, per quanto il legame con la radice greca sia indissolubile, l’origine del nome sembra però relazionato più che altro ad una realtà storica collegata al termine “Delos” trasversalmente ed idealmente.

 

Già sito neolitico, sappiamo che l’area di Mizzole e Novaglie era densamente popolata nell’Età del Bronzo: gli scavi di Monte Pipaldolo e Monte Tesoro ci hanno restituito l’evidenza di due castellieri retici, insediamenti fortificati con mura a secco, datati tra il 1500 e il 1200 a.C. (2)

 

Entrambi gli insediamenti, in particolare quello di Monte Tesoro, dove ora sorge il monastero di San Fidenzio, sembrano strettamente collegati alla geometria sacra propria delle fondazioni dell’Italia antica (3), e incuriosisce la leggenda popolare che vorrebbe San Fidenzio edificato in prossimità o in sovrapposizione ad un tempio pagano dedicato al “Dio Sole” (4).

 

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Ott 12 2017

DISLESSICI FAMOSI NELLA STORIA

Importanti dislessici nel Mondo

 

 

Cos’hanno i comune alcuni dei più famosi artisti, musicisti, scienziati, attori, politici, regnanti, e atleti mai esistiti nella storia? Oltre all’incommensurabile ed inestimabile contributo lasciato ai posteri, erano (o sono, per quelli ancora in vita) tutti affetti da dislessia.

Chiaramente per alcuni di questi personaggi, poiché sono morti in epoche in cui ancora non si conosceva bene questo tipo di disturbo, non vi è la certezza assoluta che possano essere stati dei dislessici, ma vi sono molte prove a supporto di tale ipotesi.

 

Ad ogni modo, anche se la dislessia crea difficoltà in certe aree per i bambini, gli studenti ed anche gli adulti, è frequente nei dislessici una coordinazione, un’empatia e uno spirito artistico al di sopra della media. Sembra infatti che la più grande barriera al successo sia la mancanza di fiducia in se stessi, dato il forte – a volte eccessivo – peso che si dà alla scrittura in età scolare. Le strategie di apprendimento devono quindi essere diverse rispetto a quelle classiche. Con un aiuto adeguato una persona dislessica può vivere una vita e una carriera molto soddisfacente anche in aree come la scrittura o la recitazione.

 

Di seguito riportiamo una lista dei più famosi dislessici (o presunti tali) della storia di tutti i tempi:

 

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Ott 04 2017

DEFINIZIONE DI POLITICO

Category: Monade satira e rattatuje,Società e politicagiorgio @ 00:44

 

 

Definizione di politico: chi riesce a dire più bugie nel miglior modo possibile

 


Ott 02 2017

CATALOGNA: RAJOY NON E’ SCEMO MA PERSEGUE UN DISEGNO

Mariano Rajoy  

 

 

di GIANLUCA MARCHI

 

Il 1-O è ormai storia, e non solo cronaca, quello che è avvenuto in Catalogna è sotto gli occhi di tutto il mondo. E per l’opinione pubblica di tutto il mondo non può che esserci un vincitore, cioè il popolo catalano con tutta la sua dignità, il suo coraggio e la sua determinazione, e di conseguenza un perdente, vale a dire il governo nazionale del franchista Mariano Rajoy e del Partido Popular, che con la loro repressione hanno riportato la Spagna e la Catalogna indietro di cinquant’anni.

 

Non c’è molto altro da commentare sui fatti che abbiamo potuto seguire abbondantemente attraverso i social media. Mesi fa, in altre circostanze, avevo definito quella catalana come la madre di tutte le battaglie indipendentiste. Beh, non ci voleva poi un grande acume per capire che il passaggio del referendum sarebbe stato assai più pesante, politicamente parlando, anche per le conseguenze sulla derelitta Ue, di qualsiasi altro appuntamento già messo alle spalle, compresa la Brexit. Bontà loro i cosiddetti grandi media italici lo hanno scoperto solo in questi ultimi giorni, dopo aver ignorato per mesi, se non per anni, il clima che stava montando in Catalogna. Ma, vabbè, questo è solo un piccolo dettaglio, quasi insignificante…

 

Detto questo devo ammettere che per tutta la giornata mi sono chiesto come Rajoy potesse essere così scemo, politicamente parlando. Come cioè potesse insistere in un atteggiamento tanto ottuso contro le istanze del popolo catalano, ed usare il pugno di ferro di franchista memoria, regalando su un piatto d’argento la vittoria morale e politica agli odiati catalani. Avrebbe potuto far svolgere tranquillamente il referendum, riservandosi sempre di consideralo illegale, e aiutando la campagna elettorale contro l’indipendenza, molto probabilmente avrebbe portato a casa una vittoria del no, che avrebbe messo a tacere gli indipendentisti per almeno una generazione.

 

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