Mag 21 2013

TUTTE LE GUERRE SONO GUERRE DI BANCHIERI

se i miei figli non avessero voluto guerre non ce ne sarebbero state

 

Comincio a pubblicare la traduzione del bellissimo articolo di Michael Rivero, “All war are bankers’ wars” (tutte le guerre sono guerre di banchieri) perchè, come già detto qui, mi è sembrato particolarmente bello ed efficace, nella sua sintesi. Per chi volesse approfondire suggerisco il documentario di Bill Still col suo The Money Masters”, ma vi avverto, sono quasi 4 ore di documentario!

  • Articolo originale: qui.
  • Formato mp3 (inglese): qui.
  • Video con articolo in forma discorsiva: qui.

Parte prima seconda e terza.

Posted by Alberto Medici on 27  mar, 2013

 

TUTTE LE GUERRE SONO GUERRE DI BANCHIERI – PARTE PRIMA

 

By MICHAEL RIVERO

So che molte persone hanno molta difficoltà a comprendere come molte guerre siano state originate unicamente dalla volontà di imporre banche centrali private ad una nazione, per cui lasciatemi fare alcuni esempi in modo che capirete perchè il governo USA sia coinvolto in così tante guerre in giro per il mondo. Vediamo prima gli antefatti.

 

Gli Stati Uniti avviarono la rivoluzione Americana principalmente a causa della legge sulla moneta di re Giorgio III, che obbligava i coloni ad utilizzare unicamente banconote stampate dalla banca d’Inghilterra e prestate ad interesse. Dopo la rivoluzione, i nuovi Stati Uniti adottarono un sistema economico radicalmente diverso nel quale il governo emetteva moneta basata sul valore, in modo tale che le banche private come la Banca d’Inghilterra non potesse succhiar via la ricchezza della gente attraverso una moneta gravata di interesse.

 

 “Il rifiuto del re Giorgio III di permettere alle colonie di operare con un sistema monetario onesto, che liberasse l’uomo della strada dal potere dei creatori di denaro, fu probabilmente la prima causa delle rivoluzione.” Benjamin Franklin, Founding Father

 

Ma i banchieri non sono nulla senza il loro potere di acquisire le vostre ricchezze, e sanno anche fin troppo bene quanto facile è corrompere i capi di una nazione.  Solo un anno dopo che Mayer Amschel Rothschild ebbe pronunciato il suo famigerato “Lasciatemi emettere il denaro di una nazione e me ne infischio di chi ne fa le leggi”, i banchieri riuscirono a creare una nuova banca centrale privata chiamata the First Bank of the United States, in buona parte grazie al supporto del principale supporter dei Rotschild negli USA, Alexander Hamilton. Fondata nel 1791, per la fine del suo mandato ventennale aveva quasi completamente rovinato l’economia della nazione, arricchendo i banchieri. Il Congresso si rifiutò di rinnovare il mandato e annunciò l’intenzione di tornare ad una moneta di stato basata su valore sulla quale nessun cittadino dovesse pagare alcun interesse ad un banchiere.

 

Questo portò ad una minaccia da parte di from Nathan Mayer Rothschild contro il governo USA: “O garantite il rinnovo del mandato, o gli Stati Uniti si troveranno invischiati in una guerra disastrosa”. Il Congresso continuò a negare il rinnovo del mandato alla First Bank of United States, e Nathan Mayer Rothschild tuonò: “Date una lezione a quegli imprudenti degli americani! Ricacciateli indietro allo stato di colonie!”. L’Inghilterra, finanziata dalla banca d’Inghilterra  controllata dai Rothscild, avviò la guerra nel 1812 per ricolonizzare gli Stati Uniti e ricondurli nella schiavitù coloniale, o per riempirli di così tanto debito che avrebbero accettato una nuova banca centrale privata. E il piano funzionò. Sebbene la guerra del 1812 fu vinta dagli Stati Uniti, il Congresso fu costretto a concedere una seconda licenza di emettere denaro (prestandolo) per un’altra banca privata, chiamata the Second Bank of the United States. Ancora una volta, banchieri privati erano al controllo della fornitura di denaro, e se ne infischiavano su chi faceva le leggi o su quanti soldati inglesi o americani fossero morti.

 

Ancora una volta la nazione fu spinta nel debito, disoccupazione, e nella povertà a causa della depredazione da parte della banca centrale privata, e nel 1832 Andrew Jackson lanciò la sua campagna per il secondo mandato elettorale sotto lo slogan: “Jackson And No Bank!“. Fedele alla parola data, Jackson ebbe la meglio nell’impedire il rinnovo del mandato alla Second Bank of the United States.

 

“Signori! Ho analizzato attentamente le azioni della Bank of the United States. Miei uomini vi hanno osservato da vicino per un sacco di tempo, e io sono sicuro che voi avete usato i fondi della banca per speculare sulla nazione. Quando vincevate, vi dividevate i profitti fra di voi, quando perdevate, caricavate le perdite sulla banca. Voi ora mi dite che se io ritiro i depositi dalla banca e annullo il mandato manderò in rovina 10.000 famiglie. Sarà anche vero, signori, ma è colpa vostra! Se io vi lasciassi continuare, rovinerei 50.000 famiglie, e quella sarebbe solo colpa mia! Siete un covo di vipere e di ladri, sono deciso a cacciarvi, e, per l’Eterno (battendo il suo pugno sul tavolo) io vi caccerò!” Andrew Jackson, poco prima del termine del mandato della Second Bank of the United States.

 

Poco dopo che Andrew Jackson (l’unico presidente Americano in grado di ripianare il debito pubblico) terminasse il mandato della Second Bank of the United States, ci fu un tentativo di assassinio che fallì perché entrambe le pistole dell’attentatore, Richard Lawrence, non funzionarono.  Lawrence dichiarò in seguito che con Jackson morto ci sarebbe stata “maggior abbondanza di denaro”.

 

Ovviamente il sistema scolastico pubblico, sottomesso com’è ai desideri dei banchieri, si guarda bene dal dirvi la verità, così come i media delle corporations, sottomessi alla Monsanto, si guardano bene dal dirvi i pericoli degli alimenti OGM o, sottomessi alla nuova religione del riscaldamento globale, si guardano bene dal dirvi che negli ultimi 16 anni la terra si è effettivamente raffreddata. Quindi nessuna sorpresa che anche le vere ragioni della guerra civile non siano note all’americano medio.

 

Quando la Confederazione degli stati del Sud si separò dagli Stati Unit i banchieri intravvidero un’altra opportunità per una ricca raccolta di debito, e offrirono a Lincoln la possibilità di finanziarlo, per vincere la guerra di secessione, al 30% di interesse. Lincoln rispose che non avrebbe liberato i neri al prezzo di schiavizzare i bianchi e, con la sua autorità di presidente, fece emettere una nuova valuta, i green back. Questa era una diretta minaccia al potere delle banche centrali, che risposero immediatamente.

 

“Se questa abominevole politica finanziaria, che si sta creando in Nord America, dovesse prendere piede, alla fine quel governo provvederà al proprio denaro senza alcun costo. Pagherebbe i debiti e rimarrebbe libero dal debito. Avrà tutto il denaro necessario per i suoi commerci. Diventerà prospero come nessuno prima, nella storia. Le migliori menti e le ricchezze del mondo andranno in America. Quel paese va distrutto o distruggerà ogni monarchia del pianeta” Citato dal The London Times in risposta alla decisione di Lincoln di emettere da sè i greenbacks per finanziare la guerra civile, invece di aderire alla proposta di prestito di banchieri privati al 30% di interessi.

 

 Nel 1872 i banchieri di New York spedirono una lettera ad ogni banca negli Stati Uniti sollecitandoli a finanziare i giornali che si opponevano alla moneta emessa dal governo (i greenbacks di Lincoln).

 

“Cari signori: è raccomandabile che facciate tutto ciò che è in vostro potere per sostenere tali importanti quotidiani e settimanali… che si opporranno all’emissione dei greenback, e che ritirate i fidi o i prestiti a tutti quelli che non vogliono opporsi all’emissione governativa di denaro. Che il governo emetta le monete e le banche le banconote del paese. Ristabilire la circolazione di denaro emesso dal governo significherebbe fornire denaro alla gente, e questo intaccherà seriamente i vostri profitti personali come banchieri e concessori di prestiti”

 

“Non bisogna lasciar circolare i cosiddetti greenback neanche per un periodo limitato di tempo, dal momento che non potremmo poi controllarli”

 

La schiavitù sarà probabilmente abolita a seguito della guerra, e la schiavitù dei beni mobili anche. Noi, io e i miei amici europei, siamo a favore di ciò: perché la schiavitù non è altro che il possesso del lavoro e del lavoratore, mentre il piano europeo, condotto dall’Inghilterra, è per un controllo del lavoro col capitale, tramite il controllo degli stipendi. E QUESTO PUO’ ESSERE FATTO SOLO CONTROLLANDO IL DENARO.”

 

– Tratto da Triuphan Plutocracy: ; the story of American public life from 1870 to 1920, by Lynn Wheeler.

 

Spinti dai banchieri private, la maggior parte dell’Europa sostenne la Confederazione contro l’Unione, con la prospettiva che la vittoria su Lincoln avrebbe significato la fine dei greenback.  La Francia e l’Inghilterra ritenevano un loro diritto attaccare gli Stati Uniti per sostenere la confederazione, ma furono tenuti al palo dalla Russia, che aveva appena terminato il suo sistema servile e aveva una banca centrale pubblica simile a quella su cui erano stati fondati originariamente gli Stati Uniti. E così, senza l’intervento degli europei, l’Unione vinse la guerra, e Lincoln annunciò la sua intenzione di continuare ad emettere greenbacks. Dopo l’omicidio di Lincoln, i greenbacks vennero ritirati dal mercato per tornare ad una economia basata su banconote prestate ad interesse da banchieri privati.

 

Alla fine, nel 1913, i banchieri delle banche centrali private europee, in particolare i Rothschilds inglesi e i Warbugs tedeschi, si incontrarono con i loro collaboratori finanziari americani a Jekyll Island, Georgia, per creare un nuovo cartello bancario con l’esplicita intenzione di formare la Third Bank of the United States, allo scopo di avere il pieno controllo dell’emissione mometaria statunitense, ancora una volta sotto il controllo di banchieri privati. A motivo delle ostilità precedenti, si decise di chiamarla “The Federal Reserve”, in modo da dare un’immagine quasi statale, ma in realtà sappiamo che è una banca privata, non più “Federal” di quanto non sia la Federal Express. Addirittura, nel 2012, la Federal Reserve potè opporsi ad una ingiunzione da parte di Bloomberg News basata sulla legge Freedom of Information sulla base del fatto che, essendo una banca privata, non è sottoposta a tale legge.

 

Il 1913 fu un anno decisivo per l’economia nazionale, prima con l’approvazione del 16simo emendamento, quello sulla tassa sui redditi  (“Income tax”) e con il falso storico della sua ratificazione (NDT: non fu mai ratificato).

 

“Credo che si andasse a guardare nelle carte, e si cercasse la ratificazione del 16mo emendamento, quello sulla tasse sui redditi, scoprireste che, di fatto, scoprireste che un numero insufficienti di stati l’ha ratificato”” – U.S. District Court Judge James C. Fox, Sullivan Vs. United States, 2003.

 

Più tardi, nello stesso 1913, apparentemente per non rischiare un altro emendamento discutibile, il Congresso passò il Federal Reserve Act, durante le vacanze di Natale, mentre i membri del congresso contrari erano a casa. Questo fu un atto veramente subdolo, dal momento che la Costituzione investe esplicitamente il Congresso dell’autorità di emettere la valuta, non autorizza la sua delega, e pertanto avrebbe richiesto un nuovo emendamento trasferire quella facoltà ad una banca privata. Ad ogni modo il congresso lo passò, e il presidente Woodrow Wilson lo firmò, come aveva promesso ai banchieri che avevano finanziato la sua campagna elettorale. In seguito Wilson si pentì di quella decisione.

 

“Sono il più infelice fra gli uomini. I am a most unhappy man. Ho rovinato involontariamente il mio paese. Una grande nazione industriale è ora controllata dal suo sistema creditizio. Il nostro governo non deriva da un pensiero libero, o dalla convinzione o dal volere della maggioranza, ma siamo governati dalla durezza e sfrontatezza di un piccolo gruppo di uomini dominanti.” — Woodrow Wilson 1919

 

L’anno successivo cominciò la prima Guerra mondiale, ed è importante sottolineare come prima della creazione della Federal Reserve non fosse stata una cosa come una “Guerra mondiale

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Allora, quanti ne devono morire, per forzare il nostro schemino di Ponzi in tutti gli altri stati?” – “Duecento milioni” – “Non male, per niente male”

 

La prima Guerra mondiale scoppiò fra il regno Austro-ungarico e la Serbia, ma si spostò rapidamente sulla Germania, la cui capacità industriale era vista come una minaccia dalla Gran Bretagna, che vedeva il declino della sterlina come conseguenza di un’enfasi troppo accentuata sulle attività finanziarie a discapito dell’agricoltura, dell’industria, delle infrastrutture (proprio come oggi negli Stati Uniti).  Nonostante la Germania prima della guerra avesse una banca centrale privata, la sua attività era fortemente controllata e l’inflazione mantenuta a livelli accettabili. Sotto il controllo statale venivano garantiti gli investimenti finalizzati a sviluppi economici domestici, e la Germania era una delle principali potenze mondiali. Nei media del tempo la Germania era dipinta come il principale nemico nel primo conflitto mondiale, e non doveva solo essere sconfitta, ma la sua base industriale doveva essere rasa al suolo. A seguito del trattato di Versailles, la Germani fu costretta a ripagare i debiti di guerra di tutte le nazioni partecipanti, anche se, di fatto, non era stata la Germania a iniziare la guerra. Questi ammontavano a tre volte l’intero valore della Germania stessa!

 

La banca centrale privata tedesca, con la quale lo stato si era indebitato per far fronte ai costi di guerra, si liberò del controllo statale, creando inflazione incontrollata (per lo più spinta da speculatori di valute), incatenando i tedeschi ad un debito eterno.  Quando la repubblica di Weimar crollò economicamente, si aprirono le porte del potere ai nazionalsocialisti. La loro prima mossa fu quella di emettere moneta di stato non presa a prestito da banchieri privati.  Liberati dal peso degli interessi sul denaro in circolazione, la Germania rifiorì e in breve tempo ricostruì la sua industria. I giornali lo definirono “il miracolo tedesco”. La rivista Time magnificò Hitler  per lo stupefacente progresso  nella vita dei tedeschi e per l’esplosione dell’industria, e lo nominò addirittura “Uomo dell’anno” nel 1938.

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Uomo dell’anno

 

FINE PRIMA PARTE – CONTINUA

 

Continuo a pubblicare la traduzione del bellissimo articolo di Michael Rivero, “All wars are bankers’ wars” (tutte le guerre sono guerre di banchieri) perchè, come già detto qui, mi è sembrato particolarmente bello ed efficace, nella sua sintesi. Per chi volesse approfondire suggerisco il documentario di Bill Still col suo “The Money Masters“, ma vi avverto, sono quasi 4 ore di documentario!

 

Posted by Alberto Medici on 28, mar, 2013

 

 

TUTTE LE GUERRE SONO GUERRE DI BANCHIERI – PARTE SECONDA

 

By MICHAEL RIVERO 

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Ancora una volta. La Potenza industriale della Germania diventava una minaccia per la Gran Bretagna.

 

  • “Se la Germania facesse ancora affair (business) nei prossimi 50 anni, avremmo combattuto questa Guerra (la prima Guerra mondiale) inutilmente.” – Winston Churchill nel The Times (1919) 
  • “Condurremo Hitler in guerra, sia che lo voglia o meno.” – Winston Churchill (1936 trasmissione radio
  • “La Germania diventa troppo potente. Dobbiamo schiacciarla.” – Winston Churchill(Novembre 1936 parlando al Generale  US Robert E. Wood) 
  • “Questa guerra è una guerra inglese e il suo scopo è la distruzione della Germania.” – Winston Churchill (Trasmissione radiofonica dell’autunno 1939

 

La moneta di stato tedesca, basata sul valore, era anche una minaccia diretta alla ricchezza e al potere delle banche centrali private, e fin dall’inizio del 1933 cominciarono ad organizzare un boicottaggio generale per sopprimere questo nuovo debuttante che pensava di  fare a meno dei banchieri privati centrali!

 

Così come era successo nella prima guerra mondiale, la Gran Bretagna e altre nazioni minacciate dal potere economico tedesco cercarono una scusa  per iniziare la guerra, e dal momento che la rabbia della gente tedesca cresceva a causa del boicottaggio, Hittler stupidamente gli fornì il pretesto. Anni dopo, con candore, le ragioni reali per la guerra vennero fuori.

 

  • “la guerra non serviva soltanto ad abolire il fascismo, ma per conquistare mercati di vendita. Se avessimo voluto, avremmo potuto evitare lo scoppio della guerra, senza neanche sparare un colpo, ma decidemmo di fare diversamente.”– Winston Churchill a Truman (Fultun, USA March 1946) 
  • “Il crimine imperdonabile della Germania prima della seconda guerra mondiale fu quello di cercare di sganciare la propria economia dal sistema internazionale di commercio e costruire un sistema di scambi indipendenti dal quale la finanza internazionale non avrebbe potuto più trarre profitto. …Abbiamo macellato il maiale sbagliato.” -Winston Churchill (The Second World War – Bern, 1960)

 

Come nota a latere, dobbiamo fare un passo indietro prima della seconda guerra mondiale e ricordare il generale maggiore della Marina Smedley Butler. Nel 1933, banchieri e finanzieri di Wall Street avevano finanziato l’ascesa al potere sia di Mussolini che di Hitler. Brown Brothers Harriman di New York finanziò Hitler fino al giorno stesso in cui fu dichiarata guerra alla Germania. E avevano deciso che una dittatura sullo stile di quella di Mussolini negli Usa sarebbe stata di gran lunga migliore per favorire i loro interessi rispetto al “New Deal” di Roosevelt che minacciava una massiva redistribuzione di ricchezza per ricapitalizzare le classi operaie e lavoratrici d’America. Così i magnati di Wall Street reclutarono il Generale Butler per guidare il rovesciamento del governo USA e mettere al suo posto un “Segretariato per gli affari generali” che avrebbe dovuto rispondere a Wall Street e non alla gente, che avrebbe soppresso lo scontento sociale e fatto chiudere i sindacati.

 

Il generale Butler finse di aderire al complotto ma rivelò tutto al congresso. Congresso che, oggi come allora nelle mani dei banchieri di Wall Street, si rifiutò di fare alcunchè. Quando Roosevelt seppe del colpo di stato pianificato chiese l’arresto dei cospiratori, ma loro semplicemente ricordarono a Roosvelt che se anche uno solo di loro fosse stato imprigionato, i loro amici di Wall Street avrebbero deliberatamente fatto crollare l’economia già in crisi e ne avrebbero fatto ricadere la colpa su Roosevelt. Roosevelt non poté far nulla quindi fino all’inizio della seconda guerra mondiale, quando cominciò a perseguitare i complottisti forte della legge “Trading With The Enemy” (fare business col nemico).  Gli atti del congresso su questo caso furono resi pubblici nel 1967 e furono la fonte ispiratrice del film “Seven Days in May“, dove però i veri criminali finanziari furono tolti omessi dalla sceneggiatura.

 

“Ho trascorso 33 anni e 4 mesi nel Servizio militare attivo come membro della nostra forza più agile – i marines. Ho prestato servizio a tutti i livelli da secondo luogotenente a GeneralMaggiore.  E per tutto questo tempo sono stato un picchiatore d’alto bordo per il Grande Business, per Wall Street e per i banchieri. Per farla breve, facevo parte del racket delle estorsioni, un gangster per il capitalismo. “Ci ho pensato, fino a che ho lasciato il servizio attivo. Avevo il sospetto di far parte di un racket, allora. Ora ne ho la certezza. Come tutti i militari di professione, non metti in discussione, non ti fai domande fino a che non lasci il servizio. Le mie facoltà mentali restavano sospese e io obbedivo a chi stava sopra, tipico per un militare.

Così,

  • aiutai a rendere il Messico specialmente Tampico sicuri per gli interessi dei petrolieri americani nel 1914.
  • Aiutai a rendere Haiti e Cuba un posto confortabile per raccogliere soldi per i ragazzi e della National City Bank.
  • Ho contribuito alla rapina di una mezza dozzina di repubbliche centro Americane a beneficio di Wall Street.
  • Ho dato il mio supporto a preparare il Nicaragua per la banca internazionale dei Brown Brothers nel 1909-12.
  • Ho dato vita agli interessi dello zucchero americano nella repubblica Dominicana nel 1916.
  • In Cina nel 1927 ho fatto in modo che la Standard Oil operasse indisturbata.

Durante quegli anni ebbi, come direbbero i ragazzi dell’altra stanza, un racket in crescita. Fui ricompensato con onori, medaglie e promozioni. Ripensandoci, avrei potuto dare dei bei consigli ad Al Capone. Lui al massimo conduceva il racket in tre aree della città. Io operavo in tre continenti.” — General Smedley Butler, ex US Marine Corps Commandant, 1935

 uomini quello per cui morite

“Signori, ecco ciò per cui voi fottuti state andando a morire” “ Meglio che vi cominciate ad abituare all’idea”

 

Una volta divenuto presidente, John F. Kennedy capì la natura predatoria delle banche centrali private. Capì perchè Andrew Jackson aveva combattuto così duramente contro la Second Bank of the United States. Così Kennedy emise e firmò l’Executive Order 11110 con il quale ordinava al Tesoro Americano di emettere una nuova valuta pubblica, la United States Note.

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Le United States Note di Kennedy non erano prese in prestito dalla Federal Reserve ma create direttamente dal governo degli Stati Uniti e garantite dall’argento  posseduto dagli stessi.  Rappresentava un ritorno al sistema economico sul quale si erano fondati gli Stati Uniti, ed era perfettamente legale per Kennedy fare così.  Vuoto per pieno, circa quattro miliardi e mezzo di dollari furono messi in circolazione, che riducevano il pagamento di interessi alla Federal Reserve e che allentavano il suo controllo sulla nazione.  Cinque mesi dopo John F. Kennedy fu assassinato a Dallas, Texas, e gli Stati Uniti ritirarono le banconote per distruggerle (eccetto alcuni esemplari tenuti da collezionisti).  John J. McCloy, Presidente della Chase Manhattan Bank, e Presidente della World Bank, fu nominato nella Commissione Warren, presumibilmente per evitare che l’aspetto bancario nascosto dietro dell’omicidio venisse fuori nell’inchiesta.

 

Entrando nell’undicesimo anno di quello che in futuro verrà chiamata terza guerra mondiale, dobbiamo prendere in seria considerazione la dimensione finanziaria dietro le guerre.

 

Verso la fine della seconda guerra mondiale, quando divenne ovvio che gli Alleati stavano per vincere e comandare nel mondo post bellico, le maggiori potenze economiche mondiali si incontrarono a Bretton Woods, un posto lussuoso nel New Hampshire nel Luglio del 1944, e stabilirono i famosi accordi di Bretton Woods per la finanza internazionale.  La sterlina inglese perse il suo ruolo primario come moneta di scambio e di riserva nei confronti del dollaro (parte delle condizioni chieste da Roosevelt per l’ingresso in guerra).  Venendo a mancare i vantaggi economici dell’avere la moneta di riferimento internazionale, la Gran Bretagna dovette nazionalizzare la Banca d’Inghilterra nel 1946. Gli accordi di Bretton Woods, ratificati nel 1945, oltre a rendere il dollaro la moneta di globale di riferimento per gli scambi e le reserve obbligava le nazioni firmatarie a legare le loro valute nazionali al dollaro. E lo fecero a due condizioni.

 

  • La prima condizione era che la Federal Reserve si sarebbe astenuta dalla sovrapproduzione di dollari allo scopo di acquisire merci e beni reali dagli altri paesi  in cambio di carta e inchiostro (il che sarebbe stata una tassa imperiale). E questo veniva assicurato dalla
  • seconda condizione, che era che il dollaro sarebbe stato sempre convertibile in oro al cambio fisso di $35 per oncia.

 

La Federal Reserve, essendo una banca private e non soggetta al governo USA, cominciò naturalmente la sovrapproduzione di dollari, e molta della prosperità goduta negli anni 50 e 60 era una diretta conseguenza dell’obbligo della nazioni straniere di accettare il pezzi di carta (supposti equivalenti ad oro, al cambio di $35 per oncia). Nel 1970 la Francia guardò a questa enorme montagna di pezzi di carta nei propri forzieri, per la quale prodotti reali come vino e formaggio erano stati dati in cambio, e fece sapere agli Stati Uniti che avrebbero volute esercitare la loro opzione secondo gli accordi di Bretton Woods per scambiare quelle banconote in oro al tasso prefissato.

 

Ovviamente gli Stati Uniti non avevano neanche minimamente la quantità di oro necessaria per onorare quell’impegno, così, il 15 di Agosto del 1971 Richard Nixon “temporaneamente” sospese la convertibilità in oro delle banconote delle Federal Reserve.

 

Questo “Nixon shock” di fatto terminò gli accordi di Bretton Woods e molte valute nazionali cominciarono a sganciarsi dal dollaro.  Peggio, dal momento che gli Stati Uniti avevano collateralizzato il loro debito alle reserve in oro, cominciò a diventare evidente che il governo USA non aveva riserve sufficienti per coprire i debiti. Le nazioni straniere cominciarono ad essere molto “nervose” e preoccupate dei loro prestiti agli USA e, comprensibilmente, erano refrattarie a concedere nuovi finanziamenti  senza qualche forma di garanzia.

 

Per questo motivo Richard Nixon avviò il movimento ambientalista, con l’EPA (l’agenzia per la protezione dell’ambiente) e i suoi diversi programmi come le “zone selvagge”, “Aree senza strade”, “Fiumi della tradizione”, “Terre umide”, ognuna delle quali prendeva aree di territorio pubblico e le rendeva inaccessibili alla popolazione, che tecnicamente ne era la proprietaria. Ma a Nixon interessava poco l’ambiente ed il vero scopo di questo furto di terre sotto forma di protezione ambientale  stava nel dare in pegno queste aree incontaminate e le loro risorse minerali come collaterale del debito nazionale. L’insieme dei differenti programmi era semplicemente per nascondere la reale portata del pegno richiesto come collaterale per i prestatori internazionali ; alla fine, quasi il 25% di tutto il territorio nazionale.

 

 FINE SECONDA PARTE – CONTINUA

 

 

TUTTE LE GUERRE SONO GUERRE DI BANCHIERI – PARTE TERZA

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Posted by Alberto Medici on 28, mar, 2013

 

Pubblico la terza ed ultima parte della traduzione del bellissimo articolo di Michael Rivero, “All wars are bankers’ wars” (tutte le guerre sono guerre di banchieri) perchè, come già detto qui, mi è sembrato particolarmente bello ed efficace, nella sua sintesi. Per chi volesse approfondire suggerisco il documentario di Bill Still col suo “The Money Masters“, ma vi avverto, sono quasi 4 ore di documentario!

 

By MICHAEL RIVERO

 

Arrivati velocemente alla scarsità anche di terre come collaterale, il governo USA si imbarcò in un nuovo programma per sostenere la domanda internazionale di dollari, che stava andando a picco. Gli Stati Uniti approcciarono le nazioni produttrici di petrolio, perlopiù nel medio oriente, e gli offrirono un affare (di quelli che non si possono rifiutare, NdT).  In cambio dell’impegno di vendere petrolio esclusivamente in dollari, gli Stati Uniti avrebbero garantito la loro sicurezza militare. Le nazioni ricche di petrolio avrebbero potuto spendere i loro dollari di carta negli Stati Uniti, in particolare in Certificati del tesoro statunitense,  rimborsabili grazie a future generazioni di contribuenti americani (a prezzo di nuove emissioni e nuovi debiti, NdT).  Questa idea fu denominata i “petrodollari”. In effetti, gli USA, non più in grado di garantire il dollaro con l’oro, lo stava ora garantendo col petrolio. Il petrolio di qualcun altro. E la necessità di controllare le nazioni ricche di petrolio ha forgiato la politica estera Americana in quella regione da quel momento in poi.

 

Ma nel momento in cui le capacità produttive e agricole dell’America stavano calando, le nazioni produttrici di petrolio si trovarono di fronte ad un dilemma. Quelle montagne di banconote della Federal Reserve non erano poi in grado di comprare molto dagli USA perché lì, oltre ai beni immobiliari, non c’era molto da comprare. Le auto e gli aerei dell’Europa erano di qualità superiore e meno cari, mentre le sperimentazioni con i cibi OGM portava al rifiuto, da parte di intere nazioni, di comprare i raccolti degli Stati Uniti. La continua belligeranza di Israele contro i suoi vicini li portò a domandarsi se gli USA potessero rispettare i propri impegni nell’accordo petrodollari. La nazioni produttrici di petrolio cominciarono a domandarsi se non fosse il caso di vendere il loro petrolio in qualunque valuta l’acquirente avesse deciso di usare.  L’Iraq, già di suo ostile agli USA dopo il Desert Storm, chiese di poter vendere il petrolio in Euro nel 2000 e nel 2002, e le nazioni Unite glielo accordarono sotto l’egida del programma “Oil for food“. Un anno dopo gli Usa re-invasero l’Iraq, fecero fuori Saddam Hussein, e rimisero il petrolio dell’Iraq in vendita solo in cambio di dollari.

 

Il deciso cambiamento di rotta della politica USA dopo il 9-11 e l’incondizionato supporto per la politica di Israele nel Medio Oriente indebolirono ulteriormente l’efficacia dell’accordo petrodollari e sempre più produttori di petrolio cominciano a parlare apertamente di vendere il loro petrolio in altre valute.

 

In Libya, Gheddafi aveva creato una banca centrale posseduta dallo stato e una valuta basata sul valore, il Gold Dinar. Gheddafi annunciò che avrebbe venduto il suo petrolio ma solo in cambio di Gold Dinar. Altre nazioni africane, vedendo la crescita del Gold Dinar e dell’Euro, e che il dollaro continuava la sua discesa a causa dell’inflazione, optarono per la nuova valuta Libica come mezzo di scambio. Questa mossa aveva la capacità di minare seriamente l’egemonia globale del dollaro. Il presidente francese Nicolas Sarkozy giunse perfino a chiamare la Libia una “minaccia” alla sicurezza finanziaria del mondo.  Per cui gli USA invasero la Libia, uccisero brutalmente Gheddafi (pare che la lezione con Saddam non fosse stata abbastanza d’effetto), imposero una banca centrale privata e rimisero il petrolio libico in vendita solo per dollari. L’oro che avrebbe dovuto essere a garanzia del Gold Dinar non è stato, si dice, più trovato.

 

Secondo il generale Wesley Clark, il piano per la “dollarificazione” delle nazioni produttrici di petrolio includeva sette obiettivi, Iraq, Syria, Lebanon, Libya, Somalia, Sudan, e Iran (il Venezuela, che osò vendere il proprio petrolio alla Cina in cambio di Yuan fu aggiunto dopo). Quello che vale la pena notare riguardo alle sette nazioni originariamente individuate dagli USA è che nessuna di loro è membro della Bank for International Settlements,  la banca privata centrale delle banche centrali, che si trova in Svizzera. Questo voleva dire che queste nazioni decidevano da sè come far funzionare le loro economie nazionali, anziché sottoporsi ai capricci di banche centrali private.

 

Ora i mirini delle banche sono puntati sull’Iran, che osa avere una banca centrale statale e vendere il loro petrolio nella valuta che preferiscono. L’agenda di guerra è, come sempre, costringere gli iraniani a vendere il loro petrolio solo in dollari e costringerli ad accettare una banca centrale posseduta da privati. La Malaysia, una delle nazioni senza una banca centrale controllata dai Rothschild, è in questo momento invasa da una forza denominate “Al Qaeda”, e con la morte del Presidente Hugo Chavez, sono più facili da raggiungere gli obiettivi di imporre un regime favorevole agli USA e ad una banca centrale privata al Venezuela.

 

Il governo Tedesco ha recentemente chiesto il ritorno di alcuni dei suoi lingotti d’oro dalla Banca di Francia e dalla Federal Reserve.  La Francia ha già detto che ci vorranno 5 anni per restituire alla Germania l’oro. Gli Stati Uniti hanno detto che ci vorranno 8 anni per restituire l’oro della Germania. Questo fa pensare che forse la Bank of France e la Federal Reserve hanno usato l’oro depositato per altri scopi, probabilmente a copertura di contratti future per tenere artificiosamente basso il prezzo dell’oro o per mantenere gli investitori negli equities markets, e le banche Centrali stanno cercando un modo per trovare nuovo oro per coprire la mancanza e prevenire una corsa all’oro. E così diventa inevitabile che la Francia invada il Mali, a parole per combattere Al Qaeda, con gli USA a far da rinforzo. Guarda caso il Mali è uno dei maggiori produttori d’oro al mondo, con l’oro che copre l’80% delle esportazioni del Mali. La guerra per le banche è una cosa che più ovvia non si può.

 

Il Messico ha chiesto una visione fisica delle proprie riserve di oro presso la Bank of England, e assieme alle vaste riserve di petrolio del Venezuela  (maggiori dell’Arabia Saudita), le miniere d’oro del Venezuela sono un tesoro ambito da tutte la banche centrali che hanno giocato e perso con i lingotti d’oro degli altri. Da cui ci possiamo aspettare un cambiamento di regime se non una imminente invasione.

 

Siete stati formati da un sistema scolastico pubblico e da media che vi hanno continuamente assicurato che i motivi per tutte le guerre e per gli assassini sono molti e diversi.  Gli USA fingono di voler portare democrazia alle terre conquistate (non è vero; di solito quello che ottengono dopo un rovesciamento di regime è l’imposizione di una dittatura, come quando nel 1953 il colpo di stato in Iran contro il presidente democraticamente eletto Mohammad Mosaddegh e l’imposizione della Shah, o nel 1973 quando la CIA rovesciò il governo eletto democraticamente in Cile del presidente Allende per mettervi al suo posto Augusto Pinochet), o di salvare una popolazione da un crudele oppressore, o di vendicare il 9-11, o quella scusa, tirata in ballo ogni volta, delle armi di distruzione di massa. Gli assassini sono sempre passati come azioni di pazzi solitari per nascondere i veri scopi.

 

Il vero scopo è semplice. È la schiavizzazione della gente tramite la creazione di un falso senso di obbligo. Questo obbligo è falso perché il sistema delle banche centrali, per come è definito, crea sempre più debito che denaro.  Il sistema delle banche centrali private non è scienza, è religione: un insieme di regole arbitrarie create a beneficio della casta sacerdotale, costituita dai titolari di queste banche. La frode continua, spesso con risultati letali, perché la gente è indotta a ritenere che questo sia l’unico sistema possibile, e che non ci sia alcuna alternativa da immaginare o sognare. Questo valeva anche per altri due sistemi di schiavizzazione, il potere per investitura divina e la schiavitù, entrambi creati per ingannare la gente e renderla obbediente, ed entrambi oggi unanimemente riconosciuti illegittimi dalla civiltà moderna. Oggi stiamo in un tempo della storia umana in cui ci renderà conto che governare attraverso il debito, o tramite il sistema delle banche centrali private tramite l’emissione di denaro ceduto a debito è altrettanto illegittimo. Funziona solo fintanto che la gente pensa che sia l’unica strada percorribile.

 

Ma dovete capire questo, sopra ogni altra cosa: le banche centrali private non sono lì per servire la gente, la comunità, o la nazione. Le banche centrali private sono lì per servire i loro proprietari, per farli ricchi al di là di ogni immaginazione e tutto al costo dell’inchiostro, della carta, e della necessaria corruzione del giusto ufficiale.

 

Dietro a tutte queste guerre, a tutti questi assassini, le centinaia di milioni di orribili morti di tutte le guerre c’è una singola linea politica dittatoriale. I banchieri centrali privati permettono che chi fa le regole di governare ad una condizione: che le genti delle nazioni siano schiavizzate a loro. In mancanza di ciò, quel governante sarà ucciso, e la sua nazione invasa dalle altre nazioni schiavizzate dalle banche centrali.

 

Il cosiddetto scontro di civiltà di cui leggiamo sulle riviste di regime è in realtà una guerra fra sistemi bancari, con i banchieri centrali private che si impongono al resto del mondo, senza cura per quanti milioni debbano morire a questo scopo. In realtà il costante soffiare il fuoco sull’odio verso i musulmani è dovuto ad un fatto molto semplice. Come i primi cristiani (prima dei cavalieri templari), i musulmani vietano l’usura, cioè il prestito di denaro ad interesse. E quello è il motivo per cui il nostro governo insiste sul fatto che debbano essere uccisi o convertiti. Si rifiutano di sottomettersi a valute emesse a debito. Si rifiutano di essere schiavi del debito.

 

Ecco perché i vostri ragazzi devono andare in guerra, versare il loro sangue per la ricchezza dei “drogati-del-denaro”. A malapena siamo sopravvissuti nei due conflitti mondiali. Nell’era della guerra nucleare e delle armi biochimiche, può essere che i banchieri privati siano disposti a correre il rischio di incenerire l’intero pianeta solo per soddisfare la loro avidità?

 

Pare proprio di sì.

 

Togliete le bandiere e la propaganda, tutte le guerre moderne sono guerre di e per i banchieri privati, combattute da terzi inconsapevoli e grondanti sangue che non sanno le vere ragioni, e dai quali ci si aspetta che siano felici di dare la propria vita. Il processo e molto semplice. Non appena le banche centrali private emettono la loro valuta come un prestito gravato da interesse, la collettività comincia ad indebitarsi. Quando la gente è stufa di indebitarsi, ecco che arrivano gli economisti Keynesiani che chiedono ai governi di prendere denaro a prestito per mantenere in funzione lo schema piramidale. Quando sia la gente che i governi rifiutano di indebitarsi ancora di più, ecco che cominciano le guerre, per spingere tutti quanti sempre di più nel profondo rosso del debito quando la guerra inizia, e per altri prestiti per la ricostruzione quando la guerra finisce. A guerra finita la gente è nella stessa situazione di prima, solo che i cimiteri sono molto più grandi e tutti sono indebitati con le banche centrali per il resto del secolo. Ecco perché  Brown Brothers Harriman di New York finanziò l’ascesa di Adolf Hitler.

 

Fintanto che sarà permesso alle banche centrali private di operare, così come al giorno segue la note, inevitabilmente, ci sarà povertà., disperazione, e milioni di morti in interminabili guerre mondiali, fino a che la terra stessa si darà in sacrificio in fiamme a mammona..

 

La strada verso una pace vera e duratura passa per l’abolizione di tutte le banche private centrali, ovunque, e dal ritorno a valute emesse dallo stato e basate sul valore che consentano alla gente e alle nazioni di crescere in prosperità.

 

Fonte: by Michael Rivero, visto su Ingannati del 27-28  marzo 2013

Link: http://www.ingannati.it/2013/03/27/all-war-are-bankers-wars-prima-parte/

Link: http://www.ingannati.it/2013/03/28/all-wars-are-bankers-wars-seconda-parte/

Link: http://www.ingannati.it/2013/03/28/all-wars-are-bankers-wars-terza-ed-ultima-parte/

 

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