Apr 06 2009

Terremoto a L’ Aquila: Giampaolo Giuliani, l’uomo che annunciò la scossa devastante

 

Giampaolo Giuliani sostiene ormai da molti anni di aver elaborato un metodo in grado di prevedere l’arrivo degli eventi sismici. E oggi il suo allarme, lanciato esattamente una settimana fa, risulta tragicamente premonitore.

Domenica scorsa, dopo la prima scossa di terremoto che ha avuto come epicentro la zona di Sulmona l’uomo avrebbe telefonato prima al commissariato del capoluogo peligno e poi alla polizia municipale sostenendo che nel pomeriggio ci sarebbe stata una scossa di una intensità superiore alla precedente, creando allarmismi tra la popolazione.

La notizia indusse il sindaco di Sulmona, Fabio Federico, a un rientro precipitoso da Roma dove stava partecipando al congresso fondativo del Pdl. Lo stesso sindaco aveva poi parlato telefonicamente con il tecnico ricevendo la conferma dell’alta probabilità che nella stessa serata la Valle Peligna sarebbe stata interessata dal sisma. 

Nel frattempo sulla vicenda è intervenuto anche il direttore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso, Eugenio Coccia: «I Laboratori del Gran Sasso non si occupano di ricerca sui terremoti e il tecnico non è un nostro dipendente, che frequenta la nostra struttura scientifica in quanto il suo istituto, l’istituto nazionale di Astrofisica di Torino, collabora in uno dei nostri esperimenti sui neutrini. Nessuna ricerca è in atto nella nostra struttura sulla previsione dei terremoti».

Sta di fatto che da diversi giorni si registrano segnalazioni in merito a notizie diffuse da qualcuno su presunte nuove scosse. E da più parti si moltiplicano anche gli avvisi alla calma e ala tranquillità perché nessuno può prevedere scosse future. Così anche Bertolaso ha oggi minacciato denunce a chi avesse diffuso notizie infondate e alimentato il panico ingiustificato.

 

Fonte: http://www.primadanoi.it/ del 06/04/2009 6.24


Apr 06 2009

ISIDE REGINA CAELI LAETARE

Category: Religioni e rasiegiorgio @ 09:53

ISIDE REGINA DEL CIELO RALLEGRATI

 

I nomi della Grande Madre sono tanti: Inanna per i Sumeri, Ishtar per gli Accadi, Anat ad Ugarit, Atargatis in Siria, Artemide-Diana ad Efeso, Baubo a Priene, Aphrodite-Venere a Cipro, Rea o Dictinna a Creta, Demetra ad Eleusi, Orthia a Sparta, Bendis in Tracia, Cibele a Pessinunte, Ma in Cappadocia, Bellona a Roma.

In Egitto il suo nome è Iside. Figlia di Nut, dea del Cielo, e di Geb, dio della Terra. Sposa di Osiride, ucciso da Seth, dio del deserto, e risorto per opera della stessa Iside.

Iside è la madre di Horus, il dio fanciullo che appare in numerose rappresentazioni in braccio ad Iside che lo allatta. Osiride si reincarna in Horus, nato dall’unione con Iside dopo la resurrezione.

La triade Iside, Osiride ed Horus rappresenta la continuità della vita, la vittoria sulla morte, la vita oltre la morte.

Con l’avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il culto di Iside si diffuse in tutto il Mediterraneo. Iside divenne il prototipo della Madre e del Figlio.

Si trovano testimonianze del culto di Iside ad Atene, a Titorea presso Delfo (dove si trovava il più sacro dei santuari greci di Iside), in molti centri della Grecia, nelle isole dell’Egeo (in particolare a Delo), in Asia Minore, in Africa settentrionale, in Sicilia, in Sardegna, in Spagna, in Italia (soprattutto in Campania a Pompei, Pozzuoli, Ercolano), in Gallia e in Germania.

A Roma il culto ebbe un grande successo. Verso l’88 a.C. era in funzione a Roma un collegio di pastophori: una confraternita di sacerdoti che portavano nelle processioni piccole edicole con le immagini divine.

Nel 65 a.C. un altare dedicato ad Iside sul Campidoglio venne distrutto per ordine del Senato.

I seguaci di Iside, appartenenti a tutte le classi sociali, furono coinvolti nelle lotte politiche e sociali degli ultimi tempi della Repubblica. Il Senato ordinò la distruzione di templi, altari e statue della dea nel 58, nel 54, nel 50 e nel 48 a.C.

Nel 50 a.C. il console Emilio Paolo non trovò nessun operaio disposto ad abbattere il santuario di Iside.

Nel 43 a.C. i triumviri (Antonio, Ottaviano e Lepido) promisero di consacrare un tempio isiaco a spese della Repubblica. Ma la promessa non venne mantenuta.

Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) e la morte di Cleopatra (69 a.C.-30 a.C.) e di Antonio (81 a.C.-30 a.C.) le persecuzioni contro i culti greco-egiziani ripresero.

Nel 28 a.C. Augusto (63 a.C.-14 d.C.) proibì il culto di Iside entro il recinto sacro della città (pomoerium).

Nel 21 a.C. Agrippa, in assenza di Augusto, proibì i culti alessandrini entro un chilometro e mezzo dalla città.

Nel 19 d.C. Tiberio (42 a.C.-37 d.C.) fece demolire il tempio di Iside e gettare nel Tevere la statua della dea.

La situazione cambiò con Caligola (12-41), pronipote di Augusto e di Antonio, che costruì un grande tempio dedicato ad Iside in Campo Marzio: l’Iseo Campense.

Claudio (10 a.C.-54 d.C.), Nerone (37-68) e Vespasiano (9-79) diedero il loro appoggio al culto della dea. Vespasiano, prima di festeggiare insieme al figlio Tito la vittoria sugli ebrei ribelli, trascorse una notte di preghiera nell’Iseo per ringraziare la grande dea. Nel 71 venne coniata una medaglia con l’Iseo Campense.

Domiziano (51-96) si salvò dai partigiani di Vitellio nascondendosi in una processione isiaca. Quando l’Iseo Campense venne distrutto da un incendio nell’80 d.C. Domiziano lo ricostruì.

Nel secondo secolo d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside: divenne la sacrosancta civitas secondo la denominazione di Apuleio nelle Metamorfosi.

Adriano (76-138) volle costruire nella sua villa imperiale di Tivoli un Canopo in miniatura culminante in un Serapeo. Nel 126 inaugurò un santuario dedicato ad Iside a Luxor. Nel 127 fece costruire ad Ostia un Iseo.

Marco Aurelio (121-180) invocò l’ausilio degli dei egiziani per salvarsi durante una crisi militare in Bosnia.

Commodo (161-192) si fece rasare come un pastoforo. Le monete del suo tempo lo mostrano in compagnia di Iside e di Serapide.

Settimio Severo (146-211) favorì il culto isiaco. Sulle monete di Julia Domna, seconda moglie dell’imperatore, si vede Iside che allatta Horus.

Caracalla (188-217) riammise il culto isiaco entro i confini sacri della città di Roma. La religione della grande dea raggiunse il suo apogeo.

Alessandro Severo (208-235) restaurò l’Iseo Campense e gli altri templi della dea.

Diocleziano (245-316), che regnò fino al 305 d.C. quando decise di abdicare, costruì probabilmente l’Iseo della III Regio (quartiere) di Roma. Fece coniare molte monete con la dea Iside.

In tutto l’Impero Romano si ritrovano simboli della dea su gioielli, spille, fermagli, anelli. Vennero costruiti santuari, statue e monumenti in molte località.

Due solenni festività legate a Iside venivano celebrate nell’Impero Romano: il Navigium, o vascello di Iside, il 5 marzo e l’Inventio di Osiride, dal 29 ottobre al 1° novembre.

Questa felice era ebbe termine nel 312 con l’avvento al trono di Costantino (280-336).

Dopo l’editto di Costantino (313 d.C.) i cristiani iniziarono a perseguitare le altre religioni.

Nel 380, con l’editto di Tessalonica, Teodosio (347-395) dichiarò il cristianesimo religione di stato. Tutti gli altri culti furono proibiti, i templi distrutti, le statue abbattute, i sacerdoti e i fedeli processati dalle autorità o linciati dalle folle guidate da vescovi e monaci fanatici.

Nel 391 Teofilo, il patriarca cristiano di Alessandria, chiamò i monaci a “purificare” la città del Serapeum.

Nel 394 vennero celebrati gli ultimi riti ufficiali in onore di Iside a Roma.

Nel 396 il barbaro Alarico, re dei Goti, al cui seguito erano gli “uomini vestiti di nero” (i monaci cristiani), incendiò il santuario di Eleusi.

Nel 415 un gruppo di monaci cristiani, seguaci del patriarca di Alessandria, Cirillo, linciò Ipazia (370-415), donna che aveva raggiunto una grande fama nella filosofia e nella matematica, figura rilevante della scuola neoplatonica, esponente del mondo intellettuale pagano. Con la sua morte iniziò il declino di Alessandria come centro culturale.

Nel 536 l’imperatore Giustiniano (483-565) ordinò la chiusura dell’ultimo tempio di Iside, situato nell’isola di File sul Nilo ai confini con la Nubia, e lo fece trasformare in una chiesa cristiana.

Era finito per sempre il culto della “Dea dai molti nomi”?

Nel 431 i vescovi cristiani si erano riuniti ad Efeso, la città sacra alla dea Artemide, una delle manifestazioni della Grande Madre. Il Concilio decretò che Maria, madre di Gesù, doveva essere chiamata Theotokos, Mater Dei, Madre di Dio. L’antico titolo della grande dea Iside.

 

Fonte: Maat


Apr 06 2009

INNO A ISIDE

Category: Religioni e rasiegiorgio @ 09:34

 

Tu, invero, santa e sempre pronta 

a venire in soccorso di tutti gli uomini, 

sempre generosa nei confronti dei mortali, 

ai miseri in disgrazia accordi l’amore dolce della madre. 

 

Neanche un giorno o una notte e neanche un solo momento,

per quanto breve possa essere, 

passa privo della tua benedizione, 

senza che tu protegga gli uomini in terra e mare

e offra la tua destra che offre soccorso, 

allontanate le tempeste dell’esistenza, 

grazie alla quale sciogli anche i lacci

inestricabilmente aggrovigliati di ogni destino, 

calmi le tempeste della fortuna e arresti i crudeli corsi degli Astri.

 

Gli Dei superstiti ti venerano, 

gli inferi ti onorano, 

tu fai ruotare la sfera del cielo, 

illumini il sole, 

governi il mondo e calchi il Tartaro.

 

Grazie a te le stelle diventano propizie, 

grazie a te tornano le stagioni, 

gli Dei si rallegrano e gli elementi sono tuoi schiavi. 

Ad un tuo cenno soffiano i venti, le nubi danno nutrimento,

i semi germogliano, i germogli crescono.

 

Gli uccelli che attraversano il cielo, 

le fiere che si aggirano suoi monti, 

i serpenti che si nascondono sul terreno, 

i mostri che nuotano nel mare temono la tua maestà.

 

Ma le mie capacità sono troppo deboli

per far riecheggiare le tue lodi, 

né sono così ricco da poterti offrire dei sacrifici,

né ho una così grande fecondia da poter dire

quelle cose che provo per la tua maestà, 

né sarebbero sufficienti mille bocche ed altrettante lingue, 

né una concatenazione senza fine di un sermone instancabile. 

Pertanto cercherò di fare soltanto quello che invero può fare

uno che è devoto ma per il resto è povero: 

contemplerò le tue sembianze divine e il tuo santissimo nume

riposti nei più segreti recessi del mio cuore custodendoli in eterno”.

 

 

 Apuleio, Metamorphoses, XI, 25