Giu 26 2019

LE VIE DI MELPUM

Mappa dei fiumi e dei percorsi padani

 

 

 

Secondo il criterio seguito da questo studio, definibile come geo-archeologia, l’analisi dei percorsi dell’antichità (cioè gli itinerari) è il primo passo necessario per individuare tracciati, sentieri e strade, che di conseguenza portano ad individuare dove furono gli insediamenti abitativi, dedotti con la logica che segue le forme del territorio, le distanze dei punti salienti, e l’inserimento del cosiddetto modulo di viaggio (circa 30 km/giorno) che consente la ricostruzione virtuale di dove necessariamente dovevano esservi i punti di sosta, pernottamento, insediamento.

 

Il fatto che una carta geografica mostri le strade attuali, o che si sappia dove sono stati trovati resti di strade romane, è un complemento che indica la storia di un itinerario, ma non è determinante in questo studio perché occorre risalire prima al tracciato preistorico, per poi ridiscendere alle varianti portate dalle strade successive. Spesso la storia ha sfruttato gli antichi tracciati, per ricalcarvi sopra le nuove vie, per cui è frequente trovare antiche strade sotto altre più recenti; però l’obbiettivo di questa ricerca non sono le strade, ma di usare le strade per trovare gli antichi abitati che sono andati distrutti.

 

Per trovare una strada romana è relativamente facile, perché si vede bene con la foto aerea all’infrarosso. Anche quando i basolati sono stati asportati per farne pietre da costruzione, è rimasto comunque il sottofondo, che è una massiccia gettata di ghiaia, che ama farsi notare, e dunque se si cerca una strada allo scopo di valorizzare turisticamente una località, basta scoperchiare 100 metri di strada romana, per metterla in mostra e farci il parco archeologico che dà risalto alla cittadina.

 

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Giu 24 2019

IL MODO DI VIAGGIARE NELL’ANICHITA’

 

 

– Nello studiare le strade antiche è inevitabile occuparsi anche del come venivano percorse, con quali mezzi di trasporto, quali velocità, quali intervalli tra una sosta e l’altra.

  • Il commercio minuto italico ed etrusco, consisteva di brevi carovane autonome, con carichi a dorso di mulo, che girovagavano tra città e villaggi, per scambiare merci; con mercanti e trasportatori della stessa famiglia, paragonabili agli attuali ambulanti che fanno i mercati. Più tardi, in età romana, quando vi furono sufficienti vie acciottolate o lastricate, anche questo commercio passò sui carri.
  • I grandi flussi commerciali etruschi invece non erano autonomi, perché il problema principale era la sicurezza dell’attraversamento di grandi territori abitati da altre genti; e dunque il ferro e le merci dello scambio in controvalore, viaggiavano con carovane allestite da gente locale. Gli Etruschi avevano esperienze di rapporti internazionali (conoscenza di lingue e di tipi di gente, di ambienti e di valori delle merci, diplomazia e abilità di trattare gli scambi), perciò i commercianti etruschi viaggiavano assieme a trasportatori dei luoghi attraversati (carovanieri o natanti) i quali conoscevano bene i percorsi migliori e tenevano buoni rapporti con le popolazioni locali. Questo sistema fu il motore dello scambio di costumi, credenze e conoscenze, oltre agli scambi mercantili ed economici.
  • I costumi antichi erano conservatori, cioè la gente faceva sempre le stesse cose allo stesso modo, perché l’unica scuola consisteva nel tramandare esperienze di padre in figlio, perciò esistevano famiglie a tradizione carovaniera (o natante), che per generazioni continuavano sempre gli stessi percorsi e metodi di viaggio, e ciò era quanto di meglio si potesse, per far viaggiare mercanzie, per centinaia di chilometri tra l’Etruria (o le navi etrusche) e le città dell’interno padano e celtico.

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Giu 13 2019

I SEGRETI DELL’ARC…SULLE ORME DI ANNIBALE

 

 

Arc è una parola di sole tre lettere, ma è la chiave di molti significati: c’è un Arc che tende il filo per scoccare la freccia, un Archetto che tende la tela da rammendare, un Arcolaio che dipana il filo, un Arcotrapano usato per fare fori nell’antichità, l’Arco regge il tetto e la strada del ponte, c’è un Arcobaleno ed un’Arco del tempo, fin anche l’Archeologia che spiega la Storia che non fu scritta.

 

Ebbene qui vengo a dire che c’è anche un Arc che potrà spiegare ciò che fu scritto da chi non sapeva scrivere; questo Arc è il più bel fiume della Savoia, dove si potranno organizzare gite a piedi sui monti, per migliaia di appassionati camminatori che, nel cercare la quiete e l’aria pura, cercheranno di fotografare mille graffiti sparsi su tutte le rocce delle vallate attorno, perchè da questo lavoro, nascerà una nuova archeologia, che non solo spiegherà le “Orme di Annibale”, ma anche scoprirà la logica dei Petroglifi, che costellano tutte le montagne del mondo, e che dicono cose più antiche della scrittura.

 

Quello che segue è il prospetto di viaggio, che ho fatto per cercare le “Orme di Annibaie”.

 

IL PERCORSO SULL’ARC – VERIFICA DELLE DEVIAZIONI POSSIBILI

 

Da Camousset sull’Isère dove confluisce l’Arc, quota 350 m, (156 km da Valence) si prosegue per Aiguebelle sur Arc, che dista 9 km dall’Isère e sta sulla curva verso sud del fiume Arc; qui vi è una gola con laghetto che passa tra un cucuzzolo isolato alto 400 m. (Montgilbet), posto tra il fiume ed un monte maggiore. La gola di Aiguebelle deve essere quella dove l’esercito fu bombardato da sassi.

 

Da qui la marcia riprese al 2° giorno dall’arrivo alla confluenza Arc, e per 3 gg consecutivi sul fondo valle, dove era una strada carrabile, alla velocità solita di 28 km/gg, perciò a circa 90 km, incontrò gli abitanti del passo, prosegui senza incidenti per 1 gg ma il giorno dopo fu attaccato sotto una rupe bianca in una gola, e dopo altri due giorni giunse al valico (90+20-30 km =110-120 km tot).

 

Al 10° g. inizia la discesa (forche, frana, neve nuova e vecchia), poi campo 3 gg con pascolo, 13° g. discesa, fine zona dirupata; poi 3 gg per giungere al piano (Pianura Padana).

 

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