Mar 21 2014

SPIGOLATURE NELL’EPOCA TERZA

Category: Chiesa Veronese Storia Pighi,Libri e fontigiorgio @ 00:49

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Santa Maria di Nazaret,  antica residenza estiva dei Vescovi veronesi, oggi del Don Calabria. La chiesa fa parte dell’itinerario della Verona minor Hierusalem

 

 

VOLUME II –  EPOCA III  –  CAPO XXIII

 

SOMMARIO. Verona nova Jerusalem – La Madonna del Popolo – Festa e processione del Corpus Domini – S. Rocco – Sant’ Antonio di Vienna – Santuario della Corona – Alcune chiese della Diocesi – Un calendario ecclesiastico del secolo XV.

 

 

Come abbiamo fatto nella fine della due epoche precedenti così intendiamo ora di raccogliere qui alcuni fatti particolari dell’ epoca terza, che, o ci sono sfuggiti nella narrazione cronologica, o non aveano una connessione naturale con la materia dei singoli capi.  Comincieremo dalla città, per dar poi alcuni accenni a fatti della diocesi.

 

Il Consiglio dei XII e L nel giorno 25 novembre 1477 prese la parte (deliberazione) che, abolito l’antico sigillo del Comune di Verona, gli fosse sostituito un nuovo con la iscrizione: VERONA NOVA IERUSALEM D. ZENONI PATRONO (1)

Questa iscrizione, mentre attesta la devozione dei veronesi verso il loro patrono S. Zeno, onora la città col titolo: NOVA IERUSALEM.  Questo appellativo indicava una certa somiglianza di Verona a Gerusalemme dovuta, non tanto al sito, quanto alle memorie di Terra Santa riportate sulle colline di Verona dai pellegrini reduci dalla Palestina.

Così dietro S. Pietro in aree si pose una chiesetta dedicata all’Annunciazione di Maria, con altra chiesetta ad onore dell’Arcangelo S. Gabriele sul colle di fronte; (a) quella località fu chiamata Nazareth. Sul colle che sta di fianco se ne costrusse un’altra, detta S. Maria di Betlemme: ed ai piedi di questo colle un’altra chiesetta detta del Santo Sepolcro, che risale alla prima metà del secolo XII.

Per dire solo di questa, suo obbiettivo era tener viva nei veronesi la devozione verso Gesù giacente per tre giorni nel sepolcro presso Gerusalemme: tenuta prima dai Templari, e dopo la loro soppressione (1313) dai Cavalieri di S. Giovanni Gerosolimitano, fu ampliata nel 1393 e consacrata nel 1459; il santo sepolcro si venera tutt’ora in una specie di cripta della stessa chiesa, detta ora di S. Toscana.

Anche nella cattedrale esisteva una « Societas S. Rochi et S. Sepulchri »: la quale nel 1511 fece erigere sul colle detto Calvo o Cavro presso Quinzano la chiesetta, detta ora S. Rochetto, nella quale si venera tuttavia il S. Sepolcro, che era titolare della chiesetta. In città abbiamo simili sepolcri nelle chiese di S. Bernardino e di S. Chiara.

 

Della devozione dei veronesi verso Maria SS. abbiamo documento storico la cattedrale, dedicata fin dalla sua prima origine a Maria Mater Domini e, particolarmente nell’ epoca terza, nell’ effigie e nella cappella della Madonna del Popolo.

Non possiamo investigare la prima origine di quella effigie di Maria col Bambino; ma essa è l’espressione più naturale ed evidente della divina maternità di Maria « Mater Domini »: e perciò con buon fondamento gli scrittori nostri la attribuiscono ai secoli X o XI.

Da un codicillo del vescovo Notkerio sappiamo che già nella prima metà del secolo X esisteva nella chiesa di S. Maria Matricolare un « consortium virginis Marie» e dal Carpsum di Stefano cantore (1060-1070) sappiamo che vi era un altare dedicato a Maria, davanti al  quale si cantavano certe preci ed antifone al vespro.(2)

Il titolo Madonna del popolo veronese apparisce la prima volta nel 1310; quando Alboino de la Scala, riferendosi a quella effigie, la dice « incolarum veronensium defensatrix ».(3)

Verso il 1325 la Societas beatae Mariae si trova addetta alla cappella di S. Teodoro; la cappella attuale fu decorata dal canonico Antonio Malaspina l’anno 1440, e poi nuovamente abbellita nel 1503. Quell’ effigie fu coronata e proclamata la Madonna del popolo veronese dal vescovo Marco Giustiniani il 15 aprile 1635: dietro concessione del Capitolo Vaticano con le cosi dette corone imperiali, proprie delle immagini antiche e venerande, fu solennemente coronata dal vescovo Antonio Giustiniani nel 1770.

Finalmente nel 1920 la sacra effigie in occasione del terzo cinquantenario della sua solenne coronazione, dopo forse otto o dieci secoli di pacifico e venerato possesso, fu sloggiata.

 

Altra devozione, che troviamo rinvigorita in Verona, è quella di Gesù Sacramentato.

Qualche indizio della festa del Corpus Domini si ha in alcuni codici della Capitolare spettanti al secolo XIII.  Una prima prova certa la abbiamo negli statuti del 1328, nei quali al mese di giugno è segnato: « Festum sacri et sacratissimi Corporis Domini nostri Jesu Christi ».(4)

Prove ancor più certe abbiamo in due atti del 1345, ora irreperibili, ma veduti e trascritti dal P. Placido Bresciani, e resi pubblici dal sac. Antonio Spagnolo.(5)

Il I° è un atto di fra Agostino vescovo Bellovacense, « datum Veronae in loco sci Mathei qui dicitur in curtinis »; col quale egli, concede indulgenze ai fedeli che visiteranno la chiesa « Corporis Christi noviter hedificata in monte oliveto de Verona … in festo Corporis Christi et per octavas ejusdem festi »: fu dato il 20 agosto 1345.

Il secondo è un atto di fra Tiberio priore degli Umiliati, vicario del vescovo Matteo Ribaldi « nunc in remotis agentis »: dato il 28 agosto del medesimo anno(6);  egli pure concede indulgenze ai fedeli che visiteranno la chiesa « Corporis Christi in die nativitatis D.N.I.C. et in festo Corporis ejus, Circuncisionis, etc. ».  Dai quali documenti parrebbe che già da alcuni anni esistesse la chiesa Corporis Christi in monte oliveto (poco distante dalla chiesa della SS. Trinità), e che già in Verona se ne celebrasse la festa.

 

Parte importante e forse principale di questa festa dovette essere la solenne processione per le vie della città, almeno dopo la promulgazione della festa nella bolla Transiturus di Urbano IV nel 1264: ma documenti positivi della processione non ne abbiamo prima dell’anno 1440.(7) In questo anno per decreto del Consiglio dei XII, d’accordo col vescovo, nel giorno 14 maggio fu determinata la divisione « per contratas totius vie per quam vadit processio »; e fu stabilito il modo di pulire ed ornare le vie e le case. La processione dalla cattedrale per S. Anastasia, S. Maria antica, piazza Erbe, andava a S. Sebastiano; indi per via Leoncino, S. Maria della Scala, S. Giovanni in foro, S. Pietro in monasterio, tornava alla cattedrale. (b) Simili Statuti troviamo per gli anni 1443, 1448, 1450, 1451, 1454; in seguito occorrono alcune variazioni.

Aggiungiamo che nel 1510 apparisce una « Societas Corporis Christi » nella chiesa di S. Nazaro, e che simili compagnie, oltre quella della chiesa di S. Siro e Libera, appariscono in molte chiese della città e della diocesi nelle visite fatte dal vescovo Giberti.

 

Nel secolo XV altra devozione troviamo assai diffusa nella nostra diocesi: la devozione a S. Rocco.

Questo santo, riconosciuto come patrono degli appestati nel Concilio di Costanza (1414), ebbe chiese, oratori, altari, capitelli, massime in occasione di parecchie pestilenze che invasero Verona e il suo territorio nel secolo XV.  Gravissima fra tutte fu quella degli anni 1478-1480: fu in tale circostanza che il Consiglio dei XII decretò una processione annua da farsi il giorno 16 agosto dalla chiesa di S. Giovanni in Valle alla chiesa di Sant’Alessandro presso Quinzano; la quale già da allora cominciò ad appellarsi chiesa di S. Rocco (8)  Nel 1486 per una convenzione col Capitolo la città ebbe il juspatronato di quella chiesa, « alias sancti Alesandri, nunc sub nomine sancti Rochi in plebe Quintiani ».(9)

 

A quanto abbiamo detto sulle istituzioni religiose fondate in quest’epoca in Verona aggiungiamo quella dei canonici o sacerdoti regolari addetti alla chiesa di Sant’Antonio, detto Sant’Antonio Grande o della Ghiara o di Vienna.  Eretta questa chiesa nel 1380 poco distante da quella di S. Luca, fu poi ceduta alle monache di S. Silvestro, e finalmente fu soppressa nel 1806: la porta maggiore serve ora di ingresso al cortiletto di S. Zeno in Oratorio: la località della chiesa è ora occupata dal palazzo Marchi o Canal, con alcune reminiscenze della chiesa nella via Sant’Antonio. (10)

 

Diamo pure una breve recensione di alcune chiese erette in quest’ epoca nel territorio della diocesi veronese.

 

Il santuario della Corona ha la sua prima origine da alcuni eremiti, che sulla fine del secolo XII si ritirarono tra quei dirupi, ed in qualche antico documento son detti heremitae de monte bloto. Quel ritiro nel secolo seguente si chiamava eremo della Madonna o di S. Maria di Montebaldo; e di fatto sotto la chiesa attuale eretta nel secolo XVII son vestigi di un’antica chiesetta, in cui un affresco antico rappresenta Maria col Bambino.  Quell’eremo dovea esser in grande venerazione dei fedeli; poiché un inventario del 1485 dà un lungo catalogo di memorie votive (gambe, occhi, ossa, ecc.), che si trovavano in quel santuario. Passò poi alla dipendenza dell’ ordine dei Cavalieri di Malta.  ed allora vi fu posto il simulacro della Pietà, cioé la Madonna col Figlio morto sulle ginocchia, che era stato regalato da Lodovico di Castelbarco l’anno 1432. La chiesa attuale spetta al principio del secolo XVII e fu voluta dai Cavalieri di Malta.(11) (c)

 

La chiesa di S. Giovanni Battista su di un colle tra Breonio e Sant’Anna dovrebbe risalire all’anno 1131, come sembrano indicare alcune cifre incise sulla porta maggiore. Fu però consacrata molto più tardi: un’iscrizione murata alla base dell’arcata dell’abside dice che Bartolomeo Averaldo bresciano vescovo di Calamona e suffraganeo del vescovo di Verona Marco Corner consacrò la chiesa e l’altare il giorno 28 luglio 1524(12): il vescovo Corner era morto quattro giorni prima a Venezia.

 

La chiesa detta di S. Moro sopra Saline, in origine dedicata a S. Leonardo, fu eretta l’anno 1388. Le molteplici e varie decorazioni indicano che quella chiesa dovette essere in gran venerazione presso i fedeli dei paesi limitrofi.

 

La chiesa detta di Pieve sotto Colognola è costruzione romanica, e quindi deve risalire al secolo XI o XII: le decorazioni spettano quasi tutte ai secoli XIV e XV.

 

Nel secolo XII, e precisamente nell’anno 1143 fu eretta la chiesa di S. Miehele di Porcile per munificenza del sacerdote Ambrogio e sotto la direzione degli architetti Borgo e Malfatto. Nel secolo XIII apparisce dotata di beni e di diritti; e così pure nella visita fatta l’anno 1460 da Matteo Tripolitano suffraganeo del vescovo Ermolao Barbaro. Nel 1497 ivi comparisce una Compagnia della Madonna, e l’effigie tanto venerata di Maria col Bambino detta poi la Madonna della Stra (13).

 

Nelle Basse veronesi merita una speciale menzione la chiesa di S. Maria di Erbedello. Orientata secondo l’uso liturgico, a tre absidi, risale ai primordi del secolo XII; è ricordata in documenti del 7 ottobre 1321, 1 agosto 1377 del monastero di S. Zeno, a cui apparteneva. Ha parecchi affreschi dei secoli XIII-XV; tra i quali quello di Sant’Apollonia sul pilastro sinistro dell’abside principale ha un’iscrizione: « precibus ejus et meritis a dolore dencium et ab omni periculo anime corporis protegi ac eripi impetramur per Dorninum »: ha la data MCCCCXXXV.(14) (d)

 

Chiuderemo quest’Epoca con brevi accenni ad un calendario ecclesiastico veronese del secolo XV.

Due eruditi di cose nostre nel 1917 pubblicarono un calendario delle feste fisse occorrenti in tutto l’anno, che certamente apparteneva ai Benedettini del monastero di S. Zeno,(15) e già dal Biancolini era stato accennato nel 1757 come « Calendario curioso annicchiato nella parete della loggia del dormitorio del monastero Zenoniano ».(16)

Secondo Biancolini quel calendario fu posto in quel sito l’anno 1455; ma egli non esclude, ed i recenti editori provano che esso spetta alla prima metà di quel secolo. Che sia del monastero di S. Zeno apparisce anche da alcune officiature in esso segnate: sono quattro feste di S. Zeno, le feste di quattro vescovi (S. Procolo, S. Lupicino, S. Cerbonio, S. Lucillo) e di un martire (S. Crescenziano) sepolti a S. Zeno; inoltre vi son le feste di tre martiri assai onorati a Verona (SS. Fermo e Rustico e S. Pietro Martire).  A noi interessa notar qualche cosa su due delle quattro feste di S. Zeno:

Depositio sancti Zenonis episeopi (12 aprile), translatio sancti Zenonis episcopi (21 maggio), ordinatio sancti Zenonis (8 dicembre), dedicatio basilice sancti Zenonis (10 dicembre).

Tra queste la depositio certamente indica la morte di S. Zeno, la translatio la traslazione delle sue reliquie fatta dal vescovo Ratoldo: sulle altre due erano molto incerti gli scrittori nostri, e facevano ipotesi sopra ipotesi, volendo che fossero una festa sola, prima fissata al giorno 8 e dopo il 1592 trasferita al giorno nove, la quale in origine fosse la dedicatio basilieae, ed alla quale per confusione fosse stata surrogata più tardi la ordinatio sancti Zenonis.

Dal calendario ora pubblicato è chiaro che le feste furono sempre due: nel giorno 8 dicembre i Benedettini di S. Zeno onoravano il natale ossia l’ordinazione episcopale del santo;(17) nel giorno 10 la dedicazione della basilica: la prima festa era celebrata da tutto il clero veronese, la seconda dai monaci di S. Zeno. Perciò è da correggere quanto per congetture hanno scritto i canonici Dionisi e Giuliari, e più diffusamente il sac. Spagnolo.(18)

 

 

NOTE

 

 

1 – Antichi archivi Veran.  Provisioni Val. D. CIPOLLA Note di storia veronese. IV. pag. 46-47 (Venezia 1893); ivi si legge anche la bella prolusione del celebre cancelliere Silvestro Landa.

 

2 – DIONISI, Memorie storiche della Madonna del popolo, pag. X (Verona 1756); a pag. XXIV descrive la pompa solenne della coronazione fatta nell’anno 1635. – La Discrizione … per la solenne coronazione nel 1770 si ha in opuscolo anonimo stampato nel medesimo anno: è qualche cosa di grandioso.

 

3 – Presso UGHELLI, Italia sacra Tom. V., col. 862 B. L’atto è del 1 febbraio 1310.

 

4 – Statuta Lib. II. Cep. I.  Codice Campostrini negli Archivi comunali di Verona.

 

5 – SPAGNOLO, La festa del Corpus Domini in Verona, (Verona 1900).

 

6 – Di qui si conferma quanto abbiamo accennato altrove (Capo XVII, pagg. 137-138), che probabilmente il vescovo Matteo Ribaldi non fu  mai a Verona.

 

7 – SPAGNOLO, La processione del Corpus Domini in Verona (Verona 1910).

 

8 – ANT. PIGHI, li santuario di S. Rocco, pag. 10 (Verona 1887).

 

9 – SIMEONI, Guida di Verona, pag. 152.

 

10 – SIMEONI, Guida di Verona, pag. 152.

 

11 – Sac. STEFANO CROSATTI,  Origini … del Santuario della Madonna della Corona (Verona 1874).

 

12 – CAMPOSTRINI, La parrocchia di Sant’Anna d’Alfaedo, pag. 28 (Verona 1908)

 

13 – Sac. G. CROSATTI, Belfiore di Porcile, Cap. XI, XII (Verona 1906).

 

14 – MARINI, La chiesa di S. Maria Novella di Erbé in Pro. Verona, Agosto 1915.

 

15 – AVENA – CALLEGARI, Un Calendario ecclesiastico veronese del secolo XV; in Madonna Verona (Gennaio – Giugno 1917).

 

16 – BIANCOLINI, Dissertazione sui Vescovi di Verona, pag. 22. Lo dice « molto bello, scritto sopra carta su di una tavola sferica, che si può girare attorno per comodo dei leggitori»: è riprodotto in fototipia in Madonna Verona di fronte alla pag. 82.

 

17 – Che il natale o dies natalis di un santo vescovo sia il giorno della sua consacrazione episcopale, si può vedere presso MACRI, Hierolexicon, alla v. Episcopus;  DUCANGE, Glossarium, alla V. Natalis.

 

18 – SPAGNOLO, Tre calendari medioevali veronesi.  Nota 116, pag. 79-81.

 

 

ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XXIII (a cura di Angelo Orlandi)

 

 

a)  L’origine di questo monastero e di questa chiesa da qualcuno è collegata con l’apparizione dell’ arcangelo Gabriele al vescovo di Verona S. Mauro, secondo quanto si narra.

 

b) Cfr. anche G. P. MARCHI, Maestri e scolari alla processione del « Corpus Domini» dell’anno 1451, in Vita Veronese, A.XIX (1966), pp. 184-191.

 

c) Per il santuario della Corona segnaliamo le numerose note storiche apparse nel periodico Santuario Madonna della Corona dal 1966 al 1986 e inoltre questi studi: R. BRENZONI, La « Corona »  e la sua storia millenaria di sentimenti e di gesta, in Atti e memorie dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, S. V, v. IX (1931), Verona 1932, pp. 109-133 e vol. X (1932), Verona 1933, pp. 23-47; L. TACCHELLA, li Sovrano Militare Ordine di Malta e le origini del Santuario della Madonna della Corona di Montebaldo, Bobbio 1974, pp. 44.

 

d) Per le arti nel veronese in quest’epoca si vedano A. M. ROMANINI, L’arte romanica, in Verona e il suo territorio, Vol. II, Verona, 1964, pp. 583-777;  M.T. CUPPINI, L’arte gotica a Verona nei secoli XIV e V  in Verona e il suo territorio, Verona 1969, pp. 211-388. V. anche il volume Maestri della pittura veronese, (a cura di P.P. Brugnoli),  Verona 1974. Questi studi sono forniti tutti di abbondante bibliografia.

 

 

Fonte:  srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II

 

 

 

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