Feb 16 2014

IL CULTO DI MARIA

Category: Chiesa Cattolica,Libri e fontigiorgio @ 18:25

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Annunciazione della Vergine  in atto di filare: secondo il Giuliari, l’idea è presa da qualche scritto neotestamentario apocrifo. Chiesa di San Giovanni in fonte, Duomo di Verona.

 

 

EPOCA II – CAPO XVII

 

SOMMARIO. – S. Zeno – Raterio – « Le Laudes » – Chiese ad onor di Maria in Verona – Pitture e sculture – Chiese nel territorio veronese – S. Maria «in stele » – Pieve di Cisano – S. Maria alla Bassanella.

 

 

Il culto di Maria, naturalmente connesso col culto del divino suo Figlio, apparisce tale anche di fatto a chiunque studii la storia della chiesa, sia negli scritti dei padri, sia nelle antiche memorie delle catacombe.  Tra queste memorie sono celebri l’immagine di Maria col bambino in braccio segnata dal profeta Isaia, e l’altra di Maria salutata dall’angelo Gabriele: ambedue appartengono alla prima metà del secolo II (1).

Perciò è ben naturale che anche la chiesa veronese sino dai suoi primordi abbia onorato Maria quale Madre del Figlio di Dio, eccitando i fedeli ad amarla ed invocarla qual loro amorosissima Madre. Del culto tributato dalla chiesa veronese a Maria nelle prime due epoche della sua storia daremo brevi accenni, riproducendo forse qualche notizia datane altrove, secondo che esigeva la materia che avevamo fra le mani.

 

Primo documento del culto di Maria in Verona abbiamo i Sermones del nostro vescovo e patrono S. Zeno.  Egli saluta Maria quale Vergine predestinata e fiorentissimo domicilio di  castità, quale reintegrazione di Eva: la celebra quale santuario, in cui si compiacque abitare il Figlio di Dio, quale vera Madre di Dio, quale Vergine illibata e prima e dopo del parto immacolato (2).

 

Della devozione a Maria del nostro vescovo Ratoldo abbiamo una prova nella erezione da lui cominciata della chiesa detta « sancctae Mariae de domo », ben diversa dall’attuale cattedrale, anche nella sua parte inferiore, come abbiamo veduto altrove.

 

Devotissimo di Maria fu pure il nostro vescovo Raterio nel secolo X. Egli chiama Maria « pudicitae speculum, virginitatis titulum, humilitatis insigne, decus innocentiae »: ripetutamente la proclama « virgo ante partum, ita in partu, nec minus post partum »: ne difende la più intemerata verginità contro i giudei; ne predica la onnipotente intercessione presso quel Dio che volle essere suo Figlio (3).

 

Altro documento scritto della devozione dei veronesi a Maria abbiamo in alcuni codici antichi della nostra biblioteca capitolare; dai quali apparisce come i veronesi, particolarmente nelle pubbliche supplicazioni o litanie, invocavano I’ intercessione di Maria. Così in un codice del principio del secolo IX, si invoca l’aiuto di Maria sull’imperatrice Ermengarda: « Sancta Maria, tu illam adiuva »; indi sugli imperatori Ludoviìco  e Lotario: « Sancta Maria, tu illos adiuva ». In altro codice del secolo X: « Exaudi, Christe: dominae nostrae imperatrici salus et vita: sancta Maria, tu illam adiuva », In alcuni codici dei secoli XI-XII, si hanno invocazioni a Maria per tutti i fedeli: «Sancta Maria… Sancte Zeno… Sancta Maria, ora pro nobis »(4). Probabilmente sono queste ultime le litanie che si cantavano nelle processioni stazionali solite a farsi in diverse feste dell’anno ed in tutta l’ottava di Pasqua dal vescovo col clero e col popolo a varie chiese della città, come sappiamo dal Carpsum di Stefano cantore.

 

Oltre i documenti scritti, ci attestano la devozione dei veronesi a Maria le molte chiese erette ad onore di lei. Il canonico Giuliari tra antiche e recenti ne numerava trentaquattro nella sola cerchia della città; e tra queste alcune antichissime (5).  Come abbiamo veduto altrove, forse risale ai secoli V o VI la chiesa di S. Maria Mater Domini: alla fine del secolo VI appartiene quella di S. Maria in Organo, e forse anche quella di S. Maria antiqua: al principio del secolo IX spetta la chiesa detta « S. Mariae de domo », cominciata dal vescovo Ratoldo, insieme con l’annesso « xenodochium sanctae Mariae de domo »: verso la metà del secolo precedente fu eretta la chiesa di S. Maria in salario.

 

Testimoni del culto prestato a Maria dai veronesi son pure le effigie di lei, sia scolpite, sia dipinte, le quali rimontano ai secoli VIII-XII.

Intorno al battistero di S. Giovanni in fonte sta scolpita la Vergine in tunica e palla in atto di filare: secondo il Giuliari, l’idea è presa da qualche scritto neotestamentario apocrifo, ed il rilievo appartiene al secolo VIII(6);  secondo altri sarebbe opera del secolo XII (7).

A queste epoche appartiene pure l’Annunziazione, che si vede scolpita sul parapetto di un ambone sopra I’ ingresso posteriore della cattedrale; e così pure I’ immagine della Vergine dipinta nella nicchia del protiro pensile sulla facciata della chiesa di S. Giovanni in fonte.

L’immagine della Vergine in penula greca dipinta nell’affresco della cripta di S. Pietro in carnario si ritiene fatta per commissione del conte Milone circa l’anno 950; ed all’ultimo decennio del medesimo secolo X appartiene l’affresco, che stava nella grotta ai piedi del colle Castiglione, dove si vede la Vergine nimbata fra due angeli.

Finalmente nel propileo  della chiesa di sant’Elena sta la Vergine in trono, con davanti a lei un giovane chierico, che si ritiene figurare l’arcidiacono Pacifico, quando giovane chierico sosteneva la solenne prova del giudizio di Dio( 8.)

Antichissima, anzi secondo il Giuliari anteriore al secolo X, sarebbe una rozza immagine bizantina che si trova nella cripta della basilica zenoniana: rappresenta la Vergine con in braccio il Bambino, che tiene in mano un papiro (9).

 

Per la storia del culto di Maria nel territorio veronese è di massima importanza la chiesa detta comunemente S. Maria in stelle, ma più propriamente « in stele »: situata nella parte orientale della valle Pantena (10). Essa esisteva certamente nel secolo X; poiché il vescovo Raterio nel Judicatum dato l’anno 967, tra i beni da lui dati in dotazione ai chierici poveri della cattedrale, ricorda « ecclesiam sanctae Dei genitricis quae vocatur in stella» (11). Questa chiesa dovea essere nella cripta sottostante alla chiesa attuale di S. Maria delle Stelle: cripta, che fu più tardi consacrata dal pontefice Urbano III nella prima domenica di giugno dell’anno 1187, ed arricchita di indulgenze, sia per il giorno anniversario della consacrazione, sia per le altre festività di Maria, sia ancora per tutti i sabati (12). Quest’ultima indulgenza, concessa quando già si riteneva prossima la terza crociata ed il nostro vescovo Riprando era sulle  mosse per una piccola spedizione di veronesi in Terra Santa, naturalmente era legata ad una dedica speciale del sabato ad onor di Maria, quale era stata sancita dal pontefice Urbano II nel concilio di Clermont (1095).

Nel cippo romano, che serve da altare, sta scolpito il transito della Vergine Maria tra due angeli ed alcuni apostoli, con a lato un vecchio con folta barba, che dovrebbe rappresentare il Padre Eterno.

 

Alla prima metà del secolo IX, e forse al secolo precedente risale la chiesa (Pieve) di Cisano, dedicata a Maria (13): forse fu restaurata ed abbellita con pitture dal sacerdote Teupo nel secolo X o XI (14).

Ad essa coeva o di poco posteriore è una chiesetta dedicata a Maria in Torri, detta « sancta Maria Tullensis » (15): al secolo VIII o IX spetta pure il monastero con la chiesa di S. Maria « de Gadio » (16): nella prima metà del secolo X fu edificata dal conte Milone la chiesa « sancta Maria de Runco »: alla prima metà del secolo seguente appartiene la chiesa dedicata a Maria presso Marcellise, detta ora la Madonnina.  Finalmente sulla fine del secolo stesso troviamo segnata la dedicazione di una chiesa ad onore di Maria presso Soave, dove ora è la chiesa detta della Bassanella: una pietra ivi scoperta l’anno 1838 riferisce:

 

ANNI DOMINI MLXXXXVIII

INDICIONE VI. DEDICACIO ECCLESIAE SANCTAE MARIAE

X KALENDAS MARTII

 

Dunque quella chiesa ad onor di Maria fu dedicata il giorno  22 febbrajo dell’anno 1098, in cui ricorreva appunto la sesta Indizione (17).

Ecco quanto abbiamo potuto raccogliere in questo argomento.

 

(Se alcuni parrochi e rettori di chiese ci potranno e vorranno comunicare su di esso altre notizie, purché anteriori alla metà del secolo XII, le pubblicheremo quale appendice del capo presente. )

 

 

NOTE

 

 

1 -MARUCCHI, Le catacombe romane, pag. 450, segg. (Roma 1903); le nostre Institutiones Hist. Eccl., VoI. I, pag. 107 (Edit. alt.).

 

2 – GIULlARI, Opp. S. Zenonis, Comment., Cap. V, § 23.

 

3 – RATHERIUS, Opp. Proelequ., L. II, Num. 18, Invect. 8, 12, Qualit. conject. 11; Sermo de Maria et Martha, 9.

 

4 – Vedi questi Cenni storici Epoca II, Capo III, nel Bollett. eccles. Veron., Anno 1917, pag. 136.

 

5 – GIUllARI, Gli artisiti veronesi in ossequio di Maria Santissima, Estratto dalla Rivista «La Sapienza » (Torino 1885).

 

6 – GIULlARI, Opusc. cit., pag. 11.

 

7 – SIMEONI, Guida di Verona, pag. 81 (a).

 

8 – GIULlARI, Opusc. cit., pag. 12.

 

9 – GIULlARI, Opusc. cit., pag. 8. – Secondo altri spetterebbe al secolo XIII. SIMEONI, Guida, pag.  143.

 

10 – Sac. ANT. PIGHI, S. Maria in Stele (Legnago 1903).

 

11 – RATHERIUS, Opp. Iudicatum, Num. 2, col. 472.

 

12 – Presso ANT. PIGHI, Opusc. cit., pag. 13. Ma l’iscrizione forse è posteriore di due secoli. SIMEONI, Op. cit., pag. 342.

 

13 – CAVAZZOCCA-MAZZANTI, La Pieve di S. Maria di Cisano; DA PERSICO, Verona e la sua Provincia, pag. 282 .

 

14 – CIPOLLA, Un’iscrizione medioevale a Cisano – Dagli Atti della R. Academia delle scienze (Torino 1894).

 

15 – Da essa diede più Atti Berengario sugli inizi del secolo X.

 

16 – SIMEONI, S. Maria di Gazzo, in L’Arte, XII, pag.  313 (1909).

 

17 – CAMUZZONI, Soave e il suo castello, pag. 19, 270 (Verona 1893); CIPOLLA, Note di Storia Veron., Iscrizioni varie, pag. 55, seg.

 

 

ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XVII (erroneamente XVI nella stampa originale) a cura di A. Orlandi

 

(a) Pago 292 – Nota 7. Sull’argomento si possono vedere studi successivi all’opera del Simeoni; segnaliamo: W. ARSLAN, La pittura e la scultura veronese dal secolo VIII al secolo XIII, Milano 1943, p. 198;  A. M. ROMANINI, L’arte romanica, in «Verona e il suo territorio», vol. II, Verona 1964, p. 737.

 

 

Fonte:  srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I

 

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