Dic 30 2009

Corte Lepia di Vago di Lavagno: una speculazione che viene da lontano

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La chiesa di Corte Lepia

Lepia è nome antichissimo di una terra con un abitato preistorico, con una strada romana e un convento medioevale: tutto intorno la campagna, bella, è coltivata a viti ed è solcata da fossi ricchi d’acqua e torrenti.

L’abitato preistorico, su altura quasi circolare, dai reperti è riferibile all’Età del Bronzo Recente (quanto prima sarà attuato uno scavo archeologico dalla competente Soprintendenza); la strada romana, che anticamente congiungeva la Via Postumia, a S. Martino Buon Albergo, con la Via Emilia-Altinate, a Montagnana, è denominata Porciliana, Porcillana o Imperiale in molti documenti medioevali; tale nome le deriva dall’antica denominazione del vicino Comune di Belfiore, fino al 1867 chiamato Porcile.

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Cartografia del Lepia

Il convento, alienato come proprietà religiosa verso la fine del 1700, è ora una bella corte rustica, fino a qualche anno fa sede di una importante azienda vinicola; era intitolato a S. Giuliano e fin dall’anno 1176 viene citato come monastero di suore benedettine, con privilegi papali e protezioni romane.

Il complesso architettonico quattrocentesco sorge su una realtà edilizia di epoca altomedioevale, dove si nota il riutilizzo abbondante di materiale edilizio di epoca romana.

La chiesetta presenta, all’esterno, un’elegante abside ad archetti in cotto, le cui mensole sono, talvolta, trasformate in volti umani; l’interno presenta molte tracce di affresco e, nel catino dell’abside, il Cristo in Maestà (XIlI sec.). Fuori, un discreto campanile sovrasta, minimamente, gli altri edifici dell’ex convento.

Sotto il ponticello che induce all’unico portone di accesso alla corte chiusa, scorre, rapido, un piccolo corso d’acqua denominato Ranzan o Progno Marccllise, che, costeggiando la strada romana, affluisce a valle nel torrente Illasi, là dove questo riceve le acque del Dugale o Progno Mezzane. Qui a Lepia, per breve tratto, l’argine destro del Dugale costituisce la linea di confine fra il Comune di Lavagno e il Comune di Caldiero.

Questa descrizione dei corsi d’acqua vicinissimi all’edificio monumentale di Lepia è stata necessaria per spiegare che essi sono corsi d’acqua pubblici e sono, tutti, di proprietà demaniale, cioè dello Stato, e, in quanto tali, assoggettati a vincolo di rispetto ambientai e ai sensi della legge 431 del 08/08/1985 (ex legge 1497. del 1939), nota anche come legge Galasso.  Questa legge prevede il vincolo di rispetto anche per gli edifici esistenti nell’area di rispetto ambientale.

Per il Ranzan, il piccolo corso d’acqua, che bagna lungo la strada gli edifici di Lepia, l’area di rispetto è minima e quindi quegli edifici rientrano solo in parte nell’area di – vincolo di tutela, mentre per i due torrenti, il Mezzane e l’Illasi, lì area di rispetto ambientale risulta  più ampia e comprenderebbe tutta la realtà edilizia esistente a Lepia, che sarebbe, “ipso facto”, assoggettata a vincolo di tutela.

Mentre il Comune di Caldiero, per le sue competenze, ha recepito la sopra citata legge, poiché i due torrenti passano nel suo territorio, quello di Lavagno, nel cui territorio si trova Lepia, non ha recepito quella legge, poiché nessun torrente vi passa, anche se il confine è costituito da un argine del Dugale.

In questi giorni si è diffusa la notizia, successivamente verificata, che i proprietari dell’importante costruzione conventuale di Lepia hanno presentato al Sindaco di Lavagno la richiesta di autorizzazione per abbattere gli edifici dell’ex convento, risparmiando la chiesetta e il campanile, utilizzando la cubatura della parte demolita per la costruzione di un ampio condominio.

Da questa sede si invitano, pertanto, le Istituzioni preposte alla tutela dei beni ambientali ed architettonici a far applicare e rispettare la cosiddetta legge Galasso anche in Comune di Lavagno, visto che la realtà di quel territorio lo richiede, come lo richiedono quei cittadini rispettosi del patrimonio culturale che appartiene non solo al Comune di Lavagno, ma a tutta l’Umanità.

Fonte: srs di Franco Guarnirei da Archeo Legnago della Bassa e del sud Est Veronese n° 47– anno 12 – dicembre 2000

(VR  30 dicembre 2009)

Un Commento a “Corte Lepia di Vago di Lavagno: una speculazione che viene da lontano”

  1. Luciano Marastoni scrive:

    Purtroppo l’articolo di cui sopra è disgraziatamente superato dalla triste realtà. Corte Lepia rivela l’ossimoro “Orgoglio Padano” del laureando in scienze della comunicazione U. Bossi. Ecomostri che stritolano la struttura e crolli con tutta probabilità in parte cusati, completano il disastro già annunciato. Vedi nuove foto in FB

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