Apr 11 2013

VECCHI E NUOVI SCHIAVI, UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO

Category: Economia e lavoro,Società e politicagiorgio @ 18:59

schiavismo

 

di GIUSEPPE ISIDORO VIO

Il 13 di maggio del 1888 la principessa Isabella firmò la Legge Aurea decretando l’abolizione della schiavitù nell’ultimo paese al mondo in cui era ancora in vigore, il Brasile. Moltitudini di afrobrasiliani furono liberate dalla schiavitù, dal lavoro forzato nelle piantagioni dei fazendeiros, i grandi latifondisti brasiliani che fino allora avevano basato tutta la loro economia sullo schiavismo. Ciò che caratterizzava i proprietari di schiavi era di essere i portatori dell’ideale di non lavorare, la cui traduzione economica emblematica era la persona che, vivendo di rendita, si dedicava all’ozio e quasi sempre era favorita dalle decisioni economiche.

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Apr 11 2013

L’IMPLACABILE MANODOPERA AL SERVIZIO DELLO STATO LADRO

Category: Monolandia,Società e politicagiorgio @ 12:22

assenteismo

 

di LEONARDO FACCO

 

Ieri, la mia attenzione è stata attirata da due notizie, entrambe aventi attinenza con i dipendenti pubblici, implacabile manodopera dello Stato ladro, in servizio permanente per favorire il declino di questo paese.

Una era sul Manifesto, questa:

“La cura neo-thatcheriana ai costi dello Stato inizia a produrre i suoi effetti: dal 2006 al 2011 i dipendenti pubblici sono passati da 3.627.139 a 3.396.810. Oltre 230mila persone hanno smesso di lavorare per lo stato negli ultimi cinque anni”. 

Ovviamente, al netto della citazione divertentissima della “Lady di Ferro” (qualcuno dovrebbe spiegare ai reduci di Stalin che la spesa pubblica in Italia ha continuato a lievitare), i numeri esposti non tengono conto della pletora di impiegati che sono assunti dal parastato, ovvero dalle decine di migliaia di aziende partecipate, dagli enti sussidiati, dalle pseudo-associazioni di volontariato che vivono di prebende estorte ai contribuenti, nonché dei vari consulenti a piripicchio che ottengono migliaia di euro per incarichi inutili. Quando si cerca di capire quanti siano realmente coloro che vivono di Stato, si finisce sempre con l’imbattersi in una sequela infinita di numeri, perché non è mai dato sapere con certezza chi “magna la pagnotta” a spese dei “productivos”. Le cronache ci raccontano quotidianamente di qualche finto ente privato, cooperativa (tipo il Manifesto), associazione dedita alla canasta, centro studi o fondazione che stanno in piedi grazie ai “soldi degli altri”.

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Apr 11 2013

A TAVOLA CON L’ASSASSINO

Category: Alimentazione e gastronomia,Salute e benesseregiorgio @ 00:11

hamburger

 

Articolo di ripreso da “Internazionale“,  n° 993  del 29 marzo 2013,   l’originale su Der Spiegel

Grassi, sale e zucchero. Sono i tre ingredienti base che l’industria alimentare usa nelle merende e in altri prodotti di largo consumo, che creano dipendenza e danneggiano la salute. Un libro appena uscito negli Stati Uniti denuncia le responsabilità delle grandi multinazionali

Il sacchetto si apre con un fruscìo. L’aroma di carne affumicata sale nel naso. Ed eccole, le allettanti patatine: sottilissime, vaporose, spolverizzate di rosso. Appena la prima tocca la lingua, in bocca si diffonde un piacevole gusto salato, che però svanisce rapidamente. Cric, croc.  Si scioglie in bocca, e in un attimo è già finita. Resta solo un leggero retrogusto. E la voglia di mangiarne ancora. La mano corre di nuovo al sacchetto. Milioni e milioni di persone ogni giorno cedono alla tentazione degli snack a base di patate. Ma nessuna ha idea di quanti studi si nascondano dietro a questa semplice esperienza, a cui spesso non riesce a resistere neanche chi sa benissimo che le patatine fritte sono uno dei cibi ipercalorici più malsani. I tedeschi ne consumano quasi 400 milioni di confezioni all’anno. Perché perdiamo tanto facilmente il senso della misura quando ci mettono sotto il naso un sacchetto di patatine fritte? Non può dipendere dalle patate: finora nessuno ha mai sentito parlare di orge a base di patate sbucciate. E poi le patatine fritte confezionate hanno poco a che fare con le patate vere. Nel processo di produzione, quasi nulla è lasciato al caso: sono un prodotto artificiale raffinato che grazie a una serie di trucchi induce le persone a mangiarne il più possibile e il più spesso possibile.

Prendiamo per esempio il concetto scientifico di “punto di rottura”. Le industrie alimentari hanno scoperto che la maggioranza dei consumatori preferisce una patatina che si spezza sotto una pressione di 276 millibar.  È così che il croc dà il massimo del gusto e fa venir voglia di mangiare subito un’altra patatina. Anche il fatto che il boccone si disfi all’istante, dissolvendosi sotto i denti, è frutto di un calcolo. Tutti infatti tendiamo a credere che un cibo che si scioglie rapidamente sulla lingua contenga poche calorie. E così sgranocchiamo una patatina dopo l’altra fino a vuotare il sacchetto.

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