DI JAMES H. KUNSTLER
peakprosperity.com
C’è un aspetto del fallimento americano che è stato oscurato dalle indecenti e avvincenti storie di racket che hanno recentemente monopolizzato la scena finanziaria: la tragedia di Suburbia (1), il modo in cui è stata gestita la logistica della vita quotidiana sul nostro territorio.
La chiamo tragedia perché essa è il risultato di una serie di scelte incredibilmente sfortunate per la società, fatte da generazioni e generazioni. La storia non perdonerà, né verserà una sola lacrima, quando ci troveremo ad affrontare le conseguenze dello stile di vita che stiamo scegliendo. La storia ci farà comprendere che non ha alcun senso logico trasformare questo adorabile continente del Nuovo Mondo in una giungla di parcheggi liberi. In ogni caso siamo chiamati a confrontarci con le scelte che abbiamo fatto e una domanda nasce spontanea: cosa faremo adesso?
Un pubblico confuso
Se si mostra ad un campione casuale di pubblico americano una fotografia che ritrae gli squallidi viali fitti di negozi fronte strada e i grandi magazzini con strati e strati di insegne pubblicitarie e si domanda cosa c’è di sbagliato nell’immagine, essi sicuramente risponderebbero “tutti i posti sembrano identici.. è tutto uguale!”
Questa è la critica più comune, ma non è del tutto corretta. Davvero non ci arrivano.
Sono molti gli oggetti ed i luoghi costruiti dall’uomo caratterizzati da uniformità e somiglianza. Agli occhi di un osservatore poco attento, anche le cittadine collinari della Toscana sembrerebbero identiche tra loro se osservate a 500 metri di distanza. Il turista medio americano avrebbe la stessa difficoltà nel distinguere Montepulciano da Pienza, ed il WalMart di Hackensack da quello di Oxnard. Ma i turisti non si lamentano della somiglianza negli schemi di progettazione dei villaggi italiani: le tegole rosse sui tetti di ogni edificio, le strade strette e tortuose, gli stucchi sui muri, le finestre a battenti con le loro persiane, ecc. Pochi turisti americani di ritorno da Parigi si lamenterebbero della monotonia dei viali. Questo perché, in quelle località estere, la ripetizione è un’uniformità di qualità eccellente. Il problema degli USA è un altro: non solo tutto è identico, ma è di una qualità incredibilmente bassa. I parcheggi del New Jersey e quelli di Santa Cruz sono ugualmente deprimenti. La suddivisione delle proprietà private è anonima e senza senso. I grandi magazzini sono degradanti. Gli spazi pubblici americani sono tutti in stato di degrado (o inesistenti).
Per descrivere tali caratteristiche, si parla spesso genericamente di “bruttezza” ma la situazione è ancora peggiore. L’uomo è immerso nel suo ambiente costruito, come i pesci sono immersi nel loro ambiente marino, e l’avvolgente “bruttezza” che caratterizza la maggioranza dei luoghi negli Stati Uniti è la manifestazione visibile dell’entropia. Non è solo sintomo di una mancanza di cura, ma una vera e propria corsa verso la distruzione, la decadenza e la morte: letteralmente il viaggio verso la morte di una società intenzionata a compiere un suicidio. Ben lontano dall’essere una problematica meramente estetica, Suburbia rappresenta la complessa catastrofe economica, il fiasco ecologico, l’incubo politico e la crisi spirituale di un popolo che si è abituato all’idea che non valga la pena di prendersi cura dei luoghi in cui vive.
Suburbia è strettamente connessa all’attuale paralisi della politica, perché rappresenta un’enorme eredità di costi sommersi, di investimenti che si sono trasformati in passività. Se non ci rendiamo conto di tale trasformazione, ci sarà impossibile farci un’opinione coerente in merito a ciò che sta accadendo e capire cosa possiamo fare per cambiare. Dovremmo innanzitutto sapere che siamo di fronte ad una situazione imbarazzante e spaventosa per i rifornimenti di petrolio. Non sono più a buon mercato. Ma, ahimè, la nostra Utopia è stata progettata per funzionare con petrolio a basso costo. Ne deriva che Suburbia ha ben poche prospettive per il futuro. In realtà si potrebbe addirittura sostenere che, in assoluto, il nostro stile di vita non ha alcun futuro.
La natura dei costi irrecuperabili innesca nell’uomo l'”illusione dei costi sommersi” (tendenza umana a giudicare i progetti in base al denaro che è stato speso per realizzarli, n.d.t.). Avendo sommerso la maggioranza della ricchezza accumulata collettiva (il nostro capitale) in questo stile di vita senza futuro, abbiamo paura di abbandonarlo o anche solo di riformarlo considerevolmente. Al contrario, la paura di doversi confrontare con enormi perdite di denaro innesca un processo di negazione e di mera illusione.
La decrescita economica va di pari passo con l’aumento del prezzo del petrolio. Le persone sono sempre più spaventate e cercano sempre più conforto in soluzioni magiche e salvifiche. Si sono susseguite una serie di assurdità e propagande volte a convincere il pubblico che lo shale oil e le politiche figlie del famoso slogan “drill, baby, drill” (2) presto trasformeranno gli USA nell’Arabia Saudita, ci renderanno indipendenti dal punto di vista energetico e passeranno centinaia di anni prima di esaurire lo shale gas. Queste affermazioni disoneste potrebbero provenire da PR menzogneri, esperti in manipolazione, pagati dalle compagnie petrolifere, ma non sarebbero così efficaci se il pubblico stesso non fosse tanto disperato da ascoltare la “buona novella” secondo cui possiamo continuare a vivere esattamente come stiamo vivendo ora. La maggioranza dei media segue tale tendenza, non perché siano fantocci delle compagnie petrolifere bensì perché anch’essi hanno paura.
La paura, ovviamente, interessa in particolare i proprietari di immobili americani, la maggior parte dei quali proprio a Suburbia, che hanno già subito, negli ultimi 5 anni, perdite di capitale netto e di reddito, continue telefonate da parte delle agenzie di recupero crediti, visite da parte degli agenti della riscossione e tutte le altre sempre più frequenti manifestazioni del terrore finanziario quotidiano.
Il problema monetario
Adesso stiamo cominciando a comprendere la stretta relazione esistente tra la fine del petrolio a basso costo e l’attività delle banche e dei capitali.
Da un lato c’è il declino dell’economia industriale causato dall’energia, dall’altro il declino della capacità di generare ricchezza che, al contrario delle credenze diffuse, non è controbilanciata dall’ “efficiency”, dalle nuove tecnologie o altro. Infatti la grande diminuzione dell’accumulazione di capitali negli Stati Uniti, iniziata negli anni ’70, è compensata solo dall’innaturale ed incredibilmente vasta crescita del settore finanziario, che ora rappresenta il 40% dell’economia, contro il precedente 5%. Il settore finanziario, la cui mission era originariamente quella di gestire e spostare il capitale accumulato da parte delle imprese (ovvero gli investimenti), oggi ha come principale scopo quello di stabilire nuove forme di “racket” per raggirare il meccanismo finanziario (mercati e tassi di interesse) al fine di ottenere guadagni dal nulla. Tale sistema sta diventando una forma di auto-vandalismo per il sistema economico nazionale.
La maggior parte di queste presunte “attività” non sono altro che meri intrallazzi, improduttivi e a pagamento, meccanismi innescati da coloro che gestiscono il denaro istituzionale, che scremano i profitti grazie ad inutili movimenti di capitali. La crescita del settore finanziario è dovuta, forse in misura ancora maggiore, all’invenzione di nuove truffe e frodi, la maggiore e più evidente delle quali è la bolla del settore abitativo. Un’immensa “frode controllata” in cui le case delle periferie sono state utilizzate come garanzia collaterale per obbligazioni (titoli di debito) deliberatamente deprezzate su grande scala così che i colossi del mercato potessero riscuotere le assicurazioni sui loro fallimenti. Senza contare tutte le altre quote e i profitti ottenuti dalla progettazione e dalla vendita di queste diavolerie.
La maggior parte di questa storia rimane avvolta nel mistero, dal momento che nessuna azione è stata intrapresa nei confronti dei colossi bancari coinvolti, non è stato fatto alcuno sforzo in nome della verità o della giustizia, e il conto alla rovescia per la prescrizione è già iniziato. Possiamo certamente affermare che il ruolo della legge è in crisi e che la continua assenza di tale ruolo nel mondo bancario è una forte minaccia per il progresso. L’informatizzazione ha sicuramente favorito queste grandi perversioni e ha provocato un’allarmante diminuzione del guadagno. L’incapacità delle banche e dei governi di riportare con precisione le cifre sui propri bilanci patrimoniali è incredibilmente ironica se si considerano le fenomenali capacità matematiche dei computer. Sfortunatamente siamo giunti al punto in cui le frodi contabili sono diventate consuetudine nel sistema bancario e politico, anziché misure occasionali per gestire gli affari della società civile, mentre la maggior parte dell’economia nazionale si è ridotta ad un intrigo pietoso di organizzazioni criminali.
Il punto principale è forse il fatto che la diminuzione di ricchezza effettiva accumulata ha indebolito la capacità di ripagare gli interessi su larga scala. Questo è dovuto alla minore disponibilità di petrolio a basso costo, nostra principale risorsa energetica. L’abbondanza di petrolio a basso costo e la creazione di un’abbondanza di credito erano strettamente connesse. Tale connessione si è ora spezzata e ci sono più debiti che ricchezza effettiva. Se non aumenta la ricchezza, il debito non potrà essere ripagato. Ne consegue l’intervento dei governi e delle banche centrali per compensare queste nuove disastrose dinamiche e per sostenere il prezzo delle azioni, come ad esempio le garanzie collaterali soggette a liquidazione a prezzi stracciati da debitori insolventi. Le inaspettate conseguenze di questi affari sporchi porteranno a guerre monetarie, inflazione, perdita di credibilità, tumulti politici ed effetti a catena probabilmente ancor più disastrosi. Le operazioni fondamentali e cruciali della capitalizzazione degli interessi nel mondo bancario sono state invalidate dall’impossibilità di ripagare il debito. Così i disonesti introiti dei governi e delle banche centrali sotto forma di manipolazioni dei tassi d’interesse e di iniezioni di liquidità stanno oscurando la realtà: il fallimento generale della creazione di capitale.
Quindi, cosa si deve fare?
Il nostro futuro, in conclusione, sarà caratterizzato più dalla scarsità di capitale che dalla scarsità di energia. I due fallimenti sono strettamente correlati.
Politicamente, il danno è dovuto ad una campagna per sostenere l’insostenibile, per mantenere i racket ad ogni costo, incluso, in particolare, lo stile di vita delle periferie. E’ improbabile che ce la caveremo, con la disperazione che scorre nello spirito nazionale dei nostri tempi. Piuttosto, la realtà ci costringe a riordinare e a riformare ragionevolmente le attività della società civile e credo che tale riforma possa avvenire in modo semplice e categorico.
In Part II: The Essential Elements for a Sustainable Future (Gli elementi essenziali di un futuro sostenibile, n.d.t.) delineiamo le riforme di cui abbiamo in assoluto più bisogno per cambiare il nostro stile di vita, in modo da adattarci alle limitazioni del mondo in cui viviamo. La buona notizia è che si può fare e con grandi probabilità di migliorare le nostre condizioni rispetto al vorace stile di vita dei nostri tempi.
Quello su cui potete contare è il ritorno a modi tradizionali di assemblaggio degli ambienti umani: spazi urbani essenziali in cui si possa camminare, siano essi paesi, cittadine o città, dove lavoro, commercio, settore residenziale e cultura siano strettamente intrecciati tra loro in una forma riconoscibile e realistica di organismo civile e che non ne siano solo la brutta copia. Luoghi con un valore non solo materiale, luoghi che meritino il nostro affetto, che possiamo chiamare “casa” senza ironia o rammarico.
James H. Kunstler
Fonte: www.peakprosperity.com del 6 marzo 2013
Link: http://www.peakprosperity.com/blog/81081/current-way-living-no-future
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTINA REYMONDET FOCHIRA
Note (CdC)
1) Suburbia è traducibile con suburbio, periferia, sobborghi. Per come è usato nel testo di Kunstler potrebbe convenire renderlo con il francese banlieue, ad indicare sterminate periferie urbane, degradate, prive di anima e dove cova una violenza esplicita o latente.
2) slogan della campagna repubblicana del 2008 che incoraggiava e supportava l’aumento delle trivellazioni per i combustibili non convenzionali, letteralmente “trivella, piccola, trivella!”.
Fonte: visto su Come Don Chisciotte, di giovedì 21 marzo 2013-04-02
Link: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11636