Ott 18 2009

La spedizione dei Mille: le truffe, i massoni e la regia britannica

Category: Italia storia e dintornigiorgio @ 15:26

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RISORGIMENTO.   L’ALTRA VERITA’

I Mille che partirono da Quarto erano il triplo (abbondante) dei 300  “giovani e forti che sono morti”  al seguito di Carlo Pisacane ma ugualmente male in arnese.  Non vinsero per la forza del loro spirito, non per la loro capacità di usare le armi, non per una strategia tattica sopraffina e nemmeno per l’audacia delle loro azioni.

Testimonianza di parte piemontese,  quella che ha vinto.  «Quando si vede un regno di sei milioni di abitanti e un’armata di 100mila uomini, vinto con la perdita di 8 morti e 18 storpiati…chi  vuol capire…capisca…..»  I numeri che Massimo d’Azeglio comunicò per lettera al nipote Emanuele erano approssimativi per difetto ma,  quali che fossero le esatte statistiche belliche, gli risultava chiara che una battaglia vera non c’era  stata.

SI RITIRARONO PER L’ORO

Testimonianza di parte borbonica,  quella che ha perso: «Scrivo perché mi sdegna vedere travisato  il vero».  Un affidale napoletano che restò a Messina durante i nove mesi d’assedio, poco dopo la fine delle ostilità, nel 1862, pubblicò un  diario di ricordi firmandosi,  prudentemente, con le sole iniziali: G.L.   « I napoletani si sono ritirati davanti a Garibaldi non per magia ma per l’oro.  E questo perché mille non possono batterne l00mila e uno non può batterne cento».

Apparve evidente – fin dall’ inizio e a chiunque – che esisteva una storia letteraria accreditata dall’intellighenzia – alla quale bisognava far mostra di credere – cui se ne contrapponeva un’altra che ribaltava completamente valori e giudizi ma che non era nelle condizioni di lambire le carte ufficiali per correggerne i contenuti più vistosamente retorici.

Come sarebbe finita la spedizione di Garibaldi era chiaro fin dal momento della partenza. Non lo sapeva la maggior parte degli uomini in camicia rossa.  Loro credevano di partecipare a un’azione di “commando”, destinata a suscitare una rivolta popolare.  Fra tutti, erano intellettualmente onesti – questo sì – perché pensavano che si trattasse di un’iniziativa pericolosa e mettevano in conto che avrebbe potuto anche finire male.  Però, chi riteneva che per un ideale valesse la pena rischiare qualche cosa,  si rendeva conto che quello era il momento di giocarsi tutto il coraggio che era rimasto.  Potevano anche  sembrare incoscienti, ma era, impossibile non riconoscergli le stimmate dei patrioti veri.

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