Ott 10 2009

Cavour e il connubio Rattazzi; i conflitti di interessi: la politica di prostituisce

Category: Italia storia e dintornigiorgio @ 04:51

cavour

RISORGIMENTO.   L’ALTRA VERITA’

Lo hanno chiamato “decennio di preparazione” perché – con il senno del poi – è stato giusto il tempo che servì al Piemonte per riuscire a battere l’Austria e diventare Italia.

Si disse che migliorarono l’agricoltura e potenziarono il trasporto ferroviario, che irrigarono le risaie con canali appropriati  e consentirono lo sviluppo del porto di Genova, che determinarono regole moderne per le banche e incrementarono gli scambi commerciali con il resto d’Europa. Anche.  Ma, soprattutto, inventarono il “ribaltone” parlamentare, diedero corpo al  “conflitto di interesse” e avviarono il finanziamento delle missioni militari all’estero.  Fondamentale per diventare Italia,  per davvero.

La politica stava cercando le regole per inventare se stessa. La Presidenza del Consiglio era stata, affidata a Massimo  d’Azeglio ma – il rampante del Governo  si chiamava Camillo Benso ed era conte di Cavour:  un impiccione di genio,  un secchione con la testa sempre affondata nelle carte, preparatissimo su ogni questione  tanto puntiglioso da intervenire,  alla Camera, anche sette-otto volte sullo stesso argomento,  per rispondere alla più piccola contestazione e assicurarsi  l’ultima parola.

CAMBIO DELLA GUARDIA PER NIENTE INDOLORE

Sgomitò,  allargando le proprie competenze e tagliando l’erba sotto i piedi dei concorrenti,  finché non soffiò il posto al d’Azeglio che l’aveva chiamato.

Il cambio della guardia non risultò indolore.  Cavour ce l’aveva fatta a sedersi sulla seggiola di Presidente del Consiglio e,  una volta diventato il numero uno, si organizzò in modo da crearsi una sua corrente politica di fedelissimi.  Alcuni compagni di strada “moderati” che pure militavano nel suo stesso gruppo di riferimento politico non gli piacevano.  Avrebbe preferito allearsi con gli uomini di Urbano Rattazzi – anche se stavano all’opposizione – e a loro faceva l’occhiolino.  Si mandarono messaggi sempre più espliciti, si incontrarono in gran segreto e fecero incontrare i rispettivi capigruppo. Il reciproco avvicinamento non poteva passare inosservato.  Venne rivelato, senza equivoci, nel corso di una serie di votazioni nel corso delle quali la minoranza si trovò a votare con la maggioranza al punto che l’accordo realizzato sottobanco fu scoperto, diventando di dominio pubblico.

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