Gen 27 2009

Verona. Chiesa di Santi Apostoli: la chiese e le case si crepano e gli scavi fanno uscire di tutto

Don Ezio Falavegna, parroco dei Santi Apostoli, mostra le crepe che si sono aperte sui muri  del Sacello delle Sante  Tosca  e Teuteria

«Arriva il momento in cui bisogna decidere se salvare la chiesa che è lì da secoli (e quindi l’è vècia) o se salvare il parcheggio sotterraneo che le si sta scavando davanti pregiudicandone la stabilità» scrive la Olga. «Se n’è discusso al baretto dopo aver saputo che la chiesa dei Santi Apostoli si sta crepando a causa delle vibrazioni prodotte dai lavori per il parcheggio e che ci sono certi sbreghi nei muri che la gente, entrando, si fa il segno della croce non tanto per devozione ma per intercedere presso il Padreterno a favore della propria incolumità. Dice la Elide, che ha una parente da quelle parti, che sono sempre più numerosi i fedeli che chiedono al parroco di mettere degli altoparlanti esterni in modo da poter seguire la messa restando fuori dal portone, a distanza di sicurezza».

«Ma siccome le crepe si aprono anche nelle case attorno, bisognerà decidere, come ha detto il ragionier Dolimàn interpretando il pensiero delle autorità comunali, se privilegiare il parcheggio anche rispetto alle case, radendole al suolo prima che crollino su un cantiere che sta partorendo un’opera ritenuta indispensabile per la cittadinanza. Ed è proprio questo il nodo da sciogliere – ha spiegato il ragioniere ai due avventori polacchi presenti – e cioè se decidere che i molti cantieri aperti in città sono assolutamente prioritari rispetto alle chiese, alle case, alle scuole e agli asili che vi stanno attorno e che quindi, se capita, devono essere sacrificati, o se fermare i lavori privando gli edifici, che avranno avuto la fortuna di resistere alle vibrazioni prodotte dalle ruspe e dalle trivelle, di futuri posti auto».

«L’idea degli avventori polacchi è che il Comune ha già deciso che il futuro sta nei parcheggi sotterranei e non nelle case e nelle chiese (quest’ultime peraltro ormai troppo vèce per non pensare di demolirle) e che l’ideale di città per gli amministratori veronesi è il modello piazza Isolo: deserto di pietra sopra e parcheggio sotto. Il mio Gino dice che anch’io comincio ad avere delle crepe ma che non è colpa dei cantieri. Finora l’unico cantiere che è stato chiuso è quello di piazza delle Poste perché nessuno si sarebbe aspettato che le ruspe avrebbero portato alla luce una famiglia di antichi romani ancora vivi e in ottima salute (padre centurione, madre casalinga e figli studenti privatisti), a conferma che il sottosuolo di Verona è densamente popolato e che quando affiorano dei resti umani si deve presumere che siano appartenuti a vittime di precedenti incauti scavi per parcheggi pertinenziali».

 

Fonte: srs di Silvino Gonzato, da l’Arena di Verona di martedì  20 gennaio 2009

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