Feb 13 2016

GREZZANA DI VERONA. DAL RIPARO TAGLIENTE SPUNTA
LA «VENERE DELLA VALPANTENA»

Category: Verona archeologia e paleontologiagiorgio @ 00:52

renato fasolo venere della valpantena

Renato Fasolo mostra la tavoletta di argilla ritrovata. (foto Amato)|

 

VERONA 9 gennaio 2010

 

Una figura femminile abbozzata sull’argilla Scultura antichissima o scherzo di natura?

Il reperto misura pochi centimetri, lo ha trovato un bambino tra gli scarti degli scavi: ora la Soprintendenza ne valuterà l’autenticità

 

Una figura di donna, realizzata con impasto argilloso su una piastrina calcarea, potrebbe essere la più antica scultura finora rinvenuta nel Veronese, databile tra i 13 mila e i 10 anni fa.

È già stata battezzata «Venere della Valpantena» ma è ancora presto per dire se sia una straordinaria creazione umana o uno scherzo della natura.

La Soprintendenza ai beni archeologici del Veneto ha messo le mani avanti e chiesto a Renato Fasolo, archeologo sperimentale, presidente dell’associazione Archeoland Lupo Azzurro di Stallavena, di «mettere a disposizione il reperto ai fini della verifica di autenticità e di eventuali provvedimenti di tutela». La raccomandata ha la firma del soprintendente ad interim Umberto Spigo.

 

riparo teagliente

La zona di scavo, che tuttora prosegue, a Riparo Tagliente

 

La tavoletta l’ha trovata tempo fa un bambino di una classe veronese, guidata alla visita agli scavi del Riparo Tagliente da Lionello Speri, collaboratore di Archeoland. «Su un cumulo di terra formato dai detriti di scarto degli scavi ed esterni all’area archeologica recintata, ho invitato i bambini a cercare frammenti litici ed ossei utili per la spiegazione didattica.

Uno di loro mi ha consegnato la piastrina chiedendomi se non assomigliasse a una Madonnina», racconta Speri. Speri ha consegnato l’oggetto a Fasolo perché lo esaminasse. «Ne sono rimasto immediatamente colpito anch’io», aggiunge Fasolo, «ma ho accantonato l’oggetto per un approfondimento ufficiale che ho ritenuto doveroso fosse fatto dopo averne parlato al direttore archeologo del Nucleo operativo di Verona, Luciano Salzani».

 

Il bassorilievo della figura femminile, di cui si distingue la testa e il busto, misura 4,5 centimetri in altezza e 3 nel punto più largo ed è realizzato con un impasto crudo di argilla. Il busto è diviso da un inserimento orizzontale che potrebbe essere di una scaglia di pietra o di osso, come una cintura, mentre sono indistinti gli arti inferiori.

 

Come tutte le statuette femminili di tipo paleolitico, anche questa è stata rinvenuta fortuitamente al di fuori della sua giacitura ordinaria e quindi è difficile la datazione stratigrafica, seppure attribuibile, ovviamente, al contesto temporale del Riparo Tagliente e in particolare ai duemila anni di frequentazione epigravettiana (13mila-10mila anni fa).

 

Per mostrare la singolarità del ritrovamento, Lionello Speri ha raccolto dallo stesso cumulo di terra agglomerati terrosi che dimostrano anche visivamente come siano diversi, senza arrotondamenti né tracce di ocra, che invece pare avere il modellato della «Venere».

«Non è una novità l’utilizzo dell’argilla per elaborati artistici», spiega Fasolo, «e tra i reperti più significativi ci sono quelli rinvenuti a Dolni Vestonice, in Moravia, nel focolare di una capanna: miniature di animali (felini, rinoceronti, orso e mammut), ma anche una piccola Venere a tutto tondo e altre due incomplete. Anche lì la cottura non si capisce se sia intenzionale o se gli oggetti si siano cotti perché caduti nel focolare».

La Venere della Valpantena potrebbe essere un’antesignana dell’ideologia della fertilità e della propiziazione della maternità, che ebbe ampia diffusione nell’età neolitica, ma questa, se venisse confermata l’analisi, sarebbe finora l’unica figura muliebre in argilla cruda trovata in Europa ed è un miracolo che sia arrivata fino a noi, probabilmente custodita nella porzione più riparata della grotta, dove nei millenni non ha subito né dilavamenti né erosioni.

 

Fonte: Srs di Vittorio Zambaldo; da L’Arena di Verona Sabato 29 Novembre 2008. PROVINCIA, pagina 27. (FOTO AMATO)

 

 

LA VENERE DELLA VALPANTENA
ALLA PROVA DEL LABORATORI

 

la venere della valpantena

La «Venere della Valpantena», il reperto archeologico scoperto da un ragazzino in gita scolastica

 

GREZZANA. Si trova in un centro d’analisi fiorentino il reperto scoperto da un ragazzino in gita nel Riparo Tagliente. L’oggetto che richiama una figura femminile è al vaglio degli esperti. Per gli archeologi potrebbe risalire al periodo fra 13 e 10 mila anni fa

 

È in laboratorio di analisi fiorentino, dove si sta cercando di darle un’età, la cosiddetta «Venere della Valpantena», figurina realizzata con impasto argilloso su una piastrina calcarea biancastra, trovata anni fa da un ragazzino durante una gita scolastica al sito archeologico di Riparo Tagliente, accompagnato da Lionello Speri, collaboratore dell’associazione Archeoland di Stallavena che guidava la scolaresca.

 

renato fasolo

Renato Fasolo

 

Il giorno dopo la notizia del ritrovamento, pubblicata da L’Arena nel novembre di due anni fa, la Soprintendenza archeologica del Veneto chiese con raccomandata all’archeologo sperimentale Renato Fasolo, direttore di Archeoland, di «mettere a disposizione il reperto ai fini della verifica di autenticità e di eventuali successivi provvedimenti di tutela».

 

Fasolo accompagnò la consegna del manufatto con una relazione, ma da allora non seppe più nulla. L’estate scorsa sollecitò una risposta scientifica e il soprintendente Vincenzo Tinè, rispose che nessuna commissione scientifica era stata costituita per l’analisi del reperto, ma che «erano stati interpellati vari studiosi che conoscono bene i depositi del sito archeologico di Riparo Tagliente».

Il soprintendente specificava ancora che era stato incaricato il professor Fabio Martini, dell’Università di Firenze, per un «progetto di esecuzione di analisi formali e indagini archeometriche non distruttive, analisi che saranno svolte dal laboratorio di archeometria del Museo e istituto fiorentino di preistoria con la collaborazione del dottor Pasquino Pallecchi».

 

Così la descrive Fasolo: «La figurina ha tracce di colorazione rossastra, un ossicino o un frammento di zagaglia che separa il busto dai seni e un supporto di pietra locale che potrebbe assomigliare a un mammut. Oltre alle tracce d’ocra, a un primo esame, il reperto presenta piccole inclusioni carboniose e sicuramente residui di microschegge in impasto».

 

Il materiale della zona attorno al ritrovamento, un cumulo di terra formato dai detriti di scarto risultati dagli scavi ed esterni all’area archeologica recintata, potrebbe datarsi tra i 13mila e i 10mila anni fa.

«Se le analisi confermeranno questa datazione», aggiunge il direttore di Archeoland, «potremmo avere avuto tra le mani l’unica Venere d’Europa in argilla cruda finora rinvenuta».

Infatti i ritrovamenti di Dolni Vestonice, in Moravia, nel focolare di una capanna (miniature plastiche di animali come felini, rinoceronti, orso e mammut, ma anche una piccola Venere a tutto tondo e altre due incomplete) sono in argilla, ma cotta e non si capisce se la cottura sia intenzionale o se gli oggetti siano caduti accidentalmente nella cenere del focolare subendo la trasformazione.

Si tratta comunque di manufatti più antichi di almeno 10mila anni rispetto alla Venere della Valpantena.

 

Ha dello straordinario, se verrà confermata l’età e l’intenzionalità del manufatto, che pur nella sua fragilità si sia potuto conservare fino ai giorni nostri salvandosi all’interno della grotta da dilavamenti ed erosioni.

 

Fonte: srs di Vittorio Zambaldo, da L’Arena di Verona di Sabato 09 Gennaio 2010; PROVINCIA, pagina 30

 

 

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