Set 22 2014

IL DIALETTO RINASCE PERCHÉ NON È MAI MORTO

Category: Cultura e dintornigiorgio @ 00:07

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di Paolo Di Stefano – (29/12/2013)

 

Corriere della Sera

 

 

«Fra le altre tragedie che abbiamo vissuto (…) in questi ultimi anni, c’è stata anche la tragedia della perdita del dialetto, come uno dei momenti più dolorosi della perdita della realtà».

Con questo grido di dolore Pier Paolo Pasolini, nel 1964, decretava come avvenuta la morte delle parlate dialettali a vantaggio di un italiano medio «tecnologico», modellato a misura della società neocapitalistica.

Italo Calvino, assumendo in polemica con lui un punto di vista decisamente più «moderno», scrisse che l’italiano si giocava il suo futuro in rapporto alle lingue straniere e che gli scambi con il dialetto erano superati: la nostra lingua nazionale doveva porsi un problema di traducibilità. Cinquant’anni dopo, chi dei due aveva ragione? Pasolini o Calvino?

Probabilmente né l’uno né l’altro, se è vero che entrambi davano per spacciato il dialetto (Pasolini con angoscia, Calvino forse con sollievo), mentre il dialetto anzi i dialetti, al plurale, resistono e si rinnovano. Si rinnovano mescolandosi con l’italiano. Del resto, le lingue, come i popoli, sopravvivono solo se sanno rinnovarsi, cioè mescolarsi.

 

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