Feb 16 2014

LA LOTTA DELLE INVESTITURE

Category: Chiesa Veronese Storia Pighi,Libri e fontigiorgio @ 02:45

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Madonna con bambino  sul trono con due devoti; Chiesa  di San Giovanni in Valle, Verona

 

 

EPOCA II – CAPO XVI

 

SOMMARIO. – Vescovi della seconda metà del secolo XI – Incertezze – Brunone – Siginboldo – La chiesa veronese aderisce allo scisma – Vescovi dei primi due decenni del secolo XII -Incertezze – Walfredo – Bertoldo – Zufeto – Bemone – Bernardo.

 

Dalla morte del vescovo Walterio (1052) al concordato di Worms (1122), ossia dai primi inizi di reazione contro il servaggio imperiale alla ricuperata libertà della chiesa, entro lo spazio di appena settant’anni, secondo il Biancolinì, tra certi ed incerti si avrebbero quindici o diciotto vescovi.

 

Tra questi prendiamo dallo Stato personale, come appartenenti alla seconda metà del secolo XI i seguenti: dopo Walterio, il cui nome si legge in un’iscrizione posta nella base del campanile di S. Zeno (1); succedono i Vescovi:

630 Ezelone (1052-1057);

640 Teobaldo (1057-1060);

650 Guglielmo (1060-1065);

660 Adalberto 0065-1070);

670 Usguardo (1070-1073);

680 Brunone (1073-1083);

690 Siginboldo (1083-1094);

700 Valbrunone (1094-1100).

Ma presso Biancolini, Maffei, ricorrono pure i nomi: Diabath, Guglielmo di Gosslar, Adelgerio, Huswart e qualche altro.

Questa moltitudine di vescovi, di nomi strani e quasi tutti teutonici, parrebbe accennare alla coesistenza simultanea, a scismi avvenuti nella nostra chiesa durante la lotta dei papi contro Enrico IV ed Enrico V; cosicchè talvolta contro il vescovo eletto canonicamente si avesse altro vescovo imposto dall’ imperatore. Ora è impossibile determinare quali fossero i vescovi legittimi: qualche indizio si potrà desumere dai pochi cenni che daremo secondo le poche memorie che ci restano (a).

 

Giovanni Aventino dice che Enrico III nell’anno 1056 diede alla chiesa veronese un vescovo Dietboldo; un cronista in quest’epoca stessa dice vescovo veronese un certo Diabath; mentre un atto della chiesa di Santo Stefano dell’anno 1058 dà per vescovo Teobaldo. Sono due o tre vescovi, oppure un solo?

Simili ambiguità abbiamo anche su altri vescovi: particolarmente sul vescovo Adelberto od Adalberone. E’ egli diverso dal vescovo Adelgerio, come opinava il Peretti (2); o son due nomi del medesimo vescovo? Sotto il nome di Adelgerio si ha un trattato ascetico De studio virtutum ad Horismundam (al. Nonsuindam) Matrem inclusam: dal nostro vescovo Luigi Lippomano questo trattato fu attribuito al vescovo di Verona Adelgerio, e pubblicato in lingua italiana nell’anno 1552(3).

 

Notizie più certe e poco onorifiche abbiamo sul vescovo Brunone. Dal complesso dei documenti apparisce che fu nominato vescovo di Verona dal giovane imperatore Enrico IV, nel 1073: ma non dispiacque al pontefice Gregorio VII, a motivo soprattutto della sua erudizione sulla sacra scrittura. Appena nominato, scrisse al papa pregandolo che gli concedesse l’onore del pallio: ma il papa con lettera del 24 settembre 1073 gli rispose che tale onorificenza non si poteva dare se non al vescovo che si presentasse al pontefice a riceverlo personalmente (4). Allora si recò a Roma; ed il papa gli concesse il pallio « cum privilegio et nacho »(5), in vista soprattutto del suo amore alla cattedra di S. Pietro: forse voleva anche evitare una collisione con l’imperatore Enrico IV.  Sennonchè Brunone troppo era legato ad Enrico.

Quando Gregorio VII espressamente condannò e proibì le investiture, il nostro vescovo, unico tra i vescovi italiani, intervenne alla dieta di Worrns (24 gennaio 1076), nella quale dai vescovi imperiali veniva inaugurato lo scisma. In quella assemblea di vescovi era il celebre Ugo, detto Candido, privato poc’anzi da Gregorio VII della dignità cardinalizia. Esso declamò la troppo celebre Invectiva contro Gregorio VII: i vescovi la acclamarono « quasi divinitus destinatam », ed in base ad essa sentenziarono non poter esser papa un uomo reo di tanti e sì enormi delitti (6).

 

Inutili furono le forti rimostranze fatte dai vescovi di Wirzburg e di Metz: sotto le intimidazioni di Guglielmo vescovo di Utrecht scrissero la famosa lettera « Ildebrando fratri », con la quale ardivano imporre a Gregorio la rinunzia alla sede pontificia.

Quella porta in testa l’iscrizione: « Sigefridus Mogontinus archiepiscopus, Udo Trevirensis, Wilhelmus Ultrajectensis» (poi altri ventidue tutti tedeschi), ultimo « Bruno veronensis Hildebrando fratri »(7).

In seguito alcuni vescovi chiesero perdono al Papa: ma tra questi non comparisce il nostro Brunone; neppure verso il 29 giugno, che il papa avea posto come ultimo limite, oltre il quale’ i vescovi contumaci sarebbero incorsi nella scomunica. Dice il nostro Biancolini che Brunone perì infelicemente, ammazzato da un suo cappellano (8): altro caso da aggiungere a quelli, che in altra opera abbiamo accennati tra gli effetti della scomunica (9).

Con un atto del 17 agosto 1075 aveva confermato al monastero di S. Nazaro la donazione di Coriliano con decime ecc. fatta dal vescovo Giovanni: e ciò, dice Brunone. «pro remedio animae meae et domini mei Henrici regis; eo scilicet ordine ut… detur fratribus ibidem Deo servientibus in victum et vestitum; et ut per obitum domini mei regis Henrici in anniversario suo quindecim pauperes pascantur et missae duodecim pro anima sua celebrentur, et unam de his missis fratres communiter celebrent et offerant, ut eadem die fratres ad mensam uno ferculo bono plus solito habeant: idem per omnia statua in meo anniversario »(10).

Osserva il Biancolini che « i monaci nel duodecimo giorno di ottobre fan ciò pel vescovo Giovanni, e non per Brunone, forse perché morì questi fautore dell’antipapa Guiberto contro Gregorio VII». Probabilmente i veronesi non riconobbero Brunone più come vescovo dopo il marzo dell’anno 1080; lo riconobbero ancora l’imperatore e gli imperialisti sino all’epoca della sua morte, che dovette essere verso l’anno 1083.

 

Intanto Gregorio VII nel concilio tenuto a Roma il 7 marzo 1080 aveva nuovamente tolto ai principi secolari ogni diritto di nomina e di investitura; restituendo così al clero, massime a quello della cattedrale, il diritto di nominare il vescovo.

I nostri cronisti e storici generalmente convengono che il successore di Brunone sia stato eletto dal capitolo della cattedrale; ma assegnano tale elezione all’anno 1083 o 1084; mentre dovette essere tra il marzo ed il giugno dell’anno 1080; il vescovo eletto fu Siginboldo.

Così il Panvinio: « Brunoni defunto, primus a canonico rum collegio creatus episcopus, electione (imperatoris) non exspectata, ei et improvisus successit hoc anno (1080) Siginboldus ex Gregorii praescripto »(11). Egli fu eletto dai sacerdoti veronesi, « ad quos de jure et antiqua et approbata consuetudine et praescriptione spectat convocatio cleri pro electione veronensis episcopi facienda »(12).

 

Benchè eletto dal clero, Singiboldo detto anche Segebono o Segeboldo, seguì le norme del suo predecessore Brunone, ed intervenne al conciliabolo di Brixen tenuto il 25 giugno 1080. Trenta vescovi, quasi tutti tedeschi, dietro l’intimazione di Enrico IV si radunarono a Brixen per trattare « super truculenta vesania cuiusdam Hildebrandi pseudomonachi »: udite le incredibili accuse dell’ ex cardinale Ugo, sentenziarono ad unanimità Gregorio non essere più papa: lo deposero ed in luogo di lui elessero Guiberto arcivescovo di Ravenna col nome di Clemente III: agli Atti di quel conciliabolo sottoscrisse tra gli altri « Segebono episcopus veronensis »(13).

Insieme col vescovo pare che anche i veronesi fossero o si dimostrassero devoti ad Enrico IV. Trovandosi questi a Verona nel giugno del 1084, gli si presentò insieme col vescovo l’abate del monastero di S. Zeno, Werinerio, per ottener favori e privilegi al suo monastero (14): a lui si rivolsero anche i canonici della cattedrale per aver la conferma dei loro privilegi; come s’erano rivolti anche all’antipapa Clemente III(15).  Finalmente è prova dell’adesione dei veronesi alla causa scismatica il fatto che e l’imperatore e l’antipapa dimoravano assai di sovente a Verona: a Verona celebrò Enrico la Pasqua dell’anno 1081; ed a Verona vi celebrò pure insieme con l’antipapa il Natale del 1093 (b).

 

Siginboldo è nominato in un atto di vendita di alcune terre presso Bagnolo, redatto il 5 luglio dell’anno 1085(16).

 

Dopo la morte di Siginboldo, che dovette essere verso l’anno 1094 o 1095, comincia una nuova serie di vescovi incerta e confusa, sino all’anno 1122.

Secondo lo Stato personale, dopo Valbrunone sarebbero:

710 Walfredo (1100-1102);

720 Bertaldo o Bertoldo (1102- 1109);

730 Zufeto (1109-1111);

740 Siginfredo (1111-1118);

750 Uberto (1118-1122).

 

Ma secondo alcuni scrittori nostri, dopo Bertoldo si avrebbe Arnolfo; dopo Zufeto  Bernone, dopo Siginfredo Brimone, e forse altri. Tra tutti questi vescovi non abbiamo qualche notizia, se non di soli tre o quattro.

 

Walfredo con un atto del 1100 a Canone vescovo di Mantova, probabilmente scismatico, concesse che consacrasse il 22 novembre la chiesa edificata dal suo vicedomino Adelgerio ad onore di Maria Vergine presso Marcellise; alla qual chiesa egli diede pure esenzioni e privilegi ed il diritto di aver chierici propri non dipendenti dal vescovo di Verona (17).

 

Di Bertoldo o Bertaldo abbiamo un atto scritto a Roverchiara il 1 dicembre 1107; col quale, temendo « ne gradus altior esset mihi casus inferior », dichiara di voler inaugurare il suo episcopato e di impetrare su di sè i divini conforti con una beneficenza verso la chiesa assai povera di San Nazaro, confermandole la donazione di beni, che le avea lasciato il vescovo Giovanni in Coriano: nello stesso atto prescrive che sieno fatti suffragi per l’anima sua e per quella del suo signore il re Enrico (18).

 

Intorno a Zufeto erano discordi gli scrittori veronesi; dei quali parecchi negavano l’esistenza di lui, volendo che « suffectus » fosse un participio aggiunto al nome del vescovo Arnolfo. Questa opinione prevalse tra gli scrittori nostri dalla metà del secolo XVIII sin verso la fine del XIX; più che per gli argomenti, per l’autorità del canonico Dionisi (19). Per buona ventura i lavori eseguiti nella chiesa di S. Lorenzo per cura e con eroici sacrifici del vicario prof. Pietro Scapini nell’ anno 1894 fecero apparire un loculo, ed in esso una lamina plumbea con la scritta:

 

† IN NOIE DNI NRI IHV CHRI AM

HIC LOCATV E CORPVS BEATI I

POLITI MR A  ZVFETO EPO I PACE

 

Dunque il vescovo Zufeto riconobbe giuridicamente le reliquie di Sant’Ippolito martire, che già doveano essere nella chiesa di S. Lorenzo prima della fine del secolo VIII, e, come documento di tale ricognizione vi pose quella lamina con inciso il  suo nome (29).

 

Il vescovo Zufeto è pur ricordato due volte in un placito tenuto « in sala venerabilis episcopi Tebaldi sanctae veronensis ecclesiae » il giorno 2 gennaio dell’anno 1146. In esso il vescovo Tebaldo  propugnando i diritti del vescovo di Verona contro i canonici sopra il castello di Cerea, disse che il vescovo Zufeto ne avea investito la contessa Matilde di Canossa: «Et quod Zufetus sanctae veronensis ecclesiae epus olim investivi t per feudum Comitissam MatiIdam de ipso loco qui dicitur Cereta »(21).

E’ bensì vero che Tebaldo non potè dimostrare la verità di quella investitura; ma in pari tempo è evidente che egli, e con lui i suoi avversari in quella lite, ed erano i canonici, e tutti i presenti giudici e testi, sapevano esservi stato un vescovo di Verona di nome Zufeto, il quale avrebbe retto la chiesa veronese solo una trentina di anni prima di Tebaldo. Dunque è ben certo l’episcopato di Zufeto; ed avrebbe avuto luogo tra gli anni 1109- 1115 all’incirca; forse Zufeto fu contemporaneo a Bernone ed Otberto nominati dall’imperatore Enrico V (22). Perciò giustamente iI suo nome dall’anno 1902 in poi fu inserito nella lista dei vescovi nello Stato personale del clero della diocesi di Verona.

 

Di Bernone, se pur fu vescovo di Verona, si dice che sia stato decorato del pallio dal pontefice Pasquale II.  Unica prova di tale decorazione sarebbe il sigillo da lui usato in un privilegio all’abate dei monaci di San Fermo; sul quale sigillo si vede l’effigie di un vescovo con pallio e la scritta: «Berna Dei gratia Episcopus Veronae »(23). Dovrebbe esser morto, o deposto, verso l’anno 1122.

 

Intanto la causa della libertà della chiesa guadagnava terreno  ogni giorno: la lotta intrapresa da Gregorio VII contro la prepotenza laica, dopo le effimere incertezze di Pasquale II, riusciva a trionfare completamente mediante il concordato di Worms conchiuso tra il pontefice Callisto II e l’imperatore Enrico V il dì 23  settembre dell’anno 1122.  Nel medesimo anno o poco dopo a vescovo di Verona veniva eletto Bernardo, uomo di grande pietà e prudenza, con il quale ha principio una serie di vescovi insigni ed un’epoca veramente gloriosa per la chiesa veronese.

Con l’episcopato di Bernardo inaugureremo l’epoca terza di questi nostri Cenni storici (c).

 

 

NOTE

 

 

1 – SIMEONI, La Basilica di S. Zeno, pag. 12. L’iscrizione dell’anno 1045, come anno nono «domini Walterii Pontificis ».

 

2 – PERETTI, Historia delle sante vergini … Serie dei tempi, pag. 63, seg. 3 Si trova nell’originale latino presso MIGNE, Patr. lat., Tom. CXXXIV.

 

4 – JAFFÈ, Monum. Gregor., Reg. I, Epist. 24.

 

5Nachus dal greco significa pelle di ariete, gualdrappa. MACRI, Hierolexicon; DUCANGE, Glosasrium alla v. Nactum.

 

6 – LAMBERTUS schfn., Annales a. 1076, presso PEREZ, Monum. Germ. Script., V,242.

 

7 – Presso Weiland, Constit. et Acta Imper. et Regum, Num. 58, T orn. I, pag. 106.

 

8 – BIANCOLINI, Chiese di Verona, I, pag. 189.

 

9 – Instit. Hist. eccles. Periodus secunda, VoI. II, pag, 401 (Ed. alt.).

 

10 – Presso BIANCOLINI, Chiese di Verona, I, pag. 265.

 

11 – PANVINIUS, Antiqu. Veron., Liber VIII.

 

12 – Cosi da un documento presso gli Umiliati di S. Maria della Chiara riporta DALLA CORTE, Dell’Istoria di Verona, II, pag. 78.

 

13 – PERTZ, Monum. Germ. Leg., II, P. L pag.  50; JAFFE, Monum Bamberg., pag. 134; WEILAND, Op. cit., pag. 118-120. Quest’ultimo in nota osserva che vescovo di Verona era allora Brunone.

 

14 – BIANCOLINI, Chiese di Verona, VoI., V, P. I, pag.  89 Docum. XXVIII.

 

15 – Presso UGHELLI, Italia sacra, Tom. V, col. 769, 770.

 

16 – Presso BIANCOLINI, Dissert. sui vescovi, Docum. X, pag. 134.

 

17 – BIANCOLINI, Chiese di Verona, III, pag. 295. – Quella chiesa passò ben presto ai monaci di S. Nazaro.

 

18 – BIANCOLINI, Chiessee di Verona, VoI. V, P. II, pag. 70.

19 – Cronologia serie dei Vescovi … da S. Annone fino a’ dì nostri. E’ certamente opera del can. Dionisi pubblicata senza nome dell’autore, presso FLORIO, Nuova difesa … Appendice, Num. V. – In seguito a questa pubblicazione, BIANCOLINI, Dissert., pag. 43, soppresse il vescovo Zufeto, che egli avea ammesso otto anni prima. Chiese I, 190.  Così poi lo soppressero il vescovo LIRXTI, Serie cronol. rei vescovi; indi VENTURI, Storia … di Verona; GAMS, Series Episcoporum; CAPPELLETTI, Chiese d’Italia; BELVIGLIERI, Verona e sua Provincia.

 

20 – SGULMERO, Zufeto vescovo di Verona, pag. 16, con fac-simile (Verona 1894).

 

21 – SGULMRO, Op. cit., pag.  21-25.

 

22 – BIANCOLINI, Chiese di Verona, I,  pag. 191.

 

23 -CANOBIO, Annali Veron., presso BIANCOLINI, Chiese di Verona, I. c.

 

 

 

ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XVI (a cura di A. Orlandi)

 

 

(a) Pag. 284. – Le difficoltà circa l’identificazione e la cronotassi dei vescovi di quest’epoca finora non sono state chiarite, e forse non lo saranno a meno che qualche eccezionale documento finora inesplorato non ci chiarisca i punti oscuri.

 

(b) Pag. 286. – A noi possono far meraviglia gli atteggiamenti dei cristiani di quei tempi, da una parte ribelli al Papa e dall’altra fedeli alle celebrazioni liturgiche e forse anche convintamente devoti: bisogna tener conto della difficoltà di informazione esatta di quei tempi ed anche della confusione fra fede e politica che vigeva, a causa di un legame di fatto fra le due sfere. Pare giusto leggere queste vicende con atteggiamento di comprensione delle difficoltà di quei tempi più che con la pretesa di pronunciar sentenze.

 

(c) Pag. 289. – Il vescovo Bernardo secondo documenti riferiti dal Simeoni risulta eletto già dal 1119. Cfr. L. SIMEONI, Documenti e note sull’età precomunale e comunale di Verona, in Studi Storici Veronesi L. Simeoni. voI. VIII-IX, pag. 76.

 

 

 

Fonte:  srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CH

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