Dic 12 2013

CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE GIOVANNI BATTISTA PIGHI

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CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE

 

GIOVANNI BATTISTA PIGHI

 

VOLUME I

 

Ristampa a cura del periodico «Il Semimario»

 

Verona 1980

 

 

autorizzazioni

 

 

Si autorizza il periodico « IL SEMINARIO» a procedere alla ristampa di « CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE» del canonico G.B. Pighi.

 

Verona, dalla Curia vescovile, 20 febbraio 1980.

 

Don Tiziano Bonomi, Cancelliere.

 

L’opera « CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE» del canonico G.B. Pighi venne pubblicata la prima volta a puntate mensili in « Bollettino ecclesiastico veronese» fra il 1914 ed il 1926.

 

Viene qui ridata a stampa a cura del periodico  «IL SEMINARIO», via Seminario 8, 37129 VERONA, telefono (045) 31854.

 

Lavorazione tipografica a cura di « STIMMGRAF »  via G. Mameli 73, 37124 Verona, tel. (045) 44932

 

AVVERTENZA

 

Il testo pubblicato è fedelmente quello curato a suo tempo dallo stesso autore, di cui si conservano le divisioni, titoli, sommari e la dizione. Le note contrassegnate con numeri 1, 2 … sono dell’autore.  Piccoli cenni di annotazione aggiunti in questa ristampa sono contrassegnati con lettere alfabetiche (a), (b) … e poi richiamati a fine di capitolo. Per ragioni comprensibili si è proceduto spesso alla sostituzione di iniziali maiuscole con le rispettive minuscole. Al termine di ogni volume è prevista un’appendice con elenco di quanto giovi ad una rapida consultazione dell’opera.

 

 

 

PRESENTAZIONE

 

Una ristampa? Sì, la ristampa dei CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE del canonico Giovanni Battista Pighi.

 

Ristampa e ristrutturazione in volumi.

 

L’opera del Pighi era apparsa a suo tempo in brevi puntate all’interno di un periodico e perciò rimase poi inevitabilmente dispersa in grande numero di fascicoli, lungo un arco di tempo d’una dozzina d’anni.

 

Ora tutto consiste nell’accostarsi ad un angolo di vecchio scaffale, estrarre dall’ombra le pagine, irrorarle di un sorso d’inchiostro e ricomporle a foggia di libro.

 

Questa iniziativa non comporta meriti particolari, non si propone di colmare lacune, non si chiede neppure se l’operazione sarà una trasfusione di vitalità.  C’è infatti nelle cose un certo diritto che va rispettato, il diritto a nascere, ad eclissarsi ed anche a morire; san Zeno suggerirebbe, a questo proposito, la sua deliziosa similitudine del sole, che non tollera interferenze, tanto che « gli si toglierebbe il rinascere, se gli si impedisse il tramonto ».

 

Un gesto, dunque, di semplicità e d’affetto, per spingere fino all’umile lido umano delle cose concrete e reali un timido e diffuso desiderio che da tempo vagava sulle acque del desiderio.

 

Ma da dove è venuto il primo suggerimento? E’ difficile dire. Forse dalla crescente difficoltà di rintracciare copie, del resto sempre più rare e sbiadite, di quest’unica e fino ad oggi insuperata storia religiosa di Verona; forse dal piacevole ricordo d’avere spesso trovato, finalmente e solo nel Pighi, quanto si andò cercando da studenti o da amici di  studenti.

 

Ma è difficile dire. Le idee, insegna Platone,  vengono da lontano, miti e silenziose messaggere di orizzonti sconfinati, e per questo rivestite d’un velo di bellezza. Te le trovi sul davanzale dell’anima al mattino, talora in una data che per te ha valore di segno, e tu così le lasci entrare.

 

Poi, anche, ti viene da arrossire, come per una fanciullesca temerarietà. Allora ti volgi attorno, con smarrito sguardo interrogativo. E appena avverti la carezza di una parola amica, d’incoraggiamento, di quelle parole sincere che hanno fragranza di opera buona, subito ti convinci che è tempo di provare.

 

Un grazie a quanti con schiettezza hanno consigliato di provare. Il che è molto agevolato dall’aiuto competente e indispensabile di don Angelo Orlandi.

 

Nascono di solito appunto così le cose, da minuscoli germi, a cui non manchi un gioioso alito di amore.

Ristampare quest’opera e avviarla immediatamente ad una notevole diffusione capillare è adesso facilitato dalle prestazioni de IL SEMINARIO. Pur relegata a livello senza pretese e limitata a tenue bisbiglio bimestrale, questa rivistina si offre come veicolo e, in più, ha il vantaggio di trovarsi ad operare nell’ambiente medesimo in cui il Pighi propose a lungo dalla cattedra il suo multiforme insegnamento.

 

Giovanni Battista Pighi, che fu poi «prelato domestico di Sua Santità », arcidiacono del Capitolo della cattedrale di Verona e per dieci anni vicario generale fino alla morte del cardinale Bartolomeo Bacilieri (1923), era nato nella periferia veronese, a Quinzano, il 14 gennaio 1847. Consacrato prete a Trento il 3 settembre 1871, fu poi per un quarantennio insegnante di sacra liturgia, di storia ecclesiastica e di teologia morale nel nostro seminario.

 

Nel 1902 vedevano la luce a Verona, in tre volumi, le sue «Institutiones historiae ecclesiasticae », a cui seguivano fra il 1910 ed il 1911 i quattro volumi del « Cursus theologiae moralis », La prima di tali opere meritava all’autore l’invito da parte di papa Pio X ad occupare la cattedra di storia ecclesiastica presso l’università romana del Laterano. Il Pighi peraltro declinò l’onerosa e onorifica proposta, che fu in vece sua accettata, seppure senza eccessivo successo, dal veronese Giuseppe Crosatti.

 

Nel 1914 su BOLLETTINO ECCLESIASTICO VERONESE, organo ufficiale della curia, cominciava per iniziativa personale del Pighi la pubblicazione dei CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, pubblicazione che proseguì poi a puntate per ben dodici anni. Il dimesso titolo di CENNI ovviamente risultò ben presto riduttivo e inadeguato rispetto alla mole e al valore dell’opera; ma fu sempre mantenuto invariato. E tale si conserva anche nella presente ristampa.

 

Nel febbraio 1926 il Pighi cadeva gravemente ammalato. Di quella circostanza mons. Angelo Marini ricorda un episodio significativo.  L’allora mons. Giuseppe Venturi (1874-1946), poi arcivescovo di Chieti, si era recato al capezzate dell’infermo i due  abitavano quasi porta a porta nei pressi di santa Chiara per amministrare il sacramento della «estrema unzione», come si diceva a quel tempo,  Mons. Venturi stava recitando le preghiere del rito; ad un certo punto il Pighi ebbe un sussulto, fece cenno al ministrante di avvicinarsi e gli osservò con voce fioca che una recente istruzione pontificia aveva introdotto una variazione nelle formule! Questo dice quale senso di rettitudine e scrupolosa diligenza quell’uomo coltivava nel cuore; e per noi cresce la fiducia nello storiografo.

 

Il sant’uomo si spense il 23 febbraio di quel 1926.

 

Dopo la morte dell’autore apparvero ancora alcune puntate dei CENNI STORICI, fino al novembre 1926, e sempre a firma di lui.  Ultimo argomento trattato dal Pighi fu una discutibile circolare del 18 novembre 1788, con cui il vescovo di Verona mons. Giovanni Morosini sconsigliava la pratica del mese di maggio.

 

Al Pighi, anche nel campo della storia ecclesiastica veronese, subentrò mons. Angelo Grazioli (1883-1956) e così il BOLLETTINO ECCLESIASTICO, a cominciare dall’aprile 1927,  potè ospitare nuovi brani di CENNI STORICI.  Primo argomento affrontato, in questa continuazione, fu l’arrivo a Verona di papa Pio VI reduce da una visita alla corte di Vienna (anno 1782).

 

In quello che il linguaggio tecnico denomina «cappello », il Grazioli premetteva un’avvertenza: il proseguimento dell’opera del Pighi era possibile grazie alla copiosa messe di «ricerche pazienti, di note, e di citazioni di fonti» lasciate dallo scomparso, il quale più volte aveva espresso il desiderio che la sua fatica fosse portata avanti fino agli avvenimenti del secolo XIX. Da parte sua il Grazioli assicurava i lettori che, sia per realizzare un’opera omogenea, sia per rispetto all’esimio maestro, tutto sarebbe proceduto in modo da attuare una specie di opera postuma dello stesso Pighi.

 

Ed  ora siamo qui, con tutte, quelle pagine fra le mani.  Precisiamo: non è uno svaporato senso di archeologismo che ci spinga a dissotterrare decomposti blasoni di gloria o a rinverdire sopiti anatemi di esecrazione.  La  storia non è mai tutta e solo una distesa di lapidi cimiteriali. Un fiume in cui ci si  rispecchia e ristora; sprigiona pur sempre un’attualità genuina, anche se fluisca da millenni e giunga da lontano. E il fragile ramo sgorgato dal granello di senape,  a cui il Signore ha innestato la somiglianza con il regno, parla pur sempre di vita e di riposo anche agli smarriti uccelli che vi si afferrano a stagione avanzata.

 

Potrà succedere che il lavoro del Pighi sia accolto ai nostri giorni con accresciuto favore, rispetto all’epoca della sua prima comparsa? Non sappiamo gli umori di allora; è però spontaneo il sospetto che la prima guerra mondiale, il suo dopoguerra e l’impietosa legge secondo cui la presenza di una persona le fa perdere pregio [« minuit praesentia famam ») non abbiano creato un clima del tutto ideale per una valutazione tempestiva e serena.  Oggi, chissà!  Si potrebbe invocare l’altra impietosa legge della «maior e longinquo reverentia », e cioè che il rispetto è in proporzione diretta con le distanze; e si potrebbero tentare pronostici in base ad un diffuso interesse odierno per certi studi e ricerche, congeniali ad un’epoca la quale, pure di evadere, sa avventurarsi a simpatizzare in ogni direzione, anche a ritroso nel tempo.

 

Ma è più semplice non abbandonarsi a previsioni.

 

Piuttosto, un augurio; naturalmente alla fatica del Pighi. Glielo esprimiamo dirottandogli incontro una trovata poetica che viene attribuita al veronese Catullo: domani l’amino anche coloro che non l’amarono mai, e chi già l’amò l’ami anche domani!

 

E’ tutto? Non ancora.

 

Questa ristampa non salda, non riduce, neppure scalfisce un debito pesante che la classe colta veronese ha da sempre con la propria terra.

 

Verona,  che gli autori da L. Duchesne nel secolo scorso a M. Andriani nel presente continuano ad elencare nella mezza dozzina delle più antiche diocesi dell’alta Italia, non ha ancora una sua storia nel senso tecnico del termine.  Il lavoro stesso del nostro Pighi risente inesorabilmente della sorte comune agli elaboratori umani, per cui « nessuno nasce senza difetti e si può considerare perfetto chi meno ne ha » (vitiis nemo sine nascitur, optimus qui minimis urgetur). Questi CENNI STORICI si presentano, sì, come un natante sostanzialmente solido, che resiste, ma non consente  ormai più che una navigazione da piccolo cabotaggio. Un assedio di fatti, di dati, di studi e una marea di apporti bibliografici fanno ressa alle porte di ogni capitolo e chiedono di irrompere.

 

Un giorno Verona cristiana verrà finalmente ricuperata ad una sua immagine storica autentica e documentata; finora Verona e tale sua immagine fanno pensare a due isolette di cui parla un altro veronese, l’Aleardi: due isolette che «si guardan sempre e non si toccan mai».

 

Verrà il giorno?

 

Prima del Pighi, centocinquant’anni fa, aveva tenacemente vagheggiato una mole di sette volumi di storia religiosa veronese don Giulio Sommacampagna arciprete di san Michele Extra; ma il tentativo si arrestò a stagione di manoscritto. Poi venne il Pighi. Poi, in tempi a noi vicini, nei nostri anni Cinquanta, si presero le misure per una soluzione completa e definitiva da realizzarsi in collaborazione, ad opera di un manipolo di studiosi; l’asse del gruppo cominciava a ruotare fra due poli,  mons. Pietro Albrigi (1892-1965) e don Silvio Tonolli (1931-1968); ma il primo, il vero trascinatore, cadeva per un tramonto troppo precoce, e il secondo, una fiammeggiante speranza, si spegneva poco dopo l’alba. Ed i fili del generoso ordito tornavano ad afflosciarsi disarticolati sul fondo dei cassetti.

 

Tornerà a riaffacciarsi quel giorno?

 

Lasciamo in vita la speranza, e l’arte di allevarla, che è la pazienza. E andiamocene a predica da san Zeno, di cui, secondo una opinione non priva di fondamento, cade nel corrente 1980 il XVII centenario della morte. In un suo celebre tractatus ai frettolosi del suo tempo egli spiegava: «Tutte le virtù devono ancorarsi nel porto della pazienza, senza della quale nulla si può ascoltare, comprendere, imparare o insegnare. Senza i suoi precetti e il suo freno non può reggersi né la speranza, né la fede, né la giustizia, insomma nessuna arte e nessuna virtù “.

 

Mano dunque ai freni e fermiamoci qui. Anche perché attorno già urgono i preliminari per il trasbordo  nel Duemila.

 

E una storia completa e perfetta del cristianesimo a Verona? «Maneat nostros ea cura nepotes ». Noi raccattiamo gli sparsi capitoli del Pighi.

 

Tra i bagagli, un posto per loro c’è ancora davvero.

 

Puegnago, 31 gennaio 1980.

 

FRANCO ALBORALI

 

Fonte: da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE  volume I   PRESENTAZIONE

 

 

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