Giu 04 2012

SISMOGRAFO LESSINIA EST: VERONA “TREMA”

Category: Geografia e ambiente,Natura e scienzagiorgio @ 22:48

Verona 4 giugno 2012  ore  23,50

Guardando il  sismografo della Lessinia est, Verona sta da un paio di ore un po’ “tremando”.

Sperem  bem

http://www.crs.inogs.it/antelope/plot/MARN.jpg


Giu 03 2012

DOMENICA 3 GIUGNO 2012 TERREMOTO IN EMILIA: LA TERRA CONTINUA A TREMARE. 
NUOVA FORTE SCOSSA DI MAGNITUDO 5.1 ALLE ORE 19.20 (21.20 ORE LOCALI)

Category: Geografia e ambiente,Natura e scienzagiorgio @ 22:17

Il sisma avvertito in molte regioni del Nord, crolli a Finale e Novi. Non ci sarebbero feriti

L’epicentro è stato registrato vicino a Novi, tra i comuni di Concordia e San Possidonio, nel Modenese, a una profondità di 9.2 chilometri. Dopo la scossa sono stati registrati una sequenza di scosse minori di assestamento.


Giu 03 2012

TERREMOTI NORD ITALIA. C’È UNA “BOMBA” SISMICA SOTTO IL MONTELLO: FAGLIE 
ATTIVE, È LA ZONA A PIÙ ALTO RISCHIO SISMICO

Category: Geografia e ambiente,Natura e scienzagiorgio @ 12:05

Il Trevigiano è da sempre soggetto a questi fenomeni (usatoday.com)

L’allarme dei geologi: sulla pedemontana potrebbe verificarsi
un terremoto fino ai 7 gradi Richter, in pianura fino ai 5.1 gradi

TREVISO – E adesso? Ci saranno altre scosse? E l’epicentro potrà spostarsi anche verso il Veneto? Sono racchiuse in queste domande, senza risposte certe, le preoccupazioni dei trevigiani ingigantite dai terremoti che nelle ultime settimane hanno devastato l’Emilia.

In realtà la Marca a rischio sismico lo è da sempre. Lo sa bene Giovanni Toffolon, geologo di Motta che da anni lavora come consulente per la Protezione civile e per i Comuni impegnati nella pianificazione territoriale.

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ATTIVE, È LA ZONA A PIÙ ALTO RISCHIO SISMICO”


Mag 31 2012

TERREMOTO/ SALVATORE BARBA, SISMOLOGO INGV: “PLACCA ADRIATICA CONTRO LE ALPI, ALLARME NON ASCOLTATO”

Category: Geografia e ambiente,Natura e scienzagiorgio @ 06:56

Il  terremoto che verrà

“Almeno dal 2009 la Pianura Padana era stata indicata come una delle regioni più a rischio d’Italia. Servono prevenzione e corretta comunicazione”

“Sotto la Pianura Padana ci sono faglie note, che sono lì da centinaia di migliaia di anni e che si spostano. Le carte sismiche già indicavano il rischio, ma nessuno lo ha ascoltato finché non è successa la tragedia. Serve più attenzione sui rischi naturali”. Così Salvatore Barba, sismologo dell’Ingv, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, spiega ad Affaritaliani.it le dinamiche del sisma infinito che ha colpito l’Emilia Romagna.

Che cosa sta succedendo sotto la Pianura Padana?

“Ci sono faglie note, che sono lì da centinaia di migliaia di anni, che si muovono verso nord. E’ l’Appennino che si sposta, creando faglie compressive sotto la pianura. Altre faglie si trovano anche al piede delle Alpi, e queste si spostano invece verso sud. Di faglie sotto i sedimenti padani ce ne sono diverse, centinaia di chilometri. Questi terremoti avvengono perché c’è sforzo nella crosta attorno ad esse”.

Come è posizionata la placca adriatica?

“C’è un lembo che parte dal Friuli, passa dal lago di Garda e prosegue sotto la Lombardia, scende sotto l’Appennino e sotto Liguria, continua lungo la dorsale ferrarese e arriva al mare ad Ancona. Infine scende verso la Puglia. Tutte le zone intorno a questa faglia sono sismiche, con terremoti possibili sia dal lato tirrenico che da quello adriatico. Questa placca spinge verso nord e va a collidere con le Alpi”.

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Mag 29 2012

TERREMOTO EMILIA: ESCALATION SISMICA SENZA PRECEDENTI!

Category: Geografia e ambiente,Natura e scienzagiorgio @ 21:15

Verona:  la pendola fermata dal sisma  alle ore 9.00

 

Verona 29 maggio 2012:  sveglia con il terremoto

Dalle ore  9.00, del 29 maggio  una violento terremoto di 5.8 scala Richter  con epicentro Mirandola, ha riaperto un violento sciame sismico in Emila.  Sembra che si sia attivato un nuove fronte di faglie instabili.

 La sequenza sismica

 

– Alle ore 09:00 circa terremoto magnitudo 5,8 Scala Richter

Epicento: Medolla – profondità: 10km circa

– Alle ore 12:56 terremoto magnitudo 5,4 S.Richter

Epicentro: S.Possidonio vicino Mirandola

– Alle ore 13:00 circa terremoto magnitudo 5,2 S.Richter

Epicentro: Tra Novi e S.Possidonio

– Alle ore 16:39 t. magnitudo 3,9-4,0 S.Richter

Epicentro: Nei pressi di Alberica – profondità: 20km circa

– Alle ore 17:31 t. magnitudo 4,7 Scala Richter

Epicentro: 2,5km da San Benedetto Po – Profondita’ 2 km.

La scossa avvertita distintamente in tutta la regione.


Mag 27 2012

IL SISMA EMILIANO ERA PREVEDIBILE. ATTENTI ALLE ANOMALIE AL SUD: PREVISTO TERREMOTO CATASTROFICO AL SUD ITALIA ? INTERVISTA AD ALESSANDRO MARTELLI

Category: Geografia e ambiente,Natura e scienzagiorgio @ 12:27

Il terremoto che ha colpito domenica 20 Maggio l’Emilia Romagna e ucciso 7 persone era prevedibile per una serie di anomalie analizzate. Lo rivela un‘intervista fatta al professore Alessandro Martelli, Direttore del Centro Enea di Bologna. L’ingegnere sismico, apprezzato esperto di fama nazionale e non solo, rivela un rischio ulteriore molto più grave che potrebbe adesso colpire il sud

 

Direttore, era prevedibile il terremoto in Emilia? Ci sono state analisi precedenti?

Si, era stato previsto. Ci sono dei “cosiddetti” strumenti di previsione che sono fatti in diversi Paesi, in Italia li fa l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e l’Università di Trieste. In base al verificarsi di possibili anomalie nelle tre zone italiane, nord, centro e sud vengono emessi degli allarmi. E’ un po’ come misurare la temperatura corporea e vedere se hai la febbre.

E sono stati emessi allarmi?

Si, in marzo è stato diramato un allarme per la zona nord perché era stato stimato un movimento del terreno di magnitudo maggiore del 5,4. C’erano notevoli probabilità che a nord sarebbe arrivato un terremoto. La regione allarmata era questa anche perché c’erano stati terremoti vicini, nel Garda, nel veronese, poi a Parma. L’algoritmo dell’analisi mostrava che era fortemente probabile.

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Mag 20 2012

TERREMOTO NORME DI COMPORTAMENTO: COSA FARE PRIMA, DURANTE, E DOPO L’EVENTO (PIANO DI EMERGENZA FAMILIARE)

Category: Geografia e ambientegiorgio @ 21:28

Assieme ai tuoi familiari discuti sulla possibilità che si verifichi un terremoto, soprattutto con i più piccoli.

Immagina che il terremoto si verifichi in una qualsiasi ora della giornata, prendi nota dei luoghi in cui si troverebbero i vari componenti della famiglia.

Scegli in ogni stanza punti sicuri in cui rifugiarsi. I posti migliori sono sotto gli architravi, sotto mobili robusti come il tavolo, il letto, ecc.; oppure in alternativa contro il muro in un angolo, lontano comunque da librerie, pensili, finestre, specchi ecc..

Prova a ripararti in ognuno di questi posti immaginando che tutto scuota per almeno 10 secondi. Insisti soprattutto con i bambini, che provino, giocando, tutte le posizioni sotto il tavolo, sotto il letto, ecc..

Elimina o sposta in basso gli oggetti pesanti (vasi, statue) posti su armadi o pensili. Fissa opportunamente alle pareti mobili alti e pesanti. Colloca in zona centrale dell’appartamento, una lampada di illuminazione di emergenza facilmente raggiungibile.

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Mag 20 2012

TERREMOTO IN PADANIA: ORE 4,05 FORTE SCOSSA IN EMILIA.

Category: Geografia e ambiente,Natura e scienzagiorgio @ 10:16

 

Grafico dell’osservatorio sismico della Lessinia

E’ stata una notte di paura in Padania.  Un sisma di magnitudo 5.9, verificatosi alle 4,05 del mattino, L’epicentro e’ stato localizzato a 36 km a nord di Bologna,

Giorno: 20-maggio2012

Ora internazionale U.T.C: 02:03:53

Longitudine: 44.81

Longitudine: 11.21

magnitudine: 5.9

Profondità: 10.1

 

 


Dic 02 2009

Il Ponte di Veja

Category: Geografia e ambiente,Lessiniagiorgio @ 01:13

ponte-di-veja.1024

Verona;  Sant’Anna d’Alfaedo:   Ponte di Veja

Visto che per il blog ho usato  il nome Veja,  andiamo a rendere omaggio all’originale:  «Il meraviglioso Ponte naturale di  Veja».

Ho scelto quel nome,  non solo per richiamare alla memoria quella meraviglia naturale della Lessinia,  ma per serbar il ricordo dell’antichissimo significato di «Veja»,  cioé guardia.      Il ponte della guardia.

Ancor oggi se ne ritrova la sua etimologia nel  nostro dialetto veronese nel termine di  “svejarse” al mattino,  o nell’aggettivo “sveja” detto a persone un po’ “intontolite”,    perché stiano più attente,  ma anche in portoghese, che vuol dire guardia, guardare, vedere.

Il Ponte di Veja, questa interessantissima località, merita sicuramente una visita. È il  più importante monumento geologico della Lessinia,  il più rappresentativo fra tutti i fenomeni geologici .

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Apr 23 2009

Meteorologia storica comasca

Category: Geografia e ambiente,Storia e dintornigiorgio @ 14:49

 

Il tempo e i fenomeni meteorologici in territorio comasco negli scritti degli storici.

 Ricerca di Furio Ricci

Corriere di Como il 23 Aprile 2009

 

Historiae Patriae – Libri Duo di Benedetto Giovio

 

Terremoti e maremoti

 

Anno Domini millesimo centesimo decimo septimo, tertio nonas ianuarias ingenti terremotu urbs consussa est, nec usquam tasm magnus ab secculi illius mortalibus audistus fuerat, non aleve futuri belli calamitatisque portentum; cum praesertim praerter naturae ordinem factum videretur. Num physici docente vere et autumno terremotus fieri consuvisse.

 

L’anno 1117, 3 gennaio, la città fu scossa da tal terremoto che il maggiore non si era sentito mai da persona viva in quel secolo, presagio non lieve della prossima guerra e calamità, principalmente perché parvi fuori dall’ordinario, in quanto, a giudizio dei fisici, i terremoti sono usi avvenire di primavera e d’autunno

 

Biennio pos, Larius e alii vicini lacus aestivo tempore tremuerunt. Idem quoque larus absque ventorum impulsus in siccum viginti cubitis excurrit et per vices refluebat

 

Due anni dopo (1255), d’estate, il Lario e gli altri laghi vicini ebbero scosse di terremoto, e lo stesso Lario, senza colpo di vento, con un flusso e riflusso lasciava in secco la spiaggia per venti braccia.

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Apr 11 2009

L’Aquila: città sismica; Verona anche

 

La rete Sismica Nazionale dell’INGV ha registrato il terremoto  dell’Aquila, del 06 aprile 2009, di Magnitudo Richter 5.8.  Un evento che è  riuscito a demolire mezza città e renderne inagibile il resto. Una città  da sempre inserita in zona ad alto rischio sismico e  pertanto  soggetta a severe  restrizioni  edilizie per far dormire  “sogni tranquilli” ai suoi cittadini, ( si fa per dire, visti i risultati).

Se volgo invece lo sguardo alla mia Verona,  forse egoisticamente mi posso considerare più  fortunato nell’abitare in una città considerata a basso rischio sismico,  e  pertanto felice di dormire  sempre “sogni tranquilli”,  forse… anzi… non proprio.

Se guardo  una mappa sismica e cronologica degli eventi sismici, vedo che la situazione non è per niente idilliaca,  anzi è molto preoccupante.

Prendiamo in considerazione questo schema sismotettonico dell’area compresa tra la pianura veronese e la Val Venosta, dove sono riportate le principali strutture definite attive durante il Quaternario e la distribuzione degli eventi sismici (rappresentata dal loro volume focale, ovvero proporzionalmente alla loro energia) e modificata da Camassi e Stucchi (1997) per il periodo 1000-1980 e dalle registrazioni della rete sismometrica del Trentino-Alto Adige per il periodo 1982-1997 (Provincia Autonoma di Trento), si  vede subito che la città di Verona, e la sua provincia, è stata interessata  in passato da terremoti d’intensità Magnitudo Richter variabile  da 5.5 a 5.9  e con un terremoto, a Verona, stimato in un  valore di Magnitudo Richter  6.4:  valore molto più elevato di quello dell’Aquila.

Questi dati fanno immediatamente inserire Verona in una zona ad alto rischio sismico con tutte le relative conseguenze e, soprattutto, nel recepire  le normative per le zone sismiche.

Lo so, questo non farà  dormire sonni tranquilli ai costruttori edili e li pone  in un grave stato “d’ansia depressiva” per “possibili” mancati guadagni, d’altronde sono personaggi che hanno una capacità imprenditoriale da caterpillar, riuscendo   a spianare elevatissimi  valori ambientali e morali. 

Attualmente purtroppo, in Verona città, nessuna normativa obbliga a costruire  abitazioni con coefficienti edilizi tali da rendere le abitazione resistenti a terremoti  di  quella forza… e… anche d’intensità minore. 

Nella speranza che i nostri amministratori siano sensibili  a questo problema, anche se personalmente ci credo poco: notoriamente sono più sensibili ad altri quesiti, soprattutto di valore pecuniario, si spera che un barlume di saggezza scappi dalla loro mente  e provveda a  colmare   questa gravissima lacuna. 

Disgraziatamente mi torna alle mente una frase percepita anni fa in occasione di un altro sima:  “ I terremoti servono per  ricostruire”. E  i morti?  “Sono danni  collaterali…”.


Apr 08 2009

Porta a porta/ Giuliani ad Affari italiani: Boschi era in difetto, ha riattaccato il telefono…

Enzo Boschi

Mercoledí 08.04.2009 10:21

 

Boschi ha riappeso il telefono perché Vespa sapeva la verità, ovvero che era falso quello che avevano armato nei miei confronti”. All’indomani di Porta a Porta, che ha visto un confronto poi interrotto con il presidente dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia,Giampaolo Giuliani si sfoga a tutto campo con il quotidiano online Affaritaliani.it. Il tecnico che aveva previsto il terremoto a L’Aquila afferma: “Ho contestato a Boschi che era falso quello che ha detto il sindaco (di Sulmona, ndr). O lui ha capito male o il sindaco era un bugiardo. Perché io ho detto esattamente il contrario di ciò che lui ha dichiarato”.

Ovvero?
”Io ho detto alle 15 e 30 al sindaco che poteva rassicurare tutti perché fino alla mezzanotte non ci sarebbero state scosse, neanche di assestamento. Avrei continuato a monitorare la situazione e se avessi trovato qualcosa di pregiudizievole li avrei chiamati io stesso. Dalle 15 e 30 non li ho più chiamati perché stavo controllando invece la situazione che andava crescendo a L’Aquila, dove ci sarebbe stato il giorno dopo il sisma di quarto grado. Quindi ho detto loro: ‘Non vi preoccupate, se dovessi vedere delle anomalie vi richiamo io. Ma rassicurate la popolazione, possono rientrare alle case perché fino alla mezzanotte non ci saranno a Sulmona altri eventi’. Così come è stato. Come si fa da queste parole – ‘non ci saranno altri eventi, rassicurate la popolazione’ – a dire ci sarà un evento catastrofico?”.

E Vespa sapeva come sono andate le cose?
”Vespa la sapeva la verità. E’ stato Boschi a mettere giù il telefono”.

Perché non voleva il confronto?
”No, perché sono stati smascherati. Qualcuno ha detto al sindaco di denunciarmi per procurato allarme”.

Chi è stato?
”E secondo lei chi è stato? Tutti quanti mi hanno telefonato per dirmi ‘abbiamo capito come stanno le cose’. Non mi faccia dire altro… Già ho un avviso di garanzia, che sono convinto che dopo la trasmissione di ieri sera sarà ritirato e spero che non sarà nemmeno presentato. Comunque, se la cosa dovesse andare avanti, il mio avvocato li denuncerà per falso, per ricatto, per tutto. Ci sono anche testimoni”.

Cioè?
”Un testimone della Commissione Grandi Rischi mi ha confermato che ha ascoltato ciò che avrebbero dovuto fare nei miei confronti. E il mio avvocato tirerà in ballo tutte quelle persone di cui siamo a conoscenza che hanno tirato su questa cosa. Non mi faccia dire cose però che mi si possano…”.

Quindi Vespa non ha interroto il confronto?
”No, gli ha riappeso in faccia il telefono, Boschi a Vespa. Così è andata”.

E il ministro La Russa (presente in studio)?
”Prima cercava di mantenere un equilibrio tra i ricercatori e me, dopo si è reso conto anche lui, perché non è uno stupido, di come effettivamente stavano le cose”.

Quindi il ministro della Difesa è d’accordo con lei?
”Non me lo faccia dire a me, io sono stanco… sono tre giorni che non dormo. Mi hanno telefonato tutti, anche tantissime persone che hanno seguito la trasmissione e mi hanno chiesto scusa a nome loro”.

A nome di Boschi?
”A nome di Boschi, di Bertolaso e di tutti quelli che hanno parlato contro di me. Non solo. La Caen di Viareggio è al corrente di tutto, mi hanno supportato fino a quando non sono stati messi in condizione di abbandonarmi perché sapevano che la nostra scoperta era valida”.

 

Fonte: Affari italiani.it


Apr 08 2009

TERREMOTO: AMBROSIO (INFN), GIAMPAOLO GIULIANI HA RAGIONE SU GAS RADON

Conosco bene Giampaolo Giuliani perche’ ho lavorato quattro anni con lui. Negli ultimi tempi ci siamo scambiati dati sulla possibile correlazione terremoti-emissioni di gas Radon. Nei laboratori del Gran Sasso c’e’ un interferometro laser che registra gli spostamenti della roccia perche’ il laboratorio e’ attraversato da una faglia sismica: questa e’ una cosa nota. 

Lo afferma Michelangelo Ambrosio, Dirigente Ricerca Infn (Istituto Fisica Nucleare) di Napoli, in una lettera all’associazione ‘Giuseppe Dossetti’ in cui nota “trascurare con superficialita’ le applicazioni di nuove tecnologie solo perche’ proposte  da ricercatori non appartenenti allo establishment preposto a tale funzione e’ una negligenza criminale di cui oggi paghiamo le conseguenze”

Insomma, una conferma della teoria di previsione del terremoto di Giampaolo Giuliani. “Le tragiche sequenze di queste ore del terremoto in Abruzzo rendono piu’ che mai attuali le indicazioni degli scienziati – si aggiunge nella nota – che compiono studi di vulcanologia come il Dott. Giuliani tecnico e ricercatore del laboratorio di fisica del Gran Sasso”. Quindi a supporto della tesi Giuliani c’e’ l’intervento ora di Ambrosio dell’Infn di Napoli e del responsabile dell’Osservatorio per la Tutela e lo Sviluppo dei Diritti dell’Associazione, “Giuseppe Dossetti”, Corrado Stillo. 

“Chiediamo che quanto prima si apra un serio dibattito sul perche’ studi di previsione ricercatori italiani sulla possibile previsione di terremoti non sono presi in considerazione. Non e’ l’ora delle polemiche ma e’ opportuno che in un Paese sismico come il nostro – sostiene Stillo – gli studi sulle previsioni basate sull’emissione di gas radon siano valutate come avviene in altri Paesi, tra cui il Giappone, dove da tempo i dati sul radon vengono presi ed analizzati dagli esperti”.

 

Fonte: La Repubblica.it del  7 aprile 2009


Apr 06 2009

Terremoto a L’ Aquila: Giampaolo Giuliani, l’uomo che annunciò la scossa devastante

 

Giampaolo Giuliani sostiene ormai da molti anni di aver elaborato un metodo in grado di prevedere l’arrivo degli eventi sismici. E oggi il suo allarme, lanciato esattamente una settimana fa, risulta tragicamente premonitore.

Domenica scorsa, dopo la prima scossa di terremoto che ha avuto come epicentro la zona di Sulmona l’uomo avrebbe telefonato prima al commissariato del capoluogo peligno e poi alla polizia municipale sostenendo che nel pomeriggio ci sarebbe stata una scossa di una intensità superiore alla precedente, creando allarmismi tra la popolazione.

La notizia indusse il sindaco di Sulmona, Fabio Federico, a un rientro precipitoso da Roma dove stava partecipando al congresso fondativo del Pdl. Lo stesso sindaco aveva poi parlato telefonicamente con il tecnico ricevendo la conferma dell’alta probabilità che nella stessa serata la Valle Peligna sarebbe stata interessata dal sisma. 

Nel frattempo sulla vicenda è intervenuto anche il direttore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso, Eugenio Coccia: «I Laboratori del Gran Sasso non si occupano di ricerca sui terremoti e il tecnico non è un nostro dipendente, che frequenta la nostra struttura scientifica in quanto il suo istituto, l’istituto nazionale di Astrofisica di Torino, collabora in uno dei nostri esperimenti sui neutrini. Nessuna ricerca è in atto nella nostra struttura sulla previsione dei terremoti».

Sta di fatto che da diversi giorni si registrano segnalazioni in merito a notizie diffuse da qualcuno su presunte nuove scosse. E da più parti si moltiplicano anche gli avvisi alla calma e ala tranquillità perché nessuno può prevedere scosse future. Così anche Bertolaso ha oggi minacciato denunce a chi avesse diffuso notizie infondate e alimentato il panico ingiustificato.

 

Fonte: http://www.primadanoi.it/ del 06/04/2009 6.24


Mar 07 2009

La notte più bella della mia vita.

Quel mattino del 13 agosto 1994 ci svegliammo presto al bivacco Slataper, a mt. 2610, sotto la vetta del Sorapiss (mt. 3205), raggiunta la sera prima. 

Le prime luci dell’alba facevano a malapena intravedere le sagome scure delle pareti circostanti. 

Subito un occhiata al tempo, qualche stella ancora resisteva al giorno nascente. Verso SO si notavano delle nubi lenticolari, segno che con l’arrivo di venti da SO in quota, qualcosa si stava preparando. 

Dovevamo scendere per circa 1000 mt. per il rifugio S. Marco e poi risalire di altri 1500 per raggiungere la nostra meta prefissata per la sera, pernottare, sotto la cima dell’Antelao mt. 3268, al bivacco Cosi (il più alto delle Dolomiti a mt. 3111).

Arrotolati in fretta i sacchi a pelo, e fatta colazione con latte condensato e gallette, rivolgemmo insieme un breve ringraziamento al Padre che ci stava regalando ancora una meravigliosa giornata da vivere intensamente. 

Partimmo quando già il sole nascente illuminava con i primi raggi, le vette più alte, regalandoci una meravigliosa “enrosadira”; termine usato in dolomiti per descrivere il bellissimo colore che tinge le rocce di dolomia al primo ed ultimo sole della giornata. Il tempo man mano si guastava. Alle nubi orografiche, che di solito si formano da mezzogiorno in poi per la condensazione dell’aria umida riscaldata dal sole sui versanti esposti con vere e proprie correnti ascensionali, si aggiungevano degli strati da SO poco rassicuranti.  Ma nel complesso il tempo si manteneva discreto. Solo un “patito” di meteo andava annotando, con preoccupazione, quei segni premonitori. 

Sollecitavo i miei tre compagni a mantenere alta l’andatura per arrivare in anticipo al bivacco. Per due ragioni: una per trovarlo libero e potervici dormire, seconda, per arrivare prima del temuto peggioramento. 

I bivacchi sono strutture di alta quota, per alpinisti o escursionisti, e sono senza custode. Consistono in un vano di legno 2 per 3 mt. coperto da lamiera dipinta di rosso. All’interno in così poco posto, ben 9 “posti letto”, ricavati in tre serie da 3 a castello, su tre lati escluso, quello della porta. L’arredo: uno sgabello, 2 o 3 candele, un badile, e qualche scatoletta alimentare per le emergenze. 

Dopo il rifugio S. Marco, saliamo al Galassi,  a mt. 2020. Il tempo peggiorava sensibilmente le nubi arrivavano da tutte le parti, ed in breve ci trovammo  nella nebbia,  qualche goccia cominciò  a cadere. Ci consultammo, e dopo avere preso una bevanda calda, decidemmo di proseguire per il bivacco a più di 1000 mt. sopra di noi. Erano le dodici. 

Conoscevo l’itinerario, perfettamente descritto da amici che vi erano già stati, non presentava difficoltà alpinistiche, solo una salita faticosissima sui  “lastei dell’Antelao”. Così viene chiamata la parete inclinata (lastra), che termina ai 3111 mt. del bivacco. 

La salita è dura per il dislivello da vincere, non impegnativa dal lato tecnico, infatti gli esperti, “con piede saldo” riescono a percorrerla senza usare le mani per l’equilibrio. 

Era come andare di notte: una calma ovattata e scura ci avvolgeva. Speravo che il tempo non peggiorasse repentinamente, confortato anche dall’assenza del vento e  la mancanza di tuoni. 

A quota 2700 circa, scrutando verso l’alto, notammo  un leggero chiarore a sud, impercettibile, ma indicativo. Man mano il chiarore tendeva dal grigio al rosa. E’ fatta, dissi  ai miei, fra 10 minuti avremo  il sole! Dopo essermi preso qualche sorrisino ironico, 100 mt.  più su, d’incanto sbucammo sopra lo strato di nubi. 

Una meraviglia! Le vette circostanti spuntavano dal mare di nubi: Le Marmarole, il Sorapiss, la Croda da Lago e un po’ più a sud il Pelmo, semicoperto dalle nubi più alte provenienti da SO: sembrava volersi nascondere ai nostri sguardi indagatori; dovevamo salirlo dopo 2 giorni. 

Panorama esaltante! Guardavo quegli strati scuri che avanzavano velocemente da Sud e pensavo: l’importante è arrivare al bivacco, dopo: peggio è, meglio è. Ebbi la spudoratezza di comunicare il mio pensiero agli altri tre. Non l’avessi mai fatto! Mi coprirono di male parole (scherzose). 

Il bivacco è disposto sul versante NNE della bellissima piramide che contraddistingue questa stupenda montagna, proprio sotto quel “bitorzolo” roccioso che, solo in prossimità della vetta, interrompe la bella geometricità del cono. E’ situato, quasi sospeso, incastrato fra un roccione sporgente e la parete principale. Un nido d’aquila stupendo!  Lo si vede solo 20/30 mt. prima. 

Erano  le quattro del pomeriggio. Lo troveremo vuoto? Pensammo visto il tempo e l’ora.  Un vociare molto nutrito ci comunico un panico improvviso. Ben undici ragazzi Polacchi armeggiavano, stipati dentro, con attrezzature alpinistiche e sacchi a pelo. Posti strettissimi= 9 . Occupanti = 11, e noi?  Qui si faceva brutta davvero. 

Li salutiamo e  cerchiamo di farci capire, qualcuno; come me masticava qualche parola di francese, e finalmente dai miei salti di gioia, i miei amici capirono   che erano in procinto  di partire, lasciando il bivacco tutto per noi. 

Dopo un’oretta riuscimmo ad entrare infreddoliti per l’attesa e ci si sistemammo. Io non riuscivo a darmi pace, entravo ed uscivo per controllare il tempo che cambiava continuamente. Grossi cumuli si stavano avvicinando da tutte le parti, il vento rinforzava da sud, la temperatura era scesa a 5 gradi. Poi una buona schiarita mi fece intravedere i primi lampi a nord, sulle Tofane e Cortina. 

Ero eccitatissimo, mentre gli altri tre mangiavano seduti sui loro “loculi”, io addentavo qualcosa su una roccia lì vicino, come un soldato in vedetta. Dalle 22 alle 23, lampi e tuoni sempre più vicini, una scorribanda pazzesca di nubi, grossi cumuli sprigionavano bagliori accecanti. Ero come in trance. Stretto nel mio giaccone termico con papalina e cappuccio, avevo solo gli occhi fuori, che roteavano da un lampo all’altro. 

Un mio compagno mi portò, quasi di forza, dentro. Ero intirizzito, la temperatura era scesa a tre gradi, il vento fortissimo, sembrava facesse gemere la montagna. Appena dentro dissi: Questa notte vedremo la neve! Che bello rimanere bloccati per un paio di giorni anche se dovremmo razionare i viveri. 

Rischiai grosso, non mi picchiarono, se non altro per la riconoscenza che provavano in ricordo delle mie previsioni a vista e a breve, quasi sempre azzeccate ed utili nelle precedenti esperienze. Mi scelsi il posto in alto, vicino all’unica piccola finestrella che tassativamente vietai che fosse oscurata la  persianetta.  

A mezzanotte si cominciò a ballare. Due fulmini, con bagliori accecanti, a distanza di pochi minuti colpirono il bivacco: le lamiere esterne ed i tiranti metallici fecero da parafulmine ottimamente. La struttura tremò violentemente, come colpita dalla clava di un gigante. Qualcuno di noi ebbe veramente paura. Io non pensavo alla paura, mi sembrava di essere già in Paradiso! Con la pila puntata verso il  vetro (passai tutta notte sporgendomi dalla brandina di più di mezzo metro), riuscivo a vedere nel fascio di luce proiettata nell’oscurità, ben evidenziati i vari tipi di precipitazione: pioggia battente polverizzata dal vento violentissimo, poi un fracasso che copriva quello forte del vento: per 10 minuti la grandine scagliata dalla bufera mitragliava la lamiera esterna. 

Alle 2 circa, un refolo veloce ed irregolare si staglia nel raggio della mia pila. Nevica!!!  Fu l’urlo incontenibile che uscì dalla mia bocca, già spalancata per l’emozione. I miei amici, sobbalzati dalle brande, non capivano la mia gioia ed eccitazione: erano solo preoccupati di tornare sani e salvi. Per un’ora circa si alternò la neve, la pioggia, la grandine. Poco dopo le 3, tutto si calmò. La neve non attecchì, sciolta dalla pioggia, solo qualche chiazza e cumuli nelle fessure delle rocce, mista a grandine. Riuscii a dormire un’oretta. 

All’alba tutti in piedi a prepararsi per raggiungere la vetta a 150 mt. sopra di noi. Lasciammo gli zaini e l’attrezzatura pesante al bivacco e su, a vedere spuntare il sole in vetta. Proprio ad est vi era una fessura libera da nubi, la temperatura, con il fronte da nord passato, era calata a -2,-3 gradi. Avemmo avuto qualche difficoltà a superare un passaggio di secondo grado, semplicissimo in condizioni normali, per il ghiaccio formatosi dal congelamento della neve bagnata.  Bellissime stalattiti di ghiaccio pendevano dalle rocce. 

In vetta, stupendo!  Verso sud e sud/est, all’orizzonte in lontananza,  si scorgevano ancora i bagliori del temporale, già sul Friuli e Istria. A nord ed ovest era scuro per strati neri e cirrostrati più alti. L’aurora tingeva, di colori mozzafiato, il cielo e le rocce. Il sole appena spuntato nella fessura ad est contrastava con il nero ad ovest. Un’ “Enrosadira” da sogno!  Le crode più alte sembravano tante fiammelle sullo sfondo di un caminetto nero di fuliggine. Ci vorrebbe un pittore od un poeta per descriverlo. 

Giù nella valle di S.Vito e Cortina un mare di nubi stupendo arrivava fin quasi a 3000 mt.  L’ombra del “nostro” Antelao disegnava sul soffice tappeto di nubi grigio chiare sottostanti,  un cono d’ombra perfetto, che si andava accentuando man mano che il sole saliva. 

La fine del mondo!!! 

Non abbiamo potuto fare a meno, tutti e quattro, di inginocchiarci e lì, sulla vetta, dire un bel grazie a Chi ci stava regalando tanto.

Scusate se mi sono lasciato prendere la mano, ma non potevo non raccontare, agli amici, la notte più bella della mia vita! (metereologicamente è ovvio!) 

Ciao Giorgio 

 

Fonte /Giorgio da Rimini/: Meteo Italia/23/07/2000//00:40


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