Nov 21 2018

LA BRUTTEZZA NELLA CHIESA

Gallarate Chiesa Madonna della speranza 

 

 

Che Dio perdoni gli architetti per le chiese che gli hanno dedicato 

 

In seguito alla realizzazione dell’altare di Gallarate (città già duramente castigata dall’edificazione della chiesa della Madonna della speranza) ingiustificabile da ogni punto di vista, sto cominciando a pormi la domanda: ma perchè è entrata così tanta bruttezza nelle chiese? Cosa dicono i documenti scritti a tal proposito dopo il Concilio Vaticano II, momento a partire dal quale si è innescato un meccanismo infernale di produzione dell’orrido?

 

Sono veramente stanco, e sento tanta gente che la pensa come me, e mi sono messo in testa che va fatto qualcosa, va attivata l’opinione pubblica, per fermare questa malintesa ricerca del rinnovamento attraverso forme che non portano più né bellezza, né, tantomeno, sentimenti di serenità e di spiritualità.

 

Altare della Basilica di Gallarate 

 

Al contrario, assistiamo all’edificazione di edifici inquietanti, che somigliano ad hangar, magazzini, auditorium, discoteche, centri direzionali, mense aziendali, tutto meno che a chiese, fatto mai successo prima nella storia bimillenaria della Chiesa. Nello scorrere dei secoli, infatti, tutti gli stili hanno cercato di rendere ben chiaro un concetto: una chiesa non è altro e non può essere altro che una chiesa.

 

Ad esempio, mi sono chiesto: ma esiste un documento che certifichi questa riconoscibilità? Cercando in rete (non sono esperto del tema) ho trovato una nota della Commissione Episcopale per la liturgia riguardante la progettazione delle nuove chiese risalente al 1993.

Ad un certo punto viene proprio detto che la chiesa deve essere riconoscibile come tale:

 

La riconoscibilità della chiesa

 

Nella fase di ideazione di una chiesa, insieme a quella delle altre costruzioni ad essa collegate (ad es. le opere pastorali), si fanno evidenti due esigenze prioritarie:

 

– la progettazione globale dell’area in cui la chiesa, pur dialogando con essi, non si deve confondere con gli altri edifici;

 

– la riconoscibilità dell’edificio per il culto, che va assicurata non tanto attraverso segni aggiuntivi (insegne, luci, scritte), ma, nei limiti del possibile, attraverso adeguate pause architettoniche (sagrato, giardino, cortile), contenenti elementi evocativi che orientino tematicamente e plasticamente allo spazio ecclesiale, senza attardarsi dietro scenografie o allegorismi discutibili.”

 

Chiesa di San Donato ad Arezzo

 

Ora, provate a vedere l’immagine allegata: si tratta della chiesa di San Donato ad Arezzo. E’ un edificio talmente anonimo che hanno dovuto scrivercelo, che è una chiesa, tramite una prassi che è sconsigliata dal documento ufficiale.

 

Ma allora, se i documenti sono chiari, perchè si fanno queste schifezze?

 

Chi le decide?

 

Chi sono i responsabili dell’ingresso della bruttezza nelle chiese?

 

Quali sono le loro facce?

 

Possiamo metterli nelle condizioni di non nuocere più?

 

Possiamo cacciarli via, sperando che non ritornino mai più?

 

Fonte: da Facebook di Sergio Mandinelli  del 21 novembre 2018

Link: https://www.facebook.com/sergio.mandelli1960/posts/10217485941570447

 

 

Otello Perazzoli‪ la bruttezza è entrata anche all’interno: basti solo a pensare ai tanti canti che sono entrati nella liturgia. “Sacri” nel senso di “esecrabili”. Davvero inascoltabili.

Qualche anno fa, ma so che non perde occasioni per farlo, ho sentito Bepi De Marzi scagliarsi contro le “canzonacce” proposte durante la messa.

 

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