Gen 27 2015

GLI INVERNI PIÙ FREDDI DEL PASSATO: ECCO QUELLI DEL 1400!

Category: Geografia e ambiente,Natura e scienzagiorgio @ 00:05

 

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Gli inverni che caratterizzarono la prima fase della piccola era glaciale.

 

Il brusco raffreddamento del clima che caratterizzò il periodo tra il 1450 ed il 1850 prende il nome di Piccola Era Glaciale ed interessò soprattutto l’emisfero boreale.

 

Naturalmente non c’erano i termometri e la nutrita schiera di stazioni meteorologiche pronte a registrare ogni dato di quelle stagioni tanto fredde, ma a parlare sono naturalmente gli scritti e i dipinti.

 

Uno degli inverni più crudi di cui si ha testimonianza nel 1400 è quello del 1407-1408, in cui i ghiacci polari pare si siano spinti sin nel nord della Scozia e il Tamigi a Londra gelò per ben 14 settimane consecutive. Persino in Valpadana il freddo si manifestò in modo eccezionalmente intenso, arrivando a registrare temperature probabilmente prossime ai -30°C, con tanti morti per assideramento anche nelle case, naturalmente gelate all’inverosimile.

 

La circolazione atmosferica dominante in quegli inverni probabilmente era caratterizzata dalla presenza dell’anticiclone russo-siberiano, che spingeva da est verso ovest un freddo pellicolare davvero estremo, favorendo la formazione di depressioni in ambito mediterraneo, che davano luogo a nevicate estese anche sulle zone costiere.

 

Un altro inverno particolarmente rigido fu quello del 1431-1432con il Po gelato per oltre 2 mesi e la Laguna di Venezia utilizzata per trasportare carri via mare (gelato) da Mestre a Venezia. Notevole e preziosa la documentazione che riguarda il nord Italia relativa anche all’inverno del 1448-49, che parla di nevicate copiose e di altezza della neve anche prossima ai 2 metri.

 

La serie degli inverni freddi proseguì anche negli anni successivi, specie dal 1455 in avanti, quando ogni anno gelavano per gran parte del gennaio e del febbraio tutti i fiumi del settentrione.  Da notare in Francia l’invernata terribile del 1468-69, con il vino che ghiacciò nelle botti. Altro inverno terribile fu quello del 1481-82 in Valpadana, raccontato come nevoso all’inverosimile, soprattutto nel mese di febbraio.

 

Nemmeno 10 anni dopo ecco rigelare la Laguna Veneta stabilmente, così come Arno e Po. Grande nevicata a Venezia con ben 12 giorni di fiocchi pressochè senza sosta. Addirittura il primo giugno 1491 nevicò abbondantemente a Bologna con oltre 30cm stimati di accumulo e nella stagione successiva nel 1492-93 Firenze rimase paralizzata per settimane dalla neve. Infine nell’inverno del 1493-94 gelò il porto di Genova.

 

Fine prima parte

 

 

Fonte: visto su METEOLIVE del 24 settembre 2013

Link: http://meteolive.leonardo.it/news/In-primo-piano/2/viaggio-negli-inverni-pi-freddi-del-passato-ecco-quelli-del-1400-/43152/

 

 

 

VIAGGIO NEGLI INVERNI PIÙ FREDDI DEL PASSATO: IL 1500 E IL 1600!

 

 

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Riviviamo la piccola era glaciale. Seconda parte.

 

Seconda parte del nostro breve viaggio di riscoperta degli anni in cui la Terra visse i lunghi inverni gelidi della piccola era glaciale. Dopo aver affrontato il 1400, che trovate qui:

http://meteolive.leonardo.it/news/In-primo-piano/2/Viaggio-negli-inverni-piu-freddi-del-passato-ecco-quelli-del-1400-/43152/

affronteremo in questo articolo cosa accadde nel 1500 e nel 1600.


C’è da dire che, a cavallo tra la fine del 1400 e l’inizio del 500 il clima si addolcì leggermente, ma si trattò solo di una breve tregua, perchè già dalla stagione 1505-1506 il freddo non diede nuovamente scampo all’Europa. 
Si hanno peraltro notizie di una storica nevicata sul nord Italia nella stagione invernale 1510-1511, ma il freddo e le nevicate si manifestarono a più riprese sul nostro Paese anche negli inverni del 1514-1515 e nel 1522-1523.

Si associa a questa sequenza notevole di inverni caratterizzati da temperature sensibilmente basse, la fase di quiescenza dell’attività solare, coincisa con il minimo di Spoerer.


Negli anni successivi invece il sole risultò particolarmente attivo e di conseguenza anche le stagioni invernali risultarono più clementi, anzi addirittura miti in certe stagioni, specie nel decennio tra il 30 ed il 40 del 1500. Si trovano scritti in cui si dipinge quel periodo come siccitoso e particolarmente mite, ad eccezione di qualche annata isolata come quella del 1547-1548, in cui si racconta che fosse gelato addirittura il Lago di Garda, che si trascinò sino al 1560, quando il clima invernale cominciò nuovamente ad irrigidirsi sull’insieme del Continente, con il famoso picco del 1564-1565.

 

Da quell’anno in poi, non solo l’inverno risultò più freddo, ma anche tutto il resto dell’anno, con Groenlandia ed Islanda costantemente prigioniere dei ghiacci. 
Fece freddissimo poi anche nel 1568-69 e nell’anno successivo, quando la città di Torino fu ricoperta da ben 200cm di neve. Nell’inverno del 1572-73 gelò anche il porto di Marsiglia. Anche l’ultimo ventennio del 500 risultò particolarmente freddo, ma l’illusione arrivò con il 1600, che presentò un inverno mitissimo in tutta Europa: il 1606-07, subito seguito però da una stagione invernale terribile, che verrà ricodato come la più fredda del 17° secolo. Tanta la neve che cadde nel Veneto e in Emilia, con tetti crollati sotto il peso della coltre bianca.


 

L’inverno poi andò a concentrarsi soprattutto sulle Isole Britanniche, dove il Tamigi gelò a più riprese. Fra gli inverni più freddi della prima fase del 600 comunque si ricordano quello del 13-14, quello del 34-35, del 1648-49, quello celebre del 51-52, con il Baltico gelato non solo d’inverno ma per quasi tutto l’anno, il 55-56 più freddo che nevoso, il 57-58 con copiose nevicate a Londra, il 66-67 con Senna gelata per alcune settimane e il 71-72 con grande freddo in Olanda.

 

L’ultima fase del 600 fu caratterizzata da inverni molto crudi, addirittura si ha notizia di nevicate straordinarie in Val Padana a Torino: ben 144 nevicate tra il 75 e l’81.

 

Nell’inverno del 1683-84 l’Inghilterra fu colpita da un gelo storico con il Tamigi gelato per 3 mesi e dove si effettuò la più grande fiera mai tenutasi, la cosiddetta “Fiera sul Ghiaccio”. Consueto lo schema barico con l’anticiclone russo siberiano disteso sino all’Europa occidentale, ciclogenesi mediterranea e per contrasto tanta neve anche su Roma. Dopo una pausa, anche gli inverni dal 1691 al 1695 risultarono molto freddi.

 

Nel corso di questo secolo, i ghiacciai alpini raggiunsero la loro massima estensione e alcuni villaggi della Savoia e del Tirolo furono travolti dall’avanzata delle lingue glaciali.

 

 

Fonte: Da METEOLIVE.it del 30 ottobre2013

Link: http://meteolive.leonardo.it/news/In-primo-piano/2/viaggio-negli-inverni-pi-freddi-del-passato-il-1500-e-il-1600-/43164/

 

 

 

INVERNI FREDDI IN EUROPA DAL XV SECOLO

 

 

Pieter_Bruegel_tCacciatori nella neve

Pieter Bruegel  Il  Cacciatori nella neve

 

 

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

 

Sembrerebbe che il periodo in cui si iniziarono a segnare sistematicamente i dati meteorologici fu non prima degli inizi del 1700 in Europa. Localmente eran già in uso i primi termometri ma una diffusione più estesa della misurazione del tempo si ebbe col trascorrere dei decenni del XVIII secolo.

 

In realtà le segnalazioni del tempo venivan effettuate già da diversi secoli prima, ma in mancanza di misurazioni effettive troviamo numerosi scritti antecedenti a tale periodo che ci danno un’idea complessiva dei periodi più o meno freddi che si sono avuti subito dopo il periodo caldo medievale in Europa.

 

Col tempo, sono state ricostruite mappe bariche e di anomalie termiche di discreta affidabilità riferite a quegli anni.

 

Vista la grandezza, la complessità morfologica e la disposizione geografica del continente, si è avuto modo di studiare il clima del passato notando differenze da zona a zona, periodi estremamente rigidi posson esser stati non così freddi per altre zone e così via, questo non esclude di poter tracciare un quadro generale della situazione in determinati momenti storici per quanto riguarda il tempo meteorologico.

 

Sappiamo così che a partire dalla metà del 1300 si è assistito ad un graduale calo della temperatura media globale (probabilmente più accentuata in Europa) con un’espansione dei ghiacciai alpini (con un culmine nel XIX secolo) e con l’inizio di una serie di Inverni via via sempre più rigidi, tale periodo è soprannominato Piccola Era Glaciale ed ebbe una durata di circa cinque secoli, alla fine dei quali è iniziata la risalita termica che ci accompagna fino ai giorni nostri.

 

Prima parte della Piccola Era Glaciale, dal XV al XVII secolo

 

Di una gran mole di dati che si hanno a disposizione di diverse zone, ovviamente quelli più dettagliati sono quelli riferiti agli Inverni degli ultimi tre secoli, ma è probabile che la serie di Invernate più rigide in assoluto si sia registrata nel 1400; è a questo secolo che infatti apparterebbe l’Inverno forse più freddo dell’ultimo millennio, insieme al già noto Inverno 1708/1709, ovvero il 1407/1408.

 

Si ha notizia che i ghiacci polari abbordarono addirittura il Nord della Scozia e che l’Inverno fu particolarmente crudo in Inghilterra, ove il Tamigi a Londra gelò per la durata record di 14 settimane consecutive.

 

C’è da considerare che in quegli anni la disposizione delle figure bariche era una costante di Anticicloni termici Russi protesi da E verso W, il gelo arrivava prepotente in Europa Centro-Occidentale con depressioni a carattere freddo centrate sul Mediterraneo Centrale.

 

Un altro Inverno estremamente freddo fu il 1431/1432, in Italia il fiumè Po gelò per oltre due mesi, la Laguna di Venezia faceva da sostegno ai carri che passavano da Mestre fino a Venezia, gelata in profondità.

 

dal 1455 in poi una serie di Inverni freddi, ove sistematicamente gelarono tutti i fiumi del Nord Italia:

 

  • 1454/1455 (gela il Panaro in Emilia-Romagna tanto da poterci passare i carri)
  • 1457/1458
  • 1458/1459
  • 1468/1469 (Inverno freddissimo in Francia, si ghiaccia il vino delle botti)
  • 1469/1470
  • 1474/1475
  • 1475/1476
  • 1476/1477
  • 1481/1482 (Inverno freddo e nevosissimo in Pianura Padana)

 

Poi, tre trimestri degni di nota di seguito, il 1489/1490 (Laguna Veneta sempre gelata, così come il Pò e l’Arno, nevicò a Venezia per 12 giorni consecutivi) il successivo 1490/1491 che vide un prolungamento del freddo Invernale fino ai primi di giugno, quando riuscì a nevicare a Bologna il 1° giugno portando 32 cm di neve, così come a Ferrara tre giorni dopo, con conseguenti gelate mattutine fuori stagione; non ultimo, il 1492/93 con Firenze paralizzata per settimane dalla neve.

 

si segnala inoltre l’Inverno 1493/1494 quando il porto di Genova gelò completamente.

 

Il XVI secolo comincia come il secolo precedente era terminato, ovvero con una nuova serie di Inverni eccezionalmente freddi:

 

  • 1505/1506
  • 1509/1510
  • 1514/1515
  • 1522/1523

 

Da qui in poi, pausa del freddo, probabilmente in concomitanza con la fine del minimo solare di Sporer, si ebbero Invernate parecchio miti e soprattutto siccitose.

 

Vent’anni dopo, ricomincia di nuovo un ciclo di trimestre freddi col il culmine nell’Inverno 1554-55, il più freddo del 1500 ed è il periodo in cui il celebre pittore Pieter Brueghel il Vecchio trasse ispirazione per il suo dipinto “Cacciatori nella neve” dove si vedono cacciatori immersi in un paesaggio fiammingo completamente innevato.

 

Si assiste, oltre al ritorno di Inverni rigidi, anche ad un raffreddamento delle altre tre stagioni, in questo modo il pack presente fra Groenlandia e Islanda resta sempre presente tutto l’anno.

Trimestri da segnalare:

 

  • 1547/1548 (freddissimo soprattutto in Italia dove gela il lago di Garda)
  • 1568/1569
  • 1570/1571
  • 1572/1573 (gela il porto di Marsiglia)

 

A seguire, tutti gli Inverni dell’ultimo decennio del 1500.

 

Il 1600 comincia con uno dei periodi più caldi del millennio, il 1606/1607 a cui però fa seguito, uno dei più freddi, insieme al 1407/1408 e 1708/1709, il 1607/1608, sicuramente il più freddo Inverno del XVII secolo; Inverno lunghissimo in Italia, in Veneto crollarono parecchi tetti delle case sotto il peso della neve, a Bologna i carri non potevano circolare poiché le strade e le vie eran immerse in accumuli di neve.

 

Da questo momento in poi, pare che gli Inverni si acutizzino maggiormente in Gran Bretagna, ove ad esempio il Tamigi gelò quasi tutti gli Inverni ormai (basti pensare che se gelasse di questi tempi sarebbe un evento storico):

 

  • 1613/1614
  • 1634/1635
  • 1648/1649
  • 1651/1652 (il Mar Baltico è gelato per gran parte dell’anno)
  • 1655/1656 (uno dei più freddi del secolo)
  • 1657/1658 (nevica tantissimo nel Sud dell’Ighilterra)
  • 1662/1663
  • 1666/1667 (gela la Senna in Francia per 3 settimane)
  • 1671/1672 (uno dei più freddi di sempre in Olanda e Peasi Bassi)

 

Citazione a parte però, merita sicuramente l’inverno 1683/1684: probabilmente si tratta del trimestre Invernale più freddo di tutti i tempi in Inghilterra; il Tamigi rimase completamente gelato per oltre 3 mesi, tutte le attività sportive si svolsero sopra i ghiacci del fiume londinese, dove si effettuò la più grande fiera mai tenutasi, la cosiddetta “Fiera sul Ghiaccio”. La disposizione barica di quell’Inverno vedeva un anticiclone Russo disteso enormemente verso Ovest coprendo l’intera Europa Occidentale, fece così freddissimo anche in Francia e Spagna, mentre l’Italia e il Mediterraneo centrale eran sede di depressioni a carattere freddo, nevicava in modo abbondantissimo e anche a Roma consecutivamente per più giorni; pare riuscì a gelare anche parte del Nord Adriatico, così come tutti i grandi laghi e fiumi Svizzeri.

Anche il successivo 1684/1685 fu molto freddo, anche se in tono minore, poi, dopo una breve pausa, tutti gli Inverni dal 1691 al 1695 risultarono molto rigidi.

 

Inverni del XVIII secolo, il gelido gennaio 1709

 

Finalmente a partire dai primi anni del 1700 possiamo trovare numerosi dati di prime stazioni amatoriali, diventate col tempo ufficiali, proprio in concomitanza di quello che, secondo gli studiosi, è considerato in Europa l’Inverno in assoluto più freddo di tutta l’epoca moderna e contemporanea, quello in cui probabilmente si raggiunsero i picchi più bassi in parecchie zone del continente e quello che severamente colpì in particolar modo l’Europa Centrale, la Francia e l’Italia, il 1708/1709.

 

Ad onor del vero, gran parte del gelo eccezionale si concentrò nel mese di gennaio, e non tutto il mese, ma fu talmente forte ed esteso da condizionare la media climatica di tutto il trimestre (che non fu comunque caldo, anzi); basti pensare che la media di gennaio a Berlino fu di -13.2°, ovvero circa 12° sotto la media mensile e il mese ovviamente più freddo di tutta la sua storia, almeno dal 1700 in poi. La capitale tedesca registrò un minimo di -29.4° quel mese, con svariate minime sotto i -25° e massime sotto i -20°.

 

Il gelo fu spaventoso: iniziò la notte dell’Epifania, gelarono in poche ore tutti i fiumi, laghi, pozzi (gelata completa del lago di Garda, unica volta nella sua storia), una situazione barica probabilmente che vedeva un Anticiclone Termico Russo estesissimo fin verso la Francia e Spagna coi nuclei gelidi più intensi in discesa proprio verso la Germania e l’Italia (probabilmente questa volta fu meno colpito il Regno Unito visto l’asse più meridionale dell’Anticiclone, anche se quasi nessuna zona fu risparmiata): la cronaca di quei giorni parla di gelo raro a Parigi, col termometro sceso fino a -23.1°, tutti i grandi fiumi dell’Europa Centro-Occidentale riuscirono a gelare, addirittura riuscì a gelare la foce del fiume Tago a Lisbona; gelarono tutti i grandi porti come Marsiglia, Genova, Venezia, addirittura il mare riuscì a gelare fino a Livorno, si seccarono tutte le piante di ulivo, tutti i vigneti e gli agrumi andarono persi.

 

A Venezia la temperatura scese fino a -17.5 (per rendere l’idea, la successiva temperatura più bassa mai registrata sono i -13.6 del gennaio 1963), in Pianura Padana una dubbia misurazione di -36 a Faenza lascia presumere che le temperature minime si siano spinte sotto o intorno ai -30° per svariati giorni; si ebbero numerose nevicate a Roma e Napoli dal 6 fino al 24 gennaio, periodo in cui l’entrata di una perturbazione Atlantica fece cadere oltre un metro e mezzo di neve in Pianura Padana.

 

Il freddo tornò a più riprese a Febbraio e a marzo (record di minime sottozero per marzo a Berlino quel mese), nuova neve venne segnalata in pianura ad aprile fino ai primi di luglio in Germania.

 

Dopo una relativa pausa degli Inverni freddi (con un accenno al 1715/1716, molto freddo, neve nuovamente abbondante a Roma) arrivò un’altra invernata fra le più terribili del secolo, il 1739/1740: il freddo colpì tutto il continente in varie fasi, anche in questo caso comunque la situazione barica vedevi Alte in Europa Centro-Occidentale e Basse sul Mediterraneo Centrale (con neve fin sulle coste Italiane a più riprese); si dice, in alcuni racconti, che gli uccelli morivano stecchiti per terra mentre erano in volo; freddo fortissimo in Belgio e di nuovo in Inghilterra, con le ormai consuete fiere sul Ghiaccio sul Tamigi a Londra, che fece segnare una temperatura record di -22.0. Berlino registrò un bimestre gennaio-Febbraio con una temperatura media di -7.9, fra le più basse di sempre.

 

Successivamente, si segnala il gennaio 1744 che in Sicilia fu il mese più nevoso di tutti i tempi (a Palermo quasi mezzo metro di neve, misura mai più solo avvicinata), il gennaio 1755 in Italia, che fu freddissimo, gelò la Laguna Veneta in modo eccezionale, è probabile che si sia trattato di un mese freddissimo ma molto secco (in Inghilterra invece fu mite, Anticiclone centrato sulle isole Britanniche indispensabile per attivare il flusso di correnti Siberiane da E verso l’Italia).

 

Altro Inverno freddo il 1766/1767, in particolar modo il mese di gennaio, da qui in poi, ricomincia un nuovo periodo di freddo intenso che si protrarrà fino alla fine della Piccola Era Glaciale, dopo una relativa pausa ad inizio 1700, si segnala infatti una nuova avanzata dei ghiacciai Alpini:

 

  • 1775/1776 (nuovamente gelido in Inghilterra)
  • 1783/1784 (gelano tutti i grandi fiumi inglesi)
  • 1784/1785 (il freddo in Europa inizia dai primi di Ottobre fino a metà aprile, una delle invernate più lunghe)

 

Ma di quel periodo freddo, verrà però ricordato il mese di marzo, probabilmente il più freddo dei tempi moderni, la media del Marzo 1785 a Berlino fu di -4.4°, fu molto più freddo dei precedenti tre mesi Invernali e addirittura a questo mese che appartiene il record di freddo assoluto di Praga, con -27.6°.

 

Pochi anni più tardi, ed ecco arrivare il mese di dicembre, insieme a quello del 1879, più freddo dell’ultimo millennio, il Dicembre 1788; a Londra la temperatura crollò fino a -21° già a fine novembre, anche a Parigi si misurò lo steso valore; in Italia il gelo e la neve arrivarono a raggiungere i massimi effetti alla fine di dicembre, ove nevicò a Roma per 4 giorni e a Napoli fra il 28 e il 30 si ebbe un’abbondantissima nevicata (circa 40 cm al porto).

 

Altro mese da segnalare sul finire del XVIII secolo, il gennaio 1795 che fu freddissimo in Italia e nuovamente in Inghilterra (con conseguente solita gelata del Tamigi ma lunga da Natale 1794 fino al mese di marzo, forse la gelata più lunga della sua storia).

 

Freddissimo fu in Europa Centro-Orientale anche il 1798/1799 (media gennaio Praga -12.2°).

 

Inverni del XIX secolo e la fine della Piccola Era Glaciale

 

Sono molte le invernate da elencare per quanto riguarda questo secolo, avendo a disposizioni più dati:

 

  • 1802/1803 (nuova neve a Roma a febbraio)
  • 1812/1813 (freddissimo dicembre in Europa)
  • 1813/1814 (è l’ultimo Inverno in cui si svolsero le fiere sul ghiaccio a Londra)
  • 1822/1823 (il mese di gennaio è tremendo in mezza Europa, il secondo mese più freddo in assoluto a Berlino con una media di -11.6)

 

Il 1829/1830 è l’Inverno più freddo per quanto riguarda questo secolo (sulle Alpi addirittura freddo quanto il 1708/1709) ed è celebre per la neve, caduta tantissima in Pianura Padana specialmente a Bologna con un accumulo complessivo di oltre 2 metri (ci sono disegni dell’epoca con la città praticamente sepolta). L’inverno chiuse a circa -4.6 dalla media in Italia, fu estremamente rigido soprattutto dicembre.

 

Successivamente van segnalati:

 

  • 1837/1838 (Gennaio tremendo il Germania, -10.0 a Berlino la media mensile)
  • 1844/1845 (in questo Inverno, fu gelidissimo marzo, uno dei più freddi della storia)
  • 1847/1848 (di nuovo gennaio freddo in Europa)
  • 1849/1850 (neve abbondante a Roma e Napoli)

 

Un altro occhio di riguardo va al 1879/80 e principalmente al mese di Dicembre 1879, che è forse quello più gelido di tutta la serie europea, addirittura, in zone come la Francia, il mese più freddo in assoluto e forse più freddo del gennaio 1709; Parigi ha il suo record di -25.6° stabilito nei primi giorni di dicembre (la media della capitale francese fu di -7.9 quel mese, praticamente 13° sotto media), le temperature scesero fino a -28-30° nei sobborghi, il freddo fu terribile, comunque, in tutta Europa, Roma ebbe una media mensile di +4.3 per quel mese, ovvero oltre 5° sotto media, Milano circa -6° di anomalia.

 

Freddo in Europa anche il gennaio 1881, poi, dopo una breve pausa, l’ultimo decennio del 1800 presentò una serie di Inverni freddissimi da zona a zona, come il 1890-91 che in particolar modo in Italia fu nevosissimo (uno dei più freddi di sempre a Napoli).

 

Solo due anni dopo, il tremendo Gennaio 1893 che ha l’onore di essere uno dei mesi più freddi non solo in Europa, ma in tutto l’emisfero Nord, sono centinaia infatti i record assoluti frantumati in questo mese in diverse aree del pianeta; è il mese dove Berlino conserva il suo record di freddo assoluto di -31.9. il gelo fu forte anche in Italia.

 

Il secolo si chiude con un accenno al Febbraio 1895 che, oltre ad esser stato come al solito gelido su Europa Centrale e Orientale (fra i Febbraio più freddi del 1800), vanta di nuovo nevicate eccezionali al Sud Italia, in Sicilia, Roma e Napoli.

 

 

I grandi eventi freddi dell’ultimo secolo

 

Nonostante la Piccola Era Glaciale sembri ormai alle spalle e stia lasciando inesorabilmente il posto ad un lento aumento delle temperature medie (con conseguente ritiro dei ghiacciai alpini), il XX secolo riuscì comunque a portare eventi freddi sparsi, anche se via via sempre più locali, con picchi freddi in certi casi non inferiori a quelli che ci sono avuti durante i secoli precedenti.

 

Viene subito ricordato il Febbraio 1901 (grandi nevicate a Roma) e successivamente il 1904/1905 che fu uno dei più freddi del secolo al Sud Italia (oltre che uno dei più nevosi, soprattutto Sicilia).

 

Da li in poi sembra esserci una pausa, tuttavia i mesi di gennaio 1907 e Febbraio 1909 risultano molto freddi in Europa Orientale; pausa però che spalanca le porte, 20 anni dopo, all’Inverno 1928/1929, celebre per il suo mese di Febbraio straordinariamente freddo in Europa Centrale, Orientale, nel Nord-Est Italiano, basti pensare che è il mese più freddo della serie di Praga, con una media allucinante di -13.7°.

 

Ad eccezione del gennaio 1935 (mese fra i più freddi di ogni epoca in Ucraina, Spagna, Nord Africa dove risiede il record più basso per il continente nero, -23.9 ad Ifrane sui monti di Atlante, oltretutto mese notevole per la neve in Sardegna) gli anni ’30 vedono una nuova pausa per quanto riguarda Inverni estremamente rigidi, prima che toccasse ad un decennio in cui forse non si è contato neanche un Inverno che non sia stato quanto meno rigido, ma che tuttavia manca di alcuni dati di diverse città a causa della Seconda Guerra Mondiale che imperversava in quegli anni ma vale la pena spulciarli tutti poiché ognuno ha macinato valori notevoli:

 

il 1939/1940 regala un fine dicembre 1939 freddissimo, con neve storica a Roma e Napoli (35 cm, treni paralizzati dalla neve) e un mese di gennaio che per quanto riguarda zone come la Germania e la Russia non ha niente da invidiare a mesi rigidi in piena Piccola Era Glaciale: è in questo mese che Mosca segna il suo record di freddo assoluto con -42.2°.

 

il 1940/1941 è ricordato per il mese di dicembre che è il più rigido, come medie, del XX secolo in molte aree d’Europa (soprattutto Italia).

 

Eccoci quindi al 1941/1942, forse a livello europeo il più freddo del XX secolo, calcolando una media ponderata di diverse città Europee.

 

Risultano freddi anche i successivi tre Inverni (soprattutto il gennaio 1945, neve a Roma e Napoli) per poi toccare ad un altro Inverno che viene ricordato come fra i più freddi del secolo al Nord Italia e in Inghilterra, il 1946/1947; molto freddi anche i mesi di marzo 1948 e 1949 con una delle ultime nevicate serie al piano in Sicilia.

 

Durante tutti gli anni ’40 le Estati, in controtendenza, sono risultate molto calde.

 

Veloce ondata di gelo colpisce il Mediterraneo nel gennaio 1954 (mese eccezionale in Spagna) prima di arrivare a parlare, forse, del mese più freddo e nevoso almeno degli ultimi 130 anni al Centro-Sud Italiano, lo storico Febbraio 1956.

 

Oltre ad una “banca” dati e di stazioni ormai più che sufficiente, da questo periodo in poi abbiamo a disposizione anche mappa bariche e termiche a tutte le quote di quell’episodio, che ci mostrano una severa ondata di gelo che come modalità ed estensione, oltre che durata, è la più interessante e ficcante di tutto il secolo scorso: i mesi di dicembre e gennaio risultarono addirittura caldi, ma allo scoccare del 1° Febbraio 1956 tutto cambiò: il gelo scese dal Nord della Russia e un bacino gelido con un cuore di -28° a 850hpa (circa 1450 metri) iniziò la sua corsa raggirando le Alpi e portando una bomba gelida e nevosa su tutto il Mediterraneo come da anni non si vedeva.

 

Nevicò per più giorni a Roma, Napoli, Palermo ma praticamente ovunque, Torino crollò a -21.8°, suo record mai più raggiunto, record assoluto anche per Milano Linate con -15.6° e Trieste con -14.1°.

 

Gli Appennini furono ovviamente seppelliti da metrate di neve, la neve tornò anche nel mese di marzo (dove nevicò di nuovo a Roma e Napoli in modo abbondante) e addirittura nel mese di giugno, dove si ricorda una nevicata tardiva quasi nel centro di Trento.

 

Da lì in poi si registra un nuovo calo delle temperature medie globali con una nuova serie di Inverni freddi ed Estati che tornano ad essere mediamente miti, gli anni ’60 videro Inverni tutti freddi, uno su tutti l’emblematico, forse l’Inverno per eccellenza in Europa, il più freddo dal Dopoguerra, il 1962/1963:

 

Iniziato a dicembre, proseguì con un’escalation di bordate Siberiane continue, alternato a fasi Atlantiche, fino al mese di marzo, che fu ugualmente rigido; il freddo non risparmiò nessuna zona del continente, in Inghilterra, nonostante non si ebbero le gelate del Tamigi come nei secoli precedenti, risulta essere non solo il più freddo del secolo ma fra i più freddi in assoluto.

Negli anni ’60, vanno annoverati sicuramente il Febbraio 1965, molto freddo in Italia ma celebre soprattutto per la nevicata più abbondante nel secolo nella capitale, con 40 cm di neve; molto freddi anche i mesi di gennaio 1966 (record assoluti a Bologna -18.8°, Catania -5.0°) e gennaio 1968 (Potenza -12.2°).

 

Gli anni ’70 video Estati ancora più tiepide ma allo stesso tempo Inverni leggermente più miti, ma con alcune ondate di gelo celebri come quella del marzo 1971 (nuovamente neve sulla Capitale e al Sud) e del fine dicembre 1978/inizio gennaio 1979, che fu spaventoso in Russia (il Capodanno più freddo della storia di Mosca, appartiene a quest’ondata di gelo la temperatura più bassa mai registrata in Europa, -58.1° ad Ust Schugor, in Russia) e con l’ondata di gelo che arrivò improvvisa in Italia, con crolli termici repentini anche di 15/20° in poche ore (record assoluti a Lecce, -12.0°, Pescara, -13.2°).

 

Gli anni ’80 furono di nuovo estremi, Estati alcune caldissime e tre invernate di fila straordinariamente fredde, prima un accenno anche al 1980/1981 che al Sud fu freddissimo e nevosissimo, in molte zone come medie termiche finali e centimetri di neve non inferiori ad altri Inverni memorabili.

 

I tre Inverni celebri di quel decennio partono da quello che è il mese più freddo del Dopoguerra al Centro-Nord ma sicuro quello che ha lasciato gli estremi più bassi del secolo dalla Campania in su, ovviamente si parla del Gennaio 1985. I record che l’ondata di gelo rase al suolo sono molteplici, uno su tutti, davvero emblematico, i -23.2 di Firenze, seguono i -6.8° di Genova, -19.4° a Brescia, -18.4 a Verona, -22.0 a Piacenza, -11.0 a Roma Ciampino, -15.8 a Perugia ed altri. Il freddo cominciò il 6 gennaio (la famosa nevicata dell’Epifania a Roma) e durò per circa due settimane, prima che l’entrata di una perturbazione Atlantica seppellì la Pianura Padana con un manto alto fra i 50 e i 90 cm, con punte ben più generose nelle pedemontane. Il freddo fu molto intenso e prolungato anche nel resto d’Europa, dove però anche Febbraio fu molto freddo (soprattutto in Scandinavia).

 

Appena un anno dopo, viene annoverato il Febbraio 1986 che portò nuovamente copiose nevicate in Italia (ancora Roma il 9 febbraio) e un anno ancora più tardi un mese che in Europa è celebre, il Gennaio 1987: in zone come Scandinavia, Paesi Baltici, Polonia è fra i mesi più freddi di tutti i tempi e all’ondata di gelo di inizio gennaio di quell’anno appartengono più della metà dei record assoluti di quelle zone; l’Italia fu solo sfiorata dal grosso del gelo, ma al Centro-Nord riuscì comunque a nevicare copiosamente a metà mese. Freddissimo anche Febbraio in Europa, prima che scoppiasse il mese di marzo più freddo del secolo in Italia e zone come i Balcani: l’ondata di gelo del marzo 1987 durò oltre 15 giorni e fu eccezionale in zone come la Puglia, per durata e picchi, un’ondata di gelo che sarebbe stata eccezionale anche se fosse capitata a gennaio.

 

Da quel momento in poi, si è assistita ad una nuova pausa del freddo e gli episodi veramente gelidi e diffusi sono andati via via scomparendo, pur apparendo localmente con Invernate mediamente più calde dei decenni precedenti.

 

Nell’ultimo ventennio comunque, van citati:

 

  • Dicembre 1988, con neve e gelo rari in alcune zone del Centro-Sud (soprattutto Campania)
  • Febbraio 1991, soprattutto al Centro-Nord, punte di -15-18° in Pianura Padana
  • inizio gennaio 1993 al Centro-Sud (record assoluto di Bari, -5.9)
  • fine dicembre 1996, ondata Siberiana, molto freddo anche in Europa
  • fine gennaio 1999 (nevicata storica sull’isola di Ponza)
  • Dicembre 2001 (prima al Centro-Nord, il famoso blizzard di S. Lucia, poi al Sud)
  • i mesi di Febbraio 2003 e 2005 che come medie finali sono fra i più freddi del cinquantennio in alcune aree del Centro-Sud
  • Marzo 2005 con tanti record mensili caduti

 

Infine va citato un Inverno che poteva essere eccezionalmente freddo in tutto il continente, il 2005/2006, che invece ha limitato il suo gelo in Russia (ove è stato un Inverno molto freddo, a Mosca si è scesi sotto i -30° dopo quasi 20 anni, dal gennaio 1987), tuttavia Inverno che in Italia è stato ugualmente molto freddo come medie finali, molto lungo da fine novembre a metà marzo.

 

 

Fonte: visto su http://digilander.libero.it

Link. http://digilander.libero.it/meteoargenta/inverni_freddi_in_europa_dal_xv.htm

 

 

 

LA MINI-GLACIAZIONE MEDIEVALE E’ STATA COLPA DI UN VULCANO

 

samalas

Cratere vulcanico del Salamas in Indonesia

 

 

Un team di ricercatori inglesi e di altri Paesi hanno scoperto quello che pensano essere il vulcano responsabile di una gigantesca eruzione avvenuta nel 13 ° secolo, in particolare nel 1257, che ha lasciato la sua “firma chimica” nel ghiaccio dell’Artico e dell’Antartico e che ha scombussolato il clima dell’intero Pianeta per più di un anno. Più di un testo medievale europeo parlano di un improvviso raffreddamento del clima e di mancati raccolti, ma le cause non erano ancora state chiarite. Sulla rivista PNAS un team internazionale punta il

dito della causa di tutto ciò contro il Vulcano Samalas che si trova sull’Isola di Lombok, in Indonesia. Oggi rimane ben poco della struttura originale della montagna. Si osserva infatti, solo un enorme cratere riempito da un lago.

 

La squadra di ricercatori è giunta alla tale conclusione trovando una chiara relazione tra lo zolfo e le tracce di polvere presenti nel ghiaccio polare e le rocce e le polveri raccolte nella regione di Lombok stessa. Identiche non sono solo le impronte chimiche, ma anche le date ottenute al radiocarbonio. Le cronache locali inoltre, ricordano la distruzione del Lombok avvenuto proprio nel 13° secolo. “La prova è molto forte e convincente”, spiega Clive Oppenheimer, dell’Università di Cambridge, Regno Unito. Franck Lavigne, del Panthéon-Sorbonne, Francia, ha aggiunto: “Abbiamo condotto una ricerca del tutto simile ad una indagine penale. Non conoscevamo il colpevole, ma sapevamo il momento dell’omicidio e le impronte digitali in forma di geochimica nelle carote di ghiaccio. Ciò ci ha permesso di rintracciare il vulcano responsabile”.

 

L’eruzione del 1257 era stata variamente collegata con vulcani del Messico, dell’Ecuador e della Nuova Zelanda, ma questi candidati non presentano una datazione o una geochimica collegabile con la data dell’evento, dicono i ricercatori. Solo Samalas è in grado di “spuntare tutte le caselle”.

Gli studi del team di Lombok indicano che ben 40 chilometri cubi di roccia e ceneri potrebbero essere stati scagliati nell’atmosfera dal vulcano e che le ceneri potrebbero aver raggiunto con facilità i 40 km d’altezza entrando così nella stratosfera. In tal modo il materiale più fine potrebbe aver avvolto il mondo intero raggiungendo sia la Groenlandia che l’Antartide. In tal caso l’impatto sul clima sarebbe stato significativo.

Testi medievali descrivono un clima davvero atroce per l’estate del 1258. Faceva freddo, e la pioggia era incessante, portando inondazioni ovunque. Tra l’altro gli archeologi hanno recentemente fatto risalire al 1258 gli scheletri di migliaia di persone che vennero sepolti in fosse comuni a Londra. “Non possiamo dire con certezza che tali eventi fossero collegati all’eruzione, ma una certa relazione sembra proprio esserci”. spiega Lavigne. L’imponenza dell’eruzione del Samalas è paragonabile a quella del Krakatoa, avvenuta nel 1883 e del Tambora (1815).

 

Va ricordato che le carote di ghiaccio hanno mostrato indizi di un altro evento colossale legato ai vulcani avvenuto nel 1809, ma, al momento non è ancora chiara quale potrebbe essere stato il vulcano colpevole. La ricerca ha inizio…

 

 

Fonte: visto su ANTIKITERA del 6 OTTOBRE 2013

Link: http://www.antikitera.net/news.asp?ID=12765

 

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