Ago 10 2014

L’ISLAM CONSIDERA LA DONNA INFERIORE ALL’UOMO: ECCO LE CONSEGUENZE PER CHI SPOSA UN MUSULMANO

Category: Islamgiorgio @ 00:02

 

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Una ragazza che si innamora di un islamico dovrebbe tenere a mente le 7 differenze giuridiche che priveranno della libertà lei e i suoi figli (anche se abitano in Occidente)

 

di Gianfranco Trabuio

 

Un approccio corretto alla conoscenza della antropologia culturale di popolazioni diverse da quelle occidentali, deve necessariamente fare riferimento alla religione di quelle popolazioni.

 

La dimensione religiosa è certamente quella più importante e più pervasiva presso tutti i popoli, per l’Islam addirittura è la religione che regolamenta anche la vita civile, il diritto civile e penale, la politica. […]

 

La concezione occidentale dei diritti universali dell’uomo, come deliberati dall’ONU, non trova riscontro nelle legislazioni dei paesi musulmani. Tanto meno dopo le recenti rivoluzioni popolari che hanno portato al potere i partiti di ispirazione fondamentalista, rigidamente ancorati alla legislazione di derivazione coranica. […]

 

E’ opportuno illustrare, anche se brevemente, cosa si trova nei testi sacri dell’Islam, per esempio negli Hadith (sentenze) del profeta.

 

La considerazione di Muhammad per le donne: dagli hadith (editti) del profeta: […]
Sahih Al Bukhari, Hadith 3826, narrato da Abu Said Al Khudri.

 

Il Profeta disse: “Non è vero che la testimonianza di una donna equivalga alla metà di quella di un uomo?”. La donna rispose: “Sì”. Lui disse: “Il perché sta nella scarsezza di cervello della donna”. […]

 

L’AFFERMAZIONE SULLA INFERIORITÀ DELLA DONNA RISPETTO ALL’UOMO, HA CONSEGUENZE IMPORTANTI PER LA VITA DI TUTTI I GIORNI


 

Non ci si riferisce qui alle disuguaglianze che possono esistere a livello sociologico tra uomo e donna, queste sono purtroppo diffuse in tutte le società, nel mondo musulmano come in altre culture o civiltà. È necessario parlare della disuguaglianza giuridica, che ha delle conseguenze durature perché è normativa, spesso impedendo o comunque ritardando qualunque adeguamento alla mentalità dei musulmani e delle musulmane di oggi. […]

 

1. LA DONNA HA SOLO IL RUOLO DI OGGETTO DI PIACERE E DI RIPRODUZIONE
C’è anzitutto una disparità nella possibilità di contrarre il matrimonio. All’uomo viene riconosciuta la possibilità di avere contemporaneamente fino a quattro mogli (poligamia), mentre alla donna viene negata la facoltà di sposare più di un uomo (poliandria). La poligamia legalmente sancita significa una differenza radicale tra uomo e donna. All’uomo dà la sensazione che la donna è fatta per il suo piacere e, al limite, che è una sua proprietà che può “arare” come vuole, come afferma letteralmente il Corano (sura della Vacca II, 223).
Se ha la possibilità materiale, ne “acquista” un’altra. La donna si trova in una condizione di sottomissione nel ruolo di oggetto di piacere e di riproduzione; questo ruolo è confermato dal fatto che non viene mai chiamata con il suo nome, ma sempre in relazione a un uomo: figlia di…, moglie di…,

 

2. I FIGLI NATI DA UN MUSULMANO SONO AUTOMATICAMENTE MUSULMANI (LA RELIGIONE DELLA MOGLIE NON CONTA)
La donna musulmana non può sposare un uomo di un’altra fede, a meno che questi non si converta prima all’Islam. Il divieto è dovuto al fatto che, nelle società patriarcali orientali, i figli adottano sempre la religione del padre. Ma è anche giustificato dal fatto che il padre è il garante dell’educazione religiosa dei figli, e quindi solo se è musulmano può assicurare la loro crescita secondo i principi islamici. Ricordo a questo proposito che i figli nati da un musulmano sono considerati a tutti gli effetti musulmani, anche se battezzati. Perciò ogni matrimonio misto (tra un musulmano e una cristiana o un’ebrea, gli unici due casi contemplati nella sharia) accresce numericamente la comunità musulmana e riduce la comunità non musulmana. Non mi soffermo in questa sede per approfondire questo argomento così tragico per le conseguenze delle mogli cristiane sposate a un musulmano. I fatti di cronaca sono lì a dimostrare quanta leggerezza, e ignoranza, ci sia da parte delle nostre donne e da parte della Chiesa cattolica nel contrarre e nel concedere la dispensa per questi matrimoni misti.

 

3. L’UOMO PUO’ RIPUDIARE LA MOGLIE QUANDO E COME VUOLE (LA DONNA NON PUO’)
Il marito ha la facoltà di ripudiare la moglie ripetendo tre volte la frase «sei ripudiata» in presenza di due testimoni musulmani maschi, adulti e sani di mente, anche senza ricorrere a un tribunale. La cosa più assurda è che se il marito dovesse in seguito pentirsi della sua decisione e intendesse “recuperare” nuovamente sua moglie, quest’ultima dovrebbe prima sposarsi con un altro uomo che dovrà a sua volta ripudiarla. La donna passa in tal caso di mano in mano per rispettare formalmente la Legge. La moglie invece non può ripudiare il marito. Potrebbe chiedere il divorzio, che però diviene per lei motivo di riprovazione e la mette in una condizione sociologica molto fragile. Il ripudio è comunque vissuto come un’umiliazione per la donna e si presume sempre che lei abbia qualche problema a livello fisico o morale.
Infine, la facilità con la quale il marito può ripudiare la moglie senza dover giustificare la decisione, la rende totalmente dipendente dal suo stato d’animo, con il costante timore di essere allontanata. È come una spada di Damocle che pende sulla sua testa: se non si comporta secondo il desiderio del marito potrebbe essere ripudiata, e allora dovrà cercarne un altro che accetti di prenderla con sé.

 

4. DIVORZIO FACILE SENZA TRIBUNALE
In quarto luogo c’è da considerare la facilità con cui si ottiene il divorzio, che avviene quasi sempre su richiesta dell’uomo. Tradizionalmente, non c’è neppure bisogno di andare in tribunale. È vero che un hadith di Muhammad, il Profeta, dice che «il divorzio è la più odiosa delle cose lecite», ma comunque è permesso.

 

5. I FIGLI SONO CONSIDERATI DI PROPRIETA’ DEL PADRE (ANCHE IN CASO DI DIVORZIO)
L’affidamento della prole, in seguito al divorzio, è un altro esempio di disuguaglianza. I figli “appartengono” al padre, che decide della loro educazione, anche se sono provvisoriamente affidati alla madre fino all’ età di sette anni. Solo il padre ha la potestà genitoriale.

 

6. ANCHE NELL’EREDITA’ LA DONNA E’ CONSIDERATA INFERIORE
C’è poi la questione dell’eredità. Alla femmina ne spetta la metà del maschio, un provvedimento che trova fondamento nella situazione socio-economica in cui la famiglia viveva anticamente: dato che, secondo il Corano, è l’uomo che ha l’obbligo di mantenere la donna e l’intera famiglia, era logico che dovesse disporre di un piccolo fondo a cui attingere. Anche in questo caso una disuguaglianza fissata dalla legge divina aumenta la dipendenza della donna dall’uomo.

 

7. LA TESTIMONIANZA DI UN UOMO VALE COME QUELLA DI DUE DONNE
Una settima differenza a livello giuridico è che la testimonianza del maschio vale come quella di due femmine. Questo si basa su un hadith di Muhammad, molto diffuso negli ambienti musulmani nonostante la sua autenticità sia piuttosto discussa, in cui si afferma che «la donna è imperfetta nella fede e nell’intelligenza».
Quando si chiede ai fuqaha, agli esperti della legge, di spiegare il motivo rispondono che la donna è imperfetta quanto alla fede perché, in certe situazioni, ad esempio durante le mestruazioni, la sua preghiera e il suo digiuno non sono validi e la sua pratica religiosa è dunque imperfetta.
Riguardo la seconda parte dell’affermazione – l'”imperfezione” nell’intelligenza- forse un tempo questo poteva essere spiegato sociologicamente tenendo presente che le donne studiavano meno, che erano meno coinvolte nella vita sociale e dedite soltanto ai lavori domestici, ma da tempo tutto ciò non vale più. Eppure nella maggioranza dei tribunali dei Paesi islamici vige ancora questo principio nonostante le proteste delle associazioni femministe.
In alcuni Paesi i fondamentalisti chiedono anche che alle donne sia vietato di fare da testimoni nei processi in cui sono previste le pene coraniche.


 

Nota di BastaBugie: il Corano prevede esplicitamente che le mogli non ubbidienti vadano picchiate. Si potrebbe obiettare che ci sono anche cristiani che picchiano la moglie, ma il paragone non regge. Infatti il Nuovo Testamento prevede che non si possa mai picchiare la moglie. La lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (Ef 5,25.28) nei rapporti tra moglie e marito afferma: “E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. (…) Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso”. Dunque il cristiano che picchia la moglie è un cattivo cristiano, mentre un musulmano che picchia la moglie è un buon musulmano. Anzi il musulmano che non picchiasse la moglie ribelle sarebbe un cattivo musulmano che non applica il Corano.

 

Consigliamo la lettura di un articolo pubblicato in BastaBugie n.170 del 10 dicembre 2010:
IL CORANO PERMETTE AL MARITO DI PICCHIARE LA MOGLIE – Allah ha onorato le donne istituendo la punizione delle bastonate, che però vanno date secondo regole precise: senza lasciar segni visibili e solo per una buona causa (ad esempio se lei si nega a letto)
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1314

 

Fonte: Io amo l’Italia, 07/09/2012

Pubblicato su BastaBugie n. 262

 

Fonte: visto su Basta Bugie del 14 settembre 3014

Link: http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2444

 

 

 

IL CORANO PERMETTE AL MARITO DI PICCHIARE LA MOGLIE

 

 

 

Saad Arafat 

 

 

“VI DICO COME SI PICCHIANO LE MOGLI”

 

In tv il predicatore egiziano Saad Arafat spiega serafico che Allah ha onorato le donne istituendo la punizione delle bastonat. Che però vanno date secondo regole precise: senza lasciar segni visibili e solo per una buona causa. Ad esempio se lei si nega

 

Allah ha onorato le donne istituendo la punizione delle bastonate, che però vanno date secondo regole precise: senza lasciar segni visibili e solo per una buona causa (ad esempio se lei si nega a letto)

 

di Gian Micalessin

 

Pestatela, ma non sfiguratela. Bastonatela, ma non rompetele le ossa. Ficcatevi in testa queste due regolette e vivrete felici con la vostra signora ed in pace con il Signore. Lei, onorata di tante attenzioni, vi considererà un autentico maschio. Lui, soddisfatto per la vostra fede, vi aprirà la strada per il Paradiso dei sant’uomini. Uomini musulmani ovviamente. Uomini tutti d’un pezzo. Uomini ben diversi da quei rammolliti di cristiani sempre pronti a discutere con la moglie prima ancora di averla randellata a dovere.

 

Non ci credete? Andate su You Tube, regalatevi i tre imperdibili minuti e mezzo d’intervista in cui il predicatore Saad Arafat, ospite della televisione egiziana Al Naas, chiarisce come suonarle alla gentile consorte, quando farlo e perché quello sfogo risulterà sacrosanto sia agli occhi di lei che a quelli di Allah. Incominciamo dalla premessa. Dalla statistica, spiattellata dal presentatore in studio, secondo cui il 90 per cento delle donne britanniche si lamenta per l’eterna indecisione di quelle mammolette dei loro mariti. E il giornalista si chiede perché il mondo continui a riversare «accuse a non finire sui musulmani», perché tutti mettano in croce la santa abitudine di «bastonare le consorti». Per il pio Saad Arafat è come andar a nozze. «Allah istituendo la punizione delle bastonate – spiega serafico – ha voluto rendere un onore e privilegio alle donne». Vi chiedete come le mazzate possano essere un onore? Non siete i soli. Persino quel buon musulmano d’un giornalista nello studio sembra esitare. Ma son tentennamenti degni d’un infedele. Saad Arafat ha già pronta la citazione, il verbo capace di rendere sacra e incontrovertibile ogni spiegazione.

 

«Il Profeta Maometto ha detto: “non colpitele in faccia e non sfiguratele”. Ecco il modo in cui vanno onorate». Per andar d’accordo con il Corano insomma basta far attenzione, colpire con metodo e precisione. Potete riempirla di calci nel sedere, scudisciarla sulla pancia o farle nera la schiena. L’importante è che non si veda. La poveretta il giorno dopo potrà anche camminar piegata in due, ma dovrà esibire una faccia bella e pulita. La regola numero due del pestaggio familiare è altrettanto fondamentale. «Anche quando la sta colpendo il marito non deve mai insultarla, mai maledirla perché – illustra quel sant’uomo d’un Saad Arafat – non la batte per farle del male, ma per regalarle disciplina». Come con gli asini insomma. Ci discutereste mentre gli raddrizzate la schiena a forza di scudisciate? Certo che no. Con la mogliettina va allo stesso modo. Cambiano solo le precauzioni. Ad un asino potete dargliele dove volete e quante volete. Alla consorte è meglio di no. «Mi raccomando non potete mai andar oltre i dieci colpi e non potete nemmeno rompergli le ossa, spaccargli i denti, insultarla o ficcarle le dita negli occhi», chiarisce il premuroso Arafat. Anche perché «esiste un’etichetta persino per le percosse…Se il marito bastona la moglie per renderla più disciplinata dovrà sempre ricordarsi di non calcar troppo la mano e di colpirla dal petto in giù… queste son le uniche botte che onorano le donne».

 

Donna onorata mezza salvata verrebbe da pensare, ma il galateo delle busse benedette dal Profeta non finisce qui. Ci sono anche i ragguagli sugli strumenti da usare. Sarà meglio conciarla a pugni e schiaffi o sarà meglio usare un bel bastone nodoso? Davanti alla domanda dall’intervistatore il buon Arafat si dichiara fermo ed irremovibile. «Quando si colpisce non di deve mai colpire troppo duro e soprattutto non si devono lasciar segni». La cosa migliore, spiega, «è colpirla con un corto bastone… i colpi devono arrivare sul corpo e non devono mai arrivare uno di seguito all’altro». Per educare al meglio la mogliettina è meglio dunque picchiarla con metodo, lentamente, centellinando uno dopo l’altro i dieci colpi concessi. E ovviamente farlo per una santa ragione. Se non vi ha aperto il frigo per offrirvi qualcosa da bere, se non vi ha fatto trovare la cena in tavola le bastonate son eccessive. Se invece non vi vuole più, fa la neghittosa e si rifiuta di soddisfarvi a letto allora ecco la sacrosanta occasione per educarla e onorarla.

 

«In un caso come questo cosa – sostiene Arafat – un marito non ha scelta. Lui la vuole e lei si rifiuta… lui la chiama e lei si nega… potrebbe riprenderla e minacciarla, ma quei metodi van bene quando ci sono di mezzo il mangiare o il bere. Quando arriviamo a cose di cui il marito non può far a meno allora le botte sono concesse».

Alla fine insomma la regola è semplice: la moglie onorata è quella prima bastonata e poi violentata.

 

 

 

 

Fonte: Il Giornale, 23 settembre 2010

Link: http://www.ilgiornale.it/news/vi-dico-si-picchiano-mogli.html

 

Fonte: visto su Basta Bugie  del 10  dicembre 2010

Link: http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1314

Link: Pubblicato su BastaBugie n. 170

 

 

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