Set 21 2012

VERONA. CHIESA DI SAN ZENO: LA GRANDE VASCA LUSTRALE DI PORFIDO

La vasca circolare indicata dai Romani labrum lustrale da utilizzare nelle terme, nelle fontane, nelle ville.  Vasche di acqua “Iustrale”, cioè “purificatrice” . 

 

Sotto la navata di sinistra è collocata una grande coppa in porfido rosso, un monolite del diametro di quasi tre metri, proveniente, come il piatto della fontana di Piazza delle Erbe, dalle terme romane della città (II sec. d.C.). Il grande bacino, quand’era collocato nel suo ambiente originale, all’ esterno della basilica, serviva per le abluzioni d’acqua, era un labrum lustrale.

Come ricorda Pierpaolo Brugnoli, la coppa di San Zeno aveva fatto bella mostra di sé nel vasto sagrato esistente fra la basilica e la chiesa di San Procolo. Era collocata all’ aperto, e così viene rilevata anche in varie mappe di Verona e vedute della piazza di San Zeno. Sistemazione anche questa non occasionale – come annotano gli storici – dato che, nei pressi delle basiliche, anche di quelle paleocristiane, venivano collocate vasche d’acqua per le abluzioni rituali, sostituite poi dalle pile dell’acqua santa poste all’interno dei luoghi di culto.

Già il Maffei, a questo proposito, precisa: “Lasciando le favole popolari, già che ogni paese ha le sue, questa gran conca stava lateralmente nella piazza, ch’ è innanzi la Basilica secondo l’uso antico. Di tal uso scopresi nell’Esodo la prima origine, dove comanda il Signore di collocare avanti il tempio un gran vaso di bronzo, perché si lavassero mani e piedi i Sacerdoti prima di entrarvi. Così Salomone fece per uso nel tempio di vasca rotonda, che per l’ampiezza si disse mare”.

 

Anonimo del XVIII secolo: la basilica di San Zeno con il tempietto che custodiva la coppa qui ricoverata fin dai primi anni del XVIII secolo per sottrarla alle ingiurie del tempo, ma soprattutto ai vandali del quartiere. Visibile anche una seconda torre del monastero. 

 

Ma la prima e più antica descrizione, che si abbia di un Cristiano Tempio, è quella di Tiro che troviamo in Eufebio, dove spiega, come dentro il primo recinto, ed innanzi alla Chiesa, perché altri non entrasse dentro senza nettarsi, era un portico quadrato con abbondanti fontane. [ … ] “Però nell’orlo superiore di tal vaso erano queste parole in greco: non lavar la faccia solamente, ma i peccati ancora,  quando alle Basiliche si ponesser grandi e magnifiche vasche, e come da principio si ponesser fuori nel sito dell’ acque per lavarsi, in cui luogo sottentravano”

Ma la leggenda racconta che la coppa sia stata donata da Galliena, per gratitudine, o trasportata qui, per punizione, dal demonio sconfitto dal vescovo Zeno.  I guasti e le tracce del tempo sarebbero, sempre  secondo la leggenda, i segni delle unghie del diavolo che t’aveva portata sulle spalle.

Nel 1693 il Comune protestò perché era esposta all’ esterno e non volea andasse perduta la memoria di tanto miracolo. Per sottrarla alle ingiurie del tempo, ma soprattutto dai vandali del quartiere, nel 1703 il Comune accettò t’offerta dell’ abate Alvise Priuli di proteggerla all’interno di una piccola costruzione collocata dentro il sagrato-cimitero a fianco della basilica, presso il fianco prospiciente la chiesa di San Procolo.  Ma dopo un centinaio di anni, nel 1819, il podestà G. B. Da Persico volle sgombrare tutto il lato meridionale, perché la basilica di San Zeno apparisse in tutta la sua eleganza.

Così demolì il piccolo tempio e portò la coppa all’interno della chiesa, nel sito dove oggi ancora si trova, nell’ angolo a sinistra dell’entrata dove, fino a quel momento, era conservato t’antico “Carroccio”,  che finì bruciato.

 

LABRUM LUSTRALE, VASCA D’ACQUA PURIFICATRICE 

 

Le fondamenta del tempio dedicato a Jovius Lustrale a Verona in via Diaz

 

Oltre alla funzione igienico-terapeutica, l’acqua ha sempre avuto anche un uso religioso e votivo, derivato direttamente dal mondo greco, proseguito nel mondo romano fino a perpetuarsi, immutato, nel mondo cristiano.

Il  labrum lustrate è testimone, in questo caso, della ripresa in età moderna di antiche consuetudini di greci e romani, i quali usavano purificarsi prima di accedere ad un luogo sacro, aspergendosi di acqua lustrale. Non solo, ma nelle Feste Lustrali, cerimonie purificatrici, celebrate a Roma ogni cinque anni, si sacrificava agli dei e si purificava il popola aspergendolo con l’acqua lustrale, come ancora oggi si usa nelle cerimonie cattoliche, in cui, attraverso la benedizione, con l’acqua, si invoca la protezione di Dio su persone o cose.

Un riferimento che ci riporta alla ritualità nell’uso dell’acqua, documentato nell’antica Roma ma anche a Verona. In epoca romana, infatti, nelle vicinanze dell’ingresso della Porta Jovia (Porta Borsari) esisteva un piccolo tempio, dedicato a Jovius Lustrale, dove i viaggiatori sostavano prima di entrare in città, per un breve cenno di devozione e per purificarsi con l’acqua lustrale che sgorgava da una fontanella all’interno del tempio.

 

Fonte: srs di Mario Patuzzo, da SAN ZENO gioiello d’arte romanica, edizione La Grafica

 

 

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