Ott 17 2022

STEVE JOBS PROIBIVA L’USO DI SMARTPHONE E TABLET AI FIGLI: ECCO PERCHÉ LO FACEVA, E PERCHÉ DOVRESTI FARLO ANCHE TU

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Ogni giorno vediamo sempre più genitori che affidano tablet, cellulari ed altri tipi di dispositivi elettronici ai figli. Spesso lo fanno anche per sostituire baby sitter, badanti, nonne e addirittura il loro affetto e la loro attenzione con questi dispositivi.

E’ molto semplice dare a un bambino un dispositivo che brilla, emana luci, suoni e ha giochi, e lasciarlo da solo a giocare anche per ore. Ciò che non si sa è che, per quanto questi dispositivi possano divertire il bambino sul momento, si sta minando la loro capacità di essere felici.

La tecnologia può cambiare la nostra vita in positivo. Per viaggiare, informarsi e risolvere problemi semplici ormai ci rivolgiamo quasi esclusivamente alla tecnologia. Bisogna approfittare della tecnologia e coglierne tutti i lati positivi. Ma bisogna saper individuare i limiti: un bambino non può giocare per ore con un dispositivo elettronico, e solo pochi minuti con altri bambini o con i genitori.

A tal proposito, pubblichiamo la famosa risposta di Steve Jobs alla domanda sul perché lui stesso teneva i figli alla lontana da tali dispositivi elettronici:

 “I miei figli mi accusano di essere un po’ fascista a casa riguardo l’uso dei tablet, ed è perché mi comporto da dittatore impedendogli di usare questo tipo di tecnologia. Mi dicono che i genitori degli amici non impongono tali limiti, e mi chiedono perché loro non possono usare tablet e cellulari per tutto il tempo che vogliono. Ma la mia posizione, e quella di mia moglie, è molto semplice: abbiamo visto cosa può comportare l’eccesso di uso della tecnologia fra gli adulti, quindi immagina fra i bambini. Non voglio assolutamente che ciò accada ai miei piccoli “ 

Un bambino che passa molto tempo su tablet e cellulari può soffrire di tantissimi problemi, a cominciare dalla dipendenza da tali tipi di tecnologie, iperattività ed esclusione sociale. Lasciare usare tablet e cellulari senza limiti ai nostri figli vuol dire condannarli ad un futuro infelice, nel quale corrono il rischio di dipendere da farmaci o da dispositivi elettronici.

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Fonte: www.rimedio-naturale.it


Set 19 2022

LA PITIMA

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Venezia

Temutissima presenza storica con un rigoroso ruolo nella Serenissima: non era un esattore diretto dei debiti ma uno che ne sollecitava il pagamento in modo pubblico. Coloro che avevano un credito e non riuscivano a riscuotere, si rivolgevano ai servigi della Pitima: questa allora seguiva in continuazione il debitore vestita di rosso (un colore facilmente riconoscibile affinché tutti sapessero che il perseguitato era debitore moroso) gridando a gran voce e additando l’insolvente così da gettarlo nell’imbarazzo e farlo cedere per sfinimento fino a saldare le proprie pendenze.

Era una figura istituzionale commissionata dello Stato, reclutata tra le persone povere ed emarginate le quali godevano di assistenza pubblica in mense e ostelli a loro riservati in cambio della disponibilità su richiesta delle istituzioni. Nonostante la comprensibile insofferenza, il perseguitato non poteva in alcun modo nuocere alla Pitima pena pesante condanna.

Per la Serenissima, la cui prosperità era basata sul commercio, la credibilità dei mercanti e armatori, gli impegni tra privati compresi i debiti di gioco, il rispetto delle regole e gli impegni assunti, venivano considerati obblighi primari facenti parte della struttura stessa dello Stato. 

Pur essendo una democrazia avanzata aperta a tutti e a tutte le idee, vigeva un rigore ferreo delle regole sulle quali non si transigeva.

Dagli antichi fasti di Venezia a tutt’oggi, è un termine ancora usato per indicare una persona insistente e molesta: “ti xe na pitima”


Apr 24 2022

IL MEDICO DELLA PESTE, LA PIÙ INQUIETANTE DELLE MASCHERE VENEZIANE

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l Medico della Peste è sicuramente la più inquietante delle maschere di carnevale veneziane

Negli ultimi anni, la maschera del Medico della Peste è diventata molto conosciuta, quasi pop, grazie soprattutto a videogiochi di successo come Assasin’s Creed e diversi film. Nell’universo Steampunk, se ne trovano molte versioni. Grazie a questa popolarità, il Medico della Peste, un tempo simbolo terribile di morte e disperazione, viene oggi scelto come costumecosplay o vestito di Halloween.

 Ma com’era e a cosa serviva davvero la maschera del Medico della Peste?

Sappiamo poco sulle origini, ma è noto che la figura del Medico della Peste era diffuso in tutta Europa già nel medioevo. Nel XVII secolo, un famoso medico francese, Charles de Lorme, perfezionò la maschera del Medico della Peste, conferendole l’aspetto che conosciamo.

Questa era una maschera pratica, cioè veniva usata effettivamente dai dottori e chirurghi come uniforme medica per proteggersi dal morbo quando andavano a visitare i malati di peste. 

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Apr 13 2022

POI CI SONO LORO … I FOLLI.

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Dedicato ai folli, a chi ha lasciato la comoda sedia della sicurezza, a chi ha abbandonato il vialetto di casa, a chi non è stato compreso.

“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l’intera vita a credersi stupido”.
Albert Einstein

Molti imprenditori, rivoluzionari, ora miliardari, considerati geni innovatori, hanno abbandonato gli studi. Hanno preso la porta prima che fosse ora di prenderla. Hanno sfondato la porta quando la porta era chiusa a chiave.

Chi li conosceva mentre uscivano sgommando dal loro vialetto?

Chi li conosceva quando abbandonavano il college fra gli improperi dei padri e le delusioni sempiterne delle madri?

E ora forse li conosciamo? Li conosciamo davvero?

I loro genitori li conosceranno, ora, li riconosceranno?

Ci sono tante persone fortunate là fuori, tutto per bene, in orario, persone perfettamente cronologiche, una scalata di sì ai voti e ai sentimenti.

POI CI SONO LORO. I FOLLI. QUELLI CHE ORA AMMIRIAMO, PROPRIO QUELLI.

La follia, la rivoluzione dentro, l’innovazione magistrale: se la sono meritata. Se la sono sudata.

Ci sono due tipi di esclamazioni sul folle, la prima è: quello è un folle! La seconda è: quello è un folle!

Sembrano identiche eppure non sono mai state così diverse.

Perché è facile dirlo dopo. È facile essere ammirati dopo. Essere perdonati dopo. Rivoluti in casa dopo. Voluti bene, dopo. Sentire quelli che ti hanno conosciuto che si vantano di averlo fatto quando eri niente (o ricordano l’esclamazione del primo tipo: quello è un folle!).

Ebbene. I fatti. I fatti dimostrano che la follia si deve meritare, il talento deve essere lasciato libero o deve evadere, che l’ammirazione e tutti gli appellativi che sentono ora se li sono sudati fra le lacrime e la follia, che il loro futuro a cui nemmeno i genitori credevano se lo sono costruiti senza manuale di istruzioni, senza la scalata sulla scalinata del successo, ma solo con la scalata alle idee e alla loro integrità.

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Nov 16 2021

Tu sei qua grazie a…

Category: Cultura e dintorni,Persone e personaggigiorgio @ 23:27

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2 genitori. 

4 nonni. 

8 bisnonni. 

16 trisnonni. 

32 quadrisavi. 

64 quintavi. 

128 esavi. 

256 eptavi. 

512 ottavi. 

1024 nonavi. 

2048 decavi.

Per nascere oggi (da 12 generazioni precedenti), hai avuto bisogno di un totale di 4.094 antenati negli ultimi 400 anni. 

Pensa per un istante: quante lotte? Quante battaglie? Quante malattie? Quante difficoltà? Quanta tristezza? Quanta felicità? Quante storie d’amore? 

Quante speranze per il futuro? … i tuoi antenati hanno attraversato per farti esistere oggi.

Onora sempre le tue radici.


Dic 23 2020

LE PROFEZIE DI RASPUTIN

Grigorij Efimovič Novy, noto come Rasputin 

1. 

“…Sento che devo morire prima dell’anno nuovo. Voglio fare presente però al popolo russo, al Babbo, alla Madre della Russia ed ai Ragazzi, che se io sarò ucciso da comuni assassini, e specialmente dai miei fratelli contadini russi, tu, Zar di Russia, non avere paura, resta sul tuo trono e governa e non avere paura per i tuoi Figli perché regneranno per altri cento e più anni. Ma se io verrò ucciso dai nobili, le loro mani resteranno macchiate del mio sangue e per venticinque anni non potranno togliersi dalla pelle questo sangue. Essi dovranno lasciare la Russia. I fratelli uccideranno i fratelli, ed essi si uccideranno l’un l’altro. E per venticinque anni non ci saranno nobili nel Paese. Zar della terra di Russia, se tu odi il suono delle campane che ti dice che Grigorij è stato ucciso, devi sapere questo. Se sono stati i tuoi parenti che hanno provocato la mia morte, allora nessuno della tua famiglia, cioè nessuno dei tuoi figli o dei tuoi parenti rimarrà vivo per più di due anni. Essi saranno uccisi dal popolo russo… Pregate, pregate, siate forti, pensate alla vostra benedetta famiglia.” 

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Apr 07 2020

IL RIMEDIO È LA POVERTÀ

Category: Cultura e dintorni,Società e politicagiorgio @ 21:51

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Questo articolo apparve il 30 giugno 1974, ed è straordinario. Una meraviglia di stile e di pensiero di Goffredo Parise.

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Mar 28 2020

LA PERDITA DEL RICCORDO

Category: Cultura e dintorni,Scuola e universitàgiorgio @ 10:28

La migliore scuola del mondo

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Ricordo quando mio nonno veniva a mangiare la domenica da noi, e io lo portavo alla finestra del balcone per mostrargli le nuvole all’orizzonte:

“Nonno pioverà”?

“None. Non sono nuvole di pioggia, quelle!”

Non ricordo una sola volta in cui il nonno mi abbia risposto che sì, sarebbe piovuto. E non si è mai sbagliato, perché la memoria di 70 anni passati a rompersi la schiena nelle campagne arse dal sole, in attesa di una pioggia che non arrivava mai, non lascia spazio a facili ottimismi. Nemmeno a 80 anni. E non si smette mai di essere contadini, nemmeno da pensionati.

Ne stanno morendo tanti, di pensionati e di nonni, in questi maledetti giorni di pestilenza. Perché il coronavirus si accanisce soprattutto su di loro, lasciando illesi i più giovani e affidando la sorte di chi sta in mezzo ad una tragica riffa tra chi ha un sistema immunitario virtuoso, e chi invece si scopre improvvisamente fragile.

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Nov 22 2019

L’ULTIMA POESIA DI ROBERTO PULIERO IN OSPEDALE… “GRASSIE A CHI M’HA CURÀ” .

Roberto Pugliero

 

 

Il giorno 19 novembre, a 73 anni, si è spento Roberto Puliero, grande regista, attore e radiocronista storico dell’Hellas Verona.


Ricoverato a Borgo Trento, nelle ultime settimane ha scritto una poesia dedicata a dottori e infermieri che l’hanno curato.

 

GRASSIE A CHI M’HA CURÀ

Quando un giorno uno el se cata

ricoverado a l’ospedal,

più che ben, se po’ anca dir

che, struca struca… te stè mal

Ma, za dopo un par de giorni,

te te senti consolà,

e da una serie de attensioni

circondado e confortà!

Gh’è un bel sciapo de infermiere

che come ti te le ciami,

le se parcipita a iutàrte

come un supìo de tsunami!

Le te alsa, le te sbalsa,

le te senta, le te sbassa,

le te palpa, le te tasta,

le te dindola e strapassa

Fin da mattina imboressàde

la Federica o la Veronica

un’iniesson de bonumor

che la par la bomba ’tomica!

E le prova ad una ad una

sigalando un fià a la bona…

… che sia pronte par la sera

le cansone del Verona,

e le sistema le bandiere!,

parchè riva fin lassù

la gioiosità festosa

dei colori gialloblù!

… po’ gh’è Andrea, che te lo senti

quando riva el so vocion

che’l par proprio vegnù fora

da un Sior Todaro brontolòn

E Francesco che po’ se casco,

so a la fin contento istesso…

sono sicuro: co un colpetto

el me tira su dal cesso!

E gh’è la Elena col boresso

sempre annesso e incorporado

con la Kety a far da spalla

a quel “duo“ un fià scombinado

Fin che intanto la Michela,

coi so oceti birichini,

la te fa solo pensar

a pastissi e tortellini…

… e po’ gh’è la Paola capobanda:

per governar quelo che gh’è,

ela ghe basta un bel sorriso,

’na parola, anca un giossetin de te…

Du anni fa, forsi impisocado

e de sonno ancora storno,

m’era fin scapà da dir

“quasi quasi qua ghe torno!“

Ben, scusè, m’ero sbalià!…

Voi tornar ma no malà…

voi tornar pa ringrassiar

chi ogni giorno m’ha curà

con affetto e co umiltà

impinando el so lavoro

de amicissia e umanità

 R.P.


Nov 20 2019

QUANDO A ROMA SI PARLAVA NAPOLETANO

Category: Cultura e dintorni,Italia storia e dintornigiorgio @ 14:34

Sisinium: Fili de le pute, traite, Gosmari, Albertel, traite. Falite dereto colo palo, Carvoncelle!

 

Un ghigno compare sul mio viso, non potete vederlo ma vi assicuro che c’è, e il motivo mi viene cagionato dalla lettura di alcune documentazioni relative agli idiomi della penisola italica.

Non essendo un cultore della storia linguistica del nostro Paese devo, ob torto collo, riferirmi ad altrui affermazioni per comprendere l’evoluzione linguistica della “mia lingua”.

È universalmente riconosciuto che l’italiano moderno poggia i suoi enormi piedi sul latino classico, quello letterario per intendersi mentre il volgo (da vulgaris) aveva un suo idioma composto da un limitato vocabolario latino infarinato con le antiche lingue parlate nell’area, questi dialetti alla fine hanno dato origine alle varie lingue romanze attualmente vive nel bacino linguistico neolatino.

Una prima lista di queste parole volgari la si ritrova nell’Appendix Probi del III secolo dove al fianco della corretta parola latina compare quella che il vogo utilizzava nell’uso comune, lo scopo era quello di affermare la corretta dizione ad uso didattico della parola (pardon per il gioco di “parole”).

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Nov 15 2019

IL SENSO DELLA SCUOLA

 

 

Questa mattina, appena sveglio, ho trovato una busta chiusa sul mio comodino e ne sono rimasto stupito. La grafia era quella di mio padre che riconosco a distanza…poi c’era anche la sua firma.
– Per Francesco, firmato Raffaele Latella.- Così era scritto sulla busta.
Stropicciai gli occhi e ne iniziai la lettura.

Caro Francesco,
ieri abbiamo fatto una bella ed istruttiva passeggiata e credimi ne sono stato felicissimo. Ne ho raccontato alcuni particolari a tua madre mentre tu eri già a letto e poi, non avendo sonno, mi è venuto in mente di scriverti questa mia lettera che ci renderà ancor più amici di quanto già noi siamo.
Volevo parlarti del significato e del senso della scuola che io pure ho frequentato fino all’università.
Per noi dello Stato delle Due Sicilie, devi sapere, che la scuola ha un senso profondo ed etico che capirai meglio durante i tuoi studi. Noi non studiamo obbligatoriamente per progredire e sopravanzare così gli altri popoli, ma progrediamo naturalmente approfondendo le nostre conoscenze come banale risultato del nostro studio. E’ questa una delle ragioni del nostro comportamento fatalista, che non vuol dire rassegnato ma bensì riportato alla volontà di Dio.

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Ago 12 2019

L’EGEMONIA DI SINISTRA HA CREATO UN DESERTO E L’HA CHIAMATO CULTURA

Category: Cultura e dintorni,Società e politicagiorgio @ 21:35

Antonio Gramsci

 

 

L’intellettuale organico ha dissolto concetti, valori e modelli positivi lasciando la società in balia del conformismo e della volgarità

 

La tesi di fondo è nota: la conquista del consenso politico e sociale passa attraverso la conquista culturale della società.

Poi fu Togliatti che, alla caduta del fascismo, provò su strada il disegno gramsciano e conquistò gruppi di intellettuali, spesso ex fascisti, case editrici e luoghi cruciali della cultura. Ma il suo progetto non bucò nella società che aveva ancora contrappesi forti, dalle parrocchie all’influenza americana, dai grandi mezzi di comunicazione come la Rai in mano al potere democristiano ai media in cui prevaleva l’evasione.

La vera svolta avviene col ’68: l’egemonia culturale non si identifica più col Pci, che pure resta il maggiore impresario, ma si sparge nell’arcipelago radicale di sinistra. Quell’egemonia si fa pervasiva, conquista linguaggi e profili, raggiunge la scuola e l’università, il cinema e il teatro, pervade le arti, i media e le redazioni.

 

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Ago 03 2019

Giovanni Feo

Category: Cultura e dintorni,Persone e personaggigiorgio @ 18:31

 

Giovanni Feo

 

Domenica 16 Giugno 2019  si è spento  Giovanni Feo, un maestro, un amico.
Giovanni era nato De Feo nel 1949 a Roma, da madre greca e padre pugliese. Risiedeva da più di 40 anni a Pitigliano dove lo avevano portato la sua passione per gli etruschi e la loro cultura. Da li ha esplorato incessantemente il territorio mostrando una non comune connessione con esso, che gli ha permesso di scoprire e riscoprire luoghi e manufatti ancestrali, spesso trovando spiegazioni d’uso non approvate dall’archeologia accademica. Ha sempre condiviso attivamente la sua conoscenza con seminari, conferenze, escursioni e ci ha lasciato una grande quantità di guide e libri sulle sue scoperte, di cui ricordiamo per tutte Poggio Rota, una sorta di Stonehenge italiana, megaliti tufacei di epoca precedente agli etruschi che presentano troppi allineamenti astronomici e territoriali per essere casuali.

 

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Mag 17 2019

DECADENZA DELLA LINGUA ITALIANA E….DELL’ITALIANO.

Category: Cultura e dintornigiorgio @ 11:24

 

 

Nel  1976 il linguista Tullio De Mauro, scomparso nel 2017, aveva fatto una ricerca per vedere quante parole conosceva un ginnasiale: il risultato fu circa 1.600.

Ripetuto il sondaggio venti anni dopo, il risultato fu che i ginnasiali del 1996 conoscevano dalle 600 alle 700 parole.

Oggi io penso che se la cavino con 300 parole, se non di meno.

E un problema?

Si, è un grosso problema, perché, come ha evidenziato Heidegger, riusciamo a pensare limitatamente alle parole di cui disponiamo, perché non riusciamo ad avere pensieri a cui non corrisponde una parola.

Le parole non sono strumenti per esprimere il pensiero, al contrario sono condizioni per poter pensare.

 

 

 


Mag 12 2019

SI SENTE MALE MENTRE GUIDA ADDIO A GIOVANNI RAPELLI

Giovanni Rapelli

 

Verona e la cultura italiana hanno perso una figura che resterà pietra miliare nello studio della linguistica e della toponomastica. Giovanni Rapelli, 81 anni ancora ben portati con vivacità di spirito e di mente, è morto l’altra sera nei pressi di San Rocco di Piegara, di ritorno da un incontro organizzato dal Curatorium Cimbricum Veronese di cui era stato tra i fondatori nel 1974.  Alla guida della sua auto sulla quale viaggiava l’amico fraterno Carlo Caporal, si è sentito male improvvisamente: la morte è sopraggiunta immediatamente dopo che ha avuto la forza e l’accortezza di accostare l’auto al ciglio della strada.

Marta Tezza, che seguiva l’auto provenendo dalla stessa riunione, ha prestato il primo soccorso ma è stato tutto inutile e anche il medico del 118 ha tentato a lungo le manovre di rianimazione senza successo. I funerali si svolgeranno lunedì alle 16 nella chiesa di San Marco Evangelista, in via Girolamo Dalla Corte 24, in Borgo Venezia, dove Rapelli abitava con la moglie Maria Antonietta.

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