Ott 13 2019

QUELLE VETRINE CHE HANNO SEGNATO UN´EPOCA.

LA VERONA CHE NON C´È PIÙ. La storia commerciale di via Mazzini scandita dai negozi storici che ne hanno animato la vita e dettato la moda in città dai primi del ´900.

 

 

 

L´annunciata chiusura della libreria Ghelfi&Barbato è l´epilogo di una lenta agonia iniziata alla fine degli anni Ottanta.

 

La chiusura della libreria Ghelfi&Barbato è l´ultimo capitolo non solo della storia commerciale di Verona, attraverso la sua più importante strada del passeggio e delle vetrine, ma anche il triste epilogo di un´epoca. Quella della ricca borghesia cittadina che vestiva elegante, ma anche quella della città popolare che guardava le vetrine con gli ultimi arrivi e affidava all´estro e alle mani delle giovani donne, casalinghe e sartine in casa, con lo scampolo di stoffa a poche lire, la possibilità di un abito alla moda. Via Mazzini, la via principale di Verona, che i veronesi amavano chiamare con il vecchio toponimo di via Nuova.
CON LA CHIUSURA della libreria Ghelfi&Barbato, che, unico negozio di via Mazzini, ha mantenuto anche lo splendido rivestimento metallico, si volta pagina su un pezzo di storia. La libreria è citata in una guida di Verona del 1868 (libraio Munster, via Nuova alla Scala ed, un ventennio dopo, Remigio Cabianca), e poi in tutte le guide di fine Ottocento, in uno stabile che, in epoca asburgica, ospitava le stalle. 
La raffinata struttura in ferro venne eseguita dalla Premiata officina Marcello Carrara di via Torretta San Zeno: manca la data, ma è del secondo ottocento, in quanto Marcello Carrara è presente nell´elenco delle officine veronesi proprio in quel periodo. 
Nei primi decenni del novecento, i Barbato da Pontremoli, la patria delle bancarelle di libri, sono approdati a Verona: prima vendevano i libri in bancarelle poste al centro della strada, poi hanno rilevato la storica libreria. L´addio di Ghelfi&Barbato, in via Mazzini, segue di solo un anno la chiusura della sede storica della Bnl, la Banca nazionale del Lavoro, che ha lasciato il posto ai grandi magazzini Zara. Di negozi storici, sopravvive la Farmacia Due Campane, che la tradizione fa risalire addirittura al 1753 dallo speziale Giuseppe Faccioli in contrada Santi Apostoli, poi  trasferita in via Nuova dallo speziale Gaetano Lonardi nel 1789. E nell´alta via Mazzini, al numero 67, verso piazza Bra, dagli anni Venti, c´è la gioielleria Maria Passeroni

 

 

 

QUELLE VETRINE CHE HANNO SEGNATO UN´EPOCA.

 

RACCONTARE la storia commerciale di questa strada non è facile: si può partire dalle vecchie guide di Verona (si intitolavano anche «Informatori» o «Indicatori» o «Indispensabili») del secondo ottocento, edite da Apollonio e da Rossi. In quelli degli anni Trenta dell´ottocento, si scopre che in questa che si chiamava via Nuova c´erano fabbri, bottai, drogherie, alimentari, sarti e i più svariati artigiani ed è facile pensare che allora i negozi erano modesti, in penombra, male illuminati, con le merci sulla porta. 
Il precursore fu Pietro Barbaro, cavaliere veneziano, proprietario di un grande negozio di stoffe con sartoria a Venezia nel centralissimo Campo Goldoni e succursali a Padova e Treviso. Nel 1900, acquistò tre modeste case in via Nuova ai numeri civici 53, 55, 57 e dopo il loro abbattimento provvide ad erige! re un moderno edificio, quello che si vede ancora oggi, al numero 55, con ingresso laterale e due ampie e bellissime vetrine. Allora fu ritenuta un´audacia, demolire e ricostruire il nuovo. Nel volume sui «Luoghi del commercio» di Luigi Scolari e Alberto Vignolo ci sono i bellissimi disegni del palazzo di Barbaro che portano la firma del più illustre architetto veronese del tempo, Ettore Fagiuoli. Bellissimi e accuratissimi i disegni dell´architetto per la facciata con le maestose vetrine. Oggi, c´è una griffe nazionale, Furla, borse, valigie, pelletterie e accessori. 

 

 

Dopo Barbaro, arriva da via Quattro spade, nel 1903, l´Unione Militare, altro storico negozio che forniva divise, che vi rimase fino ai primi anni Settanta: apre nei locali della storica birreria Galletti.
Sempre in questi primi anni del Novecento, c´era la drogheria del veneziano Fabricci, che poi divenne, nei primi anni Sessanta, la Drogheria di lusso Cavallina. C’ erano le fiorerie Ghedini e Zanoni. Allora una sola la profumeria, all´insegna Marastoni, che negli anni Sessanta divenne Mirem e una sola anche l´oreficeria, Toffaletti, che da metà degli anni Novanta si è spostata in via Cattaneo. Venne aperta nel 1898, con vetrine ornate a motivi floreali e scaffali con ripiani in cristallo; era in via Mazzini 16, in uno stabile di proprietà della Comunità ebraica. Un´eleganza sobria ma raffinata. 

 

 

IN QUESTI PRIMI ANNI del secolo scorso, fu rinnovato il caffè ristorante Concordia alle Campane, nel palazzo Martini (negli anni sessanta divenne Linoleum): ora qui c´è la gioielleria Canestrari, approdata negli anni Ottanta, ma attiva dal 1920 aveva un ampio e per i tempi bellissimo negozio in via Cappello. Memorabili le vetrine di argenteria.
Oltre l´incrocio con via Quattro spade, vicino al cortile dell´Accademia, nel primissimo Novecento, c´era il vecchio Tiolo, con una bottega di cioccolata servita solo in tazza: qui, negli Anni sessanta, si insediarono i grandi magazzini Upim, per poi spostarsi nel palazzo del Supercinema, dove seppur ridotti si trovano ancora. Negli anni Venti, altri illustri negozi aprono in via Mazzini: Tadini e Verza era arrivato a Verona nel 1923, da Montagnana (allora era una delle 27 filiali della ditta, che oggi ha sede a Brescia). Pochi anni dopo, l´apertura, attorno al 1926, in una pubblicità apparsa sul nostro giornale si reclamizzava che da Tadini e Verza si regalava un servizio di piatti ai clienti che avessero fatto acquisti per oltre 15 lire. Oggi, da Tadini e Verza c´è il Disney store.
Verso San Tomio, dal 1915, c´erano le sorelle Beltrame e ancora dall´Ottocento, le pelletterie Campana. Invece, all´imbocco della strada da piazza Bra, c´era Onestinghel, un altro negozio storico di Verona: la cartoleria aperta nel 1888 si è trasferita da ormai una quindicina di anni in via Frattini ed in Zai. Al suo posto prima De Wan, ed ora Louis Vitton, la celebre griffe della pelletteria. 

 

Onestinghel, il telefono n.1 a Verona

 
GLI ANNI D´ORO della via Nuova sono iniziati nel dopoguerra e sono continuati fino alla fine degli anni Ottanta. Dire via Mazzini, in questi trent´anni, significava cartoleria Onestinghel, valigeria Giobatta Righini, bar Turco (già caffè Zampi, quello di Carlotta Aschieri), confetteria Delva (già Unica), orologeria Pavesi,cappelleria Petternella, confezioni Pietro Barbaro, Unione Militare, Filippo Grassi con le sue bellissime biancherie, farmacia Carraroli (Rossi) alle due Campane, le porcellane di Giacomo Martini, la sartoria Saccani (già Cervellera), le bellissime stoffe e poi confezioni di Tadini e Verza, Pernpruner (con le splendide vetrine), Profumeria Mirem (Marastoni), Illy bar (Cattarozzi), Fioreria Ghedini (trasferita nel caffè Santo Mio), e infine il negozio di biancheria Angelini, che, negli Anni sessanta, era il più vecchio di via Nuova, con 116 anni di gestione alle spalle. Non c´era già più l´orologeria Paur, nell´immobile costruito dall´architetto Goldschmied all´angolo con via Enrico Noris, per la sede del banco veronese di cambio: dagli anni Sessanta, erano esposti in vetrina i nuovissimi prototipi delle macchine da cucire Singer. 
Verso piazza Erbe, la Salumeria Simonetti, già Todeschini, l´ombrelleria Campana, la farmacia di San Tomio, la calzoleria Voltan, le stoffe di Bonani e Castellani già Casalini, la libreria Dante, che dal negozio al numero 70, nel frattempo, si era trasferita al palazzo del Supercinema. Di librerie in via Mazzini c´erano ovviamente la Ghelfi e Barbato, la Marchiori e Di Pellegrino.
In fondo, nello slargo, con piazza Erbe e via Cappello, nel palazzo d´angolo, c´era il negozio di scarpe di Attilio Rossi: elegantissimo. Oggi c´è Max e Co. Negli anni d´oro, in via Nuova, Albasini, con la biancheria: era vicino alla Bnl. Negli anni Settanta, Biasini mostrava le poltrone Frau, uno dei primi arredamenti da design. E sempre in questi anni, arrivano i negozi di scarpe vicino a piazza Bra, di Principe e Buschi, le confezioni del Duca d´Aosta (dal 1960), la profumeria Venus, le pelliccerie Castelli, l´abbigliamento per signora di Luisa Spagnoli, poi ancora Azzini abbigliamento, i Magazzini Disco Rosso, le biancherie di Frette e il negozio di dischi della Ricordi

 

 

«LE STRASSE». Poi, a fine anni Ottanta, primi anni Novanta, aprono i negozi di jeans con le griffe italiane, Benetton, Diesel e i «puristi» di via Mazzini, inorriditi, dicevano che in via Nuova erano arrivate «le strasse». Negli anni Novanta, con gli affitti stellari e il turismo internazionale, le vetrine veronesi fanno gola alle griffe dell´alta moda: ecco Versace, Gucci, Louis Vitton, Cartier, Dolce e Gabbana, Bulgari, Marina Rinaldi. E di recente, Tezenis, Disney store, Salmoiraghi e Viganò e la catena spagnola di Zara. Fino alla recente libreria Feltrinelli nell´ex sede del Banco di Roma, che ha dato il colpo finale a Ghelfi&Barbato

 

Tratto da: L’Arena, IL GIORNALE DI VERONA

Data: 3/04/2012

Note: CRONACA – Pagina 17

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