Lug 07 2019

TUTTO QUELLO CHE PIERCAMILLO DAVIGO DIREBBE SE AL POSTO DELLE TOGHE CI FOSSERO I POLITICI

 

 

Nello scandalo Csm fa rumore il silenzio dell’ex pm

 

di Ermes Antonucci

 

Roma. Mentre la bufera sulle nomine al Consiglio superiore della magistratura si estende, chiamando in causa ora anche il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio (membro di diritto del Csm e titolare dell’esercizio del potere disciplinare), c’è un dato, piuttosto passato inosservato, che continua a sorprendere: il silenzio tombale sulla vicenda da parte dell’ex pm di Mani pulite Piercamillo Davigo, oggi componente del Csm. Proprio lui che da oltre venticinque anni ci ha abituati a continui interventi pubblici su giornali e tv dal taglio moraleggiante, per denunciare il diffuso malaffare nella classe dirigente ogni qualvolta vi fosse uno scandalo di corruzione e per celebrare la superiorità etica della magistratura, ora tace di fronte a una delle più gravi crisi giudiziarie ed etiche mai vissute dall’organo di autogoverno della magistratura.

 

Eppure, se si ricordano le bordate lanciate dall’ex pm in passato sulla corruzione della classe dirigente, si capisce che oggi di cose da dire il “vero” Davigo ne avrebbe eccome. E a spiegare il suo silenzio non basta il fatto che in questo momento egli faccia parte della commissione disciplinare del Csm chiamata a valutare il comportamento dei consiglieri coinvolti nello scandalo, visto che nell’esternare le sue opinioni l’ex pm si è sempre giustificato sostenendo di parlare in termini generali e mai di casi specifici.

 

Così, se al posto delle toghe lo scandalo riguardasse esponenti politici, probabilmente Davigo sarebbe in televisione a dirci che “non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti” e che quindi dovremmo considerare gli indagati come già colpevoli.

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