Mag 08 2017

PADOVA: L’INCENERITORE SENZA BARRICATE, «SIAMO I MIGLIORI D’EUROPA»

Girava l’anno 2010 e a Padova l’inceneritore a tre chilometri dal “Santo” è: “el meo d’Europa”. Il nostro a Ca’ del Bue a sette chilometri da San Zeno è: “una vacca  de inceneritor”, ed essendo una vacca  l’è sempre serà.

Ma la colpa non è nostra, l’è solo dei santi: a Padova  i ga  “più vixin” San’Antonio, “Il Santo Dei Miracoli”, a Verona gavemo “più lontan”, “San Zen che ride”, e il fatto che el rida sempre, nol se presenta ben, l’e el protetor de una città de mati, santo del Carneval e dei gnocchi. Vuto meter la diferenza de serietà nelle cose da far?

 

 

L’inceneritore di San Lazzaro produrrà energia per 65 mila utenti

 

 

San Lazzaro, l’impianto che svetta a Padova tra ventimila persone. Qualche protesta «urbana» ma ora la città e la provincia sono autosufficienti nella gestione dei rifiuti

 

PADOVA — Non è facile associare l’eccellenza alla spazzatura. Soprattutto nei giorni in cui le immagini delle barricate di Terzigno fanno il giro del mondo. Però, visitando il mega inceneritore padovano di San Lazzaro, si può almeno provare. Su e giù per i suoi 7 piani, affacciati dalla sala-controllo, con le sue 12 postazioni e monitor in funzione h24, sulla «buca» capace di contenere insieme oltre ottomila tonnellate di immondizia in attesa di essere bruciate, la distanza che separa il Veneto e la Campania sembra molto più grande dei 700 chilometri che separano Padova da Napoli. 

 

Nel Veneto dell’eccellenza, dove il 67 per cento dei Comuni ricicla oltre il 50% dei rifiuti (dato che è valso alla regione l’Oscar di Legambiente) ma gli inceneritori non sono ben visti, l’impianto di AcegasAps colpisce per maestosità, pulizia ed efficienza. Nonché per la completa e sorprendente assenza di odori. L’enorme inceneritore padovano, da quasi 50 anni adagiato sulle rive del Piovego, tra la zona industriale e il quartiere est della città, è appena stato di fatto raddoppiato con la costruzione della terza linea: l’impianto ora è in grado di smaltire 200 mila tonnellate di immondizia all’anno, i rifiuti secchi dell’intera provincia generati da una popolazione totale ormai vicina al milione di abitanti.

 

A sentir parlare l’ingegner Sergio Trapanotto, che ha cominciato a lavorare nel 1970 a Porto Marghera e che oggi è il dirigente responsabile di questo bestione sembra incredibile pensare che, nello stesso Paese, il tema dello smaltimento dei rifiuti sia da sempre una questione di ordine pubblico. Prima che di criminalità organizzata.

Qui, a stretto contatto con una delle più grandi eccellenze del Veneto, pronta (se qualcuno domani le desse l’ordine) a bruciare la spazzatura di tutta la regione, mai nessuno ha alzato troppo la voce. Figuriamoci se lanciato pietre.

E il fatto che il centrosinistra governi la città da oltre 15 anni (a parte la parentesi 1999-2004) non basta a giustificare la «anomalia». Soltanto qualche sporadico blitz dei centri sociali, qualche raccolta di firme coordinata dai Verdi e da Rifondazione comunista, qualche interrogazione «pepata» dell’Italia dei valori, qualche comunicato stampa di Legambiente che chiedeva e chiede tuttora in contemporanea con l’ampliamento la chiusura della prima linea. Niente di più. Anche se, di fatto, uno serio studio epidemiologico sull’area manca.

 

Nello stesso Veneto che, ovunque, si oppone strenuamente all’ipotesi di vedersi nascere sotto casa una centrale nucleare o un termovalorizzatore, qui a Padova è così da 50 anni. Calma piatta. O quasi.

Nonostante l’inceneritore di Acegas- Aps, la cui nuova espansione (messa a punto dalla milanese Termokimik Corporation) è costata oltre 100 milioni di euro, svetti imponente sulla testa di più di ventimila persone. Tante quelle che abitano tra San Lazzaro, la Stanga, Forcellini, l’Isola di Terranegra, Camin e Granze. «Guardi – spiega Cesare Pillon, il presidente della società partecipata al 60% dai comuni di Trieste e Padova – Purtroppo da tanto tempo esiste molta disinformazione da parte di gente in malafede, che persevera in modo scientifico a concentrare tutte le attenzioni sul nostro impianto, senza minimamente ricordare che, nonostante la Regione ne abbia ordinato la progressiva chiusura, le discariche continuano ad esistere e ad ampliarsi. Basti pensare a Campodarsego, Este, Godega di Sant’Urbano e Grumolo delle Abbadesse…

 

Lo dico senza timore di smentite: quello di San Lazzaro è il miglior inceneritore d’Europa, dato che ha ricevuto tutte le certificazioni possibili in termini di qualità e di sicurezza.

E, molto presto, grazie alla capacità di produrre energia elettrica, sarà in grado di coprire il consumo annuo di circa 60mila persone. Cioè, più o meno, un quarto dei cittadini di Padova». 

 

Ma nessun timore per la natura dei fumi sprigionati? «E’ tutto sotto controllo, in tempo reale a disposizione dell’ente regionale preposto, ovvero l’Arpav », garantisce Pillon. 

Eccellenza, però, significa anche e soprattutto raccolta differenziata: «Tra le città con più di 150mila abitanti – ricorda il sindaco pd Flavio Zanonato – Padova è quella che ricicla la maggior quantità di rifiuti. Abbiamo ormai superato il 45%». Per il resto, c’è il colosso di San Lazzaro.

 

 

Fonte: srs di Davide D’Attino da il Corriere del Veneto  del 29 ottobre 2010

 

Link: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/29-ottobre-2010/inceneritore-senza-barricate-siamo-migliori-d-europa-1804052391689.shtml

 

Link: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/

 

 

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