Ott 18 2015

STORIA VENETA – 81: IL MARTIRIO DI PAOLO ERIZIO. CADE IN MANO TURCA NEGROPONTE

Category: Storia di Venezia e del Venetogiorgio @ 19:52

 

Dal testo di Francesco Zanotto

 

“Paolo Erizzo riparato erasi, con pochi de’ suoi, nel castello, e, per alcuni giorni, si difendeva; ma alla fine astretto fu da necessità prepotente di cedere. Egli si arrese sulla fede di Maometto, promettendo di salvargli la testa. Se non che uscito appena dal castello, fu per ordine dello stesso Maometto, con orrido genere di morte segato per mezzo il corpo, fra due tavole, dicendo il tiranno, con ischerno insultante, di avergli mantenuto il sacramento … ”

  

ANNO 1470

 

 giuseppe gatteri 1470 martirio di paolo erizzo

Giuseppe Gatteri

 

Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.

 

Dopo una eroica resistenza, l’isola di Negroponte nel Mar Egeo e antica colonia veneziana, cade in mano dei Turchi che dopo averne massacrato la popolazione trucidano orribilmente anche l’ultimo dei tre rettori veneziani

 

LA SCHEDA STORICA – 81

 

Venezia attorno alla metà del XV secolo aveva attraversato guerre, crisi finanziarie ed economiche riuscendo infine a costruire un solido e vasto dominio sulla terraferma senza che lo stato nelle sue strutture venisse mai scalfito o danneggiato.

La minaccia per la Serenissima invece, e ancora una volta, doveva venire dall’esterno e si chiamava Maometto II, colui che aveva messo fine all’impero romano d’oriente con la conquista di Costantinopoli

La caduta della città non sorprese per nulla un’Europa impegnata in tutt’altre faccende ed ormai rassegnata all’evento, ritenuto inevitabile. Bisanzio, del resto, aveva perso almeno da due secoli tutta la sua potenza ed invano l’imperatore Giovanni Paleologo si era recato in Italia nel 1438 per chiedere aiuto contro i Turchi venendo comunque accolto con grande sfarzo dal doge Francesco Foscari.

Anche Venezia fu tra quelle nazioni che alla notizia della caduta di Costantinopoli non si scompose più di tanto malgrado i lucrosi commerci con l’oriente che avevano nella capitale bizantina la loro più importante base. Anzi, è proprio pensando ai loro commerci che i Veneziani si affrettarono l’indomani dell’ingresso dei Turchi nella città, a concludere un trattato con il sultano, grazie al quale almeno per i successivi primi anni ebbero con lo stesso dei rapporti alquanto amichevoli. Per Venezia in termini commerciali era cambiato ben poco con la cacciata dei Paleologhi.

Tutta via Maometto II era appena gli inizi delle sue conquiste e ben presto anche Venezia avrebbe dovuto scontrarsi con le aspirazioni espansionistiche dell’irrequieto e giovane sovrano turco.

Quando il doge Pasquale Malipiero morì nel 1462 Maometto II aveva già spinto la sua avanzata verso Occidente fino alla Serbia, conquistando anche le principali isole dell’Egeo settentrionale, arrivando fino ad Atene e dilagando nell’intero Peloponneso.

Nel 1464 poi, completava la sua avanzata con la conquista della Bosnia, arrivando a minacciare direttamente i possedimenti veneziani lungo le coste dalmate.

Maometto II, temporaneamente impegnato in oriente, aveva nuovamente puntato la sua attenzione verso ovest con l’esplicito proposito di eliminare completamente i domìni d’oltremare di Venezia. Allo scopo, stava riorganizzando la sua già potente flotta e il suo esercito di ben ottantamila uomini. La maggior parte delle navi venne così concentrata a Gallipoli, mentre l’esercito doveva radunarsi ad Adrianopoli. Le due forze si sarebbero poi incontrate per dirigersi verso il primo importante obiettivo da conquistare: l’isola di Negroponte.

Di fronte alla prospettiva della ripresa della guerra Venezia, lasciata praticamente ed ancora una volta da sola di fronte all’avanzata turca, si preparava a nuovi e pesanti sacrifici di uomini e di denaro. Il governo decretò infatti un prestito forzoso di due milioni di ducati mentre veniva richiesto anche un cospicuo contributo alle città di terraferma. Malgrado tutto, malgrado l’avvicinarsi della minaccia e malgrado il nuovo pontefice fosse veneziano, nessuno stato cristiano scese in campo a fianco di Venezia.

Negroponte, l’antica Eubea, era da più di tre secoli la più grande colonia veneziana dell’Egeo, perderla avrebbe voluto significare l’inizio del tracollo commerciale della Serenissima in quell’area. Si doveva tentare l’impossibile.

Da Creta salparono però solo 53 galee al comando di Niccolò Canal e, anche se strada facendo se ne aggiunsero delle altre, la flotta veneziana restava comunque numericamente molto inferiore rispetto a quella turca. Questa, per la metà di giugno si trovava già all’imboccatura dello stretto che divide l’isola dalla vicina terraferma. L’esercito, con una eccezionale sincronia e al comando diretto del sultano, si attestava invece nella sua zona prestabilita. Venne così velocemente costruito un ponte, là dove il braccio del canale era più stretto, appena 40 metri d’acqua.

Il 20 giugno Maometto II attraversava così lo stretto con il suo esercito. Tutto era pronto per lo scontro finale.

L’assedio della città, l’antica Calcide, ebbe inizio e per ben tre settimane la guarnigione veneziana resistette ai continui martellamenti delle bombarde turche, le famose “maomettane”. La breccia sulle mura si allargava drammaticamente di giorno in giorno.

Il comandante Canal, sempre fermo all’imboccatura opposta della stretto, non sembrava tuttavia avere ancora l’intenzione di muoversi anche se le continue pressioni dei suoi uomini alla fine riuscirono a persuaderlo. E così la flotta veneziana iniziava a penetrare lungo lo stretto canale avendo però a favore il vento e le correnti. Si trattava di sbaragliare il ponte costruito dai turchi per tagliare all’esercito di Maometto ogni rifornimento. Eppure Niccolò Canal giunto con le sue navi di fronte alla città, all’ultimo momento decise di non procedere oltre. La popolazione di Negroponte venne così abbandonata al suo destino.

Il 12 luglio l’esercito turco irrompeva nella città che non aveva tuttavia rinunciato ad un’ultima, disperata resistenza. I turchi infatti dovettero affrontare barricate e una pioggia di tegole dai tetti e di acqua e calce bollente dalle finestre. Tutto fu comunque vano. Finiti anche questi disperati ed estremi tentativi, niente potè più risparmiare ai cittadini di Negroponte un orrendo destino.

Uomini, donne e bambini vennero infatti massacrati, violentati e trucidati senza pietà.

Anche i tre rettori della città, Giovanni Bondemerio, Lodovico Calbo e Paolo Erizzo seguirono un analogo trattamento. Il primo venne infatti trucidato nella sua abitazione e Calbo sulla pubblica piazza venne decapitato.

Paolo Erizzo trovò momentaneo scampo nel castello fortificato dell’isola arrendendosi comunque poco dopo, non senza prima aver ottenuto la promessa da Maometto in persona che non gli si sarebbe mozzata la testa. Uscito così dal castello, tuttavia, Paolo Erizzo venne invece catturato e per ordine del Sultano venne fatto tagliare in due all’altezza del petto.

La promessa, disse Maometto, era stata in fondo mantenuta: il capo del governatore veneziano non era stato infatti mozzato!

 

Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA, volume 3, SCRIPTA EDIZIONI

Link: http://www.storiavicentina.it

 

 

 

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