Set 03 2012

INTERVISTA ALL’ANTICICLONE SUBTROPICALE AFRICANO, ALTRIMENTI CONOSCIUTO COME IL CAMMELLO

INTERVISTE IMPOSSIBILI:  A TU PER TU CON IL CAMMELLO

 

È ormai certo che l’anticiclone subtropicale africano, conosciuto anche con il nomignolo di “Cammello“, abbia vinto il premio meteo “Estate 2012”. Le motivazioni ufficiali del premio sono queste: “Grazie a un lavoro indefesso, a una dedizione assoluta, a una pertinacia senza rivali, il signor Cammello è riuscito a dominare quasi ininterrottamente lo scenario barico italiano nel corso del trimestre estivo dell’anno 2012“. La consegna del premio, un ritratto del Cammello che campeggia sul Nord-Africa, riprodotto qui a fianco, è affidato all’equipe del Meteo Giornale. I nostri eroi, quindi, partono stavolta alla ricerca dell’Africano.

La troupe del Meteo Giornale ridiscende tutta la penisola italiana e arrivata in Sicilia si imbarca alla volta delle coste algerine. Il viaggio scorre via tranquillamente e piacevolmente. Giunti in Africa, noleggiano un fuoristrada e si dirigono verso il deserto. Hanno percorso poche decine di km, quando la grande mole del Cammello appare all’orizzonte. Il gigante si muove lentamente e con indolenza osserva il suo regno. Alla vista del fuoristrada non può frenare un enorme sbadiglio che ha l’effetto di scatenare un’invasione di aria sahariana sul Mediterraneo.

Spaventati da tale incredibile prova di potenza, l’equipe scende prudentemente dall’auto e inizia ad apprestare la strumentazione per realizzare l’intervista e la consegna del premio. Il Cammello continua a sbadigliare e a osservare pigramente i piccoli uomini indaffarati. Andrea, l’intervistatore, dopo aver provato il microfono, si rivolge con tali parole al gigante:

 

– È davvero un grande piacere per tutti noi ritrovarLa così in forma, signor Cammello. Siamo giunti sino a Lei per consegnarLe il nuovo premio “Estate 2012”. E si tratta del secondo in pochi anni, dopo quello che vinse nel 2003.
Il Cammello si inumidisce un poco le labbra con la lingua immane, scatenando una tempesta di ghibli, abbassa un poco la testa verso il piccolo uomo e così risponde:

– Mi me piase proprio questa cosa. Son contento di aver vinto ancora, ciò.

Come tutti sapranno, il Cammello parla uno strambo dialetto magrebino che ricorda alla lontana certe inflessioni venete. Qualcuno afferma che in tempi remoti, durante una sortita sul Nord-Italia, il padre del Cammello, il Dromedario, avesse avuto una sfortunata storia d’amore con una contadina di Asiago. Da tale connubio sarebbe appunto nato l’odierno Cammello. La genetica non è acqua, e neppure l’imprinting materno: nei suoi primi giorni di vita fu a lungo cullato dalla madre, che gli cantava stornelli e filastrocche in veneto. Il bambino iniziò quindi a parlare veneto e non poche furono le perplessità del padre quando si ritrovò a dover affidare il dominio meteo del Nord-Africa a questo ragazzone che a ogni pranzo e cena ripeteva:

– Mi me piaserìa magnar un bel piato de polenta e usei.

 

Ma ritorniamo alla nostra intervista.

 

– Signor Cammello, Lei ha sbaragliato tutti i concorrenti con una facilità che ad alcuni è sembrata sospetta. Lei è a conoscenza delle accuse di doping che la riguardano?


– Ma mi non ghe so niente.


 

– Sto parlando di un cocktail di farmaci che alcuni affermano di averla vista assumere. In particolare questo cocktail comprenderebbe CO2 e CH4.

Ah, ma sì, adeso gho capìo. Ma s’é una cosa natural, lo ciapano tuti. Basta solo repirar.

 

– È vero, ma i più critici sospettano che faccia bene solo a Lei.

E io cosa ghe poso far? Mi so solo che quando respiro, mi me sento un leon. Me parìa de conquistàr il mondo.

 

– Capisco. Ma da dove nasce questa sua brama di spingersi così frequentemente verso il Mediterraneo e l’Europa?

 Cosa vuole che le dica… Mi me sun stancà de vedèr sempre sabia e sasi. Mi me piase molto l’architettura europea, e sopratuto quela italiana. E alora ciapo un gran respiro e salto fino all’Italia. Che belo che s’é. Mi ghe starìa ani a vardàr le cità d’arte italiane.

 

– Forse però non è conoscenza dei grandi danni che provoca sia alla popolazione che all’agricoltura italiane. Quando arriva Lei, sul nostro paese le temperature schizzano come niente a +40°C: la gente soffre moltissimo il caldo. Senza parlare dei lunghi periodi di siccità che stremano le nostre campagne.

Mi me dispiase molto, sa? Ma cosa ghe poso fàr? Gho tuta sta energìa in corpo, che saltarìa sino in Lapponia. Non ghe riesco a fermarme. Mi me vien una fame de Europa che mi fa morìr. Gho anche provà a provocàr un temporàl, ma mi son tanto sforzà che alla fin gho provocà una tempesta di sabia su Palermo.

 

-Signor Cammello, ci sono giunte voci ufficiose che Lei soffrirebbe di una malattia nervosa. Ce ne può parlare?
- Certo! St’estate si sono mesi in testa di darme dei nomi di gente famosa, sa? Mi me ciamavano Scipione, Annibale, Caronte e anche Lucifero, Dio mi aiuti. Mi me credevo che schersassero, ma queli continuavano, ciò. Non ci capivo più niente! Gho perso la grasia di Dio. Me girava la testa. E alora mi han ricoverà: el dotor el me gha dito che sofro di schizzofrenia. Gho tante personalità, insoma. Ma adeso sto meglio: prendo le medicine e son tornà me steso.

 

– Signor Cammello, permetta un’ultima domanda. Corrono brutte voci sul suo rapporto con suo cugino, l’Anticiclone delle Azzorre. Cosa ci può dire?

Son tute bale! Semo molto amici e alla sera se vedemo per berse una bel sgnapeta.

 

Ma allora come mai suo cugino non si fa più vedere nelle lunghe estati europee?

– Ma mi non saprìa. Una volta al m’à dito che s’era stanco. Allungarse fino all’Europa non ghe piaseva più. E poi sa cosa ghe dico? Che, secondo mi, el s’è inamurà. Mi penso che ghe piase una tosa che s’è ciama Lacuna e qualcosa, non me ricordo…
- Ma certo, la Lacuna Barica Iberico-Marocchina.
- Esato, quel nome strano lì.

 

-Bene, signor Cammello, sembra giunto il momento di salutarLa e di consegnarLe il premio.
- Grasie, molte grasie.
Stanco per l’intervista, il gigante si sdraiò sulla sabbia rovente. Mentre il fuoristrada riportava la troupe del Meteo Giornale a casa, il Cammello si godeva il caldo con il suo premio tra le zampe. Non era un tipo ambizioso: stava infatti già sognando la prossima volta che sarebbe tornato a visitare la sua amata Italia. Se mi offrissero le chiavi di Roma, allora sì che sarebbe un bel premio…

 

Fonte: sts di Aldo Meschiari – da METEO GIORNALE del   30 agosto 2012

Link: http://www.meteogiornale.it/notizia/24349-1-interviste-impossibili-due-chiacchiere-con-il-cammello

 

 

 

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