Apr 05 2014

VESCOVI NELLA PRIMA METÀ DEL SECOLO XVIII

Category: Chiesa Veronese Storia Pighi,Libri e fontigiorgio @ 20:54

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 Il cardinale Gianfrancesco Barbarigo

 

 

VOLUME  II –  EPOCA  IV – CAPO XV

 

SOMMARIO. – Gianfrancesco Barbarigo – Erezione del Seminario – Scuola degli Accoliti – Dottrina cristiana – Visite – Traslazione a Brescia – Marco Gradenigo – Francesco Trevisani – Sinodo – Opere scritte del Trevisani – Giovanni Bragadino – Dottrina del B. Bellarmino – Tipografia del Seminario – Collegio del palazzo vescovile – Editto circa le ordinazioni – Atti particolari – Traslazione a Venezia.

I vescovi di questi circa sessant’anni sono i seguenti:

116°.  Gianfrancesco Barbarigo (1697-1714);

117°. Marco Gradenigo (1714-1725);

118°. Francesco Trevisani (1725-1732);

119°. Giovanni Bragadino (1733-1758). – Daremo brevi cenni di ciascuno.

 

Gianfrancesco Barbarigo nacque a Venezia il 29 aprile 1658, figlio di Marcantonio, che era fratello del B. Gregorio Barbarigo. (a)

Nelle lettere e nelle scienze, e più ancora nella pietà, fu educato dallo zio: dalla Serenissima fu adoperato in affari diplomatici, e ne fu anche ambasciatore presso la Corte di Francia. Egli però avea ideali più elevati: abbracciò la vita ecclesiastica; e poco appresso fu nominato primicerio della basilica di S. Marco in Venezia. Quando poi cessò di vivere il vescovo di Verona Pietro Leoni (7 dicembre 1697), il pontefice Innocenzo XII promosse a questa sede il Barbarigo(1).

 

Premuroso per il decoro del culto divino e per il ravvivamento della pietà nel cuore dei fedeli, si adoperò a Verona, a Venezia ed a Roma, perché si stabilisse in Verona la Congregazione dell’Oratorio di s. Filippo. Convertì in oratorio la stanza del suo palazzo, nella quale avea dimorato S. Carlo: restaurò pure e convenientemente decorò la cappella di S. Maria della villa episcopale urbana di Nazareth, dove avea dimorato qualche tempo S. Gaetano. Ai chierici e sacerdoti fu solerte pastore, e per la scienza teologica, e per le sue esimie virtù sacerdotali e pastorali.

Diede principio all’ erezione del nostro Seminario, dietro disegno del celebre architetto Ludovico Perini: (b) in esso doveano convivere in buon numero i giovani chierici; i quali, sotto il regime di saggi superiori e l’insegnamento di valenti professori, avessero a formarsi ottimi sacerdoti. Egli però non poté condur a termine l’ opera ideata, causa la sua traslazione ad altra diocesi. Ebbe pure a cuore la scuola degli accoliti. Nei primi anni del suo episcopato la visitò di frequente, e ben si avvide come fossero trascurati gli antichi statuti; massime perchè parecchi degli accoliti e chierici abitavano in famiglie private.  Diede ordini severi per l’assistenza all’ufficiatura della cattedrale, per la frequenza alla confessione sacramentale, per la severità dei costumi e del vestito, per l’assistenza settimanale all’istruzione catechistica(2). Ma, pur troppo, anche la riforma di questa istituzione fu talvolta ostacolata dall’ opposizione del capitolo, e poi troncata per la traslazione del vescovo.

 

Si adoperò molto per il retto insegnamento della Dottrina cristiana, che già fin dall’anno 1633 si impartiva seguendo il testo redatto dal Ven. (ora Beato) Bellarmino: a questo scopo procurò che venisse ristabilita, anche nella parte finanziaria, la Compagnia della Dottrina cristiana(3).

Diede ordinazioni precise perché il SS. Sacramento fosse portato agli infermi col dovuto decoro: rimise in ottimo stato il Collegio dell’Adorazione delle quarantore nella chiesa di S. Luca. Nel giorno 30 maggio 1710 consacrò la chiesa degli eremiti Camaldolesi sopra Garda(4).

 

Però la cura principalissima del vescovo Barbarigo fu la visita alla sua diocesi. Con la data 19 agosto 1698 ottenne dal pontefice Innocenzo XII un breve, nel quale il Papa concedeva ai fedeli indulgenze, speciali in occasione della visita pastorale. Egli diede tosto principio alle visite, e le fece quasi tutte personalmente e con brevi interruzioni dalla sua venuta a Verona sino all’ultimo anno del suo episcopato. Le ricerche in ciascuna visita erano minutissime, le ordinazioni sapientissime, i sermoni ai fedeli e più ancora i suoi esempi efficacissimi(5).

 

Nell’ anno 1714, il pontefice Clemente XI trasferì il nostro vescovo Barbarigo alla sede di Brescia; dove lo creò anche cardinale nel 1720(6). Nel partire da Verona si associarono al vescovo due nostri sacerdoti: il segretario di lui Antonio Piccoli, che poi nel 1717 fu nominato arciprete di Trenzano, e Domenico Rossetti(7). Nel 1720 per volontà di Innocenzo XIII il card. Barbarigo fu trasferito alla sede di Padova, dove morì il  27 gennaio 1730.

 

Nella sede di Verona al vescovo Barbarigo successe Marco Gradenigo (1714-1725).

Questi si distinse molto per la sua immensa carità verso i bisognosi; mercé la quale attrasse alcuni Ebrei alla fede cristiana, molte anime pervertite al ravvedimento. (c)

Nel 1725 fu creato patriarca di Venezia nel mese di aprile; ed a lui fu sostituito il domenicano, Francesco Trevisani (1725-1732), prima vescovo di Ceneda. Nell’anno 1728 intimò una visita pastorale a tutte le chiese della città e diocesi; la quale fu in gran parte effettuata dal nipote di lui Pietro Maria Suarez, allora vescovo di Feltre, e poi di Treviso.

Nella domenica seconda dopo la Pasqua, 27 aprile, dell’anno 1732, tenne un sinodo, del quale così scriveva un contemporaneo: « Tutti li parochiani (forse « li parochi ») sì di città sì di villa, richiesti da mons. nostro vescovo Trevisani e presenti li Calonaci, fu nella chiesa del Duomo fatto sinodo, a cui dieci giudici sinodali e questi tutti calonici… e settanta esaminatori sinodali furono a voce per la parola placet creati … Avendo detto Pier Antonio Albertini … un’orazione latina dimostrante non abbisognare nuove Costituzioni, per esser ottime le Gibertine »(8).

Lo stesso Albertini fu il direttore di questo sinodo; egli ne stabilì le materie e l’ordine, e più che ogni altro contribuì alla scelta di salutevoli provvedimenti per l’abolizione di abusi e per l’edificazione del clero.  I Ballerini, parlando di questo sinodo, dicono soltanto che in esso furono confermate le Costituzioni  gibertine(9). Confermò in esso la riserva di dieci casi, già statuita nel sinodo diocesano dell’anno 1655.

 

Diede alcuni capitoli opportuni per il buon andamento della scuola degli accoliti (10).

 

Il vescovo Trevisani scrisse pure alcune opere: De juramento reis non deferendo, una Lettera alla gerarchia dei sacri Pastori.  L’opera più importante è Conferenze … sopra la verità della fede cristiana contro le obbiezioni degli ebrei, stampata a Roma l’anno 1728.

Morì il giorno 13 dicembre 1732; ed il suo corpo fu sepolto in cattedrale nella cappella del SS. Sacramento(11): il suo cuore per volontà di lui fu portato nella chiesa di S. Tommaso dei Borgognoni, ove era stato abate. (d)

 

Giovanni Bragadino (1733-1758) fu nominato vescovo di Verona dal pontefice Benedetto XIV.

Egli differì alcuni mesi la sua venuta, finché in qualche modo furono composte le controversie coi canonici della cattedrale. Segnalò il suo governo con la predicazione, con istruzioni pastorali, e soprattutto col promuovere la santificazione del clero. A questo scopo con lettera pastorale del 5 dicembre 1736 ordinò a tutti i parrochi della città e diocesi che ogni anno una volta al mese (meno due mesi) dovessero radunare nella sacrestia o nella casa parrocchiale tutti gli ecclesiastici della parrochia e, premesso il Veni Creator, far leggere una delle dieci meditazioni del libro La bilancia del chericato, stampato allora in Verona.

 

Dovette lungamente lottare coi protettori e massari di conventi di monache a causa delle spese esorbitanti, che essi imponevano loro; finchè nel giorno 5 dicembre 1746 tra il vescovo ed i rettori della Magnifica Città fu stipulata una convenzione approvata poi dal Senato Veneto.

 

Volle che nell’insegnamento del catechismo nelle chiese della città e della diocesi si adottasse come testo la Dottrina del Ven. Bellarmino.

 

Per adattar meglio quel testo alle condizioni attuali, vi aggiunse alcune altre domande e relative risposte formulate dal sac. Gaetano Perotti arciprete dei SS. Quirico e Giulitta e Padrino della Congregazione della Dottrina (12). Fu contro queste aggiunte, che presso il pontefice Benedetto XIV reclamarono i canonici della cattedrale, deplorandole « disdicevoli ed insussistenti »(13). Il nuovo testo fu stampato a Verona nel 1742. (e)

 

Fece anche pubblicare una seconda edizione del Rituale Ecclesiae Veronensis, sottraendo qualche preghiera e cerimonia, che si avea nella edizione fatta sotto il vescovo Alberto Valerio l’anno 1606.

 

Emulo del Giberti, il vescovo Bragadino promosse nel nostro seminario gli studi letterari, filosofici e teologici col nominarvi distinti professori; ed inoltre vi fondò una propria tipografia, che in pochi anni stampò parecchie opere dei SS. Padri e Dottori della Chiesa(14).

Volle che anche nei sacerdoti si ravvivasse l’amore allo studio della teologia dogmatica, del diritto canonico e della morale: a questo scopo diede nuova vita al collegio, ossia adunanza dei sacerdoti, istituito nel palazzo vescovile dal vescovo Sebastiano Pisani: in esso si discutevano quesiti e casi di teologia e di diritto canonico, e vi concorrevano sovente duecento tra sacerdoti e chierici.

 

Fra le sue istruzioni pastorali, tutte informate ad uno spirito di zelo, paterno insieme e forte, spicca un Editto… circa le sacre Ordinazioni. Come appare dal titolo, esso è diretto ai chierici ordinandi, massime a quelli raccolti nel seminario; e determina quali ne devano essere le qualità, le disposizioni, le intenzioni. Appoggia il suo editto alle costituzioni del vescovo Giberti, alle prescrizioni del Concilio di Trento, ai decreti emanati dal vescovo Sebastiano Pisani nei suoi sinodi, ed all’insegnamento dei Padri e Dottori della Chiesa. In breve è un’operetta, che meriterebbe esser letta e meditata, non solo dagli ordinandi, ma anche dagli ordinati(15).

 

Aggiungiamo alcuni particolari dell’ episcopato del Bragadino. Durante il suo episcopato avvenne la soppressione del patriarcato di Aquileja, e la chiesa di Verona divenne precariamente suffraganea di quella di Udine, innalzata allora alla dignità arcivescovile. Questa soppressione portò come sua conseguenza una mutazione importantissima nelle relazioni tra il vescovo di Verona ed il capitolo della cattedrale: ce ne occuperemo in seguito.

 

Nel giorno 8 aprile 1736 il vescovo Bragadino consacrò la chiesa di S. Maria delle Vergini, ponendola sotto l’invocazione di S. Maria Maddalena(16): e nel giorno 14 novembre 1756 il nuovo altare della cappella della Madonna del Popolo nella cattedrale(17).

 

Con sentenza 16 giugno 1744 decise una controversia sorta fra il parroco di S. Pietro in Carnario ed il confessore delle monache ed educande del convento di S. Catterina, relativa al diritto di sepoltura di una educanda parrocchiana di S. Pietro morta nel convento di S. Catterina. La decisione fu favorevole al parroco di S. Pietro.

 

Con sentenza 10 febbrajo 1748 decise una simile controversia sorta fra il curato di S. Tommaso Cantuariense e l’arciprete della pieve di Illasi, circa i diritti ed emolumenti sulla sepoltura della contessa Lavinia Pompei defunta nella parrocchia di S. Tommaso, e tumulata poi nella pieve di Illasi.  La decisione fu in massima favorevole al curato di S. Tommaso, pur attribuendo alcuni diritti all’arciprete di Illasi(18).

 

Con decreto del 10 maggio 1748 approvò la Congregazione presbiteriale sotto gli auspicii di S. Pietro Apostolo con centro a Villafranca: però « absque quocumque praejudicio juris parochialis ».  La congregazione ebbe poi privilegi ed indulgenze dai pontefici Benedetto XIV e Clemente XIII(19).  Approvò pure e diede indulgenze agli aggregati del Consorzio spirituale della Carità sorto verso il 1735; i cui membri si obbligavano ad assistere e provvedere ai bisogni spirituali e materiali degli infermi degenti negli ospedali della Pietà e della Misericordia.

 

È importante la Notificazione data al clero ed al popolo della città e della diocesi il 1 febbrajo 1748 circa la benedizione apostolica da darsi ai moribondi e sull’annessa indulgenza plenaria e le condizioni per acquistarla, secondo la concessione del pontefice Benedetto XIV.

 

Durante l’episcopato di mons. Bragadino avvenne la famosa piena dell’Adige con inondazione della città il giorno 2 settembre 1757.

Il vescovo, chiuso dalle acque nel suo palazzo, era dolente di non poter recare ajuto alle monache di parecchi conventi allagati: al loro salvataggio lavorò efficacemente il vicario generale mons. Antonio Albertini. A questa inondazione spetta il celebre fatto di Bartolomeo Rubele(20).

Per causa di questa inondazione le ossa dei santi martiri Fermo e Rustico furono estratti dal sotterraneo, e nel 1759 furono riposte nella chiesa superiore.

 

Mons. Giovanni Bragadino, dopo aver retto per 25 anni la chiesa veronese, fu innalzato alla dignità di patriarca di Venezia con breve di Benedetto XIV dato il giorno 18 novembre 1758. (f)

La sede di Verona restò vacante per circa tre mesi; finchè nel 12 febbrajo 1759 ne fu nominato vescovo il monaco cassinese Nicolò Antonio Giustiniani.

 

 

NOTE

 

 

1 – Venuto ben presto a Verona, differì di prendere possesso solenne della chiesa veronese sino alla festa del Natale 1698.

 

2  -SPAGNOLO, Le scuole accolitali, Cap. XIII

 

3 – BIANCOLINI, Chiese di Verona, I, pag. 253, seg.

 

4 – CROSATTI, Bardolino, pag. 250, 290; BUSSINELLO, L’eremo dei Camaldolesi sopra Garda, pag. 36.

 

5 – Queste visite del vescovo Barbarigo nell’Archivio della Curia sono in dodici volumi, dal 1698 al 1713.

 

6 – SPAGNOLO, Tradizione della berretta cardinalizia a Mons. G.F.  Barbarigo Vescovo di Brescia (Verona 1901).

 

7 – Brixia sacra, Anno 1917, pag. 148.

 

8 – Cronaca (manoscritta) delle cose e fatti di Verona (1731-1734), presso Archivio storico Veronese, 1879, vol. 1, pago 49. La Cronaca è anonima: deve esserne autore Francesco Lando, o, forse meglio Giulio Landa.   Si vegga il nostro libretto, La Chiesa di S. Chiara, Nota 5, pag. 31 (ed. 2. Verona 1907).

 

9 – BALLERINI, IM.  Giberti opera Lectori benevolo (Veronae 1733).

 

10 -SPAGNOLO, Le Scuole sccolitali. Docum. XII, pag. 23l.

 

11– Di una lite per il funerale tratta BIANCOLINI, Chiese di Verona, II, 536.

 

12 – ANT. PIGHI, Il testo del Catechismo in Verona in Bollett. ecci. veron.,1917 pag. 89

 

13 – BENEDETTO XIV al card. Tamburini 3 ottobre 1743 in, Archivio Storico della Società Romana di Storia patria, Vol. XXXIV (1911), pag. 4l.

 

14 – G. B. GIULIARI, Della Tipografia Veronese, pag. 116 (Verona 1871).

 

15 – Fu emanata il 12 agosto 1754, e stampata nella tipografia del Seminario.

 

16 – ARRIGHI, Cenno storico intorno al convento di S. Maria delle Vergini,  detto le “Maddalene”, pag. 44 (Verona 1845).

 

17 –  Memorie storiche intorno al culto di Maria Vergine nella Cattedrale di Verona, pag. 25 (Verona 1770).

 

18 – Le due sentenze si trovano nel Rituale Eccl. Veron., App., pag. 196-209. Ivi pure la Notificazione circa la Benedizione Apostolica.

 

19 – Capitoli dalla S. Congregazione presbiterale (Villafranca 1921).

 

20 – BIANCOLINI, Serie cronol. dei Vescovi … , pag. 55 seg.; VENTURI, Comp. della storia di Verona, II, pag. 195, seg.;  ANT. PIGHI, Le innondazioni dell’Adige, pag. 20-23, 55. – La piena del 1757 fu di cm. 73 inferiore a quella del 1882.

 

 

ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XV (a cura di Angelo Orlandi)

 

 

a) Su Gian Francesco Barbarigo si veda: G. F. TORCELLAN, Barbarigo Giovanni Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 6, Roma 1964, pp. 64-66.

 

b)  Cf. V. MONTORIO, Il  Seminario di Verona, Verona 1968, pp. 15-16.

 

c) Anche nella relazione del podestà di Verona Girolamo Polani del 12 ottobre 1724 è sottolineata la grande carità del vescovo Gradenigo. « Ho trovato di che stancar la mia amiratione nel zelo e nelle religiosissime massime di Monsignor Reverendissimo Vescovo Gradenigo, portate a più benemeriti oggetti e del soccorso a poveri e della felicità a tutto il suo gregge e d’una filial devotione verso Vostra Serenità ».  ISTITUTO DI STORIA ECONOMICA DELL’UNIVERSITÀ DI TRIESTE,  Relazioni dei Rettori veneti in Terraferma. IX:  Podestaria e Capitanato di Verona, Milano 1977, p. 505.

 

d) Tenne l’elogio funebre del vescovo Trevisani don Pier Antonio Albertini, suo vicario generale, in elegante latino tratteggiando la vita e l’opera di lui. P.A. ALBERTINI, Laudatio in funere Rev. mi Ep. Francisci Treviseni, Verona 1732, pp. 12.

 

e) Si trattava di alcune domande e risposte nella spiegazione del settimo precetto del decalogo circa i prestiti ad interesse e l’usura. Prendevano ispirazione dalle Prelezioni di don P. Ballerini al volume Il della « Summa Theologiae » di S. Antonino. Se ne riparlerà a proposito delle controversie del secolo XVIII. Se ne veda G.P. MARCHI, Appendice documentale: Memoria bibliografica e cronologica della controversia, in Sc. MAFFEI, Dell’impiego del danaro. Ristampa anastatica dell’edizione romana del 1746, Verona 1975, pp. 23-60.

 

f) Il vescovo Bragadino promosse anche la celebrazione del giubileo dell’anno 1750 e 1751, favorendo con ogni cura la pietà del popolo cristiano. In occasione del suo trasferimento a Venezia tenne un discorso in elegante latino il sac. Pellegrino Lombardo, nel quale illustra la vasta e benemerita attività del Bragadino. Cf. P. LOMBARDO, Oratio in translatione Joannis Bragadeni ab episcopatu veronensi ad Patriarchatum Venetum, Verona 1758, pp. 16. Su questo vescovo si veda pure G. PIGNATELLI, Bragadin Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 13, Roma 1971, pp. 678-680.

 

 

Fonte:  srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II.

 

 

Un Commento a “VESCOVI NELLA PRIMA METÀ DEL SECOLO XVIII”

  1. Paolo scrive:

    Gradirei sapere se posso riprodurre in un saggio l’immagine del card. Gianfrancesco Barbarigo

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