Gen 04 2021

LA MORTE DI UN GRANDE: MILLO BOZZOLAN

Category: Persone e personaggi,Venetismo,Veneto e dintornigiorgio @ 01:18

Millo Bozzolan – Milo Boz Veneto

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Silenziosamente, il 4 dicembre  2020 le Dolomiti feltrine e l’intera Comunità veneta sono diventate più povere. Assorto nel torpore e nella solitudine della malattia, che lo stava vincendo, Millo Bozzolan se ne andava. «Ma come? Chi era mai costui?», si chiederanno i più. Non esito a rispondere con una definizione impegnativa ma vera: era un grande; un uomo nel senso vero e alto della parola. Egli era un maestro, senza essere mai salito in cattedra; era un padre spirituale, senza mai atteggiarsi ad esserlo. Lo era proprio per questo: per verità e non per scena. Con il suo sorriso forte, con il suo animo equilibrato, con la sua bonomia che ispirava e dava fiducia, con la sua competenza vasta e sapiente, con il suo sapere incredibile e pur umile, ci ha accompagnato negli ultimi vent’anni come un vero fratello, un padre, un amico.

Millo era nato il 19 aprile 1948 e, dopo una vita laboriosa, da prima nel commercio e poi come artigiano (come tanti, uomini e donne, che portano avanti la vita e la società con i fatti e non con le ciance, come i nostri maledetti politici, perlopiù autentiche sanguisughe), aveva acquistato una casa, secondo le sue possibilità, in comune di Seren del Grappa, «in mezzo ad un bosco, tra caprioli e ghiri», lontano dalla «confusione del mondo moderno». Ora, in quella casa, è rimasta solo la vedova Albana.

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Ott 10 2020

COME SI LEGGEVA L’ORA NELLA SERENISSIMA DEL XVIII° SECOLO?

Orologio della Torre di Piazza San Marco

di Alessandro Marzo Magno

Noi oggi usiamo l’ora Francese: quadrante dell’orologio diviso in 12 ore e due lancette, una corta che indica le ore e una lunga per i minuti. Fino a metà Settecento andava per la maggiore l’ora Italiana: quadrante diviso in 24 ore (il 24 stava a destra, dove ora noi abbiamo le 3) e una sola lancetta.


Il sole tramontava alle 23 e mezzo e dopo mezz’ora scoccavano le 24 e il nuovo giorno, fino alle 24 successive. Il problema era che le ore variavano con il mutare della lunghezza delle giornate, così il mezzogiorno, ovvero la metà tra l’alba e il tramonto, corrispondeva più o meno alle diciannove in inverno e alle sedici in estate. Le due corrispondevano a due ore dopo il tramonto, cioè alle nostre sette di sera d’inverno e alle nostre dieci di sera d’estate (circa).


Esistono ancora numerosi orologi mai aggiornati, ovvero con una sola lancetta e il quadrante diviso in 24 ore: la torre dell’orologio a Venezia, quelle di Brescia e di Padova, nonché l’orologio del duomo di Firenze, con il quadrante affrescato da Paolo Uccello.

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Ott 06 2020

IDEOLOGIA E FEDE O L’ARTE DELLA CRUDELTÀ: RITORNO ALLA BARBARIE

Martirio di Bragadin

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di ROMANO BRACALINI

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Il Bragadin veneziano scorticato vivo e rimandato a casa in una botte di aculei, è il miglior esempio di tortura da manuale che faccia onore al grido “mamma li turchi” dell’antico spavento. Ne avevamo persa memoria ma gli ultimi attentati islamisti a Parigi ce l’hanno ricordato.

Passano i secoli ma l’ideologia del terrore resta la stessa. Ogni pietra reca traccia di crudeltà. Ogni zolla contiene un rivolo di sangue. L’uomo ha sempre fatto professione di delitto, col conforto di una fede totalitaria. Ma è come si ammazza che dà la misura dell’istinto di odio e di ferocia. L’esperienza ci ha insegnato molte cose: anche a uccidere con gentilezza, che non sarà una grande consolazione per le vittime ma almeno salva le apparenze.

Otranto nel 1480 venne assediata dalla flotta turca di Maometto II, intervenuta nella guerra tra Venezia e il regno di Aragona. Non ricevendo rinforzi da Napoli, Otranto si arrese. I turchi passarono a fil di spada nel Duomo il vescovo, il clero e il popolo che vi si era rifugiato. Due giorni dopo, vicino al colle della Minerva, vennero massacrati i prigionieri superstiti, gli ottocento martiri di Otranto i cui corpi restarono insepolti per un anno prima di essere rimossi. Nella cripta della cattedrale, in un armadio ben fornito, sono custodite le loro ossa.

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Mar 27 2020

I GHIRI NELLA CUCINA VENETA

Category: Alimentazione e gastronomia,Veneto e dintornigiorgio @ 08:33

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Parlavo stamattina col mio dirimpettaio di bosco (lui ha la proprietà del bosco di fronte alla casa), e mi assicurava che il “gir in tecia” (ghiro in tegame, in umido), era considerato una prelibatezza da contendere al gatto di casa. Hanno gli ossicini piccoli (intendeva che finiva tutto sotto i denti) ma la carne delicatissima e tenera, a differenza dello scoiattolo, che ce l’ha legnosa. Oggi è un tipo di cucina non più praticato, almeno credo, con somma gioia dei simpatici animaletti che nutro io stesso con le mele del “pomaro” di casa, ma fino a una quarantina di anni fa tutto concorreva a placare la fame, e se era buono di sapore, era particolarmente gradito.

Come potete leggere sopra, oggi la caccia è vietata, e il povero ghiro può finire  come preda  solo di gatti domestici, volpi, faine. Chi  abita in mezzo al bosco deve stare però attento: è un animale infestante e se trova un pertugio si infilerà dentro casa vostra, specie in soffitta che diventerà un breve una nursery di simpatici ghiretti che vi lorderanno però con gli escrementi il pavimento e vi terranno svegli con tossicchiamenti vari e salti di contentezza (la loro) tutte le notti. Sono animali non molto veloci, per cui un gatto adulto ne può catturare anche più di due o tre per sera. Lo testimoniano le code che trovo intorno casa.

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Fonte : srs di  Millo  Bozzolan, da Veneto storia  del 1 dicembre 2015

Link: https://www.venetostoria.com/?p=5857&fbclid=IwAR37MG3a6togTEQg_KLzkW_EveGo6pGlVpw-4UHLBqqDUsS_Y95uomL2zkE


Mar 26 2020

FELTRE – MONUMENTO ALL’EMIGRANTE DI ANTONIO BOTTEGAL

Monumento all’emigrante di Antonio Bottegal.

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Quando andavo a Milano per lavoro, prima di entrare nella stazione di Feltre, mi voltavo a guardare oltre le vette in direzione di San Donato, mio paese natale. Ricordo che provavo una stretta al cuore perché in quel momento era come se tagliassi ogni legame con la mia gente. Io però andavo solo a Milano! Cosa avranno provato allora i nostri emigranti che partivano per l’estero, recandosi in Svizzera, Germania, America e Australia, sapendo che non sarebbero tornati, o solo dopo anni!


Uomini laboriosi, intraprendenti, rotti ad ogni fatica che sono riusciti a fare grande il nome dell’Italia nel mondo, a prezzo di enormi sacrifici e, talvolta, della loro vita. La loro è stata una fuga di forza-lavoro, che ha penalizzato il nostro Paese negli ultimi due secoli.
Ecco, allora, che il mio emigrante appare come un uomo imponente, massiccio, che nel modellato scabro rivela il carattere montanaro, simbolo di forza e prestanza fisica, fiero e consapevole delle sue capacità di cambiare il proprio destino in una vita migliore. Mentre si avvia al treno si volta a guardare il paese e il suo viso, pur nella fierezza del portamento, tradisce l’emozione del distacco. Le mani sono grandi, simili a strumenti di lavoro, la sinistra chiusa a pugno sottolinea rabbia e determinazione, grandi i piedi che hanno percorso le strade del mondo e la piccola valigia di cartone, contenente poche e povere cose, resta pur sempre un pesante fardello, inseparabile compagno di viaggio.

Fonte: di Ettore Beggiato; da Facebook di  Beggiato  del 26 marzo 2020

Link: https://www.facebook.com/ettore.beggiato


Mar 25 2020

IN RICORDO DI BEPIN SEGATO, L’AMBASCIATORE DELLA SERENISSIMA MORÌ IL 24 MARZO 2006

Category: Venetismo,Veneto e dintornigiorgio @ 20:05

Giuseppe Segato

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Giuseppe Segato era nato a Borgoricco (Pd) il 17/06/1954,  laureato in scienze politiche all’Università di Padova con una tesi di storia veneta, autore di diversi volumi (Il mito dei Veneti, Io credo, Uno sconfitto di successo e altri); era l’ambasciatore dei Serenissimi che il 9 maggio 1997 occuparono il Campanile di San Marco a Venezia: per questo fu condannato a tre anni e sette mesi di reclusione, subendo tre carcerazioni e l’affido ai servizi sociali.

Le sofferenze patite lo portarono a morte prematura il 24 marzo 2006, a soli 52 anni.

Vorrei riproporre  a quanti non hanno avuto modo di conoscerlo, alcune note che avevo scritto qualche anno fa.

“Ho conosciuto Bepin Segato in una delle tante riunioni spontanee e semiclandestine che hanno caratterizzato l’area venetista verso la fine degli anni ottanta e fui colpito dalla sua mitezza e dalla sua dimensione in qualche modo “spirituale”: mentre noi parlavamo di progetti politici, di manifesti, di scritte murali e tutto il resto, Bepin Ti portava con le sue elaborazioni in un altro mondo nel quale emergeva comunque  la Sua inattaccabile fiducia nella capacità dei Veneti di riappropriarsi del proprio destino, della propria storia.

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Mar 19 2020

DURI I BANCHI!

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 18:29

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In Veneto impari fin da piccolo che:
“Non ce la faccio” – non si può dire.
“Non ci riesco”- non esiste.
“Sono stanco”- non è mai abbastanza.
Cresci così, un po’ chiuso, un po’ con la convinzione di non essere mai all’altezza.
Ecco come li riconosci i veneti: testa bassa e a lavorare.
I veneti, quelli veri, sono polentoni.
Si…perche’ la polenta è ciò che li rappresenta.
Ruvida, dura e fredda fuori, con quella crosticina che si forma appena sfornata.
Tenera e avvolgente dentro, non ti delude mai.
I veneti sono proprio così: un po’ tonti, ruvidi e schivi;
Ma dentro sono buoni e dal cuore tenero.
Lo so, lo so, niente di speciale la polenta: acqua, sale e farina gialla;
Ma si sa, le cose semplici sono speciali perché rassicuranti, perché ci sono…
I veneti ci sono.
Sempre.
Ci puoi contare.
Piange il Veneto.
Senza far rumore, per non disturbare.
Giace a terra, fatta a pezzi da un nemico vigliacco subdolo, che non si fa vedere.
Gli occhi sono bassi, tristi e pieni di paura.
Ci sono solo ambulanze e silenzio.
Veneto tu non mollare proprio adesso.
Ricordi?
“Non ce la faccio”- non si può dire.
“Non riesco” – non esiste
“Sono stanco” – non è mai abbastanza.

.DURI I BANCHI

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Elena Zanon‎ a Made in VENETO

-tratto dal web –


Mar 04 2020

I CESSI

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 17:09

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Se non ogni fameja, almanco un paro, in ogni corte, gavèva ‘na stalèta con ‘na vachèta e, Tutte: galine e coniji. I Mii, anca pai e ochi e i Tura, che i gavèva tanta tera, anca un musso par tirare i carèti de erba, fèn o legna. El Musso, comunque, era de uso promiscuo, bastàva domandarlo e Chichi lo imprestava.

Le galine le se rangiàva nel punàro, che ogni tanto, però, vegnèva netà dai schitì che parevano come un pavimento spussolente. I me mandava sempre mi nettare el punàro e me impienavo anca de piocci pulxini. Che spissa intanto, prima che me mama me lavasse col saòn col’l solfàro. 

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Dic 26 2019

LA BANDIERA CON LO UNION JACK E IL LEONE DI SAN MARCO

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 14:28

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Quando Napoleone dichiarò guerra alla Serenissima (primo maggio 1797) ordinò “di far atterrare in tutte le città di terraferma il Leone di San Marco”; i soldati francesi e i collaborazionisti giacobini italiani e veneti eseguirono con particolare determinazione il decreto del Bonaparte e migliaia e migliaia di leoni furono distrutti e scalpellati: Napoleone aveva capito molto bene il valore di un simbolo come il leone di San Marco e cercava di annullarne l’immaginifica potenza. Senza grandi risultati, per la verità, vista la straordinaria diffusione del simbolo marciano anche ai nostri tempi.

Nonostante la furia distruttrice di Napoleone e accoliti vari, nel 1800 nasceva nelle isole Ionie, con capitale Corfù, La Repubblica Settinsulare,  libera e indipendente dal 1800 al 1807, che mise proprio il Leone di San Marco nella propria bandiera, con l’aggiunta  di sette frecce rappresentanti il patto federale delle sette isole.

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Dic 05 2019

BEPI DEL GIASSO.

 

 

No, non riferibile al venditore di ghiaccio che, alla mia epoca, con la carriola portava il ghiaccio per le calli per venderlo alle massaie.

È L’epiteto, coniato dagli anarchici veneziani, per indicare niente po’po’ di meno IOSEF VISSARIONOVIC più tardi chiamato STALIN (d’acciaio) circolante in Venezia nel 1907.

Arrivò nella nostra città per sottrarsi alla polizia zarista che lo braccava, con l’intenzione di raggiungere Lenin in Svizzera.

Chiese ospitalità alla comunità monacale armena dell’isola dei San Lazzaro, dato che ne conosceva perfettamente l’idioma acquisito negli oratori della sua terra, il Priore dell’isola gliela concesse e lo assegnò al compito di campanaro, al cui servizio si dedicò anche se per breve tempo.

Lasciò l’isola declinando l’offerta dei monaci per un suo più importante impegno nella comunità.

Il soprannome gli venne attribuito per la sua provenienza dalla Russia, terra a clima freddo, dagli anarchici che per primi lo accolsero, dando prova alla veneziana, di sapere appioppare epiteti adeguati.

Se ne ritornò in Russia e da campanaro, cioè da annunciatore di fede e di amore, passò alla sua congeniale inclinazione: quella di gran epuratore.

 

Ecco chi fu BEPI DEL GIASSO.

 

Fonte: srs di  Geppetto Giulio Scorla Mastro, da facebook del  30 novembre 2019

Link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2618800661685695&set=a.1431062473792859&type=3&theater

 

 


Nov 16 2019

VENEZIA…DONAZIONI PER STATO DI CALAMITÀ

Category: Venetismo,Veneto e dintornigiorgio @ 01:18

 

Onestamente non avrei voluto scrivere questo post ma i commenti, la cattiveria e l’ignoranza che ho letto nei vari post in questi giorni mi ha fatto pensare.
Ma andiamo per punti:
DONAZIONI PER STATO DI CALAMITÀ: questo è il più ricorrente dei vostri lungimiranti pensieri.
A vostro parere, nessuno dovrebbe donare nemmeno un euro alla causa perché è cito: “un caffè costa 20 euro in piazza San Marco, se lo paghino da soli lo stato di calamità”; “dopo tutti i soldi che si sono mangiati, ancora chiedono soldi? Ricchi e ladri siete”; “ma i veneti non erano quelli che volevano l’autonomia? Se sono così bravi se la paghino da soli”.
Ora questi sono solo 3 degli illustrissimi pensieri che avete sfornato e aprono altre questioni in merito ma ancora una volta andremo in ordine.
Lo stato di calamità e le donazioni in merito avvengono quando: “… al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia.”

E ancora: “La delibera dello stato di emergenza stanzia l’importo per realizzare i primi interventi.

Ulteriori risorse possono essere assegnate, con successiva delibera, a seguito della ricognizione dei fabbisogni realizzata dai Commissari delegati.”

Per tutto il resto vi rimando al sito della protezione civile Italiana e ai vari emendamenti per tali situazioni nei vari siti ministeriali.

Ora quello che si nota e che lo stato di calamità viene proclamato per la causa viene concesso indipendentemente dal popolo che lo subisce.

 

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Nov 06 2019

“BISOGNEREBBE CREARE UN ITINERARIO NAPOLEONICO”. LA RISPOSTA DEI VENETI ALL’ARTICOLO APPARSO SU L’ARENA DEL 27 OTTOBRE 2019, PAGINA 41, A FIRMA DI CAMILLA MADINELLI

Cinquecento  paesani armati di tutte le età si radunano nella chiesa parrocchiale di Caprino Veronese, per salutare spose e figlioli e ricevervi la benedizione dall’Arciprete, Conte Giuseppe Giuliari, dopo aver cantato le litanie della Santa Vergine al suo altare. A mezzanotte, i valligiani intraprendono la marcia su Verona, alla vigilia dell’insurrezione delle Pasque Veronesi. “Appariva sul volto di tutti il desiderio di morir per la Patria e di esporsi a qual si fosse stato cimento”. 16 aprile 1797, Domenica di Pasqua. Tavola di Andrea Gatti. Proprietà del Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi.

 

LETTERA DI RISPOSTA INVIATA A L’ARENA

(che non ha pubblicato)

 

Su L’Arena del 27 ottobre 2019  alcuni nostalgici bonapartisti, in nome delle ideologie ormai ammalorate del 1789, propongono un percorso napoleonico, fra Arcole e Rivoli, ricevendo man forte da alcuni amministratori locali o aspiranti tali, che si candideranno alle prossime elezioni in primavera e di cui sarà bene ricordarsi, onde NON votarli.

 

A costoro vorremmo ricordare che Bonaparte fu, sic et simpliciter, l’assassino della Patria Veneta e che, dunque, apparirebbe bizzarra, oltre che inconcepibile, l’impresa di far digerire alle popolazioni, vessate a tutt’oggi dalle predazioni della mala unità e che rimpiangono giustamente le glorie della più longeva Repubblica della storia come dell’Impero asburgico, la ricostruzione a Rivoli di un monumento al tiranno còrso. Cosa che ben poco avrebbe a che fare col turismo e con la conoscenza della storia; molto, invece, col servaggio ideologico agl’invasori liberal-massoni transalpini del 1796-7 e ai loro attuali eredi.

 

Agli amministratori presenti e futuri di Rivoli, che si accodano corrivamente al “liberatore” Bonaparte, andrebbero ricordate le efferatezze, i saccheggi e i delitti di cui si rese responsabile l’esercito rivoluzionario francese nei loro luoghi, tanto che, al tempo della battaglia di Rivoli (14-15 gennaio 1797) i montanari della Val d’Adige facevano rotolare massi dalle montagne sui transalpini, onde schiacciarli e favorire l’armata austriaca, i cui piani erano stati carpiti prima dalle spie di Napoleone, cosa che ne spiega anche i facili successi.

 

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Ott 07 2019

LEONE DI SAN MARCO ECCO COME È NATO IL SIMBOLO DELLA SERENISSIMA

Category: Storia e dintorni,Veneto e dintornigiorgio @ 10:04

 

 

di Alessandro Marzo Magno

 

Al di là delle molte leggende sul felino che rappresenta Venezia, la sua prima apparizione accertata è del 1261 in un sigillo ducale. L’esordio dell’esemplare scolpito sulla pietra risale invece al 1317 e si trova conservato nel battistero del duomo di Capodistria.  Del 1355 sono infine i mosaici con il vessillo della Serenissima accolti nella cappella di Sant’Isidoro, nella basilica di San Marco.

Quasi tutto quello che si racconta sul leone di San Marco, e relativi vessilli, è solo una simpatica leggenda e nulla più. Dimenticatevi leoni di guerra, leoni di pace; coda alta, coda bassa; libro aperto, libro chiuso; lingua fuori (per le città che si sono date e quindi la fiera mostrerebbe l’attitudine di un amichevole cagnolino) e dentatura digrignata (come monito, invece, per le città conquistate). L’unica codificazione reale era quella che il leone teneva le zampe posteriori nell’acqua e quelle anteriori sulla terra per simboleggiare il dominio anfibio di Venezia.

Tutto il resto sono invenzioni, alcune anche con natali illustri: il primo a dire che i veneziani dipingevano leoni con la spada sulle città conquistate è stato nientepopodimeno che Niccolò Machiavelli. E se l’ha detto lui, perché mai non si dovrebbe ripeterlo ai posteri? «Intendesi come e’ Viniziani, in tutti questi luoghi de’ quali si rinsignoriscono, fanno dipingere un San Marco, che in scambio del libro ha una spada in mano, d’onde pare che si sieno avveduti a loro spese che a tenere li stati non bastano li studj e e’ libri» scrive il segretario fiorentino in una lettera datata 7 dicembre 1509. Peccato fosse una fake news, destinata però a tener banco nei secoli a venire. Il libro chiuso, quasi a nascondere le parole «Pax tibi», come simbolo di guerra è un’altra sciocchezza; non a caso è una storiella che circola solo in Veneto, ma non in Lombardia dove quasi tutti i leoni marciani presentano soltanto il libro aperto. Così come è pura leggenda che la maschera di Pantalone si chiami così per l’attitudine dei veneziani di «piantare leoni» nei luoghi da loro controllati (invece viene dal nome greco Pantelemenos).

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Set 15 2019

MITILLA LA COZZA DI PELLESTRINA DAL “SAPORE DI MARE”

Category: Alimentazione e gastronomia,Veneto e dintornigiorgio @ 22:47

 

 

Il segreto è la produzione diradata, il mitile si nutre meglio e diventa più buono

Si chiama Mitilla e brilla tra la laguna e il mare. E’ la cozza di Pellestrina, pittoresca isola della laguna di Venezia che Pierpaolo Pasolini definì “selvaggia e arsa”… Una cozza – Mitilla – che nasce diversa perché è frutto di una selezione attenta, di sperimentazione e di passione.

 

E’ frutto della scommessa fatta da Lorenzo Busetto, erede di ben due generazioni di allevatori di mitili pellestrinotti. Busetto per ottenere questa qualità seleziona il seme, ‘dirada’ la produzione negli allevamenti a mare… in sostanza viene ridotto il numero di cozze appese ad ogni ‘grappolo’, così che ogni mitile possa godere al meglio il proprio habitat marino ed esprimere il massimo in termini di consistenza e sapore. Meno cozze ‘respirano’ meglio il mare… si ossigenano in modo più naturale ed equilibrato, assorbono dal movimento delle onde quell’energia che si traduce in una migliore consistenza e in un sapore più spiccato. Il palato lo coglie subito. La trattoria Laguna di Cristian Scarpa – uno dei locali più caratteristici di Pellestrina – declina il prodotto in più modi, dal cassopipa al sugo per gli spaghetti, al fritto (una piacevolissima novità), rispettando la tradizione schietta dell’isola.

 

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Set 14 2019

INDICE ALFABETICO DELLE FAMIGLIE NOBILI ESISTENTI A VENEZIA ALLA CADUTA DELLA REPUBBLICA NEL 1797

Category: Veneto e dintornigiorgio @ 21:02

Antonio Dal Zotto. Monumento al Doge Sebastiano Venier (1907). Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo

 

Indice alfabetico delle famiglie nobili esistenti alla caduta della Repubblica nel 1797

  • Acquisti. Origine Bergamasca. Aggregata nel 1688. Estinta. 
  • Albrizzi. Origine Lombarda. Aggregata nel 1667. Due procuratori. Esiste. 
  • Angaran. Da Vicenza. Aggregata nel 1655: ebbe ultimamente senatori e quaranta. Esiste. 
  • Antelmi. Da Cremona. Fatta del maggior consiglio nel 1646. Estinta. 
  • Arnaldi. Da Vicenza. Ascritta al patriziato veneto nel 1685. Esiste. 
  • Avogadro. Da Brescia. Aggregata nel 1438 per le benemerenze di Pietro. Esiste. 
  • Badoer già Partecipazio. Coeva alla repubblica. Conta sette dogi come Partecipazio. Otto procuratori come Badoer, un cardinale e molti illustri soggetti. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Esiste. 
  • Baglioni. Ascritta al Maggior Consiglio nel 1716. Esiste. 
  • Balbi. Credesi proveniente da colonia romana. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Conta molti senatori, vescovi, ec. Esiste. 
  • Barbaran. Da Vicenza. Aggregata nel 1665. Estinta. 
  • Barbarigo. Dall’Istria. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe due dogi, dieci procuratori di San Marco, quattro cardinali, un beato, e molti uomini celebri. Estinta.
  • Barbaro. Dicesi da Trieste. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Diede uomini illustri in ogni ramo civile, militare, ecclesiastico. Ebbe cinque procuratori. Esiste. 
  • Barozzi. Da Padova. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Uno fu procuratore di San Marco, e vari illustri si nella carriera ecclesiastica che nella civile. Esiste. 
  • Barzizza. Origine Bergamasca. Ascritta al Maggior Cnsiglio nel 1694. Esiste. 
  • Basadonna. Da Muggia. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe senatori ed elettori di dogi ed un cardinale. Estinta. 
  • Baseggio. Anticamente Mastelizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe un procuratore di San Marco. Estinta. 
  • Battagia. Dal Milanese. Pierantonio, uomo segnalato, fu assunto al grado di nobile veneto nel 1500. Estinta.
  • Bembo. Bolognese di origine. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe un doge, tre procuratori di San Marco, oltre gran quantità di militari, senatori, quaranta, ec. Esiste. 
  • Bentivolgio. Principesca, e fra le illustri italiane. Giovanni fu ascritto alla nobiltà veneta nel 1488. Esiste.
  • Benzon. Eran due. Una di queste che esiste, venne da Crema, e fu ascritta fino dal 1407 al veneto patriziato. L’altra fu ascritta nel 1685, ed è estinta. 
  • Beregan. Da Vicenza. Aggregata nel 1649. Un Nicola fu letterato. Ebbe senatori ed altri distinti personaggi. Esiste.
  • Bernardo. Dalla Trevigiana. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Conta quattro procuratori di San Marco, ed altri chiari senatori, ec. Esiste.
  • Boldù. Da Conegliano fino dal secolo nono. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. E’ nota per cittadini benemeriti della patria. Esiste.
  • Bollani. Una delle più antiche. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe un procuratore di San Marco, molti senatori, ambasciatori, ec. Esiste.
  • Bon. Altri da Roma, altri da Bologna. Certo è antichissima veneta. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Due procuratori, molti senatori. Esiste. 
  • Bonfadini. Dal Tirolo. Aggregata nel 1648. Estinta.
  • Bonlini. Da Brescia. Aggregata nel 1667 e nel 1685. Annovera vari onorevoli magistrati e governatori di provincie. Esiste.
  • Borini. Nobile antica patavina. Aggregata alla veneta aristocrazia nel 1788. Esiste.
  • Bragadin. Da Veglia nei più antichi tempi. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe otto procuratori, un cardinale ed altri distinti personaggi. Esiste.
  • Brandolin. Discende dalla casa di Brandeburgo. Aggregati nel 1686. Esiste.
  • Bressa. Da Treviso. Aggregata nel 1652. Ebbe un vescovo di Vicenza ed uno di Concordia. Estinta.
  • Buzzacarini. Nobile antica di Padova, aggregati nel 1782 al Maggior Consiglio. Esiste.
  •  
  • Caiselli. Nobile udinese. Aggregata nel 1779 al Maggior Consiglio. Esiste.
  • Calbo. Si dicesi originaria di Roma. Tribuni antichi. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe un procuratore di San Marco. Esiste.
  • Canal. Alcuni da Ravenna, altri da Altino. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Quattro procuratori di San Marco, Nicolò e Cristoforo, chiari capitani generali, e altri assai illustri. Esiste.
  • Cappello. Si dice originaria di Roma. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Dieci procuratori di San Marco, molti cospicui militari e in altre classi, e la Bianca granduchessa che fu di Toscana. Esiste.
  • Carminati. Da Bergamo. Aggregata nel 1687. Esiste.
  • Cassetti. Da Bergamo. Aggregata nel 1662. Esiste.
  • Catti. Dalla Germania. Nel 1646 nobile veneta. Esercitassi nei reggimenti e nelle magistrature. Esiste.
  • Cavallli. Da Verona. Fatta del gran consiglio nel 1381 per le benemerenze di Jacopo. Marino e Sigismondo furono ambasciatori reputatissimi. Estinta. 
  • Celsi
  • Cicogna. Ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Due procuratori, uno dei quali, cioè Pasquale, fu doge. Esiste.
  • Civran. Antichissima e tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe militari illustri, senatori, ec. Esiste.
  • Cocco. Da Durazzo. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe uomini distinti nell’ecclesiastico e nel civile. Estinta.
  • Codognola. Dal Milanese. Aggregata nel 1717. Estinta.
  • Collalto. Antichissima. Ascritta nel 1306. Chiarissima poi per illustri personaggi e per la Beata Giuliana. Esiste.
  • Condulmer. Antica tribunizia. Ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Due cardinali, uno dei quali, Gabriele, che fu poi papa, col nome di Eugenio IV. Estinta.
  • ContariniCoetanea alla repubblica. Annovera otto dogi, quarantaquattro procuratori di San Marco, letterati e lunghissima serie di altri illustri. Esiste.
  • Contenti. Aggregata nel 1686. Estinta.
  • Cornaro . Si dice originaria romana. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe ventidue procuratori, un doge, nove cardinali e altri chiari uomini. Esiste.
  • Correr. Da Roma a Torcello. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Sette procuratori, un papa col nome di Gregorio XII, due cardinali, fra i quali il papa. Esiste.
  • Cottoni. Aggregata nel 1699. Estinta.
  • Crotta. Da Milano. Aggregata nel 1649. Sebastiano fu dei letterati dello scorso secolo XVIII. Estinta.
  • Curti. Dal Milanese. Ascritta nel 1688. Leopoldo fu chiaro avvocato criminale alla metà circa dello scorso secolo. Estinta.
  •  
  • Da Ponte
  • Dandolo. Da Altino. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Diede quattro dogi, dodici procuratori. Esiste.
  • Dario
  • Diedo. Da Aquileja e da Altino. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe tre procuratori, e molti uomini illustri nelle cariche civili e militari. Esiste.
  • Dolce. Dalla condizione cittadinesca passò alla patrizia nel 1657. Pietro, defunto dopo il 1838, fu uomo coltissimo. Estinta.
  • Delfino. Coeva alla repubblica. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Diede alla patria un doge, quattordici procuratori di San Marco, sei cardinali, e molti vescovi, senatori, generali di mare, ec. Esiste.
  • Donato o Donà. Da Altino. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Tre dogi, otto procuratori, un cardinale, uomini distinti. Esista
  • Dondirologio. Antica di Padova, ascritta alla veneta nobiltà nel 1653. Esiste.
  • Duodo. Chi la dice proveniente dalla Schiavonia, chi dalla Germania. Ascritta nel 1297. Ebbe quattro procuratori, e molti militari che si dedicarono a favore della patria. Estinta.
  •  
  • Emo. Dalla Dalmazia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Quattro procuratori. Parecchi, uomini illustri nella milizia, fra i quali fioriva dopo la metà dello scorso secolo, Angelo, eroe contro i Tunisini. Esiste. 
  • Erizzo. L’Istria diede i principi a questa casa, che contò tribuni. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe un doge e quattro procuratori. Estinta. 
  •  
  • Falier. Delle antichissime venete. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe tre dogi. In altri carichi ebbe personaggi illustri, fra i quali cinque procuratori. Esiste.
  • Farsetti. Di Toscana. Ebbe il veneto patriziato nel 1664. Estinta.
  • Ferro. Una casa venne da Ferrara, e si estinse sino dal 1681 o poco dopo. Un’altra dalla Fiandra, e nel 1662 fu fatta del Maggior Consiglio. Estinta.
  • Fini. Cipriotta di origine. Assunta del Maggior Consiglio nel 1649. Annovera due procuratori. Esiste.
  • Flangini. Cipriotta anch’essa. Aggregata nel 1664. Prode guerriero contro i Turchi fu Lodovico, che vi morì combattendo. Estinta.
  • Fontana
  •  Foscari. Dalla Trivigiana. Ebbe tribuni antichi. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe un doge, quattro procuratori, un patriarca di Venezia, molti senatori e magistrati. Esiste.
  • Foscarini. Da Altino. Antichi tribuni. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Quattordici procuratori, lunga serie di senatori, Marco, fu letterato e politico chiarissimo, indi doge. Esiste.
  • Foscolo. Antichissima veneta. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Chiara specialmente nell’armi e nella toga. Annovera un procuratore. Esiste.
  • Fracassetti. Di Bergamo. Ascritti nel 1704. Estinta.
  •  
  • Gabriel. Antichissima. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Tre procuratori, vari letterati, ecclesiastici, senatori, magistrati. Estinta.
  • Gambara. Bresciana. Aggregata alla veneta nobiltà nel 1653. Veronica poetessa e Carlo Antonio, defunto in questi ultimi anni, fu letterato di fama. Esiste.
  • Garzoni. Da Bologna. Ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Un procuratore. Pietro illustre storico. Estinta.
  • Gheltof. Da Anversa. Nobile nel 1697. Estinta.
  • Gherardini. Veronese o Fiorentina. Ascritta nel 1652. Esiste.
  • Giovanelli. Da Bergamo. Ascritta nel 1668. Ebbe tre procuratori e Federico, patriarca di Venezia di santissima vita. Esiste.
  • Giustinian. Dicono da Roma. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Chiarissima famiglia per un doge, per ventisette procuratori, per lungo elenco di ambasciatori, generali, senatori, governatori di città e provincie, militari, letterati, ec. Esiste. 
  • Gonzaga. Principesca famiglia. Ebbe tre aggregazioni in tempi differenti per i meriti suoi verso la repubblica. Estinta.
  • Gradenigo . Delle prime venute a Venezia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Diede tre dogi alla patria, e quattordici procuratori, molti uomini chiari sì nella toga che nelle lettere, e nella via della chiesa. Esiste.
  • Grassi. Da Chioggia. Aggregati nel 1718. Estinta.
  • Grimani. Antichissima. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Tre dogi, ventuno procuratori, tre cardinali, e più e più senatori, rettori di provincie, ec. Esiste.
  • Gritti. Di origine assai vetusta, e tribunizia. Un doge, tre procuratori, molti senatori e generali d’armi. Esiste.
  • Guerra. Dalla Dalmazia. Ascritta nel 1689. Esiste.
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  • Labia. Avignonese, indi Toscana. Ascritta nel 1646. Carlo Maria fu arcivescovo di Corfù, poi vescovo di Adria, e letterato. Esiste.
  • Lambertini. Da Bologna, chiarissima, fatta nobile veneta per l’assunzione di Benedetto XIV al pontificato. Estinta ?
  • Lezze. Da Ravenna. Sette procuratori, e altri distinti personaggi. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Estinta.
  • Lin. Da Bergamo. Assunta nel 1685. Esiste.
  • Lio-Cavazza. Da Padova. Ascritta nel 1652. Girolamo fu procuratore cospicuo. Estinta.
  • Lippomano. Da Negroponte. Ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Ebbe vescovi e letterati. Esiste.
  • Logo. Antica assai è la sua origine. Ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Conta lunga serie di senatori, governatori di provincie, scrittori, ec. Esiste.
  • Loredano. Ebbe tribuni, Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Due dogi, dodici procuratori, molti capitani generali, senatori e magistrati onoratissimi. Esiste.
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  • Maffetti. Nobile di Brescia e di Bergamo, fatta patrizia nel 1654. Estinta.
  • Magno. Da Oderzo; tribunizia; Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Vari senatori e magistrati diede in servigio della patria. Esiste.
  • Malipiero. Da Altino. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Due dogi, tre procuratori di San Marco, molti senatori, elettori di dogi e letterati. Esiste.
  • Manin. Da Firenze passò nel Friuli. Aggregata nel 1651. L’ultimo doge usciva da questa casa. Ebbe due procuratori. Oggi è decorata dal conte Leonardo, cultissimo nelle cose patrie. Esiste.
  • Manolesso. Originaria di Torcello, Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Esiste.
  • Manzoni. Patavina. Aggregata nel 1687. Esiste.
  • Marcello. Tribuni antichi. Origine romana. Un doge, sei procuratori. Esiste.
  • Marin. Da Jesolo. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe militari, senatori, quaranta, ed altri uomini distinti. Carlo Antonio è chiaro per la storia del veneto commercio. Esiste .
  • Martinengo. Antichissima di Brescia. Un ramo di essa nel 1448 fu aggregato al Veneto Consiglio. Nel 1689 ne fu aggregato un altro ramo. Lunga serie annovera di cospicui personaggi. Esiste.
  • Melli. Da Cremona. Assunta alla veneta nobiltà nel 1499 o 1500, avutone il privilegio nel 1502. Estinta.
  • Memmo. Da Altino. Tribuni antichi. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe tre dogi e la storia ne annovera un altro, sebbene non entri nelle serie comuni. Cinque procuratori e molti senatori, militari, ambasciatori, letterati, ec. Esiste.
  • Mezzo. Da Jesolo. Ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Ebbe alquanti illustri militati. Estinta.
  • Miani. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe un procuratore di San Marco, vari capitani generali, ambasciatori, senatori e un gran santo, Girolamo. Estinta.
  • Michiel. Antichissima veneta. Tre dogi, dodici procuratori, un cardinale, molti eroi nell’armi, molti illustri nella toga. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Esiste.
  • Minelli. Da Bergamo. Ascritta nel 1650. Estinta.
  • Mimo. Da Altino. Diede tribuni. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297; conta parecchi senatori, ambasciatori, governatori di città. Esiste.
  • Minotto. Alcuni la vogliono di origine romana, altri albanese. Tribunizia antica. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Militari vari e senatori. Esiste.
  • Mocenigo. Delle prime venute a Venezia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Vanta sette dogi, venticinque procuratori di San Marco. Esiste.
  • Molin. Antichissime due famiglie. Rimasero del Maggior Consiglio nel 1297. Un doge, nove procuratori, e ne uscirono uomini celebri nell’armi, nelle lettere, nelle magistrature. Estinta.
  • Mora. Dall’Elvezia. Fu fatta del maggior consiglio nel 1653. Altra casa venne di Spagna, e fu aggregata nel 1694. Esistono ambedue.
  • Morelli. Da Murano. Ascritta nel 1686. Estinta.
  • Moro. Da Eraclea. Tribuni antichi. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Cristoforo fu doge. Ebbe sei procuratori, e diversi militari e senatori. Esiste.
  • Morosini. Antichissima, tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Quattro dogi, ventisette procuratori, due cardinali, illustri in ogni secolo e in ogni ramo. Per tutte le storie è celeberrimo il Peloponnesiaco, uno dei dogi. Esiste.
  • Mosto (Da). Da Oderzo. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Un procuratore, parecchi si distinsero, fra i quali il viaggiatore Alvise. Esiste.
  • Muazzo. Origine torcellana. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Un procuratore. Ne uscì Giannantonio, chiaro senatore e storico, ed altri. Estinta.
  • Mula (Da). Dei Veneti primi. Tribuni. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Un cardinale, due procuratori, vari senatori, rettori di città, ec. Esiste.
  • Mussati. Di Padova. Aggregata nel 1775 a tenore della parte presa nel 1776. Estinta.
  •  
  • Nadal. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Pietro fu vescovo di Jesolo e scrittore. Esiste.
  • Nani. Da Altino a Torcello, quindi a Venezia. Antica tribunizia. Ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Sei procuratori. Esiste. 
  • Nosadini. Da Bassano, ascritta al patriziato nel 1694. Estinta ?
  •  
  • Orio. Da Altino. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe distinti, fra glialtri, Filippo e Lorenzo ambasciatori, e Domenico rettore in Candia. Esiste.
  • Ottolini. Nobile veronese, aggregata alla veneta nobiltà nel 1775, giusta la parte presa nel 1780. Estinta.
  •  
  • Pallavicino. Chiarissima fra le italiane. Aggregata nel 1427. Da essa il cardinale Sforza, scrittore della storia del Concilio di Trento. Esiste.
  • Panciera. Dal Friuli; ascritta alla nobiltà veneta nel 1777. Esiste.
  • Papafava. Antica di Padova. Aggregata al maggior consiglio nel 1652. Roberto fu fra i letterati. Esiste.
  • Paruta. Da Lucca. Ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Paolo Paruta fu procuratore e storico. Esiste.
  • Pasqualigo. Da Candia. Una parte rimasta del Maggior Consiglio nel 1297. Un’altra ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Tre ne uscirono procuratori, altri molti furono generali, ambasciatori, senatori, ec. Esiste.
  • Pasta. Da Bergamo, assunta del 1669. Estinta.
  • Pepoli. Antica bolognese. Esiste.
  • Persico. Bergamasca. L’anno 1685 fu accettata nel maggior consiglio. Esiste.
  • Pesaro. Da Pesaro, tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Un doge, sette procuratori, molti generali, senatori, ed altri uomini celebri. Estinta.
  • Pindemonte. Da Verona. Nobile veneta nel 1782. Di essa famiglia furono Giovanni ed Ippolito letterati. Esiste.
  • Piovene. Da Vicenza. Ascritta al maggior consiglio nel 1654. Estinta.
  • Pisani. Antica veneta. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Un doge, sedici procuratori, due cardinali. Altri molti illustri fra gli ambasciatori, generali d’armata, senatori, ec. Esiste.
  • Pizzamano. Dalla Boemia; tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Antonio fu vescovo di Feltre; vari militari e senatori. Esiste.
  • Polani
  • Poli. Dal Friuli. Ascritta nel 1663. Esiste.
  • Ponte (Da). Varia l’origine, chi da Ferrara, chi da Negroponte. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Nicolò doge, tre procuratori, e vari ecclesiastici e altri distinti. Esiste.
  • Priuli. Dall’Ungheria. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Tre dogi, quattordici procuratori, cinque cardinali, molti ambasciatori, generali, governatori di città e provincie, ec. Esiste.
  •  
  • Querini . Antichi tribuni, quindici procuratori e chiari soggetti in ogni ordine. Esiste.
  • Raspi. Da Bergamo. Ascritta nel 1662. Esiste.
  • Ravagnin. Da Treviso. Ascritta nel 1657. Estinta.
  • Redetti. Da Rovigo, assunti nel 1698. Antonio fu vescovo di Bergamo. Esiste.
  • Renier. Dalmati di origine. Assunti nel 1381, sebbene fino dal 1092 fossero degli annuali consigli. Ebbe un doge e tre procuratori. Esiste.
  • Rezzonico. Di nobiltà antica germanica. Ascritta nel 1687. Ebbe due procuratori e tre cardinali, fra i quali un papa. Estinta.
  • Riva (Da). Da Jesolo. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Esiste.
  • Rizzi. Antica veneta. Nobile nel 1687. Esiste.
  • Romieri. Veneto antica. Aggregata nel 1689. Esiste.
  • Rossi. Da Parma. Nobile veneta, nel 1482. Gli antichi ebbero celebri capitani. Estinta.
  • Rota. Da Bergamo. Ascritta nel 1685. Estinta.
  • Ruzzini. Da Costantinopoli. Tribuni antichi. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe un doge, due procuratori, e valorosi cittadini. Estinta.
  •  
  • Sagredo. Da Sebenico. Un doge, sette procuratori, un santo già vescovo nell’Ungheria e martire, e lunga serie di ambasciatori, senatori, rettori di città, ec. Esiste.
  • Sandi. Da Feltre; patrizia veneta nel 1685. Esiste.
  • Sangiantofetti. Da Crema. Nel 1649 ottenne ingresso nel Maggior Consiglio. Esiste.
  • Sanudo. Antichissima veneta. Era detta Candiana. Come Candiana conta cinque dogi. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ha due procuratori, e molti senatori, e celebri uomini. Esiste.
  • Savorgnan. Antichissima dal Friuli. Nel 1385 ascritta alla veneta nobiltà. Un procuratore, e molti valorosissimi militari. Esiste.
  • Scroffa. Vicentina nobile. Aggregata nel 1698 al veneto consiglio. Esiste.
  • Semenzi. Dalla cittadinanza veneta originaria passò alla classe patrizia nel 1685. Esiste.
  • Semitecolo. Istriana. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ha vari onorevoli individui specialmente nei reggimenti di terra e di mare.
  • Soserini. Da Firenze. Aggregata nel 1656. Estinta.
  • Soranzo. Coetanea alla repubblica. Tribunizia; Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Un doge, sedici procuratori, e numerosi senatori, ambasciatori, generali, governatori, magistrati, ec. Esiste.
  • Spatafora. Antica Messinese. Aggregata fino dal 1409, sebbene alcuni la facciano di più antica aggregazione, cioè del 1399. 
  • Spineda. Da Trevigi. Ascritta nel 1776 per la parte del 1775. Esiste.
  • Spinelli. Patavina antica. Dalla cancellaria ducale passò alla nobiltà veneta nel 1718, giusta la parte del 1716. Estinta. 
  • Steno.
  •  
  • Tiepolo. Riminese. Delle più antiche veneziane. Una parte rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Due dogi, e sette procuratori. Esiste.
  • Toderini. Antica veneta. Ascritta solo nel 1694. Estinta.
  • Trento. Da Vicenza. Aggregata nel 1777 in forza della parte del Maggior Consiglio 1785. Estinta.
  • Trevisano. Aquilejese. Alcuni rimasti del Maggior Consiglio nel 1297, altri nel 1381 per la guerra di Chioggia, altri nel 1689. Chiarissima per illustri personaggi, fra i quali un doge e dieci procuratori. Esiste.
  • Trono. Antichissima. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Conta un doge e sette procuratori, oltre a diversi senatori, ambasciatori, ec. Esiste. 
  •  
  • Valaresso. Da Salona. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ne uscirono due procuratori, e vari illustri nella toga e nelle lettere. Zaccaria seniore e Zaccaria juniore, savio di terraferma, si distinsero. Esiste.
  • Valiero. Patavina antica. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Diede alla patria due dogi, due cardinali, fra i quali letteratissimo Agostino. Esiste.
  • Valmarana. Da Vicenza, aggregata nel 1658. Ebbe governatori di città reputatissimi. Esiste.
  • Vanaxel. Dalla Fiandra. Ascritta al veneto patriziato nel 1665. Esiste.
  • Vendramino. Da Aquileja e dal Friuli. Ascritta nel 1381 per la guerra di Chioggia. Un doge e tre procuratori, un patriarca di Venezia, e molti distinti uomini. Esiste.
  • Veniero. Delle più antiche nostre. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Tre dogi, ventuno procuratori, e molti e molti ambasciatori, senatori, ec. Esiste. 
  • Veronese. Da Chioggia. Nel 1704 assunta al maggior consiglio. Sante fu vescovo di Padova e cardinale scrittore. Esiste.
  • Vitturi. Da Altino. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe due procuratori e parecchi illustri nella milizia e nelle cariche senatorie, ec. Esiste.
  •  
  • Widmann. Dalla Carintia. Fatta del veneto consiglio nel 1646. Cristoforo fu cardinale. Esiste.
  •  
  • Zacco. Di Padova. Ascritta nel 1653. Esiste. 
  • Zaguri. Albanese. Cittadina veneta, indi patrizia creata nel 1646. Pietro letterato, e Marco vescovo, sono dei recenti della casa. Estinta. 
  • Zambelli. Patavina, fatta del veneto consiglio nel 1648. Estinta.
  • Zane. Antichissima veneta. Dicono che fosse un ramo degli Ziani. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Ebbe cinque procuratori, e vari distinti, fra i quali Jacopo poeta del secolo XVI. Estinta. 
  • Zeno. Delle antichissime tribunizie. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Un doge, tredici procuratori, un cardinale, e molti altri in ogni classe distinti. Esiste.
  • Zenobio. Veronese. Aggregata nel 1646. Estinta.
  • Ziani
  • Zino. Da Bergamo. Ascritta nel 1718. Estinta.
  • Zolio. Da Bergamo. Assunta nel 1656. Esiste.
  • Zorzi. Dei veneti più remoti. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Un doge, undici procuratori, un cardinale, molti chiari personaggi per ambascerie, per arte militare, ec. Esiste.
  • Zusto. Da Padova. Tribunizia. Rimase del Maggior Consiglio nel 1297. Estinta.

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